LIBRO DECIMOSETTIMO

1.1Gaza è citta de la Giudea nel fine,
1.2su quella via ch'invêr Pelusio or mena,
1.3posta in un alto colle, ed ha vicine
1.4deserte solitudini d'arena;
1.5le quai, com'Austro suol l'onde marine,
1.6mesce il turbo spirante, e trova a pena
1.7l'incerto peregrin riparo o scampo,
1.8ne le tempeste de l'instabil campo.
2.1Presa fu la città dal re d'Egitto,
2.2con altre molte, in lacrimosa guerra,
2.3quando a l'imperio già pe' Turchi afflitto
2.4tolse gran parte de la Siria terra
2.5insino a Laodicea, sì com'è scritto,
2.6che d'alte mura s'incorona e serra;
2.7ma Gaza parve più opportuna parte
2.8da raccôr varie genti, e schiere sparte.
3.1Musa, quale stagion, qual ivi fosse
3.2stato di cose, or tu mi reca a mente:
3.3quali arme il grande imperator, quai posse
3.4qual serva avesse, e qual amica gente,
3.5quand'ei dal mezzogiorno in guerra mosse
3.6le forze, e i regni, e l'ultimo Orïente:
3.7tu sol le squadre e i duci, e sotto l'arme
3.8i popoli sforzati, or puoi dettarme.
4.1Tu sei de gli anni e de l'oblio nemica,
4.2tu sol conservi ogni memoria intera;
4.3tu m'inspira così, ch'altrui ridica
4.4ogni famoso in guerra ed ogni schiera:
4.5suoni e risplenda omai la fama antica,
4.6fatta da gli anni pria tacita e nera,
4.7da l'origin sua prisca, in chiara lingua,
4.8perch'ogni età l'ascolti, e nulla estingua.
5.1Poscia che ribellante al greco impero,
5.2l'Egitto abbandonò la vera fede,
5.3Abdalà, d'Ali sceso, empio guerriero,
5.4sé feo monarca a forza, e 'l figlio erede:
5.5ei fu detto Califfo; e dal primiero,
5.6chi tien lo scettro al nome ancor succede.
5.7Tal diero i Faraoni a' primi tempi,
5.8e poscia i Tolomei profani esempi.
6.1Ma quegli, in guisa d'uom che tutto agguaglia,
6.2gl'imi sentieri fece eguali a gli erti,
6.3e con l'arti di pace e di battaglia,
6.4l'altrui fortune pareggiava e i merti:
6.5quasi vera giustizia a lui sol caglia,
6.6più ritentar non volle i casi incerti,
6.7ma caro al volgo, qual pastore a greggia,
6.8Medemia edificò, cittate e reggia.
7.1Abuthanin nipote, a l'aspro giogo
7.2le province vicine indi costrinse,
7.3insin là dove la Fenice ha il rogo,
7.4che tutte un duce suo lo vide e vinse:
7.5e poi fondò nel fortunato luogo
7.6dove Menfi di tempio i mostri cinse,
7.7il Cairo ch'il suo nome anco riserba,
7.8noto avversario di Babel superba.
8.1Crebbe, volgendo gli anni, il novo rito,
8.2e l'alto imperio in guisa tal, che viene
8.3Asia e Libia ingombrando, al Sirio lito
8.4da' Marmarici fini e da Cirene:
8.5e passa dentro incontra a l'infinito
8.6corso del Nilo, assai sovra Siene,
8.7e quinci a le campagne inabitate
8.8d'aduste arene, e quindi al grande Eufrate.
9.1A destra ed a sinistra in sé comprende
9.2l'odorata maremma e 'l ricco mare;
9.3e fuor de l'Eritreo molto si stende
9.4incontra il sol che d'orïente appare;
9.5le forze de l'imperio ancor più rende,
9.6Elfeo, che le governa, illustri e chiare;
9.7dianzi nemico a' Turchi e non occulto,
9.8tanto potea la varia setta e 'l culto.
10.1Questi e con Turchi e con le genti Perse
10.2più guerre feo, le mosse, e le rispinse,
10.3or vincendo, or perdendo; e ne l'avverse
10.4fortune fu maggior che quando ei vinse.
10.5Poi che la grave età più non sofferse
10.6de l'armi il peso, alfin la spada ei scinse;
10.7ma non depose il suo guerriero ingegno,
10.8e d'onore il desio vasto e di regno.
11.1Ancor guerreggia per ministri, ed have
11.2tanto vigor di mente e di parole,
11.3che de la monarchia la soma grave,
11.4non sembra a gli anni suoi soverchia mole.
11.5Sparsa in minuti regni, Africa pave
11.6tutta al suo nome, e 'l remoto Indo il cole:
11.7e gli porge altri volontario aiuto
11.8d'armate genti, ed altri ampio tributo.
12.1Tanto e sì fatto re l'arme raguna,
12.2anzi pur ragunate omai le affretta
12.3contra il sorgente regno, e la fortuna
12.4de' Franchi in gran vittorie ognor sospetta.
12.5E trapassar le schiere ad una ad una
12.6di rozza turba, o pur di gente eletta,
12.7e fiammeggiar al sol de l'arme i lampi
12.8mira ne gli arenosi e larghi campi.
13.1Egli in gran seggio aurato, a cui per cento
13.2gradi eburnei s'ascende, altero siede,
13.3e sotto l'ombra d'un gran ciel d'argento
13.4preme ostro ed òr col suo superbo piede:
13.5e ricco di barbarico ornamento
13.6si vela o svela sì, ch'alcuno il vede.
13.7Fan, torti in mille fasce, bianchi lini
13.8quasi corona e quasi corna a' crini.
14.1Lo scettro ha ne la destra; e per canuta
14.2barba è più venerabile e severo:
14.3e da gli occhi, ch'il tempo ancor non muta,
14.4spira l'ardire e 'l suo valor primiero:
14.5e mostra, s'ei risponde o pur saluta,
14.6la maestà de gli anni e de l'impero:
14.7Apelle forse o Fidia in tal sembiante
14.8Giove formò, ma Giove allor tonante.
15.1Nel primo grado, a destra ed a sinistra,
15.2stan due grandi ammiragli; e quel più degno
15.3alza la spada del rigor ministra;
15.4l'altro il sigillo ha, de l'officio in segno:
15.5custode ei di secreti, al re ministra
15.6opra fedele in governando il regno;
15.7ma quel, a cui ciascuno è qui secondo,
15.8de le schiere e de l'armi ha il grave pondo.
16.1Stanno diece altri a' piedi, e son cotanti.
16.2quanti, nel ciel che più di lumi è vago,
16.3gli alberghi eccelsi de le stelle erranti;
16.4perche del ciel l'Egitto è quasi imago.
16.5D'una parte ciascun par che si vanti
16.6di quel regno ov'è il Nilo ondoso lago:
16.7e quanti sono ancor de l'anno i giorni,
16.8tante Città l'Egitto avvien ch'adorni.
17.1Sotto, folta corona al seggio fanno
17.2in fedel guardia i Mauritani astati;
17.3ed oltre l'aste hanno corazze, ed hanno
17.4spade larghe e ritorte a l'un de' lati.
17.5Così scopria, sedendo, il gran tiranno
17.6d'eccelsa parte i popoli adunati.
