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Oronta di Cipro

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1.1Poi che di Cipro il glorioso regno,
1.2Spesso vittorioso, alfin fu vinto,
1.3E l'ardor de le fiamme e de lo sdegno
1.4Non cessò mai, se non dal sangue estinto;
1.5E poi ch'ebbe il furor de' Traci indegno
1.6Chi dal ferro campò col ferro avvinto,
1.7E per tutto fur membra e mura sparte,
1.8Fatto il regno d'Amor campo di Marte;
2.1Mustaffo, il vincitor, pur d'ira avvampa,
2.2Perch'altri a l'ira sua schermo non faccia.
2.3Possiede il campo, e pur le squadre accampa,
2.4E fra gli uccisi ancor morte minaccia.
2.5L'orme nel sangue orribilmente stampa,
2.6E, per sangue versar, corpi procaccia;
2.7E par si dolga di contraria sorte,
2.8Perch'altri col morir sia tolto a morte.
3.1Le mura no, ma le ruine assalta
3.2Di sangue il predator stillante e lordo.
3.3Muove i sassi e le travi; or sale, or salta,
3.4Come dianzi di sangue, or d'oro ingordo.
3.5L'altezze abbassa, e le bassezze esalta,
3.6Ai danni è cieco, a le preghiere è sordo;
3.7E fra mosse ruine e rotte mura
3.8Pur le membra insepolte han sepoltura.
4.1Sorge tempio sublime, in cui si serra
4.2Stuol di fedeli, ove timor guidollo.
4.3Giunge il nemico, e fa strage, non guerra,
4.4Ch'altri adoprano il ferro, ed altri il collo.
4.5La mole, al ciel vicina, or cade a terra,
4.6Ch'al tetto ha il foco, ed a le mura ha il crollo.
4.7Quivi l'ucciso e l'uccisor vien colto,
4.8E chi dà morte altrui, vivo è sepolto.
5.1Il duce, or ch'altro a crudeltà non resta,
5.2Nel vinto duce incrudelir s'ingegna:
5.3Affissa a un tronco ha l'onorata testa,
5.4Di morte empio trofeo, barbara insegna,
5.5E le membra col piè preme e calpesta,
5.6E col lacero busto anco si sdegna.
5.7Poscia di qua, di là porta girando
5.8Col guardo il lampo, e 'l fulmine col brando.
6.1Così talor Megera orrida in vista
6.2Il sanguigno flagello inalza e gira,
6.3Quando squadra pugnando a squadra è mista
6.4E quinci e quindi avvampa il ferro e l'ira.
6.5Ella, che glorie infra le morti acquista,
6.6Forza a le destre e sdegno a l'alme inspira,
6.7E le campagne fa, crinita d'angue,
6.8Biancheggiar d'ossa, e rosseggiar di sangue.
7.1Vittorioso il grido intorno suona,
7.2E rispondon vittoria e monti e valli,
7.3E con festivo ardor lampeggia e tuona
7.4Il rimbombo de' concavi metalli.
7.5Braman guerra però, più che corona,
7.6A la voce, al nitrir, genti e cavalli,
7.7E di sonore trombe orrido carme
7.8Sembra gridar, più che vittoria: A l'arme!
8.1Ma la notte sorgendo in oriente
8.2Gli animi acqueta e le campagne adombra.
8.3Splendon fiamme festive, e pompa ardente
8.4De le tenebre il fosco intorno sgombra.
8.5Qui girevole è il foco, e là sorgente
8.6Va sibilando al cielo, e squarcia l'ombra;
8.7E sembra, in avventar lampi e fiammelle,
8.8La terra al ciel somministrar le stelle.
9.1Già dal notturno oriental soggiorno
9.2Coronata di luce esce l'Aurora,
9.3Che, assisa in carro di piropi adorno,
9.4Lo ciel prima inargenta e poscia indora.
9.5E la stella d'Amor, nunzia del giorno,
9.6Suo splendor di pietà tinge e scolora;
9.7Ch'oppresso il regno suo scorge, e stillanti
9.8Versa dal ciel le sue rugiade in pianti.
10.1Genti a l'opre richiama e navi al lido
10.2Di mattutine trombe il rauco suono,
10.3Ché, pria che giunga di vittoria il grido
10.4Al gran monarca che 'n Bizanzio ha il trono,
10.5Vuol Mustaffo mandar, nunzio più fido,
10.6A lui di Cipro le rapine in dono;
10.7E vuol che de la Fama ancor le penne
10.8Precorra il volo de l'alate antenne.
