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La Salmace

Poesie

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1.1Là dove il bel Pattolo
1.2Tra sponde di smeraldo
1.3Di lucid'or fa biondeggiar l'arena,
1.4E per lidie contrade
1.5E per frigie campagne
1.6Passeggia, umido il piè, lubrico il passo;
1.7Quasi stanca la terra
1.8Di riposar mai sempre
1.9Stesa nel pian le smisurate membra,
1.10Sotto forma d'un monte inalza il capo;
1.11Monte che sembra appunto
1.12Appo Caucaso, Pelio, Olimpo ed Ossa
1.13Qual tra bassi virgulti alto cipresso.
1.14Stanco talora il mauritano Atlante
1.15Sotto il grave del ciel stellato incarco,
1.16A lui diede la soma
1.17De le rotanti sfere,
1.18A lui, ch'a la pesante e vasta mole
1.19Parve suppor viè più robusto il dorso.
1.20Erge tanto le cime
1.21Oltre il confin de le volanti nubi
1.22Che non ebbe giammai
1.23O di piogge o di nevi
1.24Umido il crine o mascherato il volto.
1.25Anzi, quasi sdegnando
1.26Il suo basso elemento,
1.27Par che voglia, superbo
1.28Occupator de l'aria,
1.29Nel gran regno di Giuno alzarsi un trono,
1.30O che tenti poggiando
1.31Ribellarsi a la terra e girne al cielo.
1.32Sembra nuovo de' monti alto gigante,
1.33O vasto Briareo
1.34Di cento querce annose
1.35Erger le braccia e minacciar le stelle.
1.36Al montuoso tergo, al vasto fianco
1.37Fanno un manto frondoso
1.38Verdeggianti campagne, orride selve;
1.39E cento fiumi e cento
1.40Con tortuosi giri
1.41Fanno a quel verde manto, al vago lembo,
1.42Di cerulei ricami umide liste.
2.1Appiè de l'alta rupe un antro siede,
2.2Un antro opaco, ombroso,
2.3Cui fu Natura e l'architetto e 'l fabro.
2.4Sovra la cava bocca
2.5La gran maestra antica
2.6Curvo piegò di vivo sasso un arco,
2.7Da cui tremula pende,
2.8Quasi natia portiera
2.9Intrecciata di foglie, edra tenace.
2.10Scorre avanti la soglia
2.11Di perle liquefatte un dolce rio,
2.12Un rio di gran torrente umido figlio,
2.13Che tra le verdi sponde
2.14Col tremolar de l'onde
2.15Sì dolce mormorio distingue e tempra,
2.16Ch'orgogliosetto ardisce,
2.17Rotto fra sassi e miniate pietre,
2.18Sfidar gli augelli ed emular le cetre.
2.19Entro a l'alta spelonca,
2.20Che sembra aver tutto sul tergo il monte,
2.21S'apre un'ampia finestra,
2.22Che dà spiraglio a l'aure e varco al sole.
2.23Per entro il cavo speco
2.24D'ogn'intorno verdeggia
2.25Adobbando le mura,
2.26Quasi serico drappo, edra serpente.
3.1La gran madre d'Amor, la dea più bella,
3.2Cittadina selvaggia,
3.3Abbandonò sovente
3.4Per queste piagge amene
3.5Amatunta e Citera e Pafo e Gnido.
3.6Appiè di questo monte
3.7Errò sovente Amore,
3.8D'arcier fatto pastore,
3.9E col dorato strale,
3.10Quasi con rozza verga,
3.11Fu veduto cacciar selvaggi armenti.
3.12La dea del terzo giro
3.13Tra quest'ombre, in quest'antro,
3.14Al suo zoppo geloso
3.15Celò sovente i suoi furtivi amori,
3.16Più che madre d'Amor, serva d'Amore.
3.17Quivi sovente a Marte,
3.18Guerriero inerme e nudo,
3.19Fece altr'armi trattar che clava o scudo,
3.20E strettamente avvinta
3.21Con braccia innamorate
3.22Al forte collo, a le robuste membra
3.23Tenacissima feo dolce catena;
3.24E fra quest'ombre ascosa
3.25Non paventò giammai
3.26Del fabro suo l'insidiosa rete.
3.27Fra queste piagge errando
3.28Vide il frigio pastor le dive ignude
3.29E diè la memorabile sentenza
3.30Ond'ebbe in guiderdon la bella argiva,
3.31E l'alma Citerea vinse fra loro
3.32La lite di bellezza e 'l pomo d'oro.
4.1Quivi Cillenio alfine,
4.2Prole di Maia e messaggier di Giove,
4.3Da la bella Ciprigna
4.4Fu ne l'antro e nel seno,
4.5S'ha fede il ver, teneramente accolto.