17.7Tutte, passando a piè l'armate schiere,
17.8l'inchinan le sublimi insegne altere.
18.1Il popol de l'Egitto in ordin primo
18.2fa di sé mostra; e quattro duci or sono:
18.3duo de l'alto paese, e duo de l'imo,
18.4ch'è del celeste Nilo opera e dono:
18.5al mare usurpò il letto il fertil limo
18.6là 'v'ei si frange con più roco suono:
18.7si crebbe Egitto; oh quanto addentro è posto
18.8quel che fu lido a' naviganti esposto!
19.1Ma ciascuno de' quattro ha tre soggetti,
19.2e ciascuno de' tre di trenta è duce,
19.3e di trenta ciascun guerrieri eletti
19.4trecento almen d'una città conduce;
19.5e ne gli ordini suoi divisi e stretti,
19.6tutta la gente d'arme e d'òr riluce;
19.7e di tanti color s'adorna e varia,
19.8quanti spiega la terra, o 'l sol ne l'aria.
20.1Primiera trapassò la ricca gente,
20.2ch'abita d'Alessandria il ricco piano,
20.3da Faro al lido vòlto a l'Occidente,
20.4ch'esser comincia omai lido africano:
20.5Araspe è il duce lor, duce possente
20.6d'ingegno più che di vigor di mano:
20.7e di furtivi aguati è mastro egregio,
20.8e d'ogni arte africana in guerra ha il pregio.
21.1Secondan quei che, posti invêr l'Aurora,
21.2ne la parte asiatica albergâro:
21.3e gli guida Aronteo, cui nullo onora
21.4pregio o virtù, ma per fortuna è chiaro:
21.5non sudò 'l molle sotto l'elmo ancora,
21.6né trombe innanzi l'alba anco il destâro:
21.7e da gli agi e da l'ombre a dura vita
21.8tarda brama d'onore alfin l'invita.
22.1Quella ch'è terza poi, squadra non pare,
22.2ma una grand'oste; e campi e lidi adombra.
22.3Non crederai ch'Egitto mieta, od are
22.4per tanti, e pur da una città si sgombra:
22.5città, ch'a le provincie emula e pare,
22.6di ben cento città lo spazio ingombra:
22.7del Cairo parlo; indi l'adorno volgo,
22.8ma pigro a l'arme assai, conduce Imolgo.
23.1E quella insieme avventurosa plebe
23.2a cui i vicini campi il Nilo inonda,
23.3con l'acque sue stagnando, e nere glebe,
23.4onde verdeggi poi, bagna e feconda:
23.5insin là dove fu l'antica Tebe,
23.6nel terren, che di viti ancora abonda
23.7e d'oppio che richiama il grave sonno
23.8ne gli egri e stanchi che dormir non ponno.
24.1Ma Campsone a seguir le genti astringe
24.2che lasciâr di lontan paese angusto,
24.3sino a le parti, ove s'inalza e stringe
24.4tra gli arenosi colli il suol vetusto,
24.5a cui dappresso si colora e tinge
24.6al sole ardente l'Etiòpo adusto;
24.7là sovra il Delta, ove la terra in grembo
24.8non raccolse già mai tempesta o nembo,
25.1e dal sereno ciel già mai non cade
25.2pioggia che bagni in quella parte il mondo;
25.3e 'nsin là dove d'alto anco ricade
25.4il Nilo al precipizio suo secondo.
25.5L'Egizia turba avea sol archi e spade,
25.6e loriche di vago e leggier pondo;
25.7d'abito è ricca, onde altrui vien che porte
25.8desio di preda e non timor di morte.
26.1Poi la plebe di Barca e nuda e 'nerme
26.2quasi, dietro Ramon passar si vede;
26.3che la vita famelica ne l'erme
26.4piaggie nudrir solea d'avare prede.
26.5Con istuol manco reo, ma vile a ferme
26.6battaglie, di Zumara il re succede.
26.7Quel di Tripoli poscia, e l'uno e l'altro
26.8è in guerreggiar girando esperto e scaltro.
27.1Gli Etiòpi di Meroe indi seguîro,
27.2di Meroe che 'l gran Nilo isola face,
27.3con Astabara giunto: e l'ampio giro
27.4di due fedi in tre regni era capace:
27.5gli conducea Canario ed Assimiro,
27.6re questi e quegli; è d'Ali ancor seguace,
27.7e tributario al maggior re, ma tenne
27.8santa credenza il terzo, ond'ei non venne.
28.1E dietro ad essi apparvero i cultori
28.2de l'Arabia Petrea, de la Felice,
28.3ch'il soverchio del gelo e de gli ardori
28.4non sente mai, se fama il ver ridice:
28.5ove nascon gl'incensi e gli altri odori,
28.6ove rinasce l'immortal Fenice;
28.7che mentre il rogo fabbricando aduna
28.8a l'esequie, al natale ha tomba e cuna.
29.1L'abito di costoro è meno adorno;
29.2ma l'arme a quei d'Egitto han simiglianti.
29.3Ecco altri Arabi, poi che di soggiorno
29.4certo non sono stabili abitanti;
29.5peregrini perpetui usano intorno
29.6portar gli alberghi e le cittati erranti:
29.7han voce feminil, breve statura
29.8crin lungo e negro, e negra faccia e scura.
30.1Lunghe canne indiane arman di corte
30.2punte di ferro, e su' destrier correnti
30.3diresti ben ch'un turbine lor porte,
30.4se pure han turbo sì veloce i venti:
30.5da Sifante le prime erano scòrte,
30.6Aldino in guardia ha le seconde genti,
30.7guida le terze Albïazar, ch'è fèro
30.8ladron micidïal, non cavaliero.
31.1Venne con gli assassini il vecchio mastro
31.2che tra' Fenici per onor s'elegge:
31.3al cui fèro pugnal non valse impiastro,
31.4mentre seguiva ancor la falsa legge.
31.5Ed altri che lasciâr la zappa e 'l rastro,
31.6o pure abbandonâro armenti e gregge,
31.7guida Aldïel, che presso i salsi gorghi
31.8vòte fece restar castella e borghi.
32.1La turba è appresso che lasciate avea
32.2l'isole cinte de l'arabich'onde,
32.3da cui pescando già raccôr solea
32.4conche di perle gravide e feconde.
32.5Son i negri con lor, su l'Eritrea
32.6marina posti a le sinistre sponde:
32.7quegli Agricalte, e questi Osbar corregge,
32.8che schernisce ogni fede ed ogni legge.
33.1Poi duo re tributari anco venièno
33.2con squadre d'arco armate e di quadrella:
33.3un soldano è d'Ormùs, che dal gran seno
33.4Persico è cinto: nobil terra e bella;
33.5e l'altro a la città rallenta il freno
33.6ch'è nel crescer de l'onde isola anch'ella:
33.7ma quando poi, scemando, il mar s'abbassa,
33.8col piè securo il peregrin vi passa.
34.1Né te, Altamoro, entro al pudico letto
34.2potuto ha ritener la sposa amata:
34.3pianse, e percosse il biondo crine e 'l petto,
34.4per distornar la tua fatale andata.
34.5–Dunque (dicea), crudel, piu che 'l mio aspetto,
34.6del mar l'orrida faccia a te fia grata?
