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1.1Buio d'inferno e di notte privata
1.2d'ogne pianeto, sotto pover cielo,
1.3quant'esser può di nuvol tenebrata,
2.1non fece al viso mio sì grosso velo
2.2come quel fummo ch'ivi ci coperse,
2.3né a sentir di così aspro pelo,
3.1che l'occhio stare aperto non sofferse;
3.2onde la scorta mia saputa e fida
3.3mi s'accostò e l'omero m'offerse.
4.1Sì come cieco va dietro a sua guida
4.2per non smarrirsi e per non dar di cozzo
4.3in cosa che 'l molesti, o forse ancida,
5.1m'andava io per l'aere amaro e sozzo,
5.2ascoltando il mio duca che diceva
5.3pur: "Guarda che da me tu non sia mozzo".
6.1Io sentia voci, e ciascuna pareva
6.2pregar per pace e per misericordia
6.3l'Agnel di Dio che le peccata leva.
7.1Pur "Agnus Dei" eran le loro essordia;
7.2una parola in tutte era e un modo,
7.3sì che parea tra esse ogne concordia.
8.1"Quei sono spirti, maestro, ch'i' odo?",
8.2diss'io. Ed elli a me: "Tu vero apprendi,
8.3e d'iracundia van solvendo il nodo".
9.1"Or tu chi se' che 'l nostro fummo fendi,
9.2e di noi parli pur come se tue
9.3partissi ancor lo tempo per calendi?".
10.1Così per una voce detto fue;
10.2onde 'l maestro mio disse: "Rispondi,
10.3e domanda se quinci si va sùe".
11.1E io: "O creatura che ti mondi
11.2per tornar bella a colui che ti fece,
11.3maraviglia udirai, se mi secondi".
12.1"Io ti seguiterò quanto mi lece",
12.2rispuose; "e se veder fummo non lascia,
12.3l'udir ci terrà giunti in quella vece".
13.1Allora incominciai: "Con quella fascia
13.2che la morte dissolve men vo suso,
13.3e venni qui per l'infernale ambascia.
14.1E se Dio m'ha in sua grazia rinchiuso,
14.2tanto che vuol ch'i' veggia la sua corte
14.3per modo tutto fuor del moderno uso,
15.1non mi celar chi fosti anzi la morte,
15.2ma dilmi, e dimmi s'i' vo bene al varco;
15.3e tue parole fier le nostre scorte".
16.1"Lombardo fui, e fu' chiamato Marco;
16.2del mondo seppi, e quel valore amai
16.3al quale ha or ciascun disteso l'arco.
17.1Per montar sù dirittamente vai".
17.2Così rispuose, e soggiunse: "I' ti prego
17.3che per me prieghi quando sù sarai".
18.1E io a lui: "Per fede mi ti lego
18.2di far ciò che mi chiedi; ma io scoppio
18.3dentro ad un dubbio, s'io non me ne spiego.
19.1Prima era scempio, e ora è fatto doppio
19.2ne la sentenza tua, che mi fa certo
19.3qui, e altrove, quello ov'io l'accoppio.
20.1Lo mondo è ben così tutto diserto
20.2d'ogne virtute, come tu mi sone,
20.3e di malizia gravido e coverto;
21.1ma priego che m'addite la cagione,
21.2sì ch'i' la veggia e ch'i' la mostri altrui;
21.3ché nel cielo uno, e un qua giù la pone".
22.1Alto sospir, che duolo strinse in "uhi!",
22.2mise fuor prima; e poi cominciò: "Frate,
22.3lo mondo è cieco, e tu vien ben da lui.
23.1Voi che vivete ogne cagion recate
23.2pur suso al cielo, pur come se tutto
23.3movesse seco di necessitate.
24.1Se così fosse, in voi fora distrutto
24.2libero arbitrio, e non fora giustizia
24.3per ben letizia, e per male aver lutto.