4.6Maravigliossi allora il gran Tonante,
4.7Che risposte attendea,
4.8De le lunghe dimore,
4.9Ch'obliando le stelle,
4.10Traeva in terra il volator messaggio;
4.11E disse: "Or ch'ei non torna,
4.12Ah, certo egli s'asconde
4.13A qualche froda, a qualche furto intento;
4.14O nel foco o ne l'onde
4.15Arse ha le piume od ha tarpati i vanni".
5.1Egli intanto giacea
5.2Nel seno innamorato,
5.3Intento a furti sì, furti d'amore;
5.4Arse le piume avea,
5.5Ma fu d'Amor la face,
5.6Che di lascivo ardore
5.7Acceso insieme avea le piume e 'l core.
5.8Avea tarpati i vanni,
5.9Non fra l'onda de' mari o de' torrenti,
5.10Ma in un mar di dolcezze, ove da stelle
5.11Di duo begli occhi scorto
5.12Giunse d'amore e d'un bel seno al porto.
6.1Già sette volte il sol ne l'oriente
6.2La gran face del giorno accesa avea;
6.3E sette volte ancor l'umida notte
6.4Avea spiegata in cielo
6.5La sua vaga di stelle occhiuta pompa:
6.6E sempre vide il sol, vide la notte
6.7Fra i duo celesti amanti
6.8Baci iterati e rinovati amplessi.
6.9Lasciò lo speco alfine
6.10Il nipote d'Atlante,
6.11E per l'alte del ciel campagne aperte
6.12Sen gì battendo e ribattendo i vanni,
6.13E de la bella amante
6.14Lasciò vedovo il sen, fecondo il grembo.
7.1Già nove volte in cielo avea la luna
7.2Tinto d'argento ed inarcato il corno,
7.3Ed altrettante era più bella apparsa,
7.4Rotando emula al sol sferica lampa,
7.5Quando alfin Citerea
7.6Dal bel fianco leggiadro
7.7Figliò maturo il parto:
7.8E nascer vide un nuovo sole il sole,
7.9Del facondo Cillenio unica prole.
8.1Al bel nato fanciullo
8.2Fer le Grazie vezzose
8.3Con le braccia e col sen tepida culla.
8.4Porse a lui la Bellezza
8.5Con la bianca mammella il primo latte,
8.6E nel tenero viso
8.7Stampò d'alta beltà celeste idea.
8.8Al gentil pargoletto
8.9Fecero applausi intorno
8.10Scherzante il Riso e vezzeggiante il Gioco.
8.11Ed egli a l'aure uscito
8.12Non fe' di grida risonar lo speco,
8.13Ma suo compagno il Riso
8.14Da la bocca di rose
8.15I lamenti fugò, bandì le strida;
8.16E dal purpureo labro
8.17Senza strepito uscir vedeasi un lume,
8.18Simile a quel del cielo
8.19Quando talor senza tonar lampeggia.
8.20Non furo i suoi begli occhi
8.21Di fanciullesco pianto umidi fonti,
8.22Ma sì soavemente
8.23Aprì le dolci sue vaghe palpebre,
8.24Che dal sereno e tenero oriente
8.25D'un leggiadretto volto
8.26Parve quasi spuntar gemino sole:
8.27E ben predisse allor la madre altera
8.28Che quel guardo gentile
8.29Esser dovea d'amor esca e focile.
9.1Egli intanto crescea
9.2Col variar degli anni;
9.3E la madre gentil, bramosa e vaga
9.4D'effigiar se stessa
9.5Nel sembiante del figlio,
9.6Al bel guardo, al bel viso,
9.7De l'istessa Bellezza assai più bello,
9.8Ogni giorno giungea
9.9Di crescente beltà raggio novello.
10.1Ecco che, di fanciul fatto garzone,
10.2Con l'armi del bel viso egli diviene
10.3Espugnator, trionfator de' cori.
10.4Qual ritratto spirante
10.5Egualmente somiglia
10.6Il genitor, la genitrice al nome,
10.7Il genitor, la genitrice al volto.
10.8Quanta bellezza insieme
10.9Argo già vide un tempo, e Cipro e Delo,
10.10Tutta insieme raccolse, e 'l fior ne trasse
10.11Il cielo e la natura;
10.12Indi in questa figura
10.13Quel misto di bellezze infuse e strinse,
10.14E fabricò di mille volti un volto.
10.15Sovra l'eburnea fronte
10.16Pende la chioma errante,
10.17Che sottile e tremante,
10.18E sferzata da l'aure,
10.19Vezzosamente in fiocchi d'oro ondeggia;
10.20E talor lascivetta,
10.21Innamorata anch'essa,
10.22Intorno a quel bel viso,
10.23Quasi per abbracciarlo,
10.24Stende teneramente aurate braccia;
10.25E con crespe vezzose in giù serpendo,
10.26De la bianca cervice
10.27Fende con solchi d'or le nevi intatte.