34.7Fian l'arme al braccio tuo più caro peso,
34.8ch'il dolce figlio a' dolci scherzi inteso?–
35.1E' questi re di Sarmacante; e 'l manco
35.2ch'egli pregi in se stesso è il gran diadema;
35.3così dotto è ne l'arme, e così franco
35.4ardir congiunse a la virtù suprema:
35.5saprallo alfin (l'annunzio) il popol Franco,
35.6e dritto è ben che sino ad or ne tema:
35.7i suoi guerrier indosso han la corazza,
35.8la spada al fianco, ed a l'arcion la mazza.
36.1Ecco poi fin da gl'Indi e da l'albergo
36.2de l'Aurora venuto Adrasto il fiero,
36.3che di serpente indosso ha per usbergo
36.4il cuoio verde e maculato a nero:
36.5e smisurato a un elefante il tergo
36.6preme così, come si suol destriero:
36.7gente guida costui di qua dal Gange,
36.8che si lava nel mar che l'Indo frange.
37.1Ma ne l'ultima squadra è scelto il fiore
37.2de la real milizia; e v'ha que' tutti,
37.3i quai larga mercede e degno onore
37.4ed in pace ed in guerra avea condutti,
37.5ch'armati dànno altrui tèma e terrore,
37.6su gran destrieri, al guerreggiare instrutti:
37.7e 'l ciel di ferro e d'ostro e d'òr fiammeggia,
37.8mentre l'altera insegna intorno ondeggia.
38.1Vanno Alarco fra questi e Tauro a paro,
38.2che son quasi giganti, ed Idraorte,
38.3e 'l gran Sonar che per l'audacia è chiaro,
38.4sprezzator de' mortali e de la morte,
38.5Rimedon e Rapoldo e Fulgo avaro,
38.6e 'l ladron de' Fenici, Ormondo il forte,
38.7che visse un tempo quasi fèra in lustra,
38.8or vecchia infamia in nova guerra illustra.
39.1Evvi Orindo, Arimon, Pirga, Brimarte
39.2cacciator de le fère; èvvi Sifante
39.3domator de' cavalli: e tu de l'arte
39.4de la lotta maestro, Aridamante;
39.5e Tisaferne, il folgore di Marte,
39.6a cui non è chi d'agguagliarsi vante,
39.7o se in arcione o se pedon contrasta,
39.8o se ruota la spada o corre l'asta.
40.1Ma duce è un fèro armeno, il qual tragitto
40.2al paganesmo ne l'età novella
40.3fe' da la vera fede; ed ove ditto
40.4fu già Severo, ora Emiren s'appella:
40.5per altro uom fido e caro al re d'Egitto
40.6sovra quanti per lui calcâr la sella;
40.7è duce insieme e cavalier sovrano
40.8per cor, per senno e per robusta mano.
41.1Niun più rimanea, quando improvvisa
41.2la donna di Seleucia apparve altera:
41.3venia sublime in un gran carro assisa,
41.4succinta in gonna, e faretrata arciera:
41.5e di guerrieri armati in altra guisa
41.6d'acciaio lucente ornò fedele schiera,
41.7che di Bitrin, d'Accone, e di Berrea,
41.8di Palmira, e d'Apamea addotti avea.
42.1Simiglia il carro a quel che porta il giorno,
42.2lucido di piropi e di giacinti:
42.3e frena il dotto auriga al giogo adorno
42.4quattro unicorni a coppia a coppia avvinti:
42.5cento donzelle e cento paggi intorno;
42.6pur di faretra gli uomini van cinti;
42.7ed a negri destrier premono il dorso
42.8che sono al giro pronti e lievi al corso.
43.1In tal guisa il rinato unico augello
43.2i neri Etiòpi a visitar s'invia;
43.3vario e vago la piuma, e ricco e bello,
43.4di monil, di corona aurea natia:
43.5sacrando al sol nel suo felice ostello
43.6la ricca tomba, ove s'infiamma e cria:
43.7s'allegra il mondo, e va dietro e da' lati,
43.8maravigliando, esercito d'alati.
44.1Ma poi ch'ella è passata, il re de' regi
44.2comanda ch'Emireno a sé ne vegna.
44.3Lui preponendo a tutti i duci egregi,
44.4che guerreggiâr sotto l'altera insegna:
44.5quel, già presago, a' meritati pregi
44.6con fronte vien che d'alto grado è degna:
44.7la guardia de' suoi Mauri in due si fende,
44.8e gli fa strada al seggio, ed ei v'ascende.
45.1Ed una volta e due per terra steso,
45.2quasi per segno di verace culto,
45.3adorò lui ch'in alta sede asceso
45.4pur ancor gli teneva il viso occulto:
45.5e quel ferro ch'al collo avea sospeso
45.6col bel pomo lucente, e d'oro insculto,
45.7pose in disparte con umil sembianza,
45.8come fu de' soldani antica usanza.
46.1Allora, quinci il vel ritratto e quindi,
46.2il re canuto in maestà s'offerse,
46.3sì che 'l mirâaro Assiri, Arabi, ed Indi,
46.4Mauri, Egizi, Etiòpi, e genti Perse:
46.5tal nube atra talor dispergi e scindi,
46.6e scopri a noi le tue stelle diverse
46.7e i tuoi mostri lucenti, eterno cielo,
46.8qual parve il seggio al dipartir del velo.
47.1Mentre Emiren, chinando il capo al petto,
47.2pur s'inginocchia, il re così gli dice:
47.3–Te' questo scettro: a te, Emiren, commetto
47.4le genti, e tu sostieni in lor mia vice:
47.5e porta, liberando il re soggetto,
47.6su' Franchi l'ira mia cui tutto lice.
47.7Va, vedi, vinci, e non lasciar de' vinti
47.8avanzo, e mena presi i non estinti.–
48.1Così parlò il tiranno; e del soprano
48.2imperio il cavalier la verga prese.
48.3–Prendo scettro, signor, d'invitta mano,
48.4e co' tuoi auspìci torno a l'alte imprese
48.5dove, tuo duce, io vinsi: e non invano
48.6de l'Asia spero or vendicar l'offese:
48.7né tornerò, se vincitor non torno,
48.8schifando più di morte indegno scorno.
49.1Ben prego il ciel, che s'ordinato male
49.2(ch'io già nol credo) di là su minaccia,
49.3tutta sul capo mio quella fatale
49.4tempesta accolta di versar gli piaccia;
49.5e salva rieda l'oste, e 'n trionfale,
49.6più ch'in funebre pompa, il duce giaccia.–
49.7Tacque; e co 'l suon de la canora tromba,
49.8di barbarici gridi il ciel rimbomba.
50.1E fra le grida e i suoni, in mezzo a densa
50.2e nobil turba, il re de' regi or parte;
50.3poi ne' suoi veli avvolto, a regia mensa
50.4da tutti i duci suoi siede in disparte;
50.5onde or cibi, or parole altrui dispensa,
50.6né lascia inonorata alcuna parte:
50.7quivi a lui ragionò l'altera donna,
50.8in cui valore e castita s'indonna:
51.1–Gran re: morto il mio sposo, anch'io ne vegno
51.2per la fede, ed ardisco a voi mostrarme.
51.3Donna son io, ma real donna: indegno
51.4già di regina il guerreggiar non parme.
