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EGLOGA TIRSI INTITULATA

Tirsi

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1.1Quando fia mai che questa roca cetra
1.2Meco del mio dolor non si lamenti?
1.3Non è più in questi monti arbor o pietra
1.4Che non intenda le mie pene e i stenti;
1.5Né pur anchor mercé da te se impetra,
1.6Nympha crudel, di sì longi tormenti:
1.7Anci, se odi i miei mali acerbi e duri,
1.8Di non odir t'infingi o non ti curi.
2.1Spesso per la pietà del mio dolore
2.2Scordan le matri dar latte agli agnelli,
2.3E veggiendo languire el suo pastore
2.4Non seguiton l'armento i miei vitelli;
2.5Escon talhor di quel boschetto fuore
2.6A pianger meco i simplicetti augelli,
2.7Talhor nascosti in sue fronzute stanze
2.8Par che cantin le mie dolci speranze.
3.1Tu sola più che questa quercia annosa
3.2Sei dura, e più che il mare e i scoglii sorda;
3.3Più che un serpente sei aspra e sdegnosa
3.4E più che una orsa assai del sangue ingorda.
3.5Ché non è fiera in queste selve ascosa,
3.6Che, come tu el mio cor, gli armenti morda;
3.7E sol constante sei ne la mia doglia,
3.8Nel resto mobil più che al vento foglia.
4.1Ben mi racorda quando longo el rio
4.2Ti vidi prima andar cogliendo i fiori,
4.3Che mi dicesti: «O caro Iola mio,
4.4Tu sei più bello tra tutti i pastori,
4.5E sol come tu fai cantar disio,
4.6Che i sassi col cantar par che inamori».
4.7Poi mi ponesti una girlanda in testa,
4.8Che di ligustri e rose era contesta.
5.1Hoimè, alhor mi traesti el cor del petto
5.2E teco nel portasti, e teco hor l'hai;
5.3Ma poi che sì mi negi el dolce aspetto,
5.4Che debbo far, se non sempre trar guai?
5.5D'ombrose selve più non ho diletto,
5.6Di vivi fonti, o prati, né harò mai;
5.7Non so più manigiar la marra o 'l rastro,
5.8Né parmi de l'armento esser più mastro.
6.1Fatto hanno gli occhi miei homai un fonte
6.2Col pianto, ove si può spegner la sete.
6.3Venite, o fiere, giù da questo monte
6.4A ber senza timor di laccio o rete;
6.5E benché un fiume mi caggia dal fronte,
6.6Pastori, voi dal petto foco harete:
6.7Ché del mio cor non è pur una dramma,
6.8Che homai non sia conversa in foco e fiamma.
7.1E tu, nympha crudel, sol cagion sei
7.2Di transformarmi in sì strana figura:
7.3Che così bella fuor t'han fatta i dèi
7.4E dentro poi crudele, acerba e dura.
7.5Ma perché me ingannasser gli occhi miei
7.6Contra ragion ti fe' tal la natura.
7.7Le fiere aspetto han paventoso e strano,
7.8E tu l'animo fiero e il volto humano.
8.1Humano è il volto tuo? anci divino,
8.2Ché dentro vi son pur due chiare stelle.
8.3Le fresche rose còlte nel giardino
8.4D'amor, fanno le guancie tenerelle,
8.5La bocca sparge odor di gelsomino,
8.6Duoi fior' vermiglii son le labra belle,
8.7La gola e 'l mento e il delicato petto
8.8Son di candida neve e latte stretto.
9.1Queste catene mie, questi legami
9.2Discioglier dal mio cor mai non potrei,
9.3Questi mei cari, dolci, inescati hami
9.4Smorsar non posso, né poter vorei.
9.5E benché mille volte morte chiami,
9.6Per te soavi son gli affanni miei.
9.7Così el ciel vòle, e tu, che sei mia scorta:
9.8Che ogniuno el suo destin seco si porta.
10.1Le fiere ai boschi pur tornan la sera,
10.2Dove di sua fatica hanno riposo;
10.3Si riveston di foglie a primavera
10.4I boschi, ignudi nel tempo nivoso.
