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Si narrano le cadute de' superbi e la maniera che devono gli uomini osservare per mantenersi nella prosperità

Ode

PoeTree.it

1.1Quando del greco re l'alto ingegniero
1.2Compose l'ali al baldanzoso figlio,
1.3Che per l'aria dovea farsi nocchiero,
1.4Questo a lui rammentò saggio consiglio:
2.1“Poiché tanto hai desio da terra alzarte
2.2E superar de la Natura il corso,
2.3Ecco in virtù de la mia nobil arte,
2.4T'impenno, o figlio, il giovinetto dorso.
3.1Mira che vie di caminar t'insegno,
3.2Da mortal piè non rintracciate ancora;
3.3Ove a pena salir potria l'ingegno,
3.4Farò che voli e che passeggi or ora.
4.1Per questo campo, ove da terra asceso,
4.2Ha sì bella città l'alato stuolo,
4.3Incaminati su, libra il tuo peso,
4.4Sù sù, scoti le penne, alzati a volo.
5.1Ma guarda ben di non andar tant'alto
5.2Che lasci poi l'affaticato pondo,
5.3E di Fetonte imitator nel salto,
5.4De le vergogne tue riempi il mondo.
6.1Né tanto basso il tuo viaggio sia
6.2Che le cime de' monti intorno rada;
6.3Secar per mezzo puoi l'aerea via,
6.4Né torcer mai dal mio pensier la strada.
7.1Va per dritto sentier l'aura solcando,
7.2Che per debile volo è più sicura.
7.3Ah, se non vuoi precipitar volando,
7.4Serba sempre in andar legge e misura!
8.1Non t'appressar ne la rotante sfera,
8.2Ove pace la fiamma unqua non have,
8.3Che spinto poi da la sua forza altera,
8.4Piombaresti a l'in giù, rapido e grave.
9.1Io di cera e di lin formai quest'ali
9.2E di morbida piuma in aria lieve,
9.3Materie tutte in sé caduche e frali,
9.4Atte e disposte a liquefarsi in breve”.
10.1Così per quel volubile elemento,
10.2Consigliando al figliuol, Dedalo giva,
10.3Solcando l'aria e navigando il vento,
10.4Per entro un mar che non ha fondo o riva.
11.1Ma sprezzator del buon paterno avviso,
11.2Patio naufragio il navigante alato;
11.3E percosso nel tergo, arso nel viso,
11.4Cadde ai lampi del sol tosto abbagliato.
12.1Cadde il folle garzon, cadde repente
12.2Nel mar che del suo nome ancor rimbomba;
12.3Sperò sopra le stelle il trono ardente,
12.4Et ebbe poi ne l'acque umida tomba.
13.1Gran mistero profondo accoglie in seno,
13.2Così favoleggiando, attica lira:
13.3A cader va chi senza legge o freno
13.4A somma altezza ambizioso aspira.
14.1Ma chi per l'alto stato al ciel risorto,
14.2Su l'ali che di pompe alza Fortuna,
14.3Misura il suo valor, discreto, accorto,
14.4Non teme al volo suo caduta alcuna.
15.1Cade ben sì, chi pertinace estolle
15.2Di gonfia vanità caduche piume,
15.3E dentro i fasti suoi superbo e folle,
15.4A Dio paragonarsi ancor presume.
16.1Sollevarsi là su tentò nel cielo
16.2L'Angelo usurpator del trono eterno,
16.3Ma fulminato dal divino telo,
16.4Col precipizio suo cavò l'Inferno.
17.1Che vale il calcitrar contro le stelle,
17.2E gara aver di parità con Dio?
17.3Corna alzò di superbia al ciel Babelle,
17.4E del suo folle ardir raccolse il fio.
18.1Pensar gli empi Giganti inclite prove
18.2Far sopra scala rea d'imposti monti,
18.3Ma da la man del fulminante Giove
18.4Ebber rotte le corna, arse le fronti.
19.1Ecco il superbo successor di Nino,
19.2Fra lauta mensa e fra pomposa corte,
19.3Come per man del Giudice divino
19.4Lesse con gli occhi suoi la propria morte.
20.1Che valse il fasto al filisteo gigante
20.2E 'l gran terror de l'orgogliosa fronte,
20.3Se picciol sasso ad atterrar bastante
20.4Fu de l'audacia sua l'orribil monte?
21.1Mira di Xerse il temerario orgoglio,
21.2Che tanto audace insuperbiva in guerra,
21.3Come dal trono del suo regio soglio
21.4Giace abbattuto et espugnato a terra.
22.1Superbo di trionfi e di corone
22.2Il ribellante greco al ciel levossi,
22.3Ma da la man del galileo campione,
22.4Mentre oppresso moria, vinto chiamossi.
23.1Pensò Dragutte ir furioso a l'etra,
23.2E rinovar la temeraria rocca,
23.3Ma colto poi da repentina pietra,
23.4Da la superbia sua l'empio trabocca.
24.1Poco anzi il re sueto, in vista acerbo,
24.2Minacciava a Fernando aspre rovine,
24.3E in Aquilone alzar trono superbo;
24.4Ma cadde l'empio e fu destrutto al fine.
25.1Come cada l'orgoglio al fine estinto
25.2Nel re d'Algieri il gran lombardo accenna;
25.3E nel tumido Argante, ucciso e vinto,
25.4Conferma pur la sorrentina penna;
26.1E mille ancor presuntuosi e folli,
26.2D'alto in povero stato al fin ridutti,
26.3Che sotto amari gioghi oppressi i colli,
26.4De la baldanza lor colsero i frutti.
27.1Non sia chi per fortuna o per ricchezza,
27.2Tiranneggiando altrui, sollevi l'ale;
27.3Non può gloria durar posta in altezza,
27.4Se non è di virtù figlia immortale.
28.1Quando gonfio vapor di vano affetto
28.2Cerca l'alma annebbiar d'oscuri fumi,
28.3Ricorri a l'umiltà, ch'a l'intelletto
28.4Manda d'alto splendor purgati lumi.
29.1Marco, s'avvien che 'l Fato al ciel t'impenne,
29.2E largo al tuo desio rida opportuno,
29.3Va' di ragion su l'adeguate penne,
29.4Che non avrai mai precipizio alcuno.
30.1Ma vanne pur, dove ha la gloria il trono,
30.2Che caduta a temer punto non hai,
30.3Ch'ove gli altri nel volo Icari sono,
30.4Dedalo col tuo senno oggi ti fai.
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