11.1Muovon le turbe al mar veloci, e gravi
11.2Di metalli e di gemme e d'ostro e d'oro,
11.3E traggon prede a caricar le navi
11.4Di materia superbe e di lavoro.
11.5S'inchinar l'onde, e le robuste travi
11.6Sotto il peso anelar d'ampio tesoro;
11.7E par che insuperbisca e l'onda e 'l legno,
11.8Che porta accolto in breve giro un regno.
12.1Di fanciulli e di donne al lido è spinta
12.2Prigioniera beltà, turba innocente,
12.3Che, con laccio crudel le mani avvinta,
12.4Lega con gli occhi al vincitor la mente;
12.5Onde in un punto e vincitrice e vinta,
12.6Fa de' propri dolori altrui dolente.
12.7Così Marte ed Amore han doppie palme:
12.8Trionfa altri de' corpi, altri de l'alme.
13.1Svelle il nocchier da l'arenosa sponda
13.2De l'ancora tenace il dente torto.
13.3Gonfia il seno a le vele aura seconda,
13.4Che, tranquillando il mar, spira da l'orto.
13.5Rompono i gridi l'aria, i remi l'onda,
13.6Volano i legni, e s'allontana il porto.
13.7Vedi rotto spumar solco d'argento,
13.8Né sai qual voli più, la nave o 'l vento.
14.1Lungo il lido le madri ivano erranti
14.2Sciogliendo i crini e lacerando i volti,
14.3E miravan per l'alto andar volanti
14.4Co' figli incatenati i legni sciolti.
14.5Vanno a l'aria le strida, a l'onde i pianti,
14.6Chiamando i cari pegni in fuga volti:
14.7Stendon le mani al mar, lasciano il suolo,
14.8Quasi voglian seguir le vele a volo.
15.1E 'n forse stanno, or se bramar si deggia
15.2oro placido il mar, secondi i venti,
15.3E fra sdegno e pietà la mente ondeggia,
15.4E non sa ciò che voglia, o che paventi;
15.5Ché fian, giunti in Bizanzio, ignobil greggia,
15.6Destinate a lascivia impure genti,
15.7Servendo a lui che, re d'imperi immensi,
15.8Signoreggiando al mondo, è servo ai sensi.
16.1Quindi in materno affetto empio si desta
16.2Crudo pensier, ma in crudeltà pietoso.
16.3Bramano ai danni lor turbo e tempesta,
16.4Minaccevole il cielo, il mar cruccioso,
16.5Fiero ogni vento, ed ogni stella infesta,
16.6Sepolti i legni in vasto campo ondoso.
16.7Poi sì crudo pensier fugge dal core,
16.8Che se 'l detta ragione, il vieta amore.
17.1Iva intanto fra l'altre, il mar solcando,
17.2Nave che più l'antenne estolle in alto;
17.3D'oro è l'eccelsa poppa e, fiammeggiando,
17.4L'oro lampeggia infra 'l ceruleo smalto.
17.5Vergine è quivi, in duro esiglio errando,
17.6Sanguinoso trofeo di crudo assalto,
17.7Che per rapirla i Traci arditi e forti
17.8Una vita comprar con mille morti.
18.1Oronta era costei, del gran lignaggio
18.2Ch'ebbe un tempo di Cipro il grande impero.
18.3Aggiunse ella però con nuovo raggio
18.4A l'antico splendor lume più vero.
18.5Avvanzò gli anni e 'l sesso animo saggio,
18.6Più di virtù che di sua stirpe altero.
18.7Fu spirto eccelso in belle membra accolto,
18.8E contese in beltà l'alma col volto.
19.1Non così bella mai la Dea di Gnido
19.2In su la conca d'or solcò l'Egeo;
19.3Né quella mai, che col Troiano infido
19.4Sciolse i legni e la fé dal porto acheo,
19.5Sì bella apparve a l'infelice lido
19.6Ove il grande Ilione arse e cadeo,
19.7Come costei, che ne' begli occhi serra
19.8Foco ond'avrebbe un mondo incendio e guerra.
20.1Quivi d'alta beltà Natura accoglie
20.2Sovra l'uso mortal forme divine,
20.3Che chiude i cieli in un bel volto, e toglie
20.4A l'aurora il color tra rose e brine;
20.5Divide il sole in duo bei lumi e scioglie,
20.6Quasi raggi del sole, a l'aura il crine.
20.7E, se lice pur dir ciò che parea,
20.8Men bella fu de la Beltà l'idea.
