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1.1Io canto l'arme e 'l cavalier sovrano,
1.2che tolse il giogo a la città di Cristo.
1.3Molto co 'l senno e con l'invitta mano
1.4egli adoprò nel glorïoso acquisto;
1.5e di morti ingombrò le valli e 'l piano,
1.6e correr fece il mar di sangue misto.
1.7Molto nel duro assedio ancor sofferse,
1.8per cui prima la terra e 'l ciel s'aperse.
2.1Quinci infiammâr del tenebroso inferno
2.2gli angeli ribellanti, amori e sdegni;
2.3e, spargendo ne' suoi veneno interno,
2.4contra gli armâr de l'Oriente i regni:
2.5e quindi il messaggier del Padre eterno
2.6sgombrò le fiamme e l'arme e gli odi indegni,
2.7tanto di grazia diè nel dubbio assalto
2.8a la croce il Figliuol spiegata in alto.
3.1Voi che volgete il ciel, superne menti,
3.2e tu che duce sei del santo coro,
3.3e fra giri là su veloci e lenti,
3.4porti la face luminosa e d'oro;
3.5il pensier m'inspirate e i chiari accenti,
3.6perch'io sia degno del toscano alloro:
3.7e d'angelico suon canora tromba
3.8faccia quella tacer ch'oggi rimbomba.
4.1Cintio, che di virtù gli antichi esempi
4.2rinovi, e co 'l tuo lume Italia illustri,
4.3l'alte memorie de' passati tempi
4.4difendi omai dal variar de' lustri;
4.5e mentre il gran Clemente i sacri tempi,
4.6di sole in guisa, avvien che purghe e lustri,
4.7egli, del re del ciel vicario in terra,
4.8il cielo, e tu Elicona a me disserra.
5.1Egli del suo voler, ch'è santo e giusto,
5.2fa dritta norma al mondo e viva legge.
5.3E i gran duci d'Europa, e 'l grande augusto,
5.4e 'l gran re che più regni affrena e regge,
5.5e gli altri ancora, e l'Etiope adusto,
5.6e qual più lunge il vero culto elegge,
5.7e stelle e segni occulti in ciel discopre,
5.8onoran tutti a prova il nome e l'opre.
6.1Tu l'altrui lingue più famose, e l'arti
6.2più belle, e i sacri studi in pregio torni;
6.3e pria che d'ostro il crin, l'interne parti
6.4di virtù vera e vera luce adorni:
6.5e tu l'alte sue grazie a me comparti,
6.6perché l'invidia se ne roda, e scorni:
6.7ché dal giudicio suo benigno io pendo,
6.8e vita a me, non pur a' versi attendo.
7.1Ma quando fia che la tua nobil chioma
7.2porpora sacra in Vatican circondi,
7.3quanto sarà più bella Italia e Roma!
7.4E più c¢lti gl'ingegni e più fecondi!
7.5E 'n lui men grave l'onorata soma
7.6de le gran chiavi e de' pensier profondi!
7.7Ambo intanto gradite i novi carmi,
7.8e de' pietosi eroi l'imprese e l'armi.
8.1Già 'l sesto anno volgea ch'a l'alta impresa
8.2passâro i nostri duci il mare e 'l monte,
8.3ed a' trofei di Cristo ogni difesa
8.4l'Asia e 'l Tauro inchinò superba fronte;
8.5e, scosso il giogo che l'affligge e pesa,
8.6se 'n gìa libero Cidno, Eufrate, Oronte:
8.7pur la stagion che 'l fango e 'l gelo sgombra
8.8attende l'oste; e già Cesarea ingombra.
9.1E 'l tempo omai ch'a le feroci squadre
9.2ogn'indugio togliea lunge non era,
9.3quando al gran seggio ascese il sommo Padre,
9.4ch'in quella parte più del ciel sincera
9.5quanto è da forme risplendenti a l'adre,
9.6tant'è più su de la stellante spera;
9.7però che quasi terra è il ciel del cielo,
9.8al Signor che si fa lucente velo.
10.1Stanno a quell'alta sede intorno intorno
10.2spirti divini, al suo splendore accensi,
10.3e ciascun d'essi è di sei ale adorno:
10.4e sì come i vapori umidi e densi,
10.5o le nubi dipinte, il sole e 'l giorno
10.6copron soavemente a' nostri sensi
10.7velano due la faccia a quel vetusto,
10.8due i piè, due van girando il seggio augusto.
