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Biasima l'ignoranza et avarizia de' principi, appagandosi della povertà delle Muse.

Ode

PoeTree.it

1.1Già d'una piva insuperbito e vano,
1.2Che gli pendea dal setoloso collo,
1.3Sì gonfio si levò Satiro insano,
1.4Ch'osò sfidar, prosuntuoso, Apollo.
2.1“O tu”, dicea, “che con aurato scettro
2.2Ti fai signor de l'eliconio fiume,
2.3Non ti vantar, s'hai ne la mano il plettro,
2.4Che non è tuo, ma del cillenio nume.
3.1Cedi il tuo vanto a l'armonia ch'io reco
3.2Con una canna industriosa et alma,
3.3Ma se ceder non vuoi, provati meco,
3.4E premio sia del vincitor la palma.
4.1Prendi il telar de le tue varie corde,
4.2Ove in musica tela ordisci il suono,
4.3E vedi poi chi nel sonar concorde
4.4Fa di noi due più grazioso il tuono.
5.1Io d'armoniche fila ordine industre
5.2Luminoso non ho pettine bello,
5.3Ma con un legno ruvido e palustre
5.4Ti sfido intanto a singolar duello”.
6.1Udio la voce il biondo arcier canoro
6.2Del vantator del rusticale arnese,
6.3Et armando la man di cetra d'oro,
6.4Guerrier canoro a la disfida scese.
7.1Cinto colà da montanaro stuolo,
7.2Fatto l'arcade re giudice al canto,
7.3Dal commune parer discorde ei solo,
7.4Il castalio signor pospose al vanto.
8.1Di ciò sdegnato il sagittario biondo,
8.2Ch'è de la lira armonioso arciero,
8.3Per castigar tanta follia nel mondo,
8.4Rese a Mida l'orecchio ispido e nero.
9.1Ma per coprir l'ingiurioso scorno,
9.2Che deforme rendea la regia testa,
9.3La corona adoprò, ch'intorno intorno
9.4Di scoltura gemmata era contesta.
10.1Con esempio sì bello attica Musa
10.2Sotto favola finta il ver ragiona,
10.3Che spesso mente torbida e confusa
10.4Va sotto ricca imperial corona.
11.1Chiude orecchio di Mida in aurea fascia
11.2Ricco signor, che vanità gradisce;
11.3Perir gl'ingegni amaramente lascia,
11.4Le Muse sprezza e le virtù bandisce.
12.1Negletti in corte i peregrini cigni,
12.2Agiato nido al poetar non hanno;
12.3Sotto fero tenor d'astri maligni
12.4D'una in altra città dispersi vanno.
13.1Non è chi merchi i lor soavi accenti,
13.2Sol per desio d'immortalarsi almeno;
13.3Per inchiostri non cambia ori et argenti:
13.4Così bollente ha d'avarizia il seno.
14.1Va ne le regie a celebrar talora
14.2Gli eroici vanti un peregrino ingegno;
14.3Ei mal gradito, e mal veduto ancora,
14.4Premio non trova al suo gran merto degno.
15.1Contro irata Fortuna ei per riparo
15.2Una povera lira in man si prende;
15.3Un frutto coglie in guiderdone amaro,
15.4Ch'inasprisce la lingua e 'l gusto offende.
16.1Deh! tornate a la luce, al mondo voi,
16.2Mecenati famosi, eccelsi Augusti,
16.3Ch'i poetici ingegni e i sacri eroi
16.4Accoglieste a tuttor, pietosi e giusti.
17.1OGGI al mondo non è chi, largo e pio,
17.2Amico venga a sollevar le Muse;
17.3Per cibo un lauro e per bevanda un rio
17.4Hanno in cima ad un colle, accolte e chiuse.
18.1Più d'un nobile ingegno e più d'un vate
18.2Sotto scarso destin perir si vede,
18.3Ma colpa sol de la moderna etate,
18.4Che nega avara a la virtù mercede.
19.1Tesse eroico scrittor bellici vanti,
19.2Con la penna intrecciando almi episodi;
19.3Ma dai versi non prende altro che vanti,
19.4E per lodi non coglie altro che lodi.
20.1Sparge in mezzo le corti un'aurea vena
20.2Di faconda armonia ch'in versi scioglie,
20.3Ma da mano real, cortese e piena,
20.4Vena prodiga d'or giamai non coglie.
21.1Stima il garrulo vulgo un che, togato,
21.2Giudica ne le Rote i dritti e i torti,
21.3Un ch'ha la lite e la discordia a lato,
21.4Cicalator, mormorator di corti.
22.1Un, che d'Astrea torcendo i puri sensi,
22.2La nuda verità veste di frode;
22.3Corvo inuman, ch'ove a litigio viensi,
22.4De l'altrui mal, come suo ben, si gode.
23.1E chi d'Apollo imitator ne l'arte
23.2Ai bianchi cigni è in purità simile,
23.3Che spira amor da le sue belle carte,
23.4Come inutile e vano, ei prende a vile.
24.1O di secolo pravo insania folle,
24.2Che l'umano giudizio ombra et appanna!
24.3Parolette e menzogne il mondo estolle,
24.4E i poetici studi a terra danna.
25.1Ma stiasi pur nel suo parer fallace
25.2La sciocca plebe a vil guadagno intesa,
25.3Ch'in sì povero stato avendo io pace,
25.4Lasciar non vo' l'incominciata impresa.
26.1Benché frutti non abbia il sacro monte,
26.2E miniere produr non sappia d'auro,
26.3Benché poveri umor stilli il suo fonte,
26.4In sì povero umor prendo ristauro.
27.1Più mi giova raccor sterile alloro
27.2Tra i silenzi di Pindo alti e divini,
27.3Che tra fremiti rei del rauco foro
27.4Di fruttifera palma ornarmi i crini.
28.1M'è più grato fra' cigni essere accolto,
28.2Lunge avendo da me discordie e liti,
28.3Che di garrulo stuol, fallace e stolto,
28.4I vani applausi e i popolari inviti.
29.1Leggi e riti d'Astrea né do, né prendo,
29.2Nel causidico foro amati tanto;
29.3Reggo me stesso, e quelle norme apprendo
29.4Che fan puro lo stil, perfetto il canto.
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