10.28Se tu miri la fronte,
10.29Diresti, è un orizonte,
10.30Ch'a lo spuntar d'una serena aurora
10.31Di lucido candor s'adorna e splende;
10.32E come sotto l'alba il sole spunta,
10.33Così quivi tu vedi
10.34In fronte l'alba, e ne' begli occhi il sole.
10.35Vezzosetto rosseggia
10.36L'animato corallo,
10.37Fonte del favellar, seggio del riso,
10.38E in ogni moto par ch'inviti al bacio;
10.39Gentil varco, onde spira
10.40Un zefiro odorato,
10.41Che le fiamme d'amor spirando accende;
10.42Bocca che lascia in forse
10.43Altrui quand'ella sia più dolce e bella,
10.44O se ride o se bacia o se favella.
10.45Ne la tenera guancia,
10.46Quasi in cespo fiorito,
10.47Tu vedi altera e 'n maestà pomposa
10.48Tra candidi ligustri
10.49Insuperbir, porporeggiar la rosa:
10.50O spettacol d'amore,
10.51Veder che spunti infra le nevi il fiore!
10.52Nel vago giovinetto
10.53L'abito, il crine, il volto
10.54Vezzosamente è incolto,
10.55Più bel, quanto men bello esser procura;
10.56E mostra ogni sua parte
10.57Quanto vaglia in beltà l'arte senz'arte.
10.58Contempli pure, imaginando, e miri
10.59Avveduto pensier, cupido sguardo,
10.60Che dal piè leggiadretto al crin dorato
10.61Ogni membro, ogni moto,
10.62Insidioso a l'alme,
10.63Una fiamma saetta e scocca un dardo.
11.1Ei mosse un tempo ambiziosa lite
11.2Al suo germano arciero,
11.3Però ch'esser volea,
11.4Come di lui più bello,
11.5Nume d'amor, saettator de' cori;
11.6Ma la lor genitrice
11.7De la bella tenzon giudice fatta,
11.8In tribunale assisa,
11.9Nel leggiadro garzon gli occhi fisando,
11.10"Questa, disse, tra voi mai sempre sia
11.11Eterna, irrevocabile sentenza:
11.12Porti l'arco Cupido,
11.13Tu porta l'arco, o figlio;
11.14Egli il porti sul fianco, e tu nel ciglio.
11.15Ferisca egli col dardo,
11.16Impiaga tu col guardo.
11.17Ciascun porti la face e fiamme scocchi:
11.18Egli la porti in mano, e tu negli occhi".
12.1Già il vezzoso garzon, seme del cielo,
12.2Avea compiuto il terzo lustro appena,
12.3Quando d'abbandonar prese consiglio
12.4Lo speco e Frigia e le natie contrade,
12.5Al generoso cor termini angusti;
12.6E fuor del patrio nido alfin lo spinse
12.7Desio di gloria e di vagar vaghezza.
12.8Bramò d'aver sovente
12.9I veloci talari,
12.10Del suo gran genitor pennuto arnese,
12.11Per vagheggiar peregrinando intorno
12.12Qualunque clima il sol riscalda, e quanto
12.13Porta in grembo la terra, e quanto chiude
12.14Tra le spumose braccia il salso flutto.
13.1Vide i regni di Licia, e in essa il monte
13.2Ove già il mostro orrendo,
13.3La triforme Chimera,
13.4Animata fornace, Etna spirante,
13.5Di fiamme aver solea gravido il seno
13.6E da tre vaste bocche arsiccie e nere
13.7Spirar incendio e vomitar faville.
13.8Indi rivolse il piede
13.9Ai confini di Caria, e vide in essa
13.10Ben mille e mille intorno
13.11Sorger villaggi e torreggiar cittadi.
13.12A le rive di Caria,
13.13Verso il gelido Polo
13.14Dove alberga Aquilon, splende Boote,
13.15Vide intorno vagante
13.16Fra girevoli sponde il bel Meandro,
13.17Che, quasi peregrin ch'errante e vago
13.18Per ignote contrade abbia smarrito
13.19Del suo primo sentier la scorta e l'orme,
13.20Parte, gira, ritorna,
13.21Indi, quasi pentito,
13.22Parte di nuovo, e poi se stesso incontra,
13.23E con ritorto corso
13.24E con lubriche rote
13.25Forma girando un labirinto ondoso.
14.1Tra le piagge di Caria
14.2Il giovinetto alfin gira le piante
14.3A quel loco fatale,
14.4Là, dove il guida il suo nemico Amore,
14.5D'alma crudel vendicator possente.