51.5Se per arte real si merta il regno
51.6e dansi ad una man lo scettro e l'arme,
51.7saprà la mia (né torpe al ferro o langue)
51.8ferire, e trar da le ferite il sangue.–
52.1Così diss'ella; e 'l re con lieto cenno:
52.2–Nobile donna, al tuo valor concedo,
52.3a la tua fede, ed al tuo grave senno,
52.4Seleucia che per te secura io credo:
52.5e maggior doni a tua virtù si denno,
52.6se fia cacciato d'Asia il fier Goffredo:
52.7e parte non oblio l'opre leggiadre
52.8del tuo marito e del tuo saggio padre.–
53.1Fra tanto avea Vafrin la piaggia aprica
53.2vista di Gaza, e i lidi intorno e 'l colle,
53.3e gli edifici ove la terra antica
53.4fra marmoree ruine al ciel s'attolle.
53.5Palagi e templi, in cui gente nemica
53.6s'accoglie, e 'l culto a Dio, superba, tolle:
53.7fonti ed acque, ch'il ciel benigno dona,
53.8e de le mura sue l'ampia corona.
54.1E tende intorno, e sparsi a l'aure erranti
54.2stendardi in cima azzurri, e persi, e gialli;
54.3e tante udì lingue discordi, e tanti
54.4timpani e corni e barbari metalli,
54.5e voci di cameli e d'elefanti,
54.6tra 'l nitrir de' magnanimi cavalli,
54.7che fra sé disse: –Qui Africa tutta
54.8translata or viene, e qui l'Asia è condutta.–
55.1E loda pria la sua benigna sorte,
55.2che de le schiere lor nulla gli asconde:
55.3poscia non tenta vie furtive e torte,
55.4né dal più folto volgo ei si nasconde:
55.5ma per dritto sentier tra regie porte
55.6trapassa, ed or dimanda ed or risponde:
55.7a dimande e risposte audaci e pronte
55.8accoppia, il baldanzoso, ardita fronte.
56.1Di qua di là sollecito s'aggira,
56.2per le vie, per le piazze e per le tende:
56.3i guerrieri, i destrier, l'arme rimira,
56.4l'arte, gli ordini osserva, e i nomi apprende:
56.5né di ciò pago, a maggior cose aspira,
56.6spia gli occulti pensieri, e parte intende:
56.7tanto s'avvolge, e così piano e cheto,
56.8che s'apre il varco al ragionar secreto.
57.1Stavasi il capitan la testa ignudo,
57.2le membra armato, e con purpureo ammanto;
57.3lunge due paggi avean l'elmo e lo scudo,
57.4preme egli un'asta e vi s'appoggia alquanto:
57.5guardava un uom di torvo aspetto e crudo,
57.6membruto ed alto, il quale avea da canto;
57.7Vafrino è attento, e, di Goffredo a nome
57.8parlare udendo, alza gli orecchi al nome.
58.1Parla il duce a colui: –Dunque securo
58.2sei tu così di dar morte a Goffredo?–
58.3Risponde quegli: –Io sono, e 'n corte giuro
58.4non tornar mai se vincitor non riedo:
58.5preverrò ben color che meco fûro
58.6al congiurare; e premio altro non chiedo
58.7se non d'alzar un bel trofeo de l'arme
58.8in Babilonia, e sotto un breve carme:
59.1“Queste arme in guerra al capitan francese,
59.2distruggitor de l'Asia, Ormondo i' trassi,
59.3quando gli trassi l'alma; e fûr sospese
59.4perché memoria ad ogni età trapassi”.–
59.5–Non fia (l'altro dicea) ch'il re cortese
59.6l'opera grande senza gloria lassi:
59.7ben ei darà ciò che per te si chiede,
59.8ma congiunto l'avrai d'alta mercede.
60.1Ora apparecchia pur l'arme mentite,
60.2ch'il giorno omai de la battaglia è presso.–
60.3–Le preparo,– ei rispose: e qui, fornite
60.4queste parole, il duce tacque ed esso.
60.5Restò Vafrino a le gran cose udite
60.6sospeso e dubbio, e rivolgea in se stesso
60.7quai sieno i congiurati e l'arme false;
60.8ma l'intender da sé tutto non valse.
61.1Mille e più vie d'accorgimento ignote,
61.2mille ripensa inusitate frodi:
61.3e non gli son però palesi e note
61.4de l'occulta congiura e l'arme e i modi;
61.5Fortuna alfin, quel che per sé non puote,
61.6sciolse al suo dubitar gl'interni nodi:
61.7tornando il vecchio re, pria ch'il dì s'erga,
61.8a la gran reggia ov'egli in Menfi alberga,
62.1e fra' suoi Mori, ond'è guardata e cinta,
62.2passa per ampi lochi e per illustri,
62.3calcando pietra lucida e distinta,
62.4di gemma in guisa che si terga e lustri.
62.5Sopra e 'ntorno si scorge aurea e dipinta,
62.6con marmi ed opre di scultori industri,
62.7e con alte colonne in cui s'appoggia
62.8più d'una luminosa e ricca loggia.
63.1Pur da candido marmo i larghi fonti
63.2versan, come s'udì, l'acque sì chiare,
63.3che n'hanno invidia i più sublimi monti,
63.4e 'l più bel fiume che trascorra al mare:
63.5quivi d'augei non conosciuti o conti,
63.6numero grande e vago e vario appare;
63.7quali giammai non vide il nostro Occaso,
63.8ben che figuri Arpie, Sfinge e Pegàso.
64.1Ed animali ignoti a' sensi nostri
64.2vanno intorno al bel seggio ombroso e fosco,
64.3tra le fontane e quei marmorei chiostri,
64.4senza adoprar artiglio o dente o tosco:
64.5né tanti vide mai prodigi o mostri
64.6deserta arena o solitario bosco,
64.7né penna ne descrisse, o stil dipinse,
64.8quanti il gran re quivi nutrinne e cinse.
65.1Prima di ciascun'altra al Nil si volse
65.2quella che porta lui, mirabil nave,
65.3ch'arme e destrieri in ampio sen raccolse,
65.4di logge e sale e tempio adorna e grave:
65.5e di fila d'argento in prima sciolse
65.6lucenti vele a fresca aura soave:
65.7e fece biancheggiar co' remi eburni
65.8l'onda cerulea a' raggi ancor notturni.
66.1Poi si mosse Emireno a suon di tromba,
66.2che fea più mormorar l'acque tranquille,
66.3non che la terra, e 'l ciel ch'alto rimbomba,
66.4di chiare acceso e lucide faville:
66.5e s'inviò verso la sacra tomba,
66.6spiegando al vento mille insegne e mille.
66.7Vafrin con gli altri ancor montava in sella:
66.8ma precorse, portando alta novella.
67.1Trovò del vecchio Eustachio il nobil figlio
67.2co' duci che passâro a l'alta impresa,
67.3che quasi in giusta lance ogni consiglio
67.4de l'incerta vittoria appende e pesa:
67.5e de la guerra parla e del periglio,
67.6fra 'l nuovo campo e la città difesa,
67.7e disse: –Andai, come imponesti, e vidi
67.8genti nemiche in arenosi lidi.
68.1Ma pria contar ne la deserta piaggia
68.2potrei l'arene, e 'n mar turbato l'onde,
68.3e qual da gli alti boschi a terra caggia
68.4numero de le sparse aride fronde:
68.5che quel di tante schiere a narrar v'aggia,
68.6sotto a' cui piè la terra ampia s'asconde;
68.7e sotto le gran tende il ciel s'adombra,
68.8tanto di spazio ivi per lor s'ingombra.
