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I piaceri della villa. Alla Signora Isabetta Coreglia

Ode

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1.1Pace a voi, pinti augelli,
1.2Delicate pianure, alme colline,
1.3Ombre fresche, erbe molli, aure divine,
1.4Solitari recessi, opachi e belli,
1.5Alti monti, ime valli, orti fioriti,
1.6Rotte balze, erme rupi, antri romiti.
2.1A voi lieto ritorno,
2.2Del mio povero aver contento e pago,
2.3Di silenzio e di pace amico e vago.
2.4Deh, tumulto non sia, dov'io soggiorno!
2.5Qui stia sepolto ogni mio lieto accento,
2.6A la città non riportarlo, o vento.
3.1Porti l'occhiuta fama,
3.2Che d'applausi si pasce e d'alti fasti,
3.3A l'orecchio civil pugne e contrasti;
3.4Chi fra strepiti avvezzo, avido brama
3.5Del fiero Marte esaminar gli errori,
3.6Legga pugne, oda trombe, ami furori.
4.1Ma chi vago de' boschi,
4.2Desia d'amica pace intender carmi,
4.3Meco venga tra colli e lasci l'armi;
4.4Qui soletto fra rami ombrosi e foschi,
4.5Ove l'ombra cader serena io veggio,
4.6Riposato nel cor danzo e passeggio.
5.1Poggio dal piano a l'erto,
5.2E parmi ad ora ad or toccar le stelle
5.3Su le cime de' monti altere e belle.
5.4Pendo nel mio piacer, dubbio et incerto;
5.5E dico, asceso in sì sublime loco:
5.6“D'arrivar sopra il ciel mi resta poco”.
6.1Ivi, mentre respiro,
6.2Fra due valli mi fermo ombrose e cupe;
6.3Ove si sporge fuor diserta rupe,
6.4Sorger tempio devoto al ciel rimiro,
6.5Aula sacra di Dio, ch'infonde al petto
6.6Riverenza, stupor, tema e diletto.
7.1Santo e romito stuolo,
7.2Ch'ha di cenere sparsa ispide vesti,
7.3Spira qui con silenzio aure celesti.
7.4Ricco di povertà, solingo e solo,
7.5Ha d'irsute ritorte il fianco avvolto,
7.6Scalzo il piè, rozzo il manto, e magro il volto.
8.1Aer sacro e sereno,
8.2Che di dolci pensier m'empie la mente,
8.3Ventilando di là spira sovente.
8.4D'usignuoli selvaggi il loco è pieno;
8.5Ivi vengono e van gli augelli erranti;
8.6Ciascun, dubbio, non sai se pianga o canti.
9.1In quel tempio sacrato
9.2Suona concavo bronzo, alto e canoro,
9.3Che la sacra famiglia invita al coro;
9.4Non da fabbro mortal sembra formato,
9.5Ma d'angelica man, che mentre suona,
9.6Come lingua del ciel parla e ragiona.
10.1Ben composto orticello
10.2Di spinosi roseti intorno cinto,
10.3Godo di vaghi fior smaltato e pinto.
10.4Poi quando spunta il primo albor novello,
10.5Lascio le piume e per le siepi ombrose
10.6Di qua colgo e di là fragole e rose.
11.1Quante belle farfalle,
11.2Vagabonde e dipinte, aprono i voli,
11.3E quanti arguti e queruli usignuoli
11.4Fan qui col canto lor sonar la valle.
11.5Ride il campo et olezza, e lieto in viso
11.6Ogni fior che germoglia apre un sorriso.
12.1Qui porporeggia il melo,
12.2Là giallo impallidisce il cedro antico,
12.3E con lacero sen lagrima il fico;
12.4Di rubini la vite orna il suo stelo,
12.5E di porpora e d'or pendendo altero
12.6Miniata ha la scorza il pomo e 'l pero.
13.1Alzo gli occhi bramoso,
13.2Spio tra' rami le frutta e 'l braccio stendo,
13.3E qual più mi diletta avido io prendo.