14.6Sì vago, ameno è il loco,
14.7Che 'l grand'occhio del ciel pari non vede
15.1Da la foce del Gange al piè di Calpe.
15.2Quivi con ampio giro
15.3Un brel prato si stende,
15.4A cui cento ruscelli
15.5Col fuggitivo lor mobile argento
15.6Fan verdeggiar mai sempre il manto erboso.
15.7Le cadenti rugiade,
15.8I zefiri spiranti,
15.9Irrigando e soffiando,
15.10A la vaga de' fior lieta famiglia
15.11Porgono eternamente umore e vita.
15.12Ed essi in varie guise,
15.13Quasi stelle odorate
15.14O di vario color gemme minute,
15.15Rappresentano altrui
15.16Un bel fiorito ciel, stellante un prato.
16.1Intorno al verde suolo
16.2Fanno i pini e gli abeti alta corona,
16.3E paion fabricar frondoso un muro
16.4O verdeggiante un vallo,
16.5Per mantener muniti
16.6Da l'assedio del sole i fiori e l'erbe.
16.7E 'n quella guisa appunto
16.8Che talora spirante aura leggera
16.9Va formando sul mar tremule crespe,
16.10Così quivi soffiando un vento molle
16.11Fa, con aura gentil, carca d'odori,
16.12Ondeggiar, tremolar l'erbette e i fiori.
17.1In mezzo al prato adorno,
17.2Quasi gravida il sen, la terra aprica
17.3Tumidetta si gonfia e forma un colle,
17.4A cui ridente e molle
17.5Primavera mai sempre
17.6Smalta d'erbe il terren, l'erbe di fiori.
17.7Sbocca di grembo al poggio
17.8Di cristallino umor vena feconda,
17.9Che, con dolce susurro
17.10Lievemente cadendo
17.11In conca di smeraldo,
17.12Di ruscelletto si trasforma in lago.
17.13Qui non canna palustre,
17.14Non giunco od alga immonda
17.15Turba il chiaro de l'acque umido letto,
17.16Ma, come il sol per lucido cristallo,
17.17Così 'l guardo per l'onde
17.18Penetrando s'interna, e scorge in quelle
17.19Di coloriti sassi
17.20Dipinto il suolo e miniato il fondo,
17.21E mirando distingue
17.22I muti nuotatori a cento a cento,
17.23Ch'hanno d'ebano il dorso, il sen d'argento.
17.24I fiori in su le sponde,
17.25Quai Narcisi novelli,
17.26Per specchiarsi ne l'onde
17.27Piegano il collo e l'odorato capo;
17.28E sì vaga di lor viva sembianza
17.29Con limpido pennel l'acqua ritragge,
17.30Che distinguer non puossi,
17.31O ne l'onda o su l'orlo,
17.32Tra l'incerta de' fior gemina schiera
17.33Qual sia di loro o simulata o vera.
18.1Del bel poggetto a la sinistra falda
18.2Siede opaca selvetta,
18.3In cui frondeggia il mirto, ombreggia il lauro,
18.4E l'ombra densa e fresca
18.5Da la testa de' tronchi
18.6Cade sul piede al colle, in grembo al lago.
18.7Quivi l'ombra è sì densa,
18.8Che tra le frondi il cielo
18.9Non penetra col sole, e non appare.
18.10Ma quasi un altro ciel vago e contesto
18.11Di rami verdeggiar quivi si mira,
18.12E se questo non gira,
18.13Mostra ben egli almen, tremule e belle,
18.14Le sua poma dorate, e paion stelle.
18.15I più degni augelletti,
18.16Musici semidei, pennuti eroi,
18.17Lungi dagli altri augelli
18.18Fan quivi il nido lor, quasi sdegnando
18.19De la plebe volante il vil concerto,
18.20Però che più degli altri
18.21Di lievi gemme han variato il manto,
18.22Più vago il rostro, e più canoro il canto.
18.23Nel bel romito loco
18.24Ben mostran d'ogn'intorno
18.25I fior, l'erbe, le piante, e l'ombre e l'ora,
18.26Che quivi Amor soggiorna, e Febo e Flora.
19.1Stassi tra queste piante, in riva al lago,
19.2Ninfa bella e leggiadra,
19.3Più bionda il crin, più vezzosetta il guardo,
19.4Più bianca il sen, più dilicata il volto,
19.5Ch'altra fosse giammai
19.6Veduta in selve o per campagne errante
19.7Mover piè, coglier fiori o premer l'erbe.
19.8Ella però non ebbe unqua vaghezza
19.9O d'affrontar con l'asta orsa spumante
19.10O col fiero molosso aspro cignale;
19.11Né mai dietro la traccia
19.12O di volante o di corrente preda
19.13Lasciò rapace augel, rapido veltro;
19.14Né con l'altre compagne unqua contese
19.15Con l'arco al segno o con le piante al corso.
