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All'Illustrissimo e Reverendissimo Signore, il Sig. Cardinal Carlo Emanuel Pio Panegirico

Poesie

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1.1Gran Carlo, a contemplarvi il pensier volsi,
1.2Ed ora a voi lodar volgo l'ingegno,
1.3Perché di ciò che ne la mente accolsi,
1.4Fora il tacer, più che 'l mio stile, indegno.
1.5E se colà dove mirai non colsi,
1.6Troppo infermo son io, tropp'alto è 'l segno.
1.7Io da voi nulla bramo e nulla spero,
1.8Né mi spinge a lodarvi altro che 'l vero.
2.1Non vi dolga, Signor, che se voi fate
2.2Opre degne d'istoria, altri le scriva.
2.3Di voi memoria a la futura etate,
2.4Se non per voi, sol per l'esempio viva.
2.5E se la lode mia forse sdegnate,
2.6Al vostro oprar più ch'al mio dir s'ascriva.
2.7Quelle virtù ch'io amo e lodo in Vui,
2.8Amerei, loderei, poste in altrui.
3.1A me colà, dove il gran Tebro inonda,
3.2Messaggera di voi la Fama giunse.
3.3Bramai veder se 'l vero a lei risponda,
3.4E di voi, pur ignoto, amor mi punse.
3.5Venni, vidi, trovai che 'l merto abbonda,
3.6E che molto ella tacque, e nulla aggiunse;
3.7Anzi, bugiarda ne' silenzi suoi,
3.8Ella è prodiga agli altri, avara a voi.
4.1Imaginando io figurai gran cose,
4.2Ma poi veggendo io le trovai più grandi.
4.3O Cielo, o tu, cui Providenza ascose
4.4Sì gran tesori in lui, sì memorandi,
4.5Come tante in un sol grazie ripose,
4.6Che fra mille talor dividi e spandi?
4.7O Dio, com'altamente in lui s'aduna
4.8Pregio d'alma, di corpo e di fortuna!
5.1Su la sponda del Po, Signor, sorgeste
5.2D'antichissimo ceppo altero germe.
5.3Fra le serie degli avi, altri n'aveste
5.4Famosi in arme, altri fu grande inerme.
5.5Ma del gran sangue in voi, quando nasceste,
5.6Fur le mete a l'onor prefisse e ferme,
5.7Perché nel meritar glorie ed onori
5.8Furo i vostri maggior di voi minori.
6.1Lo splendor de la stirpe è un dono vile
6.2Del caso, ch'agl'indegni è spesso amico.
6.3Quella che d'altrui nasce è gloria umile,
6.4Ignobil nobiltà, tesor mendico.
6.5Voi giungete, di voi solo simile,
6.6Novella gloria al gran lignaggio antico:
6.7La palma infra le stelle al sol si deve,
6.8Perché dà luce altrui, non la riceve.
7.1Di paterne ricchezze ampio tesoro
7.2Non la Fortuna, ma lo Ciel vi diede,
7.3Perch'ella, cieca al dispensar de l'oro,
7.4Ora il merito avvanza, ora nol vede.
7.5Siete in gran facoltà maggior di loro,
7.6E i vostri beni il vostro merto eccede,
7.7E non si mostra il generoso core
7.8Posseduto da lor, ma possessore.
8.1Di tesoro da voi cura si prende
8.2Sol quanto al ben oprar egli è stormento;
8.3Altri ne l'or de l'or la sete accende,
8.4O ne porge a' piaceri esca e fomento.
8.5Ma la ricchezza in voi tributo rende
8.6De le virtuti al natural talento,
8.7E sapreste, in usar norma e ragione,
8.8Fra i tesori di Crasso esser Catone.
9.1Malagevole impresa aver l'impero
9.2Degl'indomiti affetti e ribellanti,
9.3E non errar, ove dal buon sentiero
9.4Gli allettamenti al traviar son tanti.
9.5Non ha d'anima pura il pregio vero,
9.6Non ha colui de l'innocenza i vanti,
9.7A cui son gli agi e le ricchezze ignote,
9.8Ma colui che non pecca, e peccar puote.
10.1Quell'interna beltà che 'n voi s'asconde
10.2Ne la beltà de le sembianze appare,
10.3Però che l'alma i raggi suoi diffonde
10.4Per le membra, e le fa splendide e chiare.
10.5Così notturna lampa il lume infonde
10.6Ne l'appeso cristallo, onde traspare;
10.7E così rende il sol lucida e pura
10.8Nube, che per sé fora opaca e scura.