10.5L'autumno l'uva fa matura e nera
10.6E ogni arbor da novelli frutti ascoso;
10.7El mio duol mai non muta le sue tempre
10.8E sono le mie pene acerbe sempre.
11.1Ma i giorni obscuri diverrian sereni,
11.2Se pietà ti pungesse il core un poco.
11.3Alhor sariano i boschi e i fonti ameni,
11.4Se meco fusti, o nympha, in questo loco.
11.5Andrian di dolce latte i fiumi pieni,
11.6Se amor per me il tuo cor ponesse in foco;
11.7E sì sonori i miei versi sariano,
11.8Che invidia Orpheo e Lino anchor n'haríano.
12.1Corremi adunque in braccio, o Galatea,
12.2Né ti sdegnar d'i boschi, o d'esser mia.
12.3Vener nei boschi accompagnar solea
12.4El suo amante, e lì spesso si adormia.
12.5La luna, che è su in ciel sì bella dea,
12.6Un pastorello per amor seguia;
12.7E venne a lui nel bosco a una fontana,
12.8Perché donolli un vel di bianca lana.
13.1Di bianca lana i miei greggi coperti
13.2Sono, come tu stessa veder puoi;
13.3E benché magior dono assai tu merti
13.4Che non agnelli, capre, vacche o boi,
13.5L'armento e il gregge mio, per compiacerti,
13.6E 'l cane e l'asinel tutti son tuoi,
13.7E quanti frutti sono in queste selve,
13.8E quanti augelli insieme e quante belve.
14.1Un canestro di pomi t'ho già còlto,
14.2Uno altro poi di prune e sorbe insieme;
14.3E pur hor di palumbi un nido ho tolto,
14.4Che anchor la matre in cima a l'olmo geme;
14.5Un capreol ti serbo, che disciolto
14.6Tra gli agnelli sen va, né del can teme;
14.7Due tazze poi d'oliva, al torno fatte
14.8Da quel bon mastro, harai piene di latte.
15.1Ecco le nymphe qui, che una corona
15.2Ti tessono di rose e d'altri fiori;
15.3Odi la selva e il monte che risuona
15.4Di fistole e sampogne di pastori.
15.5Di fior' la terra lieta se incorona
15.6E sparger se aparechia dolci odori.
15.7Deh vieni homai, che null'altro ci resta,
15.8Se non goder l'età fiorita in festa.
16.1Si spogliano i serpenti la vechiezza
16.2E rinovan la scorza insieme e gli anni;
16.3Ma fugge e non ritorna la bellezza
16.4In noi per arte alcuna, o novi panni.
16.5Mentre adunque sei tal che ogniun t'aprezza,
16.6Deh vieni a ristorar tanti miei danni,
16.7Ché col tempo, ma in van, ti pentirai,
16.8Se la bramata gratia a me non dai.
17.1Hoimè, ch'io vedo pur mover le frondi
17.2E sento caminar per questa selva.
17.3Se sei la bella nympha, homai rispondi,
17.4Ch'io son l'amante tuo, non fiera belva.
17.5Lasso, perché mi fuggi e ti nascondi
17.6Come timida cerva se rinselva?
17.7Misero me, che fia? se ben discerno,
17.8Questo a l'habito par pastore externo.
18.1Dio ti salvi, pastor nobile e raro,
18.2Che qui d'i tuoi martir' chiami mercede;
18.3El tuo soave suon m'era sì caro,
18.4Che per bon spatio non ho mosso el piede;
18.5E il mio camin, che sì m'è parso amaro,
18.6Nel tuo vago cantar dolce mi riede;
18.7E questo corpo stanco homai si oblia
18.8La noia e il mal de la passata via.
19.1E se tali son quei che a queste fonti
19.2Fanno agli armenti suoi la sete doma,
19.3Non ha Parnaso i più honorati monti,
19.4Né le sue selve più lodata chioma.
19.5Hora sì par che 'l sacro colle i' monti,
19.6Ove è la dea la qual tanto si noma:
19.7Di che el dio Pan assai ringratio e lodo,
19.8Ché d'esser giunto qui troppo mi godo.