19.16Le Naiadi sorelle
19.17Dissero a lei sovente:
19.18"Segui, o Salmace bella,
19.19De la bella Diana e l'arti e l'orme;
19.20Prendi una volta, prendi
19.21O 'l dardo in mano o la faretra al fianco".
20.1Ma la ninfa gentile,
20.2D'altri studi seguace,
20.3Del bel fiorito loco altera Donna,
20.4Fuor del romito suo noto confine
20.5Sdegna con l'orme sue stampar l'arena.
20.6Quivi a le belle membra
20.7Porge il lago vicino
20.8Di tepido licor dolce lavacro,
20.9Il bel lago vicin, che crebbe ai pianti
20.10Di ben mille da lei sprezzati amanti.
20.11Vaga sol di se stessa,
20.12Or con la man di neve
20.13Tratta eburneo stromento,
20.14Quasi di mille denti aratro acuto,
20.15Con cui, per seminar l'esca d'amore,
20.16Ara del biondo crine il campo aurato.
20.17Adornando le chiome,
20.18Or le distingue in tortuose trecce,
20.19Or con bel nastro d'or l'aggira e strigne:
20.20E sempre, o strette o sciolte,
20.21Han pur mill'alme in mille lacci involte.
20.22Or com'adorni il seno, infiori il crine,
20.23Al fonte lusinghier chiede consiglio,
20.24Or corcandosi in grembo al verde suolo
20.25Si fa d'erbe e di fior morbido letto.
20.26Or va succinta in bianca veste e pura,
20.27Or agli omeri adatta
20.28Di celeste color serica gonna,
20.29Ch'è ricamata a stelle e d'or trappunta.
20.30Or copre il piè leggiadro
20.31D'argentato coturno,
20.32Cui fan ricco le gemme e l'oro e l'opra;
20.33Or per la bella piaggia
20.34Sen va, disciolta il crin, nuda le piante;
20.35E raccogliendo i fiori,
20.36Non di tutti egualmente il grembo colma,
20.37Ma sol di quei fa scelta,
20.38Che di candido latte
20.39Han dipinte le foglie, o di cinabro,
20.40Per farne un paragone al seno, al labro.
20.41E se raccoglie un fiore,
20.42Per baciarle il bel piede un altro spunta,
20.43E veder non si può quai sien maggiori,
20.44I doni o pur le prede,
20.45Mentre fura la mano, e dona il piede.
21.1Allor fiori cogliea, quand'ecco apparve
21.2Il figlio di Cillenio e di Ciprigna.
21.3Vibra la ninfa in lui cupido il guardo,
21.4E del guardo il pensier segue la traccia;
21.5E l'uno e l'altro in quel celeste oggetto,
21.6Di beltà, di piacer si nutre e pasce,
21.7Ma d'amor, di desio sugge veleno.
21.8Indi il guardo e 'l pensier, quasi canale
21.9D'un torrente di foco,
21.10Per la foce degli occhi
21.11Sgorga sul petto incendioso un fiume,
21.12E 'n diluvio di fiamme il cor sommerge.
22.1Muove la ninfa il piede
22.2Ver l'amate bellezze,
22.3Per iscoprir la fiamma a chi l'accende,
22.4Ma in que' begli occhi vede
22.5Una lascivia onesta,
22.6Che, se l'alme innamora,
22.7Le fa timide ancora;
22.8Onde s'amor la sprona,
22.9Il timor la raffrena,
22.10E se 'l core ha veloce, il piede ha lento.
22.11Pur vede in quel bel volto
22.12Un non so che di maestà non schifa,
22.13Che, se l'alme sgomenta, ancor l'affida.
22.14Onde fra dubbio e speme,
22.15Timidamente ardita,
22.16A lui s'appressa, e manda
22.17Fin dal centro del core
22.18Un sospiro, un oimè, nunzi d'amore.
23.1Alfin tanto di spirto
23.2Dal suo cordoglio impetra,
23.3Ch'alcune può formar voci, ma tronche,
23.4E nel suo favellar chiaro risuona
23.5Un non so che d'affettuoso e mesto,
23.6Che par che dica ogni sua voce: Io moro.
23.7"O garzon peregrino,
23.8Deh, s'hai, com'il sembiante, anima bella,
23.9Ferma il bel piè tra queste selve, ferma:
23.10Venner ben talor anco
23.11Numi del cielo ad abitar le selve.
23.12Deh posa o su quest'erbe o 'n questo seno
23.13L'affaticato fianco!
