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Si detesta il vizio della gola, come quella ch'è corruttela dei sensi et impedimento per la virtù

Ode

PoeTree.it

1.1In quella prima età, che d'oro il giorno
1.2Godea ne' suoi natali il mondo infante,
1.3Quando il termine ancor non era intorno,
1.4Et era stanza il bosco a l'uomo errante,
2.1Non era allor chi preparando andasse,
2.2Provido vivandier, mense pompose,
2.3E per destar la fame anco portasse
2.4A le nari anelanti esche odorose.
3.1Ma poi che s'inalzò l'umano orgoglio
3.2L'ampie cittadi a circondar di mura,
3.3Posando altier sopra ingemmato soglio,
3.4Sdegnò cibo sì schietto, esca sì pura.
4.1Lasciò per alimento ai greggi immondi
4.2Da' cerri grandinar l'irsute ghiande,
4.3E dentro vasi preziosi e biondi,
4.4Trovò per la sua bocca altre vivande.
5.1Tanta ingordigia accumulò nel petto
5.2Erisiton famelico e vorace,
5.3Che si levò, senza pietoso affetto,
5.4Fino agli augelli a conturbar la pace.
6.1Per farne a la sua gola esche vitali,
6.2Machinator di mille occulti danni,
6.3Qual cosa non trovò, fabbro di mali?
6.4Che non ordio d'insidiosi inganni?
7.1Scagliò da cavo ferro acceso piombo,
7.2Tese reti fra l'erbe arciero astuto,
7.3E in aria, con orribile rimbombo,
7.4Troncò la strada al volator pennuto.
8.1Non fur sicuri in su l'aereo campo
8.2Da tanta crudeltà gli alati augelli;
8.3Né per trovar da tanta rabbia scampo,
8.4Giovò l'alma innocenza ai bianchi agnelli.
9.1Le piante impenni impetuoso il cervo,
9.2E 'l vento appresso lui rassembri tardo,
9.3Che de l'uomo il desio fiero e protervo,
9.4Ove non può col piè, giunge col dardo.
10.1Che giova che s'interni e che s'asconda
10.2Dentro scogli riposti e algose tane
10.3Il freddo e muto popolo de l'onda,
10.4S'ancor dai lacci suoi preda rimane?
11.1di tridenti il pescatore armato
11.2Per far battaglia a la cittade ondosa,
11.3E fin dove Nereo vive celato,
11.4La famiglia del mar lancia squamosa.
12.1Dilata il vivo fonte in piaggia aperta,
12.2Et ampio lago a meraviglia forma;
12.3E per farne a la bocca amata offerta,
12.4Vi tiene in prigionia squamosa torma.
13.1O d'empio caso inconsolabil duolo,
13.2O d'aspra crudeltà malvagia sorte,
13.3Per mantener la vita a l'uomo solo,
13.4Tanti animali han da provar la morte?
14.1Per recarli da Scio gli ostri spumanti,
14.2E da l'arso Vesuvio ambre lucenti,
14.3Soffrono i travagliati naviganti
14.4Tempeste ondose e perigliosi venti.
15.1Serba ne' cupi fossi il ghiaccio saldo,
15.2Che Borea distillò con fredda mano,
15.3Per sepelirvi poi nel tempo caldo,
15.4Chiuso in vasi d'argento, il dio tebano.
16.1Mille d'elettro e d'or vasella et urne
16.2Disposte mira et ordinate a schiere;
16.3E mille, per cacciar l'ombre notturne,
16.4Si fa d'intorno apparecchiar lumiere.
17.1Tergono le sue dita onde beate,
17.2Che stillate in odor Gaeta manda,
17.3E le sue mani in asciugar bagnate
17.4Vola candido lin, pregio d'Olanda.
18.1Lino, che di candor Giunone alluma,
18.2Fa che tra mille odor s'allarghi e spanda,
18.3Ove riposto in più d'un vaso fuma
18.4Di condito sapor lauta vivanda.
19.1Fa di piuma volubile e pomposa
19.2Tremolar, ventilar leggiero arnese,
19.3Ch'in aria per fugar mosca noiosa
19.4Da la superbia de' pavoni apprese.
20.1Ricchi d'abiti d'or paggi e donzelle,
20.2Pronti di qua, di là vengono e vanno;
20.3Or prendon queste coppe, or prendon quelle,
20.4E l'ambre di Lieo stillar vi fanno.
21.1Tanto l'umana gola oggi si stende,
21.2Tanto ingordo desio fra noi si cova,
21.3Che solo ad agi et a delizie attende
21.4E pasture novelle il senso trova.
22.1Per appagar l'insaziabil fame,
22.2Quanti l'uomo crudel di vita priva?
22.3Fa di morti animali il ventre infame
22.4Tomba animata e sepoltura viva.
23.1Folle, non vede poi che 'n grembo al vino
23.2Sommerge di ragione il lume acceso,
23.3Et al suo corpo infermo, egro e meschino,
23.4In vece di sostanza, aggiunge peso.
24.1Che altro fuor che prigionia rassembra
24.2Questa ch'abbiamo noi corporea salma?
24.3Chi di tumida carne empie le membra,
24.4Il peso addoppia, e la prigione a l'alma.
25.1Fa scarsi i giorni suoi, chi reo prepara
25.2Mensa abbondante a la vorace gola;
25.3Solo ad abbreviar la vita impara,
25.4Chi vuol d'Epicureo seguir la scola.
26.1Quanti dentro le crapole sepolti,
26.2L'anima vomitar giù ne l'Inferno!
26.3Quanti gravi di cibo, in sonno accolti,
26.4Ebber per man di morte un sonno eterno!
27.1Presso Betulia un capitano il dica,
27.2Fra conviti sommerso, ebro e satollo,
27.3Che sotto il ferro d'un'ebrea pudica,
27.4Debitore a la morte inchina il collo.
28.1Mira il gotico re, ch'empio nel viso
28.2Fu de l'ira divina aspro flagello,
28.3Con che fiero spettacolo improviso
28.4Va da la mensa a ritrovar l'avello.
29.1Mentre epulando il re de l'Asia vive,
29.2Vede in aria una man, né sa di cui,
29.3Che cancelliera in sul parete scrive
29.4Sentenza irrevocabile per lui.
30.1Paolo, chi troppo ai sensi allarga il freno,
30.2Spesso a la vita sua fa l'ore corte;
30.3Quel che vitto parea, spesso è veleno,
30.4Spesso Cerere e Bacco esca è di morte.
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