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1.1Ricorditi, lettor, se mai ne l'alpe
1.2ti colse nebbia per la qual vedessi
1.3non altrimenti che per pelle talpe,
2.1come, quando i vapori umidi e spessi
2.2a diradar cominciansi, la spera
2.3del sol debilemente entra per essi;
3.1e fia la tua imagine leggera
3.2in giugnere a veder com'io rividi
3.3lo sole in pria, che già nel corcar era.
4.1Sì, pareggiando i miei co' passi fidi
4.2del mio maestro, usci' fuor di tal nube
4.3ai raggi morti già ne' bassi lidi.
5.1O imaginativa che ne rube
5.2talvolta sì di fuor, ch'om non s'accorge
5.3perché dintorno suonin mille tube,
6.1chi move te, se 'l senso non ti porge?
6.2Moveti lume che nel ciel s'informa,
6.3per sé o per voler che giù lo scorge.
7.1De l'empiezza di lei che mutò forma
7.2ne l'uccel ch'a cantar più si diletta,
7.3ne l'imagine mia apparve l'orma;
8.1e qui fu la mia mente sì ristretta
8.2dentro da sé, che di fuor non venìa
8.3cosa che fosse allor da lei ricetta.
9.1Poi piovve dentro a l'alta fantasia
9.2un crucifisso, dispettoso e fero
9.3ne la sua vista, e cotal si moria;
10.1intorno ad esso era il grande Assüero,
10.2Estèr sua sposa e 'l giusto Mardoceo,
10.3che fu al dire e al far così intero.
11.1E come questa imagine rompeo
11.2sé per sé stessa, a guisa d'una bulla
11.3cui manca l'acqua sotto qual si feo,
12.1surse in mia visïone una fanciulla
12.2piangendo forte, e dicea: "O regina,
12.3perché per ira hai voluto esser nulla?
13.1Ancisa t'hai per non perder Lavina;
13.2or m'hai perduta! Io son essa che lutto,
13.3madre, a la tua pria ch'a l'altrui ruina".
14.1Come si frange il sonno ove di butto
14.2nova luce percuote il viso chiuso,
14.3che fratto guizza pria che muoia tutto;
15.1così l'imaginar mio cadde giuso
15.2tosto che lume il volto mi percosse,
15.3maggior assai che quel ch'è in nostro uso.
16.1I' mi volgea per veder ov'io fosse,
16.2quando una voce disse "Qui si monta",
16.3che da ogne altro intento mi rimosse;
17.1e fece la mia voglia tanto pronta
17.2di riguardar chi era che parlava,
17.3che mai non posa, se non si raffronta.
18.1Ma come al sol che nostra vista grava
18.2e per soverchio sua figura vela,
18.3così la mia virtù quivi mancava.
19.1"Questo è divino spirito, che ne la
19.2via da ir sù ne drizza sanza prego,
19.3e col suo lume sé medesmo cela.
20.1Sì fa con noi, come l'uom si fa sego;
20.2ché quale aspetta prego e l'uopo vede,
20.3malignamente già si mette al nego.
21.1Or accordiamo a tanto invito il piede;
21.2procacciam di salir pria che s'abbui,
21.3ché poi non si poria, se 'l dì non riede".
22.1Così disse il mio duca, e io con lui
22.2volgemmo i nostri passi ad una scala;
22.3e tosto ch'io al primo grado fui,
23.1senti'mi presso quasi un muover d'ala
23.2e ventarmi nel viso e dir: "Beati
23.3pacifici, che son sanz'ira mala!".
24.1Già eran sovra noi tanto levati
24.2li ultimi raggi che la notte segue,
24.3che le stelle apparivan da più lati.
25.1"O virtù mia, perché sì ti dilegue?",
25.2fra me stesso dicea, ché mi sentiva
25.3la possa de le gambe posta in triegue.
26.1Noi eravam dove più non saliva
26.2la scala sù, ed eravamo affissi,
26.3pur come nave ch'a la piaggia arriva.
27.1E io attesi un poco, s'io udissi
27.2alcuna cosa nel novo girone;
27.3poi mi volsi al maestro mio, e dissi:
28.1"Dolce mio padre, dì , quale offensione
28.2si purga qui nel giro dove semo?
28.3Se i piè si stanno, non stea tuo sermone".
29.1Ed elli a me: "L'amor del bene, scemo
29.2del suo dover, quiritta si ristora;
29.3qui si ribatte il mal tardato remo.
30.1Ma perché più aperto intendi ancora,
30.2volgi la mente a me, e prenderai
30.3alcun buon frutto di nostra dimora".
31.1"Né creator né creatura mai",
31.2cominciò el, "figliuol, fu sanza amore,
31.3o naturale o d'animo; e tu 'l sai.
32.1Lo naturale è sempre sanza errore,
32.2ma l'altro puote errar per malo obietto
32.3o per troppo o per poco di vigore.
33.1Mentre ch'elli è nel primo ben diretto,
33.2e ne' secondi sé stesso misura,
33.3esser non può cagion di mal diletto;
34.1ma quando al mal si torce, o con più cura
34.2o con men che non dee corre nel bene,
34.3contra 'l fattore adovra sua fattura.
35.1Quinci comprender puoi ch'esser convene
35.2amor sementa in voi d'ogne virtute
35.3e d'ogne operazion che merta pene.
36.1Or, perché mai non può da la salute
36.2amor del suo subietto volger viso,
36.3da l'odio proprio son le cose tute;
37.1e perché intender non si può diviso,
37.2e per sé stante, alcuno esser dal primo,
37.3da quello odiare ogne effetto è deciso.
38.1Resta, se dividendo bene stimo,
38.2che 'l mal che s'ama è del prossimo; ed esso
38.3amor nasce in tre modi in vostro limo.
39.1È chi, per esser suo vicin soppresso,
39.2spera eccellenza, e sol per questo brama
39.3ch'el sia di sua grandezza in basso messo;
40.1è chi podere, grazia, onore e fama
40.2teme di perder perch'altri sormonti,
40.3onde s'attrista sì che 'l contrario ama;
41.1ed è chi per ingiuria par ch'aonti,
41.2sì che si fa de la vendetta ghiotto,
41.3e tal convien che 'l male altrui impronti.
42.1Questo triforme amor qua giù di sotto
42.2si piange: or vo' che tu de l'altro intende,
42.3che corre al ben con ordine corrotto.
43.1Ciascun confusamente un bene apprende
43.2nel qual si queti l'animo, e disira;
43.3per che di giugner lui ciascun contende.
44.1Se lento amore a lui veder vi tira
44.2o a lui acquistar, questa cornice,
44.3dopo giusto penter, ve ne martira.
45.1Altro ben è che non fa l'uom felice;
45.2non è felicità, non è la buona
45.3essenza, d'ogne ben frutto e radice.
46.1L'amor ch'ad esso troppo s'abbandona,
46.2di sovr'a noi si piange per tre cerchi;
46.3ma come tripartito si ragiona,
47.1tacciolo, acciò che tu per te ne cerchi".
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