23.14Qui l'aura è dolce e fresca,
23.15Fresca, se non l'infiamma
23.16L'ardor de' miei sospir, de' tuoi begli occhi,
23.17Di que' begli occhi, ahi lassa,
23.18Ch'ebber sì pronta a' danni miei l'offesa,
23.19Ch'io fui da lor, pria che veduta, accesa.
23.20O mille volte e mille
23.21Salmace avventurosa,
23.22Se com'amante, così amata o sposa,
23.23Te nel suo letto e ne le braccia accoglie!
23.24Ma s'altra è pur tua sposa,
23.25Non isdegnar, ti priego,
23.26Che pochi baci occulti
23.27Da la tua bocca a la rivale io furi.
23.28O s'altra ninfa o dea
23.29Nutre nel tuo bel seno un più bel foco,
23.30Deh concedi pietoso,
23.31Concedi a chi si muore
23.32Baci almen di pietà, se non d'amore.
23.33E s'ancor la pietade
23.34Ti par sovverchia al mio languir mercede,
23.35Non mi negar almeno
23.36Ch'io prenda, anzi ch'io mora,
23.37Baci, se non d'amante, almen di suora".
24.1Qui tace, e già s'accinge
24.2Ad abbracciarlo, ad unir bocca a bocca.
24.3Ma niega egli, e s'arretra
24.4Altero e non curante,
24.5Come freddo in amor, sordo a l'amante,
24.6E vergognando tinge
24.7Di novello rossor l'ostro natio:
24.8"Che lingua innamorata
24.9"A chi d'amore è sciolto,
24.10"Quando il cor non accende, accende il volto.
24.11Poi schivo ed orgoglioso:
24.12"O ninfa, egli risponde,
24.13Se tu non parti, io parto,
24.14Ché pasce altro pensier la mente mia,
24.15Che di lascivo ardor, che di follia".
24.16Ed ella ubidiente
24.17Non può soffrir che parta
24.18(Perché non vuol morir) l'anima sua,
24.19Onde, timida e mesta,
24.20Ne l'ombrosa selvetta il piè rivolge,
24.21Per poter vagheggiar non vagheggiata,
24.22Infra le piante ascosa,
24.23Del bel garzon vergognosetto il volto.
25.1Era ne la stagion che 'l gran pianeta
25.2De la fera nemea preme la terga
25.3E su l'alto meriggio
25.4Dal suo bell'arco acceso
25.5Del più cocente ardor gli strali avventa.
25.6Stanco, anelante, il peregrin vezzoso
25.7Quivi frena le piante, e 'n braccio a l'erbe,
25.8Dove stende un abete opaca ombrella,
25.9Vago di riposar si corca e giace.
25.10Fur vedute l'erbette
25.11Alzarsi a lui d'intorno,
25.12Per dare a quel bel viso
25.13Col verde labro avidamente un bacio.
25.14Il candido ligustro
25.15E 'l vermiglio amaranto
25.16Videro in quel sembiante
25.17E biancheggiar la fronte
25.18E rosseggiar la guancia
25.19Di più puro candor, d'ostro più bello.
25.20L'abete innamorato
25.21Piegò la fronte ombrosa,
25.22Stese le verdi sue ramose braccia,
25.23Per dargli un bacio, un amoroso amplesso.
26.1Egli intanto piovea
26.2Da la fronte e dal crine
26.3Di stillante sudor lucide perle,
26.4E dagli occhi piovea
26.5Sovra il cor de la ninfa,
26.6Che da lungi il vedea, nembi di foco.
26.7Quindi volge le piante
26.8Colà dove l'invita
26.9Dolce il susurro e 'l zampillar de l'onde,
26.10E per la verde riva,
26.11Trattosi il bel coturno,
26.12Se ne va spaziando e bagna il piede.
26.13Sente destarsi il lago
26.14Nel suo gelido sen fiamme d'amore;
26.15Né di baciar contento
26.16Con le liquide labra il bianco piede,
26.17Per meglio avvicinarsi
26.18Brama d'aver, lascivo,
26.19Maggior copia d'umor, più cupe sponde:
26.20E ben, quanto può, l'onde alzar rassembra,
26.21Per bagnar, per baciar tutte le membra.
27.1Sovra il limpido specchio
27.2Il leggiadro garzon piega la fronte,
27.3E nel finto sembiante
27.4Che tra l'acque vagheggia
27.5Per immensa beltà se stesso ammira;
27.6E di se stesso vago
27.7Arderebbe d'amore,
27.8Se non che gli sovviene il folle esempio
27.9Del semplice Narciso,
27.10Dal fonte acceso e da se stesso ucciso.