25.1Lo cielo i vostri movimenti inizia;
25.2non dico tutti, ma, posto ch'i' 'l dica,
25.3lume v'è dato a bene e a malizia,
26.1e libero voler; che, se fatica
26.2ne le prime battaglie col ciel dura,
26.3poi vince tutto, se ben si notrica.
27.1A maggior forza e a miglior natura
27.2liberi soggiacete; e quella cria
27.3la mente in voi, che 'l ciel non ha in sua cura.
28.1Però, se 'l mondo presente disvia,
28.2in voi è la cagione, in voi si cheggia;
28.3e io te ne sarò or vera spia.
29.1Esce di mano a lui che la vagheggia
29.2prima che sia, a guisa di fanciulla
29.3che piangendo e ridendo pargoleggia,
30.1l'anima semplicetta che sa nulla,
30.2salvo che, mossa da lieto fattore,
30.3volontier torna a ciò che la trastulla.
31.1Di picciol bene in pria sente sapore;
31.2quivi s'inganna, e dietro ad esso corre,
31.3se guida o fren non torce suo amore.
32.1Onde convenne legge per fren porre;
32.2convenne rege aver, che discernesse
32.3de la vera cittade almen la torre.
33.1Le leggi son, ma chi pon mano ad esse?
33.2Nullo, però che 'l pastor che procede,
33.3rugumar può, ma non ha l'unghie fesse;
34.1per che la gente, che sua guida vede
34.2pur a quel ben fedire ond'ella è ghiotta,
34.3di quel si pasce, e più oltre non chiede.
35.1Ben puoi veder che la mala condotta
35.2è la cagion che 'l mondo ha fatto reo,
35.3e non natura che 'n voi sia corrotta.
36.1Soleva Roma, che 'l buon mondo feo,
36.2due soli aver, che l'una e l'altra strada
36.3facean vedere, e del mondo e di Deo.
37.1L'un l'altro ha spento; ed è giunta la spada
37.2col pasturale, e l'un con l'altro insieme
37.3per viva forza mal convien che vada;
38.1però che, giunti, l'un l'altro non teme:
38.2se non mi credi, pon mente a la spiga,
38.3ch'ogn'erba si conosce per lo seme.
39.1In sul paese ch'Adice e Po riga,
39.2solea valore e cortesia trovarsi,
39.3prima che Federigo avesse briga;
40.1or può sicuramente indi passarsi
40.2per qualunque lasciasse, per vergogna,
40.3di ragionar coi buoni o d'appressarsi.
41.1Ben v'èn tre vecchi ancora in cui rampogna
41.2l'antica età la nova, e par lor tardo
41.3che Dio a miglior vita li ripogna:
42.1Currado da Palazzo e 'l buon Gherardo
42.2e Guido da Castel, che mei si noma,
42.3francescamente, il semplice Lombardo.
43.1Dì oggimai che la Chiesa di Roma,
43.2per confondere in sé due reggimenti,
43.3cade nel fango, e sé brutta e la soma".
44.1"O Marco mio", diss'io, "bene argomenti;
44.2e or discerno perché dal retaggio
44.3li figli di Levì furono essenti.
45.1Ma qual Gherardo è quel che tu per saggio
45.2di' ch'è rimaso de la gente spenta,
45.3in rimprovèro del secol selvaggio?".
46.1"O tuo parlar m'inganna, o el mi tenta",
46.2rispuose a me; "ché, parlandomi tosco,
46.3par che del buon Gherardo nulla senta.
47.1Per altro sopranome io nol conosco,
47.2s'io nol togliessi da sua figlia Gaia.
47.3Dio sia con voi, ché più non vegno vosco.
48.1Vedi l'albor che per lo fummo raia
48.2già biancheggiare, e me convien partirmi
48.3(l'angelo è ivi) prima ch'io li paia".
49.1Così tornò, e più non volle udirmi.
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