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1.1"O Padre nostro, che ne' cieli stai,
1.2non circunscritto, ma per più amore
1.3ch'ai primi effetti di là sù tu hai,
2.1laudato sia 'l tuo nome e 'l tuo valore
2.2da ogni creatura, com'è degno
2.3di render grazie al tuo dolce vapore.
3.1Vegna ver' noi la pace del tuo regno,
3.2ché noi ad essa non potem da noi,
3.3s'ella non vien, con tutto nostro ingegno.
4.1Come del suo voler li angeli tuoi
4.2fan sacrificio a te, cantando osanna,
4.3così facciano li uomini de' suoi.
5.1Dà oggi a noi la cotidiana manna,
5.2sanza la qual per questo aspro diserto
5.3a retro va chi più di gir s'affanna.
6.1E come noi lo mal ch'avem sofferto
6.2perdoniamo a ciascuno, e tu perdona
6.3benigno, e non guardar lo nostro merto.
7.1Nostra virtù che di legger s'adona,
7.2non spermentar con l'antico avversaro,
7.3ma libera da lui che sì la sprona.
8.1Quest'ultima preghiera, segnor caro,
8.2già non si fa per noi, ché non bisogna,
8.3ma per color che dietro a noi restaro".
9.1Così a sé e noi buona ramogna
9.2quell'ombre orando, andavan sotto 'l pondo,
9.3simile a quel che tal volta si sogna,
10.1disparmente angosciate tutte a tondo
10.2e lasse su per la prima cornice,
10.3purgando la caligine del mondo.
11.1Se di là sempre ben per noi si dice,
11.2di qua che dire e far per lor si puote
11.3da quei ch'hanno al voler buona radice?
12.1Ben si de' loro atar lavar le note
12.2che portar quinci, sì che, mondi e lievi,
12.3possano uscire a le stellate ruote.
13.1"Deh, se giustizia e pietà vi disgrievi
13.2tosto, sì che possiate muover l'ala,
13.3che secondo il disio vostro vi lievi,
14.1mostrate da qual mano inver' la scala
14.2si va più corto; e se c'è più d'un varco,
14.3quel ne 'nsegnate che men erto cala;
15.1ché questi che vien meco, per lo 'ncarco
15.2de la carne d'Adamo onde si veste,
15.3al montar sù, contra sua voglia, è parco".
16.1Le lor parole, che rendero a queste
16.2che dette avea colui cu' io seguiva,
16.3non fur da cui venisser manifeste;
17.1ma fu detto: "A man destra per la riva
17.2con noi venite, e troverete il passo
17.3possibile a salir persona viva.
18.1E s'io non fossi impedito dal sasso
18.2che la cervice mia superba doma,
18.3onde portar convienmi il viso basso,
19.1cotesti, ch'ancor vive e non si noma,
19.2guardere' io, per veder s'i' 'l conosco,
19.3e per farlo pietoso a questa soma.
20.1Io fui latino e nato d'un gran Tosco:
20.2Guiglielmo Aldobrandesco fu mio padre;
20.3non so se 'l nome suo già mai fu vosco.
21.1L'antico sangue e l'opere leggiadre
21.2d'i miei maggior mi fer sì arrogante,
21.3che, non pensando a la comune madre,
22.1ogn'uomo ebbi in despetto tanto avante,
22.2ch'io ne mori', come i Sanesi sanno,
22.3e sallo in Campagnatico ogne fante.
23.1Io sono Omberto; e non pur a me danno
23.2superbia fa, ché tutti miei consorti
23.3ha ella tratti seco nel malanno.
24.1E qui convien ch'io questo peso porti
24.2per lei, tanto che a Dio si sodisfaccia,
24.3poi ch'io nol fe' tra ' vivi, qui tra ' morti".
25.1Ascoltando chinai in giù la faccia;
25.2e un di lor, non questi che parlava,
25.3si torse sotto il peso che li 'mpaccia,
26.1e videmi e conobbemi e chiamava,
26.2tenendo li occhi con fatica fisi
26.3a me che tutto chin con loro andava.
27.1"Oh!", diss'io lui, "non se' tu Oderisi,
27.2l'onor d'Agobbio e l'onor di quell'arte
27.3ch'alluminar chiamata è in Parisi?".
28.1"Frate", diss'elli, "più ridon le carte
28.2che pennelleggia Franco Bolognese;
28.3l'onore è tutto or suo, e mio in parte.
29.1Ben non sare' io stato sì cortese
29.2mentre ch'io vissi, per lo gran disio
29.3de l'eccellenza ove mio core intese.
30.1Di tal superbia qui si paga il fio;
30.2e ancor non sarei qui, se non fosse
30.3che, possendo peccar, mi volsi a Dio.
31.1Oh vana gloria de l'umane posse!
31.2com' poco verde in su la cima dura,
31.3se non è giunta da l'etati grosse!
32.1Credette Cimabue ne la pittura
32.2tener lo campo, e ora ha Giotto il grido,
32.3sì che la fama di colui è scura.
33.1Così ha tolto l'uno a l'altro Guido
33.2la gloria de la lingua; e forse è nato
33.3chi l'uno e l'altro caccerà del nido.
34.1Non è il mondan romore altro ch'un fiato
34.2di vento, ch'or vien quinci e or vien quindi,
34.3e muta nome perché muta lato.
35.1Che voce avrai tu più, se vecchia scindi
35.2da te la carne, che se fossi morto
35.3anzi che tu lasciassi il "pappo" e 'l "dindi",
36.1pria che passin mill'anni? ch'è più corto
36.2spazio a l'etterno, ch'un muover di ciglia
36.3al cerchio che più tardi in cielo è torto.
37.1Colui che del cammin sì poco piglia
37.2dinanzi a me, Toscana sonò tutta;
37.3e ora a pena in Siena sen pispiglia,
38.1ond'era sire quando fu distrutta
38.2la rabbia fiorentina, che superba
38.3fu a quel tempo sì com'ora è putta.
39.1La vostra nominanza è color d'erba,
39.2che viene e va, e quei la discolora
39.3per cui ella esce de la terra acerba".
40.1E io a lui: "Tuo vero dir m'incora
40.2bona umiltà, e gran tumor m'appiani;
40.3ma chi è quei di cui tu parlavi ora?".
41.1"Quelli è", rispuose, "Provenzan Salvani;
41.2ed è qui perché fu presuntüoso
41.3a recar Siena tutta a le sue mani.
42.1Ito è così e va, sanza riposo,
42.2poi che morì; cotal moneta rende
42.3a sodisfar chi è di là troppo oso".
43.1E io: "Se quello spirito ch'attende,
43.2pria che si penta, l'orlo de la vita,
43.3qua giù dimora e qua sù non ascende,
44.1se buona orazïon lui non aita,
44.2prima che passi tempo quanto visse,
44.3come fu la venuta lui largita?".
45.1"Quando vivea più glorïoso", disse,
45.2"liberamente nel Campo di Siena,
45.3ogne vergogna diposta, s'affisse;
46.1e lì, per trar l'amico suo di pena,
46.2ch'e' sostenea ne la prigion di Carlo,
46.3si condusse a tremar per ogne vena.
47.1Più non dirò, e scuro so che parlo;
47.2ma poco tempo andrà, che ' tuoi vicini
47.3faranno sì che tu potrai chiosarlo.
48.1Quest'opera li tolse quei confini".
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