27.11Talor le mani stende,
27.12E d'ambe insieme unite,
27.13Incurvando le palme,
27.14Fa di vivo alabastro angusta coppa;
27.15Poi la sommerge ed empie
27.16Di soave licore, indi ne porge
27.17E bevanda e lavacro al labro, al volto.
28.1Mira la ninfa intanto
28.2I begli atti lascivi,
28.3E mentre egli pur beve, anch'ella beve:
28.4Beve ella sì, ma in variata foggia,
28.5Ch'egli beve nel fonte,
28.6Ed ella in duo begli occhi;
28.7Egli sugge de l'onde il fresco umore,
28.8Ella beve da quei foco d'amore.
29.1Ecco invitato alfine
29.2Da la cocente arsura,
29.3Da lo spirar de l'aure,
29.4Da le tepide linfe,
29.5Trasse dal bianco sen le spoglie aurate,
29.6Indi tutte mostrò le membra ignude:
29.7E qual novello sol, deposto il manto,
29.8Quasi d'oscure nubi un fosco velo,
29.9Innamorò di sue bellezze il cielo.
29.10La bella ninfa allora
29.11Di stupor e d'amore agghiaccia, avvampa,
29.12E dice: "Oimè, che veggio?
29.13Qual deità celeste
29.14Oggi lasciò per queste piagge il cielo?
29.15Agli atti, a le sembianze,
29.16A le piaghe, a le fiamme,
29.17Onde l'alma traffige e m'arde il core,
29.18Egli pur sembra Amore;
29.19E se l'ali non porta,
29.20L'ha prestate al mio cor, ch'a lui sen vola.
29.21Ahi bella, ahi dolce vista,
29.22Mongibello animato,
29.23Ch'è coperto di neve, e fiamme avventa.
29.24Ahi feritor crudele,
29.25Che, per far nel mio core
29.26I colpi e le ferite
29.27Più mortali e più crude,
29.28Tutte de la bellezza ha l'arme ignude".
30.1Ei da la verde sponda
30.2Con un salto leggero alfin spiccossi
30.3E guizzando ne l'onda
30.4Inargentò di bianca spuma il lago.
30.5Quivi si pone audacemente a nuoto,
30.6Le belle braccia inarca,
30.7E mentre or le ristrigne, or le distende,
30.8Con quell'arco d'avorio
30.9De la ninfa, che 'l mira, il cor saetta.
30.10Disfà poscia quell'arco,
30.11E cangia forma al nuoto,
30.12E con uffizio alterno
30.13Or questa, or quella man l'onda percote.
30.14Il piè leggiadro ancora
30.15De la candida man s'accorda al moto,
30.16Si distende con lei, con lei si stringe:
30.17Quand'ella fende l'acque, egli le spinge.
30.18Parean le belle membra
30.19Fra liquido cristal nevi guizzanti,
30.20O tra lucido vetro
30.21Candidissimi avori o gigli ascosi;
30.22E l'umidetto crine
30.23Sovra l'acque parea
30.24Quel vello d'or, cui già portò per l'onde
30.25Da le rive de' Colchi il legno argivo.
31.1La ninfa arde e si strugge,
31.2Stupida il ciglio e palpitante il core,
31.3E non è la sua vita altro ch'un guardo.
31.4Scioglie la lingua alfine
31.5A lamenti interrotti,
31.6Ch'escono a mille a mille,
31.7Quasi del chiuso ardor fumi e faville:
31.8"Deh perché non poss'io,
31.9Quasi un'altra Aretusa, Aci novello,
31.10Stillarmi in acqua e liquefarmi in fonte?
31.11Che così forse, ahi lassa,
31.12Potrebbe il mio bel sol, l'idolo mio,
31.13Nel mio grembo guizzar, nuotarmi in seno".
32.1Volea più dir, ma il traboccante amore
32.2Chiude il varco a la voce e l'apre al pianto,
32.3E un intenso dolor tanto l'accora,
32.4Che diresti, o non vive, o par che mora;
32.5E non dà segno altrui che viva o spiri,
32.6Se non col pianto suo, co' suoi sospiri.
32.7Tace, ma infra se stessa,
32.8Come prima a le selve, al cor ragiona:
32.9"Che fai mio cor, che temi?
32.10Salmace neghittosa,
32.11Ardisci e spera e tenta,
32.12E 'l tuo nemico, or ch'egli è nudo, assali.
32.13Ecco al varco la fera,
32.14Che crudeltà ti tolse, or t'offre Amore,
32.15Fatto de' tuoi martir forse pietoso.
32.16Se vuoi, se tanto ardisci,
32.17Chi del tuo cor fe' preda, or fia tua preda;
32.18Tu la incontra e la prendi,
32.19Ché ben degno il tuo furto è di perdono:
32.20Facciasi il furto a chi contende il dono".