69.1Io vidi nel passar l'orribile oste
69.2quasi occupare il loco a' salsi flutti,
69.3mentre le piagge e le campagne ascoste
69.4ella teneva, e i piani, e i colli tutti:
69.5vidi che dove giunga, ove s'accoste,
69.6spoglia la terra e lascia i fiumi asciutti:
69.7ché non basta a la sete acqua profonda,
69.8e poco è lor ciò che si miete e sfronda.
70.1Ma sì de' cavalier, sì de' pedoni,
70.2sono in gran parte inutili le schiere:
70.3gente che non intende ordini e suoni,
70.4né stringe il ferro, e di lontan sol fére.
70.5E son quelli oltre gli altri eletti e buoni,
70.6che di Persia seguîr l'insegne altere:
70.7e di questa anco è via migliore squadra
70.8quella che l'ammiraglio ordina e squadra.
71.1Ella è detta immortal senza difetto,
71.2perché non scema il numero pur d'uno;
71.3ma s'empie il loco vòto, e sempre eletto
71.4sottentra uom nuovo, ove ne manca alcuno.
71.5Il capitan de gli altri, Emiren detto,
71.6pari ha in senno o valor pochi, o nessuno:
71.7e gli comanda il re, che senza indugio
71.8combatta, e non ti lassi alcun refugio.
72.1Né credo già, ch'al nono dì ritardi
72.2l'esercito infedel, c'ha molto ardire;
72.3ma tu convien che te medesmo or guardi,
72.4tanto è del sangue tuo fra lor desire,
72.5ch'i più famosi in arme e i più gagliardi,
72.6t'hanno incontra arrotato il ferro e l'ire;
72.7e d'appender tue spoglie in Menfi al tempio
72.8un ladron si dà vanto infame ed empio.
73.1Signor (diceva), in ragionando udisti
73.2ricordar gli assassini, orribil nome:
73.3i quali un tempo fûr dogliosi e tristi
73.4di portar del gran re le gravi some;
73.5ora con gli altri suoi confusi e misti
73.6van con le genti soggiogate e dome,
73.7perch'Anterada lascia e sue castella
73.8quel che per dignità Veglio s'appella.
74.1Questo è un lor mastro a cui non cornio, o cerro,
74.2né spada gloria diè fra' suoi nemici
74.3ma i prìncipi insidiava; e un picciol ferro
74.4dava a' suoi congiurati empi Fenici:
74.5e pur di questa turba or (s'io non erro)
74.6giunto ha il grande ammiraglio a' fidi amici
74.7Ormondo, ch'altre volte armò la destra
74.8incontra te, di crudeltà maestra.
75.1Ma sempre senza effetto: or, quasi sdegni
75.2l'insidïoso ferro aver coperto,
75.3e dal lor sommo re provincie e regni
75.4speri in premio de l'opra, anzi del merto,
75.5promette d'assalirti: e falsi segni
75.6e mentite arme vuole in campo aperto,
75.7perché 'l perfido cor, se più si sforza,
75.8non lascia fraude per usar gran forza.–
76.1Così disse Vafrino: e i detti suoi
76.2mesto silenzio al suo tacer lasciâro
76.3nel magnanimo cor di tanti eroi,
76.4ben ch'alcun non vi sia di vita avaro;
76.5ma soggiunse Raimondo: –Onde v'annoi
76.6ho novella più trista e duol più amaro:
76.7e tacerei per non doppiar l'affanno;
76.8ma 'l tacer non provede al nostro danno.
77.1Goldemaro e Peletto andando al porto,
77.2scorta a' Liguri amici amica e fida,
77.3con l'uno e l'altro stuol da loro scorto,
77.4ne la campagna fûr tra Rama e Lida
77.5assaliti. Giberto, Aicardo è morto,
77.6tanto quivi abondò la turba infida:
77.7ciascun de gli altri miei lassato or langue,
77.8o sparso ha con la vita insieme il sangue.
78.1Joppe, cittate antica e mal secura,
78.2vòta d'abitator non si difende:
78.3ma in preda lascia le solinghe mura,
78.4quasi negletto arnese, a chi le prende;
78.5né dentro al porto omai resiste e dura,
78.6la nostra armata, o la nemica attende:
78.7ma d'antenne ha spogliate e di governo
78.8le navi che sprezzaro il freddo verno.
79.1Restano i nudi legni in su l'arena
79.2del salso lido a piè de l'alta rocca,
79.3dove i nostri faran difesa a pena,
79.4se soverchio furor non la dirocca:
79.5nulla il navigio or de' nemici affrena,
79.6ben ch'al porto rinchiusa è l'ampia bocca;
79.7ma con mille e più vele il mar trascorre,
79.8minacciando ruina a quella torre.–
80.1Così disse Raimondo, e i duci esperti
80.2il varïar de la fortuna e 'l caso
80.3rivolgeano; tacendo i rischi incerti,
80.4e 'l fin di lunga guerra ancor rimaso.
80.5Ma pensavano insieme i duo Roberti
80.6a' freddi regni del lontano Occaso;
80.7e parlando il maggior, ch'in Frisa nacque,
80.8l'altro prima approvò, da poi non tacque:
81.1–Io (diceva) in lontana e dubbia guerra
81.2fatto non ho qui d'oro alcuno acquisto,
81.3né di provincia in peregrina terra;
81.4né già mi pento di servire a Cristo.
81.5E bench'il giorno che la vita serra
81.6sia forse assai vicino e mal previsto,
81.7non cangerò giammai pensieri o voglie,
81.8per tema di lasciar l'ultime spoglie.
82.1Ma s'avverrà ch'alfin solviamo il voto
82.2visitando il Sepolcro e i sacri tempî
82.3bramo che mi riporti od Euro o Noto,
82.4salvo o securo dal furor de gli empi,
82.5al lido di Provenza, o al più remoto,
82.6o per benigni o per turbati tempi:
82.7già stanco di calcare a' stanchi il dorso,
82.8e vago sol di posa o d'altro corso.
83.1Di ben mille destrier, ch'in ampie stalle
83.2pascer solea quand'io qui volsi i passi,
83.3la maggior parte è morta: o langue e falle
83.4al corso e i membri ha indeboliti e lassi:
83.5e 'ndarno omai cerchiamo in monte o 'n valle
83.6l'acque tra verdi sponde e i vivi sassi.
83.7Qual mi riportera cavallo, o vento,
83.8s'a l'incendio de' legni ora io consento?
84.1Deh concedasi a me ch'omai difenda
84.2l'armate navi da nemico oltraggio,
84.3perch'una, lasso, e 'nerme, alfin mi renda
84.4(se ne la giusta impresa ora io non caggio)
84.5a le rive del Reno, ov'io sospenda
84.6l'arme dopo sì dubbio aspro viaggio:
84.7e portin l'altre i miei fidi compagni,
84.8c'han già fatto di gloria ampi guadagni.–
85.1Così diss'egli. –Ed io restar non bramo,
85.2(il normando Roberto allor soggiunse):
85.3e di te a te stesso or mi richiamo,
85.4che la mia terra è da la tua non lunge:
85.5e di stirpe real secondo ramo
85.6nacqui, dove i duo regni a noi disgiunge
85.7l'estremo mar che tutto scevra e parte,
85.8e mi bisognan legni, e vele, e sarte.–
86.1Così parlâr: né fu contrasto alcuno
86.2o discorde voler tra' duci arditi,
86.3né tra quegli altri: e consentì ciascuno
86.4che vadano ambo a la difesa uniti
86.5contra il fèro nemico ed importuno
86.6ch'ingombra i salsi mari e i salsi liti,
86.7con mille da Pelusio e da Canopo
86.8raccolti legni; e fûro al maggior uopo .
