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La vita rustica.

Ode

PoeTree.it

1.1Non vo' di Clio la bellicosa lira,
1.2Ma d'Euterpe animar bramo l'avena,
1.3Quella che dolce spira
1.4Da pacifico petto aura serena.
1.5Or tu, rozza Camena,
1.6Mentre accordar la piva oggi mi tocca,
1.7Dolce fiato dal ciel spirami in bocca.
2.1Chi prende a risvegliar guerriere corde,
2.2O soffia in cavo rame aure canore,
2.3Con tumulto discorde
2.4Di battaglia mortal turba ogni core:
2.5Ad incolto pastore,
2.6Ch'è nel semplice cor pura colomba,
2.7Spira terror, non armonia la tromba.
3.1Io di cava sambuca armato il collo,
3.2Cantar rustico stato oggi m'ingegno,
3.3Ch'ancor rustico Apollo
3.4In Anfriso accordò rustico legno,
3.5E dal beato regno,
3.6Per abitar fra pastorali squadre,
3.7De l'olimpico dio discese il padre.
4.1Prova requie tranquilla, ombra quieta,
4.2Chi fra colli stanzando i giorni vive.
4.3Gode un'anima lieta
4.4Star fra lauri, fra palme, olmi et olive.
4.5Ditele, aonie dive,
4.6Voi che posate al mormorio de' fonti,
4.7Che dolcezza e che pace è star ne' monti.
5.1Mostra nunzio del cor fedele il volto,
5.2Chiude in ruvido aspetto alma gentile
5.3Chi tra capanne accolto,
5.4Lungi da le città, ricovra umile
5.5Ne le ville, non vile;
5.6Fasto o pompa non cura o d'oro il manto,
5.7Stima fumo la fama e vento il vanto.
6.1Usa d'ispida lana aspro mantello,
6.2Dentro rozzo coturno il piè ripone;
6.3Ha di giunchi il cappello,
6.4Regge con franca man rozzo bastone.
6.5Qual selvaggio campione
6.6Ha sempre il dì, per suo ristoro usato,
6.7Di sampogna e di tasca il fianco armato.
7.1Ei de le mandre regnator primiero,
7.2In cambio di corona usa ghirlanda;
7.3Con mansueto impero,
7.4Senz'aver signoria, regge e comanda.
7.5Ove sue leggi spanda,
7.6De la sua canna ubidiente ai suoni,
7.7Vanno popoli suoi tauri e montoni.
8.1Contrario al suo voler ladro o nemico,
8.2Fuor che 'l lupo e la volpe, altro non pave.
8.3Verso il tenero amico
8.4Mentita frode adulator non have;
8.5Et al tempo soave,
8.6S'augellini talor, se pesci inganna,
8.7È la trappola sua l'esca e la canna.
9.1Or trae d'irsute poppe esche vitali,
9.2Tributari facendo a sé gli armenti,
9.3Or con due ferri eguali
9.4Va troncando talor velli crescenti,
9.5Or ne' vasi bollenti
9.6Stringe il tenero latte, or mille belle
9.7Tesse a l'ombra gentil reti e fiscelle.
10.1Non di dedala man fabriche altere,
10.2Prove illustri de l'arte, ergendo stassi;
10.3Ch'a poggiar su le sfere
10.4Troppo a l'uomo qua giù gravano i sassi.
10.5Di canne il tetto fassi,
10.6E di palustre e morbidetta paglia,
10.7Perché forse là su più lieve ei saglia.
11.1Ozioso amator, non compra o merca
11.2Da lascivo cantor musica fole;
11.3Non ambisce e non cerca
11.4Chi faceto nel dir lieto il console:
11.5Smaltata di viole,
11.6La sua scena è la piaggia erma e soletta,
11.7L'augellin lo lusinga, il vento alletta.
12.1Striduletti loquaci, i foschi grilli
12.2Dolci chiamano a lui l'amiche notti;
12.3Dorme i sonni tranquilli,
12.4Non mai da rio timor turbati o rotti;
12.5In tuguri et in grotti
12.6Solcando de l'oblio l'umido gelo,
12.7Per la porta del sonno entra nel cielo.
13.1Prende dolce riposo, insin che 'l ballo
13.2Il dipinto augelletto alza veloce.
13.3Ode il fervido gallo,
13.4Che la gioia del cor mostra a la voce,
13.5E nel gaudio, feroce
13.6Dibattendo le penne intorno al nido,
13.7La venuta del sol mostra col grido.
14.1Vede quante dal ciel perle e diamanti
