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1.1Noi eravamo al sommo de la scala,
1.2dove secondamente si risega
1.3lo monte che salendo altrui dismala.
2.1Ivi così una cornice lega
2.2dintorno il poggio, come la primaia;
2.3se non che l'arco suo più tosto piega.
3.1Ombra non lì è né segno che si paia:
3.2parsi la ripa e parsi la via schietta
3.3col livido color de la petraia.
4.1"Se qui per dimandar gente s'aspetta",
4.2ragionava il poeta, "io temo forse
4.3che troppo avrà d'indugio nostra eletta".
5.1Poi fisamente al sole li occhi porse;
5.2fece del destro lato a muover centro,
5.3e la sinistra parte di sé torse.
6.1"O dolce lume a cui fidanza i' entro
6.2per lo novo cammin, tu ne conduci",
6.3dicea, "come condur si vuol quinc'entro.
7.1Tu scaldi il mondo, tu sovr'esso luci;
7.2s'altra ragione in contrario non ponta,
7.3esser dien sempre li tuoi raggi duci".
8.1Quanto di qua per un migliaio si conta,
8.2tanto di là eravam noi già iti,
8.3con poco tempo, per la voglia pronta;
9.1e verso noi volar furon sentiti,
9.2non però visti, spiriti parlando
9.3a la mensa d'amor cortesi inviti.
10.1La prima voce che passò volando
10.2"Vinum non habent" altamente disse,
10.3e dietro a noi l'andò reïterando.
11.1E prima che del tutto non si udisse
11.2per allungarsi, un'altra "I' sono Oreste"
11.3passò gridando, e anco non s'affisse.
12.1"Oh!", diss'io, "padre, che voci son queste?".
12.2E com'io domandai, ecco la terza
12.3dicendo: "Amate da cui male aveste".
13.1E 'l buon maestro: "Questo cinghio sferza
13.2la colpa de la invidia, e però sono
13.3tratte d'amor le corde de la ferza.
14.1Lo fren vuol esser del contrario suono;
14.2credo che l'udirai, per mio avviso,
14.3prima che giunghi al passo del perdono.
15.1Ma ficca li occhi per l'aere ben fiso,
15.2e vedrai gente innanzi a noi sedersi,
15.3e ciascuno è lungo la grotta assiso".
16.1Allora più che prima li occhi apersi;
16.2guarda'mi innanzi, e vidi ombre con manti
16.3al color de la pietra non diversi.
17.1E poi che fummo un poco più avanti,
17.2udia gridar: "Maria, òra per noi":
17.3gridar "Michele" e "Pietro", e "Tutti santi".
18.1Non credo che per terra vada ancoi
18.2omo sì duro, che non fosse punto
18.3per compassion di quel ch'i' vidi poi;
19.1ché, quando fui sì presso di lor giunto,
19.2che li atti loro a me venivan certi,
19.3per li occhi fui di grave dolor munto.
20.1Di vil ciliccio mi parean coperti,
20.2e l'un sofferia l'altro con la spalla,
20.3e tutti da la ripa eran sofferti.
21.1Così li ciechi a cui la roba falla,
21.2stanno a' perdoni a chieder lor bisogna,
21.3e l'uno il capo sopra l'altro avvalla,
22.1perché 'n altrui pietà tosto si pogna,
22.2non pur per lo sonar de le parole,
22.3ma per la vista che non meno agogna.
23.1E come a li orbi non approda il sole,
23.2così a l'ombre quivi, ond'io parlo ora,
23.3luce del ciel di sé largir non vole;
24.1ché a tutti un fil di ferro i cigli f¢ra
24.2e cusce sì, come a sparvier selvaggio
24.3si fa però che queto non dimora.
25.1A me pareva, andando, fare oltraggio,
25.2veggendo altrui, non essendo veduto:
25.3per ch'io mi volsi al mio consiglio saggio.
26.1Ben sapev'ei che volea dir lo muto;
26.2e però non attese mia dimanda,
26.3ma disse: "Parla, e sie breve e arguto".