87.1Liguri e Leuci aveano, e gli altri insieme,
87.2tratte le curve navi al lido asciutto,
87.3e quasi scala l'ime e le supreme
87.4disposte in gradi, e un muro ivi construtto
87.5lontano alquanto da le rive estreme,
87.6che non bagna dal mar canuto flutto;
87.7e fatta un'ampia fossa intorno al muro,
87.8che sotto l'alta ròcca è più securo.
88.1A l'incontro, ov'il mar fremendo assorda,
88.2ha fermo Argante i suoi destrier correnti;
88.3parlando al duce de la turba ingorda,
88.4varia di gonne e di confusi accenti,
88.5che più d'onda marina in sé discorda,
88.6quando agitata è da contrari venti:
88.7e gran premi propon d'argento e d'auro
88.8al navigante egizio, al siro, al mauro.
89.1Ma non osa la turba inerme, avvezza
89.2a combatter nel mar di nave in nave,
89.3d'ampia fossa passar rapida altezza,
89.4che quinci e quindi ha 'l precipizio, ed have
89.5munita d'alto la sublime ampiezza
89.6d'acuto palo, anzi d'acuta trave:
89.7tal ch'ei medesmo a rimirare è mosso
89.8da l'orlo del mar vasto a quel d'un fosso.
90.1E 'l fier cavallo, a cui la mano allenta,
90.2già non ardisce di saltar nel fondo;
90.3ma gli annitrisce in riva e si sgomenta:
90.4egli non già, ch'è senza tèma al mondo;
90.5e di passare a piè s'avvisa e tenta,
90.6ben che de l'arme il tardi il grave pondo:
90.7e, vòlto a' suoi, dicea: –Non fia ch'io rieda
90.8senza gloria, o compagni, e senza preda.
91.1Ma pria d'ostili spoglie ornare il lido
91.2de l'Asia io spero, e le contrade estreme,
91.3togliendo a' Franchi il ben guardato nido,
91.4ove han rinchiusa omai l'ultima speme:
91.5e, pur che me seguiate, or mi confido
91.6ch'audace diverrà chi tarda e teme.
91.7Così dicendo, egli scendea repente
91.8con l'arme a terra dal corsier possente.
92.1Alcun de gli altri suoi restar non volle
92.2assiso allora in sul destrier sublime,
92.3mirando lui, ch'a piedi ancor s'estolle
92.4di torre in guisa ch'erga al ciel le cime;
92.5ma de l'arida rena al lido molle
92.6le genti estreme seguitâr le prime:
92.7e l'instabil premean salso terreno,
92.8ciascuno al suo scudier lasciando il freno.
93.1E se medesmi ammaestrando in guerra,
93.2tutti non assalîr diffusi e sparti
93.3il muro che le navi asconde e serra;
93.4ma in cinque ordini accolti, e 'n cinque parti.
93.5Del fèro Argante ch'ogni altezza atterra,
93.6segue la prima i passi e l'arme e l'arti:
93.7ma Celebino, il suo più bel fratello,
93.8conduce appresso lui l'altro drappello.
94.1Guidato il terzo è poi dal fèro Ircano,
94.2di cui non fu (s'Argante sol ne traggi)
94.3uom più forte ne l'ira, ovver più insano,
94.4o ne gli alpestri luoghi, o ne' selvaggi.
94.5Gli altri seguian Sanguigno e Rodoano,
94.6di saggio padre arditi figli e saggi:
94.7e 'l vecchio genitor reggeva Aleppe,
94.8e molto visse al mondo e molto seppe.
95.1Sol Norandin lasciar non volse il dorso
95.2de l'armato cavallo a' suoi scudieri,
95.3e torse per l'arene il lento corso
95.4de le concave navi a' duci alteri,
95.5procurando al fratel certo soccorso
95.6da' naviganti mal satolli e neri;
95.7ma non poteo sovra 'l destrier superbo
95.8schifar d'iniqua morte il fine acerbo.
96.1Né devea riveder le mura eccelse
96.2d'Elia sublime, e del palagio adorno,
96.3ch'egli ebbe ingombro, e proprio albergo felse,
96.4e 'nvano avea sperato un bel ritorno;
96.5ch'atro di guerra turbo il cinse e svelse,
96.6come sterpar veggiamo abete od orno;
96.7e cadde ove il trafisse orribil asta,
96.8qual uom ch'indarno al suo destin contrasta.
97.1E dicea, vòlto al ciel: –Quanto è bugiarda
97.2la speme ch'a la guerra altri conforta!
97.3Già non pensai sì indomita e gagliarda
97.4gente trovar con sì feroce scorta.
97.5Or veggio che per lor si tiene e guarda
97.6ogni torre del muro ed ogni porta:
97.7e non vorranno abbandonar l'impresa,
97.8e 'l muro, ond'ogni nave anco è difesa.
98.1Ma come in via c'ha polveroso il suolo,
98.2non lascian l'api a chi le turba e caccia
98.3i dolci alberghi, e con stridente volo
98.4pungon più volte al cacciator la faccia;
98.5così de' Franchi ogni condenso stuolo
98.6avverrà che difesa e guerra or faccia:
98.7e partir non vorran da l'alte porte
98.8senza vittoria, o senza orrida morte.–
99.1Così diceva: e vide lunge intanto,
99.2come sassosa guerra al muro avvampi;
99.3e del fiero fratel membrando il vanto,
99.4pensar non può ch'alcun s'arretri e scampi.
99.5Pur, tratti al segno del purpureo ammanto,
99.6i duci che solcâr cerulei campi,
99.7tutti scendeano ov'egli asta non vibra,
99.8ma l'oro già promesso appende in libra.
100.1Quetar parevan l'ire e i fèri orgogli
100.2de' petti avari, a quel lucente prezzo.
100.3Eldalio, nato ne' Tindarii scogli,
100.4fu il primo che obbligò la fede a prezzo:
100.5poi ciascun altro a disprezzar gli orgogli
100.6del mar d'Egitto, navigando, avvezzo,
100.7o pure in quel che si colora e tigne,
100.8e mostra a' nostri rai l'onde sanguigne.
101.1Eldalio e gli altri duci a l'oro tratti,
101.2come l'ingordo pesce a la dolce esca,
101.3serbar volendo invidïosi patti,
101.4aspettavan ch'il rischio omai s'accresca:
101.5né tutti ancor venieno ove combatti,
101.6Argante, in guisa d'uom cui vita incresca,
101.7che il lido solitario, anzi deserto,
101.8quelle turbe infinite avrian coperto.