21.1Piangon l'egre compagne; ella pur serba
21.2Fra le piogge de' pianti asciutto il ciglio,
21.3E non degna inchinar l'alma superba
21.4A sparger prieghi, a paventar periglio.
21.5Sdegnosa in atto, e nel bel volto acerba,
21.6Fra sé volge animoso alto consiglio.
21.7Ma non risponde in sì grand'opra immensa
21.8Quel che mostra nel volto a quel che pensa.
22.1Poi feroce ragiona: "I nostri in campo
22.2Versaro il sangue, e noi versiamo il pianto.
22.3Gloriosi moriro, ed altro scampo
22.4Non fu per noi, che morir loro a canto.
22.5Ma il morir non si toglie. Io dentro avvampo
22.6D'alto spirto, cred'io, celeste e santo,
22.7Che l'alma al ciel con queste voci invita:
22.8Chi la morte fuggì, fugga la vita".
23.1Loco è de l'alta nave al cupo fondo,
23.2Ch'ha di foco e di guerra empi stormenti,
23.3Zolfo e polve, ond'avvampi il sen profondo
23.4De' tonanti talor metalli ardenti,
23.5E de' piombi e de' bronzi il grave pondo,
23.6Di cui per aria i globi il foco avventi,
23.7Onde miran sovente i salsi regni
23.8Or fulminati, or fulminanti i legni.
24.1La magnanima donna il tempo, il loco
24.2Quivi scorge opportuni ad alta impresa.
24.3L'ira avvampa nel cor, negli occhi il foco,
24.4Or è tutta di ghiaccio, or tutta accesa:
24.5"Dunque i Traci, dicea, trionfo e gioco
24.6Avran d'Oronta incatenata e presa?
24.7Ah, non ancor la libertà m'han tolta,
24.8Che se 'l corpo legar, l'anima è sciolta.
25.1Ecco in rinchiuso loco aperto il varco
25.2Che 'nfra catene a libertà mi renda.
25.3Qui resti de le membra il grave incarco,
25.4L'alma il suo volo al ciel libero prenda.
25.5Non fia ch'Amor per me trionfi, o l'arco
25.6Contra i barbari cori impuro tenda.
25.7Ah, ceda Amor de l'onestate al zelo:
25.8Spenga il foco d'Amor foco del Cielo.
26.1Io foco, io fiamme accenderò mortali,
26.2Onde restin d'Amor gl'incendi estinti.
26.3Saranno i servi in vita, in morte eguali,
26.4Trionferan de' vincitori i vinti.
26.5Avran fine i lor vanti e i nostri mali,
26.6E sarem, pria ch'al lido, a morte spinti.
26.7Fiamme, o voi da cui spero aver la palma,
26.8A voi do queste membra, al Ciel quest'alma".
27.1Disse; e la destra alzando accesa face
27.2In atto di vibrar, quasi l'avventa;
27.3Poi trema il cor, timidamente audace,
27.4E del primiero ardir par che si penta.
27.5Or avvampa or agghiaccia, or geme or tace:
27.6Mille volte in un punto osa e paventa.
27.7Alfin disse: "Io pur temo?io vivo ancora?
27.8Ah, chi teme il morir degno è che mora!"
28.1Vibra l'ardente fiamma, e in un momento
28.2Sulfurea polve il mortal foco apprende.
28.3Rimbomba il cavo legno, e cento e cento
28.4Tuoni assordano l'aria, e voci orrende.
28.5Non dà tempo la morte a lo spavento,
28.6E 'l foco ognun, pria che sgomenti, offende.
28.7Per l'aria, ov'altri è morto, ov'altri langue,
28.8Vola in nuvole il fumo, in pioggia il sangue.
29.1La vergine, che prima il foco accese,
29.2Prima fu da le fiamme anco percossa,
29.3E fra spezzati legni e travi accese
29.4Da mille parti è lacerata e scossa.
29.5E l'impeto crudel di mille offese
29.6Squarcia il sen, tronca il busto e sparge l'ossa.
29.7Sbranata ed arsa, e in un momento absorta,
29.8Pria che s'accorga del morire, è morta.
30.1O genti, o voi che fra le carte e i marmi
30.2Meraviglie d'eroi cercando andate;
30.3E voi, ch'illustri esempi in pace o in armi
30.4Ite sacrando a la futura etate;
30.5Qui fermando il pensier, gli studi e i carmi,
30.6Ad eternar costei la mente alzate:
30.7Che voi gloria d'ingegni, ella d'eroi,
30.8In Oronta vivrete, Oronta in voi.