27.1Virgilio mi venìa da quella banda
27.2de la cornice onde cader si puote,
27.3perché da nulla sponda s'inghirlanda;
28.1da l'altra parte m'eran le divote
28.2ombre, che per l'orribile costura
28.3premevan sì, che bagnavan le gote.
29.1Volsimi a loro e "O gente sicura",
29.2incominciai, "di veder l'alto lume
29.3che 'l disio vostro solo ha in sua cura,
30.1se tosto grazia resolva le schiume
30.2di vostra coscïenza sì che chiaro
30.3per essa scenda de la mente il fiume,
31.1ditemi, ché mi fia grazioso e caro,
31.2s'anima è qui tra voi che sia latina;
31.3e forse lei sarà buon s'i' l'apparo".
32.1"O frate mio, ciascuna è cittadina
32.2d'una vera città; ma tu vuo' dire
32.3che vivesse in Italia peregrina".
33.1Questo mi parve per risposta udire
33.2più innanzi alquanto che là dov'io stava,
33.3ond'io mi feci ancor più là sentire.
34.1Tra l'altre vidi un'ombra ch'aspettava
34.2in vista; e se volesse alcun dir "Come?",
34.3lo mento a guisa d'orbo in sù levava.
35.1"Spirto", diss'io, "che per salir ti dome,
35.2se tu se' quelli che mi rispondesti,
35.3fammiti conto o per luogo o per nome".
36.1"Io fui sanese", rispuose, "e con questi
36.2altri rimendo qui la vita ria,
36.3lagrimando a colui che sé ne presti.
37.1Savia non fui, avvegna che Sapìa
37.2fossi chiamata, e fui de li altrui danni
37.3più lieta assai che di ventura mia.
38.1E perché tu non creda ch'io t'inganni,
38.2odi s'i' fui, com'io ti dico, folle,
38.3già discendendo l'arco d'i miei anni.
39.1Eran li cittadin miei presso a Colle
39.2in campo giunti co' loro avversari,
39.3e io pregava Iddio di quel ch'e' volle.
40.1Rotti fuor quivi e vòlti ne li amari
40.2passi di fuga; e veggendo la caccia,
40.3letizia presi a tutte altre dispari,
41.1tanto ch'io volsi in sù l'ardita faccia,
41.2gridando a Dio: "Omai più non ti temo!",
41.3come fé 'l merlo per poca bonaccia.
42.1Pace volli con Dio in su lo stremo
42.2de la mia vita; e ancor non sarebbe
42.3lo mio dover per penitenza scemo,
43.1se ciò non fosse, ch'a memoria m'ebbe
43.2Pier Pettinaio in sue sante orazioni,
43.3a cui di me per caritate increbbe.
44.1Ma tu chi se', che nostre condizioni
44.2vai dimandando, e porti li occhi sciolti,
44.3sì com'io credo, e spirando ragioni?".
45.1"Li occhi", diss'io, "mi fieno ancor qui tolti,
45.2ma picciol tempo, ché poca è l'offesa
45.3fatta per esser con invidia vòlti.
46.1Troppa è più la paura ond'è sospesa
46.2l'anima mia del tormento di sotto,
46.3che già lo 'ncarco di là giù mi pesa".
47.1Ed ella a me: "Chi t'ha dunque condotto
47.2qua sù tra noi, se giù ritornar credi?".
47.3E io: "Costui ch'è meco e non fa motto.
48.1E vivo sono; e però mi richiedi,
48.2spirito eletto, se tu vuo' ch'i' mova
48.3di là per te ancor li mortai piedi".
49.1"Oh, questa è a udir sì cosa nuova",
49.2rispuose, "che gran segno è che Dio t'ami;
49.3però col priego tuo talor mi giova.
50.1E cheggioti, per quel che tu più brami,
50.2se mai calchi la terra di Toscana,
50.3che a' miei propinqui tu ben mi rinfami.
51.1Tu li vedrai tra quella gente vana
51.2che spera in Talamone, e perderagli
51.3più di speranza ch'a trovar la Diana;
52.1ma più vi perderanno li ammiragli".
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