102.1I Siri, alzando i gravi scudi in alto
102.2intorno Argante e i minacciosi gridi,
102.3vengon del saldo muro al dubbio assalto,
102.4rimbombando a quel suono i mari e i lidi:
102.5e contra i figli del crudel Ducalto,
102.6e gli altri a lor fedeli, a Cristo infidi,
102.7lanciavan sassi da lor torri i nostri,
102.8quei discacciando da' guardati chiostri.
103.1Come allor che s'inaspra il verno e 'l cielo,
103.2e Giove tuona in Pindo, in Pelio o 'n Flegra,
103.3sopisce i venti, e 'n nubiloso velo
103.4ei ricopre del sol la vista allegra:
103.5né cessa di versar la neve e 'l gelo,
103.6onde la terra imbianca e l'aria annegra,
103.7e prima i gioghi e le superbe fronti
103.8tutte nasconde de gli eccelsi monti:
104.1poscia gli erbosi prati e i luoghi colti,
104.2e de' mortali i magisteri e l'opre,
104.3e i bei porti del mare e i lidi incolti,
104.4e i cavernosi scogli ancor ricopre:
104.5solo i mari non sono allor sepolti,
104.6e l'acqua da la neve al ciel si scopre;
104.7così era ascosta allor da viva pietra
104.8l'arena, insin la dove il mar s'arretra.
105.1Ma Norandin, ben che de' nembi oscuri
105.2di pietrosa tempesta abbia spavento,
105.3e de' suoi tristi sogni e degli augùri,
105.4a cui per lunga usanza è troppo intento,
105.5s'avvicina al fratello appresso a' muri,
105.6che nulla morte ad incontrare è lento;
105.7e disse: –Omai concedi al mio consiglio,
105.8ch'altri succeda al tuo maggior periglio.
106.1Tu stanco forse, e tutti stanchi e lassi
106.2siàn del contrasto d'uno e d'altro giorno;
106.3sì che omai dar potremo il loco a' sassi
106.4ed alle turbe, e far quinci ritorno.
106.5Né tacerò (bench'il parlar trapassi
106.6il tuo divieto, e n'abbia oltraggio e scorno)
106.7che 'l cielo e i sogni e un novo augurio io temo.
106.8Deh non sia quest'assalto a noi l'estremo!–
107.1Volea più dir: ma con turbato sguardo
107.2il fiero Argante riguardollo e disse:
107.3–Norandino, a me spiace ogni codardo;
107.4e s'oggi è il dì ch'il cielo a me prefisse,
107.5la mia morte, o 'l mio fato omai non tardo:
107.6e non curo di stelle erranti o fisse,
107.7né di fantasmi o di notturni sogni.
107.8E di te stesso tu non ti vergogni?
108.1E vuoi tu ch'obbedisca armata destra
108.2ad uccel ch'abbia steso al ciel le piume?
108.3Ma non curo io ch'egli sen voli a destra
108.4contra l'aurora e 'l bel purpureo lume,
108.5o ne l'oscuro occaso a man sinestra:
108.6e seguo mia natura e mio costume,
108.7anzi il voler del ciel, ch 'altrui richiama
108.8col chiaro suon d'una perpetua fama.
109.1Ottimo augurio è sol quest'uno e vero,
109.2il difender la patria in guerra armato.
109.3Perché dunque paventi, animo altero,
109.4quel risco ove 'l morir tanto è laudato?
109.5Se per difesa ognun del nostro impero
109.6in questa pugna ti morisse a lato,
109.7non dovresti temer: e vo' ben dirti
109.8che non hai contra morte audaci spirti.
110.1Ma se de la battaglia oggi tu cessi,
110.2ed altri n'allontani, o tieni a bada,
110.3sì che per tuo consiglio or non s'appressi
110.4al ben difeso muro e 'ndietro ei vada:
110.5nol potresti salvar, pur che volessi,
110.6perch'io l'ucciderò con questa spada.–
110.7Così diceva, e gli passò davante:
110.8seguîr gli altri, gridando, il fiero Argante.
111.1E la fortuna in suo favor conversa,
111.2pareva a' Franchi diventar rubella:
111.3però che mosse da la parte avversa
111.4fulmini incontra lor, turbo e procella:
111.5e portò nembo onde rimase aspersa
111.6l'arida rena e questa parte e quella.
111.7Ma ne gli occhi de' Franchi oscura polve
111.8è più molesta, e lor d'intorno involve.
112.1In rompendo il gran muro, ogni lor forza
112.2mostrâro i Siri, e tutti i loro ingegni;
112.3e i merli, e 'l muro, e quella prima scorza,
112.4e i primi de le torri alti sostegni,
112.5si sforzar di tirare in terra a forza,
112.6per aprirsi la strada a' curvi legni;
112.7e con le grosse travi eran divelti,
112.8per opra di guerrieri a prova scelti.
113.1Ma non cedeano il passo ancora i Franchi,
113.2opponendo de' buoi le dure terga,
113.3e i gravi scudi, e quasi nulla stanchi,
113.4già percotean quale a salir più s'erga:
113.5e ne la fronte e ne gli opposti fianchi,
113.6o 'n mezzo il petto, ove la vita alberga.
113.7E quel d'asta, o da palo in terra affitto
113.8in due lati cadendo, era trafitto.
114.1Ma i due Roberti, ove girâr la fronte,
114.2raccendeano il valor ne' freddi cori,
114.3or con lusinghe, or con minacce ed onte.
114.4–O miei non vili amici, o voi migliori,
114.5o voi, dicean, de l'opre illustri e conte,
114.6tutti non hanno in guerra eguali onori;
114.7ma tutti denno or fare aspra battaglia:
114.8che tutti alfin valore, o morte agguaglia.
115.1L'un sia d'esempio a l'altro e di conforto
115.2in sostener chi minaccioso assalse,
115.3anzi lui rispingendo, o vivo o morto,
115.4insino a' curvi lidi e l'onde salse:
115.5e ritornando i nostri legni al porto,
115.6che a tenerli securi in sé non valse,
115.7senza il vostro valor, cui non prescrive
115.8termine il mar con l'arenose rive.
116.1Forse avverrà che discacciare osando
116.2col nemico più lunge ancora il risco,
116.3vi dia vittoria il re del ciel, tonando,
116.4per cui morir, non sol pugnare, ardisco.
116.5Or qualunque si sia Frisio o Normando,
116.6Ligure o Greco, membri 'l valor prisco:
116.7ché al ritorno bramato altra speranza
116.8più non riman, ned altra nave avanza.–
117.1Così gridando, ivi destâro a prova
117.2l'orribil guerra, e fu Roberto il grande
117.3quegli che prima feo mirabil prova,
117.4là 've il muro cingeano aspre ghirlande,
117.5contra la gente minacciosa e nova,
117.6che non sa com'ei fére, e il sangue spande:
117.7era fra questi il coraggioso Amullo,
117.8fido amico d'Argante, ancor fanciullo.
118.1Ed era tanto invêr la cima asceso,
118.2che parea meritar corona e palma:
118.3quando avventò Roberto il grave peso
118.4d'un sasso che saria soverchia salma
118.5ad uom robusto: e 'l capo e l'osso offeso
118.6e l'elmo rotto aprîro il varco a l'alma.
118.7Ei cadde, come quel che in mar profondo
118.8d'alta nave s'immerge, e cerca il fondo.