11.1Egli d'alto mirò giacer la terra,
11.2e di vele e di legni il mar ripieno,
11.3quasi incendio nutrir d'ardente guerra;
11.4e con gli occhi il cercò di seno in seno;
11.5poi li girò dove nasconde e serra
11.6alti pensieri il pio Goffredo in seno
11.7e scorse fede in lui fondata e salda,
11.8e santo amor che si l'informa e scalda.
12.1Ma vede nel fratel cupido ingegno,
12.2che a scettri ed a corone intento aspira.
12.3Vede Tancredi aver la vita a sdegno,
12.4tanto l'ingiuria altrui l'ange e martira.
12.5E fondar Boemondo al novo regno
12.6in Antiochia alti princìpi ei mira,
12.7e leggi imporre, ed introdur costume,
12.8e l'arti e 'l culto di verace nume.
13.1E così fisse al cor gli alti pensieri,
13.2che nulla par che più lo prema e stringa.
13.3Scorge in Riccardo poi spirti guerrieri,
13.4onde primo a l'imprese omai s'accinga;
13.5né brama il move di sperati imperi,
13.6ma di gloria immortal quasi lusinga:
13.7scorge che da la bocca intento ei pende
13.8di Raimondo e 'l costume antico apprende.
14.1Ma poich'ebbe di questi e d'altri cori
14.2scorto gl'interni sensi il re del mondo,
14.3chiama a sé da gli angelici splendori
14.4Gabriel, che ne' primi era secondo.
14.5E' tra Dio questi e l'anime migliori,
14.6interprete fedel, messo giocondo,
14.7che i decreti del ciel in terra porta,
14.8e i preghi e i voti nostri al ciel riporta.
15.1Disse al messaggio Dio: –Goffredo or trova,
15.2e digli in nome mio: Perché si cessa?
15.3Perché la guerra omai non si rinova,
15.4per liberar Gerusalemme oppressa?
15.5Chiami i duci a consiglio e i tardi mova,
15.6gli sparsi accoglia: il tempo e l'ora appressa
15.7che s'inchini il possente e ceda il veglio:
15.8e 'l gran duce ab eterno in cielo io sceglio.–
16.1Così parlava. E Gabriel s'accinse
16.2veloce al suo lontano, alto vïaggio:
16.3e la sua forma d'aria intorno ei cinse,
16.4perch'a vista mortal non faccia oltraggio.
16.5Membra ed aspetto uman compose e finse,
16.6ma pur vi risplendea celeste raggio;
16.7tra giovine e fanciullo età confine prese,
16.8e di rai fece il diadema al crine.
17.1Ale bianche vestì, c'han d'òr le cime,
17.2infaticabilmente agili e preste:
17.3fende i venti e le nubi, e va sublime
17.4sovra la terra e sovra 'l mar con queste.
17.5Così vestito, indirizzossi a l'ime
17.6parti del mondo il messaggier celeste;
17.7e di Libano già la fronte e 'l tergo
17.8scorgea, di varie sètte antico albergo.
18.1Di Libano che sorge altero e grande,
18.2e corona ha di cedri alta e superba,
18.3e rugiade dal ciel, dolci vivande
18.4de' padri ebrei, nel sommo accoglie e serba;
18.5e dal sen vari fiumi in mare spande,
18.6che mormorando van tra' fiori e l'erba.
18.7Qui prima l'ale il messaggier ritenne,
18.8e si librò su l'adeguate penne.
19.1Verso Cesarea poi le volse, e quindi
19.2drizzò precipitando il volo in giuso.
19.3Già lucente sorgeva il sol da gl'Indi,
19.4che parte è fuor, ma più nel Gange è chiuso.
19.5Tu gli altri tuoi pensier dal petto scindi
19.6vòlto, Goffredo, a Dio per antico uso,
19.7quando a paro col sol, ma più lucente,
19.8l'angelo t'apparì da l'orïente.
20.1–Duce invitto di Cristo, i voti adempi
20.2ne la stagion ch'a guerreggiar v'aspetta:
20.3accogli i duci tu ne' sacri tempi;
20.4tu al fin de l'opra i neghittosi affretta:
20.5tu muovi i suoi fedeli incontra gli empi,
20.6per liberar Gerusalem soggetta,
20.7ché Dio per sommo duce in ciel t'elegge,
20.8e da te scorta avranno in terra e legge.