31.1Scoppia il foco, e spezzando antenne e sarte,
31.2D'un legno ha cento legni in aria sparsi.
31.3Squarcia i corpi, e le membra incide e parte;
31.4Volano i corpi o lacerati od arsi.
31.5Vedi confusi in questa e 'n quella parte
31.6Le fiamme, i tronchi, i busti ardendo alzarsi;
31.7E la gente, ch'or sale or d'alto piomba,
31.8Ha la morte nel foco, in mar la tomba.
32.1Mongibello così d'atre caverne
32.2Suol fulminando aprir folgori e lampi,
32.3E spirar zolfo da le vene interne
32.4De l'arso monte, e far che l'aria avvampi:
32.5Volano i sassi al ciel da l'ombre eterne,
32.6Nembo d'ardente arena inonda i campi,
32.7E mentre il fumo e 'l foco il cielo ingombra,
32.8Non sai qual sia maggior, la luce o l'ombra.
33.1Fanno i venti e le fiamme empia congiura,
33.2Recando a l'altre navi egual fortuna.
33.3Sparge da mille parti Austro l'arsura,
33.4E mille incendi in un incendio aduna.
33.5Sorge vampa stridente e nebbia oscura,
33.6Per cui fiammeggian l'onde e 'l ciel s'imbruna.
33.7Sembianza ha quell'ardor d'ardore eterno,
33.8L'aria d'atra fornace, il mar d'Inferno.
34.1Muoion le genti, e per fuggir la morte,
34.2Altri corre, altri gira, altri s'asconde;
34.3Ma già miran le fiamme intorno sorte
34.4Occupar poppe e prore, antenne e sponde.
34.5Quindi sen vanno a prevenir la sorte:
34.6Altri s'avventa al foco, ed altri a l'onde,
34.7Ché, non restando omai fuga o speranza,
34.8Per iscampo al morir, sol morte avvanza.
35.1Vanno intanto per l'onde errando a nuoto
35.2Archi, scudi, bandiere, aste e celate.
35.3Un corpo semivivo, un altro immoto
35.4Vedi con membra errar tronche o piagate:
35.5Qui con diverso busto un capo ignoto,
35.6Là con divise teste ossa spezzate.
35.7Altri vomita il sangue e l'onda beve,
35.8Altri, in dar vita altrui, morte riceve.
36.1Fluttuando per l'onde ivan disperse
36.2Tolte dal foco al predator le prede.
36.3Le ricchezze di Cipro arse o sommerse,
36.4Possedute da un regno, il mar possiede.
36.5Le travi ardenti e d'atro sangue asperse
36.6Portan foco, ch'a l'onde ancor non cede;
36.7Rosseggia il flutto e spaventoso inonda,
36.8Misti ai morti i mal vivi, il sangue a l'onda.
37.1Di Cipro intanto in su l'arene estreme
37.2Han le madri a le fiamme intenti i lumi.
37.3Odono il mar che tuona, il ciel che freme,
37.4Miran per l'onda i lampi, in aria i fumi.
37.5Quel foco agghiaccia in mille cor la speme,
37.6Quel foco trae da mille luci i fiumi,
37.7E lamenti e sospir mandan le rive
37.8Da chi morto è dal duolo a chi non vive.
38.1Riporta il flutto a le paterne arene
38.2E cadaveri tronchi e membra sparse.
38.3Corre ogni madre (ah, non più madre!) e tiene
38.4In sen le membra isconosciute ed arse.
38.5Crebbero i pianti e s'inasprir le pene,
38.6E ciascuna in sospir l'anima sparse;
38.7Colpa del mar, che lor di nuovo offende:
38.8Quei che tolse già vivi, or morti rende.
39.1Ma fan nobile invidia i morti ai vivi,
39.2A cui la vita, appo tal morte, è vile:
39.3Gli uni liberi son, gli altri cattivi,
39.4Destinati a servir turba servile.
39.5Quegli di vita amica sorte ha privi,
39.6Per loro anco privar d'oltraggio ostile;
39.7Ognun fra questi ha se medesmo a noia,
39.8Mille morti aspettando anzi che muoia.
40.1Tal fu d'Oronta il memorabil caso,
40.2Di cui più nobil Musa e canti e scriva,
40.3E sparga il nome da l'estremo occaso
40.4Dovunque il sole illuminando arriva.
40.5E sì sublime esempio altrui rimaso,
40.6Se fu spento nel foco, in carte viva;
40.7Ch'io, volgendo nel cor fatto sì raro,
40.8Più d'ammirar che di cantarlo imparo.
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