11.1Non si sprezzi da voi quel ch'altri onora,
11.2La terrena beltà, dono del cielo:
11.3Più s'apprezza il tesor, quando dimora
11.4Entro un'arca ingemmata o in un bel velo.
11.5Quando in bel tempio deità s'adora,
11.6Cresce in altrui la riverenza e 'l zelo;
11.7E 'n voi mirando, un non so che d'immenso
11.8Forma il pensier da quel che vede il senso.
12.1Donne, dite pur voi, quante svegliaste
12.2Per la costui beltà fiamme nel seno;
12.3Quante lagrime, o voi Ninfe, versaste,
12.4Voi del Tebro, del Po, del Transimeno.
12.5Ma voi, Signor, non però mai lasciaste
12.6Cader da la ragione a' sensi il freno,
12.7E foste al lagrimar di mille amanti
12.8Scoglio di castitade in mar di pianti.
13.1Furo a sublimi studi i pensier volti
13.2Sugli anni ancor crescenti ed immaturi,
13.3E i lor misteri, infra mill'ombre involti,
13.4Non furo al sol del vostro 'ngegno oscuri.
13.5Intempestivi ancor da voi fur colti
13.6Frutti, su lo spuntar del fior, maturi,
13.7Mostrando che 'l saver e 'l cor prudente
13.8Non fu dono d'età, ma de la mente.
14.1Di natura i segreti e le cagioni
14.2Nobil vaghezza a contemplar vi tira.
14.3Sapete ciò che 'nsegni e che ragioni
14.4Il Maestro d'Atene e di Stagira,
14.5Il variar del ciel, de le stagioni,
14.6Ciò che lassù, ciò che quaggiù s'ammira.
14.7O Natura, a costui più nulla ascondi,
14.8Se non fai nuove cose o nuovi mondi.
15.1Quindi l'alma i tesori ond'ella è piena
15.2Con fiumi d'eloquenza altrui comparte,
15.3D'eloquenza che l'alme e sprona e frena,
15.4E conspirano in voi Natura ed Arte.
15.5Quinci profonda e preziosa vena
15.6Or si diffonde in voce, or ne le carte,
15.7E sta in forse il pensier come distingua,
15.8Qual più vaglia, o la penna o pur la lingua.
16.1Qualor la mente alzate, a voi son note
16.2Le qualità de le celesti spere,
16.3E 'n contemplando le superne rote
16.4Conoscete le stelle amiche o fere.
16.5Forse gran cose a voi non sono ignote,
16.6Che stelle vi mostrar fatali e vere.
16.7Vostro futuro imperio omai si scopre
16.8Forse a voi da le stelle, a me da l'opre.
17.1Già la porpora sacra il crin vi cinge,
17.2Grand'onor, ma minor del merto vostro:
17.3A l'imperio del mondo il Ciel vi spinge,
17.4Perché non ceda al secol d'oro il nostro.
17.5Già la porpora in voi d'oro si tinge:
17.6Succederà corona d'oro a l'ostro;
17.7Così, quando lassù spunta l'aurora,
17.8Lo ciel prima rosseggia, e poi s'indora.
18.1Tempo verrà che la canuta chioma
18.2Splenda di tre corone in Vaticano,
18.3E che, del mondo ogni possanza doma,
18.4Terra e cielo quaggiù regga una mano.
18.5Odi quel ch'io prometto, o mondo, o Roma:
18.6S'è ver che 'l Ciel giammai non opra invano,
18.7E se creò costui d'imperio degno,
18.8Dunque viver non può privo di regno.
19.1Allor fian vostre cure opprimer gli empi,
19.2A' rei partir le pene, i premi ai giusti,
19.3Alzar per l'universo altari e tempi,
19.4L'arti avvivar de' secoli vetusti.
19.5Vedransi in voi rinovellar gli esempi
19.6Degli antichi Alessandri e degli Augusti.
19.7Egualmente sarete e grande e Pio,
19.8Fra gli uomini primier, secondo a Dio.
20.1Vorrei più dir, ma la mia mente opprime
20.2Vostra gloria presente e la futura;
20.3E mentre io vo tessendo e carmi e rime,
20.4Sempre è più quel che 'l mio silenzio oscura.
20.5Fors'anco il vostro cor, l'alma sublime
20.6Mia lode al vero inferior non cura;
20.7O vuol, con alti e generosi modi,
20.8Non ascoltar, ma meritar le lodi.
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