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1.1Poi fummo dentro al soglio de la porta
1.2che 'l mal amor de l'anime disusa,
1.3perché fa parer dritta la via torta,
2.1sonando la senti' esser richiusa;
2.2e s'io avesse li occhi vòlti ad essa,
2.3qual fora stata al fallo degna scusa?
3.1Noi salavam per una pietra fessa,
3.2che si moveva e d'una e d'altra parte,
3.3sì come l'onda che fugge e s'appressa.
4.1"Qui si conviene usare un poco d'arte",
4.2cominciò 'l duca mio, "in accostarsi
4.3or quinci, or quindi al lato che si parte".
5.1E questo fece i nostri passi scarsi,
5.2tanto che pria lo scemo de la luna
5.3rigiunse al letto suo per ricorcarsi,
6.1che noi fossimo fuor di quella cruna;
6.2ma quando fummo liberi e aperti
6.3sù dove il monte in dietro si rauna,
7.1ïo stancato e amendue incerti
7.2di nostra via, restammo in su un piano
7.3solingo più che strade per diserti.
8.1Da la sua sponda, ove confina il vano,
8.2al piè de l'alta ripa che pur sale,
8.3misurrebbe in tre volte un corpo umano;
9.1e quanto l'occhio mio potea trar d'ale,
9.2or dal sinistro e or dal destro fianco,
9.3questa cornice mi parea cotale.
10.1Là sù non eran mossi i piè nostri anco,
10.2quand'io conobbi quella ripa intorno
10.3che dritto di salita aveva manco,
11.1esser di marmo candido e addorno
11.2d'intagli sì, che non pur Policleto,
11.3ma la natura lì avrebbe scorno.
12.1L'angel che venne in terra col decreto
12.2de la molt'anni lagrimata pace,
12.3ch'aperse il ciel del suo lungo divieto,
13.1dinanzi a noi pareva sì verace
13.2quivi intagliato in un atto soave,
13.3che non sembiava imagine che tace.
14.1Giurato si saria ch'el dicesse "Ave!";
14.2perché iv'era imaginata quella
14.3ch'ad aprir l'alto amor volse la chiave;
15.1e avea in atto impressa esta favella
15.2"Ecce ancilla Dëi", propriamente
15.3come figura in cera si suggella.
16.1"Non tener pur ad un loco la mente",
16.2disse 'l dolce maestro, che m'avea
16.3da quella parte onde 'l cuore ha la gente.
17.1Per ch'i' mi mossi col viso, e vedea
17.2di retro da Maria, da quella costa
17.3onde m'era colui che mi movea,
18.1un'altra storia ne la roccia imposta;
18.2per ch'io varcai Virgilio, e fe'mi presso,
18.3acciò che fosse a li occhi miei disposta.
19.1Era intagliato lì nel marmo stesso
19.2lo carro e ' buoi, traendo l'arca santa,
19.3per che si teme officio non commesso.
20.1Dinanzi parea gente; e tutta quanta,
20.2partita in sette cori, a' due mie' sensi
20.3faceva dir l'un "No", l'altro "Sì, canta".
21.1Similemente al fummo de li 'ncensi
21.2che v'era imaginato, li occhi e 'l naso
21.3e al sì e al no discordi fensi.
22.1Lì precedeva al benedetto vaso,
22.2trescando alzato, l'umile salmista,
22.3e più e men che re era in quel caso.
23.1Di contra, effigïata ad una vista
23.2d'un gran palazzo, Micòl ammirava
23.3sì come donna dispettosa e trista.
24.1I' mossi i piè del loco dov'io stava,
24.2per avvisar da presso un'altra istoria,
24.3che di dietro a Micòl mi biancheggiava.
25.1Quiv'era storïata l'alta gloria
25.2del roman principato, il cui valore
25.3mosse Gregorio a la sua gran vittoria;
26.1i' dico di Traiano imperadore;
26.2e una vedovella li era al freno,
26.3di lagrime atteggiata e di dolore.
27.1Intorno a lui parea calcato e pieno
27.2di cavalieri, e l'aguglie ne l'oro
27.3sovr'essi in vista al vento si movieno.
28.1La miserella intra tutti costoro
28.2pareva dir: "Segnor, fammi vendetta
28.3di mio figliuol ch'è morto, ond'io m'accoro";
29.1ed elli a lei rispondere: "Or aspetta
29.2tanto ch'i' torni"; e quella: "Segnor mio",
29.3come persona in cui dolor s'affretta,
30.1"se tu non torni?"; ed ei: "Chi fia dov'io,
30.2la ti farà"; ed ella: "L'altrui bene
30.3a te che fia, se 'l tuo metti in oblio?";
31.1ond'elli: "Or ti conforta; ch'ei convene
31.2ch'i' solva il mio dovere anzi ch'i' mova:
31.3giustizia vuole e pietà mi ritene".
32.1Colui che mai non vide cosa nova
32.2produsse esto visibile parlare,
32.3novello a noi perché qui non si trova.
33.1Mentr'io mi dilettava di guardare
33.2l'imagini di tante umilitadi,
33.3e per lo fabbro loro a veder care,
34.1"Ecco di qua, ma fanno i passi radi",
34.2mormorava il poeta, "molte genti:
34.3questi ne 'nvïeranno a li alti gradi".
35.1Li occhi miei, ch'a mirare eran contenti
35.2per veder novitadi ond'e' son vaghi,
35.3volgendosi ver' lui non furon lenti.
36.1Non vo' però, lettor, che tu ti smaghi
36.2di buon proponimento per udire
36.3come Dio vuol che 'l debito si paghi.
37.1Non attender la forma del martìre:
37.2pensa la succession; pensa ch'al peggio
37.3oltre la gran sentenza non può ire.
38.1Io cominciai: "Maestro, quel ch'io veggio
38.2muovere a noi, non mi sembian persone,
38.3e non so che, sì nel veder vaneggio".
39.1Ed elli a me: "La grave condizione
39.2di lor tormento a terra li rannicchia,
39.3sì che ' miei occhi pria n'ebber tencione.
40.1Ma guarda fiso là, e disviticchia
40.2col viso quel che vien sotto a quei sassi:
40.3già scorger puoi come ciascun si picchia".
41.1O superbi cristian, miseri lassi,
41.2che, de la vista de la mente infermi,
41.3fidanza avete ne' retrosi passi,
42.1non v'accorgete voi che noi siam vermi
42.2nati a formar l'angelica farfalla,
42.3che vola a la giustizia sanza schermi?
43.1Di che l'animo vostro in alto galla,
43.2poi siete quasi antomata in difetto,
43.3sì come vermo in cui formazion falla?
44.1Come per sostentar solaio o tetto,
44.2per mensola talvolta una figura
44.3si vede giugner le ginocchia al petto,
45.1la qual fa del non ver vera rancura
45.2nascere 'n chi la vede; così fatti
45.3vid'io color, quando puosi ben cura.
46.1Vero è che più e meno eran contratti
46.2secondo ch'avien più e meno a dosso;
46.3e qual più pazïenza avea ne li atti,
47.1piangendo parea dicer: "Più non posso".
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