21.1Dio messaggier mi manda, e t'assicura
21.2di gran vittoria e certa: è certa spene
21.3de l'eterne promesse. Oh quanta cura
21.4de le commesse genti or ti conviene!–
21.5Tacque; e volò, quasi per nube oscura,
21.6a le parti più eccelse e più serene;
21.7ma ne l'alma rifulse, e 'n man lo scettro
21.8lucente gli lasciò d'oro e d'elettro.
22.1Ei pien d'interna luce in sé discorre,
22.2chi venne, chi mandò, che gli fu detto;
22.3e se bramò primiero il fine imporre
22.4a l'aspra guerra, or l'arde intenso affetto.
22.5Non che 'l vedersi a gli altri in ciel preporre
22.6di leve aura d'onor gli gonfi il petto;
22.7ma 'l suo voler più nel voler s'infiamma
22.8del suo Signor, come favilla in fiamma.
23.1Vennero i duci, e gli altri ancor seguîro
23.2i duci, c'han vermiglie ed auree spoglie:
23.3parte fuor s'attendò, parte nel giro
23.4e fra gli alberghi suoi Cesarea accoglie:
23.5ma nel tempio maggior gli eroi s'unîro
23.6nel festo giorno, ov'è chi lega e scioglie.
23.7Qui 'l pio Goffredo che tutt'altri avanza,
23.8comincia, in volto augusto ed in sembianza:
24.1–Guerrier' di Cristo, a ristorare i danni
24.2de la sua fede il re del ciel vi elesse,
24.3e securi fra l'arme, e fra gl'inganni
24.4de la terra e del mar vi scorse e resse:
24.5sì ch'abbiam molte in breve spazio d'anni
24.6ribellanti provincie a lui sommesse;
24.7e fra le genti soggiogate e dome,
24.8stese le insegne vincitrici, e 'l nome.
25.1Già non lasciammo i dolci pegni e 'l nido
25.2natio, fame cercando indegne e false,
25.3né la vita esponemmo al vento infido,
25.4ed a' perigli pur de l'onde salse,
25.5per acquistar barbara terra e grido
25.6che cessi alfine; o d'altro onor ci calse
25.7che d'immortale e di celeste palma,
25.8però ch'ogni altro pregio è grave salma.
26.1Ma fu il nostro pensier d'opra più santa,
26.2scuoter d'Elia pensando il giogo duro,
26.3e 'n mal guardato nido, ove cotanta
26.4perfidia alberga, entro l'antico muro
26.5ripor la vera Fé che non s'ammanta
26.6d'inganni, e darle albergo in lui securo,
26.7acciò che possa il peregrin devoto
26.8adorar la gran tomba, e sciôrre il voto.
27.1Così giurai: meco giurar poi volse
27.2ogni altro duce a' piè del grande Urbano,
27.3ch'in Chiaramonte il suo concilio accolse,
27.4e la Croce a noi diè la sacra mano;
27.5poscia spiegolla in mille insegne e sciolse
27.6l'Inglese a prova, il Franco, e 'l pio Germano.
27.7Conforta al voto or voi (se ven rimembra)
27.8Dio co' propri messaggi e chi 'l rassembra.
28.1Dunque il fatto sin ora al rischio è molto;
28.2poco a l'onor, nulla al disegno, parmi,
28.3se fia l'impeto nostro altrove or vòlto,
28.4o qui si sparga l'oste e si disarmi.
28.5Che gioverà l'aver d'Europa accolto
28.6sì grande sforzo, e tanti eroi, tante armi,
28.7se far può quella, che ogni altezza inchina,
28.8non fabbriche di regni, ma ruina?
29.1Non edifica quel ch'a gli alti imperi
29.2fa mondan fondamento, e quasi in sabbia,
29.3sperando in suoi cavalli, e 'n suoi guerrieri,
29.4fra' regni d'Asia e l'africana rabbia:
29.5ove nel Greco non convien che speri,
29.6che già ci tenne quasi augelli in gabbia,
29.7ma ben move ruine, onde a se stesso
29.8faccia un sepolcro e vi rimanga oppresso.