20.1La fama di lontan così m'accese,
20.2Che el patrio albergo voluntier lassai
20.3E la nympha crudel che già mi prese,
20.4Per cui la fiamma del mio cor cantai.
20.5Anch'io fui tra i pastor' del mio paese
20.6Di qualche grido et honorato assai.
20.7E se v'andasti mai, sapresti come
20.8Ne le sampogne lor suona el mio nome.
21.1Tu dèi pur di Menalca havere inteso,
21.2Che fra tutti i pastori è sì nomato.
21.3Cantai cum lui e a me l'honor fu reso,
21.4Sì che per tutto Tirsi era gridato:
21.5Onde ei di doglia e di furore acceso
21.6Roppe la cetra, e fu di ciò biasmato;
21.7Che era sì ben contesta e di tal legno,
21.8Che già sonarla Pan non hebbe a sdegno.
22.1Ma teco ragionar mi par vergogna
22.2De le fistule roche di quel lido,
22.3Perché intendo che sol qui la sampogna
22.4Tiene el suo vero et honorato nido.
22.5E tu ben mostro m'hai senza menzogna
22.6L'effetto assai magior che non è il grido:
22.7Ché di quanti pastori ho visto, estimo
22.8Certo te sol tra i più lodati el primo.
23.1Ma dimi, Iola, homai, dimi s'io sono
23.2Lontan da lei che d'honorar disio:
23.3Questo ti chiedo per cortese dono
23.4E per pietà del mio camin sì rio,
23.5Né te incresca lassare un poco el suono,
23.6Finché contento fai el voler mio,
23.7E siami scorta a ritruovar costei,
23.8Se dentro, come fuor, gentil tu sei.
24.1Così l'armento tuo securo stia
24.2Sempre dagli orsi e lupi et altre belve,
24.3E gli agni tuoi per la più dritta via
24.4Seguin le matri, e alcun mai non se 'nselve.
24.5Così la cetra tua tanta harmonia
24.6Mandi qui intorno ai monti e in queste selve,
24.7Che Galatea ognihor te sia presente
24.8E ne le braccia tue corra sovente.
25.1Poiché ti degni di lodarme tanto,
25.2Qual' gratie, o Tirsi, mai ti potrò rendere?
25.3Qui son pastori assai, che col lor canto
25.4I sassi fan de la pietate accendere.
25.5Io di cantar tra lor già non mi vanto,
25.6Ché i versi miei non pòn tanto alto ascendere.
25.7Ben più lieta fu già questa mia lira,
25.8La quale hor meco sol piange e sospira.
26.1Ma se la nostra dea veder vorai,
26.2Altro fia che in ciò adempia el tuo disio.
26.3Molti pastor' qui apresso truoverai
26.4Che inanti a lei ti menaran, perch'io
26.5Di questo intorno non mi parto mai,
26.6L'error d'altrui piangendo e il destin mio.
26.7E qui d'amore ho compagnia, e sol sento
26.8Muggi, balati, augei, rivi, echo e vento.
27.1Intanto se posar qui meco un poco
27.2Ti par, Tirsi mio caro, a me fia grato,
27.3E scorderai iacendo a poco a poco
27.4La lunga noia del camin passato.
27.5Qui murmura un bel fonte, ameno è il loco,
27.6E soffia el ventolino un fresco fiato.
27.7Castagne e noci harai, latte e bon vino,
27.8E credo anchor qui havere un marzollino.
28.1Io mi ti colcarò, pastore, a canto,
28.2Purché cantare un poco non te incresca,
28.3Però che il tuo soave e dolce canto
28.4Me più che il vento e il fonte assai rinfresca.
28.5E questa nympha tua che chiami tanto,
28.6Maraviglia ho che a udirti fuor non esca,
28.7Anci come da te mai si disiunga,
28.8Se sa che amor sì forte el cor ti punga.
29.1A pochi i versi miei udir mai lasso,
29.2Ma el tutto sa colei che m'ha in catene:
29.3Che in ogni scorza e tronco a passo a passo
29.4Scritto ho la sua bellezza e le mie pene.