33.1Così dicendo infiamma
33.2D'ardore il volto e d'ardimento il core,
33.3E si muove e s'avvanza,
33.4E corre già rapidamente al lago.
33.5Poi si pente e si ferma,
33.6E 'l piè sospeso in aria,
33.7Resta in forse o se vada o pur se torni;
33.8Or s'arretra, or s'inoltra,
33.9Or sembra audace, e pur d'osar non osa;
33.10Or avvampa, or agghiaccia, e in un momento
33.11Cangia speme, pensier, voglia e spavento.
34.1Da le furie d'amor sospinta alfine,
34.2Bella d'amor baccante,
34.3Squarcia al seno la gonna, al crine il velo,
34.4E, qual fera selvaggia
34.5Da la fame agitata,
34.6Esce fuor de la selva e, giunta al lago,
34.7Famelica d'amor guizza ne l'onde.
34.8Quivi al bel nuotator s'avventa e strigne,
34.9E con tenaci braccia
34.10Unisce petto a petto e bocca a bocca.
34.11Egli, ch'amor non sente,
34.12D'improviso timore agghiaccia e trema;
34.13Volea gridar, ed ella disse: "Ah taci!"
34.14E la bocca gentil chiuse co' baci.
34.15Ma ritrosetto e schivo,
34.16Pugna, resiste e niega,
34.17E di fuggir pur tenta
34.18De la bella nemica i nodi e l'arti.
34.19Ella viè più tenacemente il cinge,
34.20E 'l preme e 'l bacia e lo si strigne al seno.
34.21Ei sembra irata serpe,
34.22Cui rapisce talor l'augel di Giove,
34.23Che, quanto più sublime
34.24Per lo campo de l'aria egli la porta,
34.25Ella con torti giri
34.26E con lubrica coda al fiero artiglio
34.27Tenacissimi ceppi avvolge e strigne,
34.28E di frenar si sforza
34.29Del rostro i colpi, e l'agitar de l'ale;
34.30E giudicar non lice
34.31Qual sia di lor più strettamente avvinto,
34.32E sta quasi il pensier dubbio qual creda
34.33Che sia di loro o predatore o preda.
35.1Teme, ahi, teme la ninfa
35.2Non l'involato bene a lei s'involi,
35.3E mesta e sospirosa
35.4Volge le luci al cielo, e piagne e prega:
35.5"Non avrò dunque, ahi lassa,
35.6Per la vittoria mia dolce trofeo
35.7Ne la lutta d'amore altro che baci?
35.8Deh, grande e sommo Giove,
35.9S'egli è pur ver ch'un tempo
35.10S'accese nel tuo cor fiamma d'amore,
35.11E 'n sembianza di tauro
35.12Da le sidonie sponde
35.13Traesti già per l'onde
35.14Di bel furto amoroso onusto il tergo,
35.15Fa che tra l'onde anch'io
35.16Vinca il crudele, il non amante amato,
35.17E 'l mio furto d'amor non mi si tolga.
35.18Strigni, tu strigni, o Giove,
35.19Seno a seno, alma ad alma, e core a core
35.20Con nodi indissolubili e tenaci,
35.21Sien catene le braccia, e nodi i baci.
35.22O se vuoi pure (ahi sfortunata amante!)
35.23Che costui dal mio sen disciolto sia,
35.24Sciolgasi anco dal cor l'anima mia".
36.1Sì disse, e Giove udilla:
36.2Quand'ecco, o meraviglia,
36.3L'una a l'altro s'unisce,
36.4L'un ne l'altra si cangia;
36.5Egli in lei si trasforma, ed essa in lui,
36.6E un invisibil nodo
36.7Fa di gemino corpo un corpo solo.
36.8Entro il femineo corpo
36.9Maschio vigor si chiude,
36.10E nel corpo virile
36.11Si mischia e si confonde il sesso imbelle.
36.12L'uno e l'altra pur anco
36.13E spira e parla e sente,
36.14Vive pur egli ancora, e vive anch'ella,
36.15Né più dir si potrebbe: è questi, è quella.
37.1Su la sinistra sponda
37.2De l'italico Reno,
37.3A la sua bella Iole
37.4Così dicea favoleggiando Aminta.
37.5Indi soggiunse: "O ninfa,
37.6Tu più bella di lui, di lui più cruda,
37.7A me, di lei più fieramente acceso,
37.8T'unirai forse ancora
37.9Per vendetta del cielo,
37.10Ch'egli può ben unir col foco il gelo".
38.1Così detto, il pastore
38.2Al ragionar con un sospir fe' punto:
38.3Ella di lui si rise, ed egli pianse.
38.4Allor l'eterno auriga in occidente
38.5Sciolse i destrier dal suo bel carro adorno,
38.6E fine impose al favellare, al giorno.
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