14.2L'alba nunzia d'amor larga dispensa;
14.3Quante goccie stillanti
14.4Cadono in bocca ai fior da l'alta mensa;
14.5Perle trovar si pensa,
14.6E mentre vuole impoverirne i fiori,
14.7Le perle, che vedea, ritrova umori.
15.1Semplicetti piacer, puri diletti,
15.2Nel suo candido cor meta non hanno.
15.3Gode in mezzo i fioretti,
15.4Ne la cuna d'april, bambino l'anno.
15.5Sgombro fuor d'ogni affanno
15.6Sente i zefiri dolci, e lieti e belli
15.7Serafini de l'aria o degli augelli.
16.1Lieto giubila poi ch'irsuta e bionda
16.2Mira stridula uscir l'amata spica.
16.3O che vista gioconda
16.4Gli apporta in campo allor Cerere amica!
16.5Per la campagna aprica
16.6Da le rigide ariste alte e mature
16.7De le fatiche sue miete l'usure.
17.1Ecco poi su l'autunno egli si vede
17.2Spogliar la vite in braccio a l'olmo amante;
17.3E con gemino piede
17.4Ne' tini calpestar l'uva stillante,
17.5Perché, dolce e spumante,
17.6Col suo bell'ostro che cagiona il riso,
17.7L'allegrezza del cor pinga nel viso.
18.1Vede l'anno incurvar sotto il gran peso
18.2De la debole età, rugoso e stanco;
18.3D'Austro e da Borea offeso
18.4Di pruine e di ghiacci asperso e bianco.
18.5Sul legno appoggia il fianco,
18.6E ragiona fra sé con questo accento:
18.7“S'è di ferro l'età, come è d'argento?”.
19.1Spesso l'ampia città mira dal monte,
19.2E gli sembra un Egeo veder risorto.
19.3Dice, stupido in fronte:
19.4“Là vedo il mar, ma non ritrovo il porto.
19.5Qual meraviglia ho scorto!
19.6Un gonfio mar quella città mi pare;
19.7Questo il porto sarà, se quello è il mare”.
20.1Ivi regna la corte, ove la piuma,
20.2A chi sonno desia, spina si face.
20.3Là si rode e consuma
20.4In mezzo agli agi altrui l'invidia audace;
20.5Là fra turba mendace,
20.6Porgendo ai vani ambiziosa laude,
20.7Mascherata d'amor regna la fraude.
21.1Ahi!che giova al signor l'esca reale,
21.2S'ivi insidia di morte asconde il reo?
21.3Mesce l'onda letale
21.4Nel bel licor, che distillò Lieo.
21.5Senza tosco leteo,
21.6Qui la ghianda e 'l ruscel, limpido e puro,
21.7È bevanda fedel, cibo sicuro.
22.1Ivi ingordo signor che l'Indie ha corso,
22.2Sopra cumuli d'or, china la testa,
22.3Numera l'or, no 'l corso
22.4Che di sua vita a terminar li resta;
22.5Ecco al fine s'appresta,
22.6E ritrovasi al fin sopra il tesoro,
22.7Con la chioma d'argento, in mezzo a l'oro.
23.1Sì vorace desio, sì ingordo affetto
23.2In selvaggio cultor l'alma non rode:
23.3Sotto un povero tetto,
23.4Con la cara famiglia allegro ei gode;
23.5Poi con amica lode,
23.6A la debile età giungendo al fine,
23.7La bianchezza del cor mostra nel crine.
24.1Usi tumido cor morbide vesti,
24.2Di profumi sabei diffuse e sparte:
24.3Sono lacci contesti
24.4Quelle seriche fila, opre de l'arte,
24.5Là dove a parte a parte
24.6Un vano cor d'ambizione spinto,
24.7Da la superbia sua rimane avvinto.
25.1Fuor da' bombici suoi ricca testura
25.2Tragge industre talor rozzo villano;
25.3Ma la schiva e non cura,
25.4Come pompa d'un cor fallace e vano,
25.5Come lavor profano:
25.6“Fra pompe”, ei dice, “a la città t'invio;
25.7Va', liga altrui, ch'io libertà desio”.
26.1Segna il corso mortal con lungo giro,
26.2E la via de la vita ei sano varca;
26.3A l'estremo sospiro
26.4Pigra e tarda per lui giunge la Parca,
26.5Sciolta, libera e scarca.
26.6Così bella di morte acquista forma,
26.7Che tu dubbio non sai se mora o dorma.
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