29.5Diroti una canzon scritta in quel sasso,
29.6Ch'ella talhor nascosta a leger viene;
29.7Et io per ben mirare el suo bel volto
29.8Mostro non la veder.
30.1Di', ch'io t'ascolto.
31.1Queste lachrime mie, questi sospiri
31.2Son dolce cibo de la mia nimica,
31.3Onde ella si nutrica,
31.4E di ciò solo appaga i suoi desiri.
31.5Però, se giunta al fin mia vita vede,
31.6Qualche dolce soccorso porge al core,
31.7Che da propinqua morte lo diffende;
31.8E tosto che ei repiglia el suo vigore,
31.9Di lachrime e sospir' tributo chiede
31.10La ingorda fame che tal cibo attende.
31.11Ond'io, poiché el mio ben tanto m'offende,
31.12Fugo rimedio che el dolor contempre,
31.13Temendo non pur sempre
31.14Sì proximi al piacer siano i martìri.
32.1Troppo breve m'è parso el dolce canto,
32.2Ch'io n'aspettava anchor e stava attento.
33.1Le amare pene mie son longe, e il pianto.
34.1Portòmi, Iola, la tua voce il vento;
34.2Io per udirti mi nascosi intanto,
34.3Tal che ben tutto ho inteso el pio lamento.
34.4E perché el tuo disio, pastore, intesi,
34.5Vèr voi per satisfarti el camin presi.
35.1Tirsi, non ha pastor questo paese
35.2Che meglio dar ti possa ciò che brami;
35.3Questo è caro a ciascun, perché è cortese
35.4E ben governa armenti, greggi e sami.
35.5E tu, Dameta mio, che degne imprese
35.6Fai sempre, e tai pastori honori et ami,
35.7A Tirsi ben serai fido compagno,
35.8Che sai come servire è gran guadagno.
36.1Io me n'andrò per queste selve intorno
36.2Finché in ciel sian le stelle e il giorno spento;
36.3A la capanna poi farò ritorno
36.4E colcaromi apresso del mio armento.
36.5Spero più lieta notte haver che giorno
36.6E da Galatea in parte esser contento:
36.7Che spesso a consolarme in sogno viene,
36.8Acioché un sogno sia el mio summo bene.
37.1Poiché col tuo martir solo e pensoso
37.2Vòi pur, Iola mio, restar piangendo
37.3Fra queste quercie e questi faggi ascoso,
37.4A più sorda di lor mercé chiedendo,
37.5Io me n'andrò del tuo languir doglioso,
37.6E contentar questo pastore intendo.
37.7Andiamo, o Tirsi, e pel camin potrai
37.8Forse truovar quel che cercando vai.
38.1Ché spesso intorno al vago e bel Metauro
38.2Va questa dea cum le sue nymphe errando,
38.3Legiadre sì, che dal mare indo al mauro
38.4Non è chi possa lor gir paregiando;
38.5Non ornate di gemme o d'ostro o d'auro,
38.6Ché tai pompe da lor son poste in bando:
38.7Candide tutte, e sol per ornamento
38.8Portan girlande e dan le treccie al vento.
39.1Qual si vede di lor pigliar la via
39.2Al bosco, ove truovar la fiera crede,
39.3Qual cum l'arco a ferir ratta se invia,
39.4Qual fra l'herbette e i fior' cantando sede.
39.5Una tra tutte lor vi è dolce e pia,
39.6Che a canto de la dea sempre si vede:
39.7Questa non porta mai seco arme in cacia,
39.8Sol col dolce parlar le fiere allacia.
40.1Quinci talhor vedrai molte di loro
40.2Fare una lieta et amorosa danza,
40.3E molte quindi che del sacro alloro
40.4Cum la sampogna in man stanno in speranza.
40.5Fra così dolce e glorioso choro
40.6Stassi la dea che tutte l'altre avanza.
40.7Florido fa el terren, là ove ella el tocchi,
40.8E tien sereno el ciel sol coi belli occhi.