119.1Poi con l'asta Roberto in giù rispinge
119.2il dispietato Aronzio, e 'l fiero Idargo,
119.3l'un trafitto colà dov'uom si cinge,
119.4l'altro nel petto suo ben colmo e largo.
119.5Da le tempie Orispon l'arme dipinge,
119.6oppresso da mortifero letargo:
119.7che pur Roberto il riversò nel fosso,
119.8e fe' cadergli Iringo e Frelio addosso.
120.1Pur con l'asta di lungo e grave cerro,
120.2l'iniquo Elfingio in quella orribil pugna
120.3trafisse, e Rinco, e l'infido Ermiperro,
120.4ch'a l'alto precipizio innanzi pugna;
120.5tal che non sol di sangue asperso è il ferro,
120.6ma la nodosa lancia, ove s'impugna.
120.7E par che i più feroci a morte scelga,
120.8dovunque si rivolge il forte Belga.
121.1Già non pugnò il Normando in altro luogo,
121.2né dal maggior Roberto andò lontano:
121.3ma parver buoi congiunti al grave giogo,
121.4d'animo eguali e di valor sovrano,
121.5che fanno i lunghi solchi in duro giogo
121.6d'asciutto colle o 'n aspro o forte piano;
121.7e da le corna intanto avvien che larga
121.8di sudor copia si diffonda e sparga.
122.1Era co' duo Roberti il bel Guglielmo,
122.2gloria ed onor de' sagittari inglesi,
122.3venuto: e fino avea l'usbergo e l'elmo,
122.4e lucean tutti d'oro i begli arnesi:
122.5l'aurea faretra gli portava Antelmo:
122.6ei saettava, e n'avea molti offesi:
122.7e con quell'arme sue dorate e vaghe,
122.8facea mortali e 'nsidiose piaghe.
123.1Ei da lunge mirò salir Sanguigno,
123.2e 'l fe' cessar da quella impresa ardita,
123.3però che fece il braccio a lui sanguigno
123.4con lo stral che portò cieca ferita:
123.5quel, non soffrendo il suo dolor maligno,
123.6facea di furto ascosa indi partita,
123.7quasi del suo ritrarsi abbia vergogna,
123.8e schifi de' nemici agra rampogna.
124.1Ma, sospirando, Rodoan si dolse,
124.2come si fu del suo partir avvisto;
124.3pur quello assalto abbandonar non volse,
124.4né vendetta obliò sdegnoso e tristo:
124.5e d'un colpo lontan nel ventre ei colse,
124.6e per mezzo trafisse 'l greco Egisto:
124.7poi trasse l'asta: e quel, l'asta seguendo,
124.8cadde sul volto, e rimbombò cadendo.
125.1Tanto romore intorno al corpo esangue
125.2fa col sonoro acciar sassosa terra.
125.3Ma con la fèra man, sparsa di sangue,
125.4i sublimi ripari 'l Turco afferra:
125.5e come quelli in cui valor non langue,
125.6parte ne svelle e ruinosa atterra;
125.7e lascia il muro ignudo al fèro crollo:
125.8ma Guglielmo il saetta, e mira al collo.
126.1Ed in quel tempo ancor Roberto il magno
126.2con l'asta gli percote il duro scudo,
126.3tal ch'ei s'arretra e cerca altro compagno,
126.4già ripresso il furor d'animo crudo:
126.5ma, sperando di gloria alto guadagno,
126.6pur si vorrebbe aprir quel muro ignudo.
126.7–Deh perché rallentate il vostro sforzo,
126.8(dice) o compagni? Io solo invan mi sforzo.
127.1Né posso far per entro il muro, o sopra,
127.2a le nemiche navi il passo e 'l calle:
127.3ché la virtù d'un solo invan s'adopra,
127.4e per soverchio ardir s'inganna e falle;
127.5ma di molti congiunta è miglior l'opra.
127.6Dunque venite a le mie fide spalle
127.7per l'arena che copre abeti e querce:
127.8che la gloria al periglio è degna merce.–
128.1Così diss'egli: e, per timor, più forte
128.2si mostrò, lui seguendo, il suo drappello;
128.3e 'n su le mura, o 'n su le chiuse porte,
128.4via più si strinse incontra il popol fello
128.5il Franco: e non cedea con pari sorte
128.6il loco o quello a questo, o questo a quello;
128.7né i Siri aprian tra le ruine il varco,
128.8né rispinti cedean da pietre o d'arco.
129.1Ma come duo vicini in luogo angusto
129.2fanno contesa in mezzo a' larghi prati,
129.3o per termine nuovo o per vetusto,
129.4d'acuto palo a la battaglia armati:
129.5così l'usurpator d'imperio ingiusto,
129.6e quel che i propri regni avea lasciati,
129.7di tesor largo, e sol di gloria avaro,
129.8quinci e quindi partia l'alto riparo.
130.1Molti al capo ed al petto, elmo ed usbergo
130.2rompendo, si pestâro i nervi e l'ossa;
130.3altri mostrando a le ferite il tergo,
130.4morian repente per crudel percossa:
130.5pareva a' morti destinato albergo
130.6quella scura sanguigna orribil fossa;
130.7mura, porta, ripari, ed armi e squadre,
130.8eran di sangue tenebrose ed adre.
131.1Ma la fortuna (o sia d'ardente stella,
131.2che signoreggia il ciel mirabil face,
131.3o potesta di tenebre e rubella,
131.4o cieca forza ed impeto fallace)
131.5a l'alto onor de l'alta impresa appella,
131.6fra ben mille perigli, Argante audace:
131.7che un gran sasso che giacque anzi la porta,
131.8pur come leggier vello in man si porta.
132.1Tanto era tal, che la più forte coppia
132.2de la robusta plebe oscura ed ignota,
132.3se le membra e le forze insieme accoppia,
132.4nol porria sovra a la stridente rota;
132.5ma vien ch'Argante, in cui vigor s'addoppia,
132.6con la destra alto il levi, e giri e scota,
132.7e, dopo molto raggirar, da sezzo
132.8sovra i duo piè fermato il lanci in mezzo.
133.1Stridendo rimbombâr divise e rotte
133.2le porte e 'nsieme i cardini sonanti,
133.3e 'l cavalier, sembrando orrida notte
133.4ne' tenebrosi e torbidi sembianti,
133.5o voi, ne l'ombre sue là giù prodotte,
133.6ratto sen corse e minaccioso avanti,
133.7vibrando l'asta; e nulla indi il repulse,
133.8e 'n arme spaventose altrui rifulse.
134.1Fiammeggiava l'acciar con fèri lampi,
134.2e folgoravan gli occhi atre faville;
134.3né diluvio ch'inondi i larghi campi
134.4e porti seco armenti, alberghi e ville,
134.5né fèro incendio che dintorno avvampi,
134.6e tempi e case accenda a mille a mille,
134.7né di montagna alpestra orrido dorso,
134.8fermato avria di quel superbo 'l corso.
135.1Invitava, gridando a' suoi rivolto,
135.2a passare, a salir, le turbe impigre,
135.3ch'entro inondâr com'un torrente accolto,
135.4o com'Eufrate si divide e Tigre.
135.5Ogni ordine de' Franchi allor disciolto,
135.6rifuggiano a le navi oscure e nigre:
135.7altri ne l'alta rocca ancor rifugge:
135.8la terra, il mare, il ciel rimbomba e mugge.
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