30.1Turchi, Persi, Antiochia; illustre suono,
30.2magnifiche parole, orribil'cose;
30.3tacciamo, anzi pur Dio si lodi e 'l dono
30.4di sue vittorie; ei vinse, e pria n'ascose.
30.5E se da noi perverse e torte or sono
30.6contra quel fin che 'l donator dispose;
30.7temo ce 'n privi, e fola ad empie genti
30.8quel sì chiaro rimbombo alfin diventi.
31.1Ah! non sia chi gran doni, al ciel graditi,
31.2in uso cosi reo perda e diffonda.
31.3A quei, ch'abbiamo alti princìpi orditi,
31.4di tutta l'opra il fine e 'l fil risponda.
31.5Or che sì aperti i passi e sì spediti,
31.6or che sì la fortuna abbiam seconda,
31.7ché non corriamo a quella eccelsa mèta
31.8de le vittorie? e chi 'l ritarda, o 'l vieta?
32.1Volano i detti miei: scrivete or questi,
32.2dopo l'anno secondo, e dopo il quarto:
32.3e quel ch'odono in cielo anco i celesti,
32.4mortali, udite in terra; a voi 'l comparto,
32.5perch'al passar del mondo in Dio si resti.
32.6De la vittoria è già maturo il parto.
32.7Solo è signor chi signoreggia al Tempo;
32.8e non ben vince chi non vince a tempo.–
33.1Disse: e i detti seguì breve bisbiglio.
33.2Ma sorse poscia il solitario Pietro,
33.3che fra' duci sedea d'alto consiglio,
33.4e pria gli mosse e non rimase addietro.
33.5–Ciò ch'esorta Goffredo, ed io consiglio;
33.6ch'al suo parer, come a diamante il vetro,
33.7cedon gli altri men saldi; il vero a lungo
33.8ei v'ha dimostro, e questo anch'io v'aggiungo.
34.1Se ben le ingiurie e le contese accoglio,
34.2quasi a prova da voi fatte e patite,
34.3i ritrosi consigli, e 'l vostro orgoglio,
34.4e l'opere sì tarde, e sì impedite,
34.5sempre ad un fonte sol recare io soglio
34.6la cagion d'ogni indugio e d'ogni lite;
34.7a quella podestà, che in molti e vari
34.8d'opinion, quasi librata, è pari.
35.1Regno o imperio partito, e quasi sparso
35.2fra molti, non è buon, non è costante;
35.3non è pronto a l'imprese, al premio è scarso:
35.4lodato è quel ch'un solo ha posto avante.
35.5Scegliete un duce voi dal cielo apparso,
35.6che freni e regga ogni guerriero errante,
35.7e dia ordine al campo, e legge e forma,
35.8con quel benigno lume, ond'ei s'informa.–
36.1Qui tacque il veglio. Or quai pensier, quai petti
36.2son chiusi a te, diva aura, e santo ardore?
36.3Inspiri tu d'uom rozzo i saggi detti
36.4nel tuo dì sacro in orgoglioso core.
36.5Sgombri l'ire e gli sdegni, e gli altri affetti
36.6di sovrastar, di non dovuto onore;
36.7onde Guelfo, i Roberti, e i più sublimi,
36.8chiamâr Goffredo per lor duce i primi.
37.1L'approvâr gli altri. Esser sue parti or denno
37.2sceglier il meglio e comandar a' forti.
37.3Freni l'ardir, sia legge il proprio senno,
37.4e quando vuole e cui la guerra ei porti.
37.5Gli altri, che tante imprese a prova fenno,
37.6seguaci sian di lui, non pur consorti.
37.7Di ciò la fama già si sparge, ed esce
37.8di lingua in lingua, e si divolga e cresce.
38.1Poscia adorano i duci al sacro altare,
38.2tutti seguendo lui, ch'è sol primiero;
38.3quinci a le schiere in maestate appare
38.4degno per merto di sovrano impero,
38.5e riceve i saluti in liete e care
38.6voci e con volto placido e severo;
38.7e impon che 'l dì seguente in largo campo
38.8tutto si mostri a lui schierato il campo.
39.1Quando ne l'orïente il sol ritorna
39.2sereno, anzi lucente oltra l'usato,
39.3uscì co' primi raggi onde s'aggiorna
39.4sotto le insegne ogni guerriero armato:
39.5e si mostrò con armatura adorna
39.6al pio signor, girando il largo prato.