41.1Par che la terra e il fiume e il bosco rida,
41.2Ove el suo santo piede el passo piglia,
41.3E l'aria intorno el suo bel nome grida,
41.4Ove ella volge le honorate ciglia.
41.5A questa ogniuno i suoi pensieri affida
41.6E sempre ha ben chi seco si consiglia:
41.7Tanto è prudente et ha in sé tanto amore,
41.8Portando sempre in fronte el sacro honore.
42.1Le lode di costei son tanto chiare,
42.2Che lor uopo non è di roca tromba,
42.3Né bastante son io la fama alzare
42.4Di questa pura e candida colomba.
42.5Così son l'opre sue divine e rare,
42.6Che i boschi el sanno e l'aria ne rimbomba.
42.7Né sol coi modi suoi gli homini paca,
42.8Ché anchor le fiere horrende amica e placa.
43.1A questa nostra dea tutti i pastori,
43.2Che gran tempo habitâr queste contrade,
43.3Vengon cantando i loro accesi amori
43.4E la dolce perduta libertade;
43.5E fan cozzar montoni e giostrar tori,
43.6Spargendo ove ella va di fior' le strade;
43.7E si vede ancho a questa vita vera
43.8Tra noi di externi una honorata schiera.
44.1Dal sino d'Hadria qua venne un pastore
44.2Fra tutti gli altri assai famoso e degno,
44.3Qual sentendo di questa el gran valore
44.4Solo a cantar di lei pose el suo inzegno;
44.5Et ha del suo splendor sì vago el core,
44.6Che non curò lassare il patrio regno,
44.7Ma venne ad habitar questo paese
44.8E cantò dolcemente: Alma cortese.
45.1Venne dal Mintio quel che al secol nostro
45.2Via più cresce l'honor, cresce la fama:
45.3Questo è sì noto nel paese vostro,
45.4Che ogni pastor di là l'honora et ama;
45.5So c'hai veduto del suo sacro inchiostro
45.6Là ove si duol d'amore e mercé chiama.
45.7Dolce e amaro destin, che mi sospinse,
45.8Cantò l'altr'hieri, e tutti gli altri vinse.
46.1Èvi il pastore antico, e ogniun l'honora
46.2Ché del sacrato allor porta corona;
46.3Questo ha la cheli sua dolce e sonora,
46.4La cheli stessa cum che Phebo suona,
46.5E l'have in modo tal che al collo ognihora
46.6La tien, sì che di lui ben si ragiona.
46.7Questo agli altri pastor' dona consiglio,
46.8Ché già provò d'amor el fiero artiglio.
47.1Venne d'Hetruria un altro in questi monti
47.2Saggio e docto pastore in ciascuna arte;
47.3Non son piaggie qui atorno o rive o fonti,
47.4Che non intendan le sue lode sparte.
47.5Ma temo assai che prima el sol tramonti,
47.6Ch'io possa dir di lui pur una parte.
47.7Questo cantò con amorosa voce:
47.8Se fosse el passo mio così veloce.
48.1Stassi tra questi anchor un giovinetto
48.2Pastor, che a dir di lui pietate prendo:
48.3Così fu grave il duol, grave il dispetto
48.4Che già gli fece amor, si come intendo,
48.5Ch'egli ne porta anchor piagato el petto;
48.6E mille fiate al dì si duol dicendo:
48.7Io son forzato, Amore, a dire hor cose
48.8A te di poco honore, a me noiose.
49.1Questi degni pastori et altri apresso,
49.2De' quai si vede una gran schiera folta,
49.3Vanno ogni dì, sí come è a lor concesso,
49.4Inanti a lei cum riverentia molta.
49.5Un vi è tra loro il qual cantando spesso
49.6La nostra dea cum le sue nymphe ascolta:
49.7Detto è il secundo, ma tra tutti è il primo
49.8Cum la sua voce, e so che 'l vero estimo.
50.1Fra questa lieta et honorata gente
50.2Vive la dea che tu cercando vai,
50.3E, se non ch'ella el veta e nol consente,
50.4Li honor' divini harìa dal mondo homai.