13.4Poi vicino ad un lauro il dì riposo,
13.5E per frutti gustar soavi tanto,
13.6Ho melata la lingua e dolce il canto.
14.1Scorre l'ape soave,
14.2E tanto i suoi susurri in aria ponno,
14.3Che mi stillano agli occhi un dolce sonno.
14.4Scende l'ombra da' monti umida e grave:
14.5Ecco stridulo il grillo, e in voci rotte,
14.6Par ch'annunzi la pace e dica: “È notte”.
15.1Odo a punto a quest'ora
15.2Semplicetto cantor d'incolte rime
15.3Il villanel, che le sue fiamme esprime,
15.4Tratta cava testugine canora,
15.5E con rozzo cantar dolce e concorde,
15.6Porge grazia a le voci, alma a le corde.
16.1A quel rustico accento,
16.2Immerso in un sopor cupo e tenace,
16.3Prendo posa tranquilla e dolce pace.
16.4Poi de' garruli augelli al bel concento,
16.5Salutando de l'alba il novo lampo,
16.6Gli occhi desto dal sonno e torno al campo.
17.1Sotto i piedi l'erbetta
17.2Lagrimosa mi ride, e sono i pianti,
17.3Ch'ella sparge tra' fior, perle e diamanti.
17.4Febo, amico di pace, allor mi detta
17.5Mille belli pensier, Febo m'è scorta,
17.6E m'inalza la mente, e al ciel mi porta.
18.1Qui, leggiadra Coreglia,
18.2Ove l'ombre più dolci il monte serba,
18.3Meco il dì ti vorrei tra' fiori e l'erba.
18.4Ecco il lauro, ecco il mirto, ecco la teglia,
18.5Che fra mille d'amor zefiri ameni,
18.6Mormorando ti chiama e dice: “Vieni”.
19.1Vieni, o saggia Nerina,
19.2Pastorella gentil, musica ninfa,
19.3Ove giubila qui l'aura e la linfa.
19.4Ma tu, nova fra noi, musa divina,
19.5Degni fai di tue luci, oneste e pure,
19.6Altri colli, altre ripe, altre pianure.
20.1Tu sotto il clima tosco,
20.2Bella italica Saffo al mondo splendi,
20.3E 'l tuo picciolo Serchio augusto rendi.
20.4Di civil maestà si veste il bosco,
20.5Qualor prendi la piva e mandi fuora
20.6Dal rubino spirante aura canora.
21.1Mille pinti augelletti
21.2Odi intorno cantar, dolci e lascivi,
21.3Ne le corteccie ove intagliando scrivi.
21.4Riverisce il pastor gl'incisi detti
21.5E son tanto i caratteri soavi,
21.6Che l'ape corre e vi compone i favi.
22.1Cangia l'empia fierezza
22.2In costume gentil l'aspido sordo,
22.3E porge al tuo cantar l'orecchio ingordo;
22.4E tanto dal tuo dir beve dolcezza,
22.5Ch'a l'armonia de la tua bella canna,
22.6Il veleno ch'avea converte in manna.
23.1L'aria in vista s'allegra,
23.2Dal tuo vago splendor resa tranquilla,
23.3E rose e gigli il ciel piove e distilla.
23.4E benché in spoglia vedovile e negra
23.5Apparisci colà, tosto al tuo viso
23.6L'ombra in luce si cangia, e 'l pianto in riso.
24.1O beata campagna,
24.2Felice colle, avventuroso fiume,
24.3Che degni fai del tuo cortese lume!
24.4Beato il Serchio, ove irrigando bagna,
24.5Che nel suo molle e cristallino gelo,
24.6Stampando il viso tuo, contiene il cielo!
25.1Io di qua, dove seggio
25.2Ho fra sacri silenzi ombroso e muto,
25.3Col cor t'inchino e col pensier saluto.
25.4Da quest'occhi non vista io pur ti veggio.
25.5O stupor non udito, o strano gioco!
25.6La tua luce non vedo, e sento il foco.
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