50.5Pur noi a questa ricorriam sovente,
50.6E, se qui entrar tu vòi, veder potrai
50.7Pieno un tempio di voti e d'ornamenti
50.8Dicati a lei per risanar li armenti.
51.1E percioché si suole in simil giorno
51.2In questi boschi a lei render gli honori,
51.3Tosto vedrai venir d'ogni contorno
51.4Col sacrificio in man molti pastori,
51.5Che le sue lode canteran qui intorno
51.6Empiendo il bosco di soavi odori:
51.7Però a me par che qui faciam dimora
51.8Per poterli veder, ché giunta è l'hora.
52.1El nome di costei, Dameta, è tale
52.2Che ogniun l'honora, et io lontan lo intesi,
52.3E il viver lieto e l'obliar del male
52.4Ch'altrui sostenne già in altri paesi,
52.5E questo dolce albergo, e quanto e quale
52.6Sia el valor d'i pastor' saggi e cortesi;
52.7Ond'io volli venir qui col mio gregge
52.8Per viver sotto questa santa legge.
53.1E già le care tue dolci parole
53.2M'hanno cotanto intenerito el core,
53.3Che prima che nel mar s'atuffi el sole
53.4Disposto ho di vederla e farle honore.
53.5E ben del mio tardare assai mi duole,
53.6Perché degli anni mei perso ho il migliore.
54.1Non ti doler, ché anchor potrai contento
54.2Pascer molt'anni el tuo felice armento.
55.1Tu puoi cum noi sperar la pace eterna
55.2E de' lupi sprezzar le insidie tante,
55.3Mercé d'un bon pastore, el qual governa
55.4I campi lieti e le contrade sante.
56.1Di questo ho udito dire in parte externa
56.2Cose di che convien la fama cante.
57.1So ben che il nome suo molto si spande,
57.2Ma il vero è de la fama assai più grande.
58.1Dirti el tutto di lui mai non potrei:
58.2È docto e saggio, e qui tra noi è un sole,
58.3Clemente ove si puote, e iusto ai rei,
58.4Splendido, e il nostro ben procura e vòle.
58.5Mille e mille opre sue narrar saprei,
58.6Ma tempo è di dar fine ale parole,
58.7Percioché di lontan, s'io non m'inganno,
58.8Scorgo i pastor' che al sacrificio vanno.
59.1Poiché discesa da' celesti chori
59.2Sei nel mundo tra noi, alma beata,
59.3Odi i devoti priegi de' pastori,
59.4Né ti sdegnar da noi esser lodata;
59.5E questo picciol dono e i nostri cori
59.6Insieme accepta cum la mente grata;
59.7E se cum fé serviam tue sante leggi,
59.8Fa' sian chiari tra gli altri i nostri greggi.
60.1Tanta dolcezza è nel mio cor discesa,
60.2Dameta, odendo la harmonia di questi,
60.3Ch'io sento da un desir l'anima presa
60.4Che mi ralegra il core e i spirti mesti;
60.5E parmi che a me stesso i' faccia offesa,
60.6Che de ire ad honorarli homai più resti.
61.1Ben li fia tempo, o Tirsi, aspetta alquanto
61.2Che altro ci resta anchor miglior che 'l canto.
62.1Magior cosa vedrai, magior miracolo
62.2Di genti horrende in viso e spaventevoli,
62.3Che sogliono qui intorno al santo oracolo
62.4Far lieti balli e giochi sollacievoli.
62.5Né dèi, né fauni son, ma per miracolo
62.6D'arbor' son nati e son tra lor piacevoli;
62.7E già parmi d'udir che escan del bosco,
62.8Perché a l'usato suon ben li conosco.
63.1Andiamo, o Tirsi, homai, che mi par l'hora
63.2Che essa qui a una fontana venir suole,
63.3E a l'ombra cum le sue nymphe dimora,
63.4Dove passar non può raggio di sole.
63.5Cantando a mano a man ballan talhora
63.6Le nymphe coi pastori, e talhor sole.
63.7Quivi ad agio vederla ben potrai;
63.8A cena e albergo poi meco verrai.
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