39.7S'era egli fermo, e si vedea davanti
39.8passar a stuolo i cavalieri e i fanti.
40.1Di lontano il suo scudo allor rifulse,
40.2ch'avea sette gran lumi in lucid'auro;
40.3lo scudo che de l'arme aspre ripulse
40.4già feo contra lo Scita e contra il Mauro;
40.5ma l'altra man, che da le tempie avulse
40.6corona trionfal di verde lauro,
40.7lo scettro sostenea dal cielo offerto;
40.8ei d'ostro e d'òr l'usbergo avea coperto.
41.1Prima i Franchi apparir con pompa negra,
41.2per la morte d'Ugone, al re fratello.
41.3Nacque la gente, per natura allegra,
41.4fra quattro fiumi in gran paese e bello;
41.5e seguir lui contra i giganti in Flegra
41.6dato s'avrebbe vanto il gran drappello.
41.7Giovanni gli scorgea, che vide in Francia
41.8re Carlo il Magno, e portò scudo e lancia.
42.1E 'l sacro Augusto al ciel sereno, al fosco,
42.2sempre seguì, senza mutar mai voglia,
42.3e non divenne poscia orbo né losco,
42.4né vecchiezza gli fu tormento o doglia;
42.5ma qual di fronda si rinova il bosco,
42.6rivestendosi pur la verde spoglia,
42.7di genti rinovar quel regno ha scorto,
42.8la quarta età vivendo, il vecchio accorto.
43.1Seimila ha nel suo stuol d'arme gravoso,
43.2e tremila Normandi in quel che segue
43.3guida Roberto poi, guerrier famoso,
43.4ben ch'a l'altro Roberto ei non s'adegue;
43.5e d'indugio nemico e di riposo,
43.6col nemico non vuol paci né tregue.
43.7Primo al ferir, ma nel ritrarsi estremo,
43.8par dica: –In picciol corpo io nulla temo.–
44.1Ingombra Guelfo il campo a lor vicino,
44.2uom, ch'a l'alta fortuna agguaglia il merto.
44.3Conta costui, per genitor latino,
44.4de gli avi Estensi un lungo ordine e certo,
44.5ma come si traslata abete, o pino,
44.6ne l'alta stirpe è de' Guelfoni inserto,
44.7per lo materno suo lato sinistro,
44.8e signoreggia presso al Reno e l'Istro.
45.1Ma, non ben pago di cotanta altezza,
45.2passò a l'acquisto glorioso e grande.
45.3Quindi gente ei traea che morte sprezza,
45.4e non teme incontrarla, ov'ei comande:
45.5di bere a prova in caldi alberghi avvezza,
45.6e di vin lieta in ozio e di vivande:
45.7fûr settemila, a cui fu grave e reo
45.8l'aer di Cipri, e tempestoso Egeo.
46.1Baldovin poscia in mostra addur si vede
46.2lo stuol de' suoi Piccardi e 'l loteringo,
46.3poi che tal cura il pio fratel gli cede:
46.4ei con due squadre or va quasi solingo.
46.5Ma certo in lui del successor s'avvede,
46.6l'altro maggior, ch'io non adombro e fingo,
46.7né i gran monti passò più nobil coppia,
46.8e quel numero stesso ei quasi addoppia.
47.1Ida produsse lor di vario seme,
47.2ma del primo fu padre Eustachio il veglio,
47.3che fra' Piccardi, in riva al mar che freme,
47.4reggea Bologna, e sempre elesse il meglio.
47.5Diede il gran nome e 'l ricco stato insieme
47.6il zio, che fu d'onor lucente speglio,
47.7al pio Goffredo; ei d'una e d'altra parte,
47.8in sé raccolse le virtù cosparte.
48.1D'òr cinge il collo, e d'òr gli abiti verga,
48.2chi tra Franchi, e Germani, e 'l mar si giace,
48.3e 'n su la Mosa, o lungo il Reno alberga,
48.4ne la più verde terra e più ferace:
48.5e chi riparo fa che no 'l sommerga,
48.6de l'alta sponda a l'Oceàn vorace,
48.7a l'Oceàn, che non sol merce e legni,
48.8ma le cittadi assorbe integre e i regni.
49.1Ben tremila di questi accolti or vanno
49.2sotto 'l maggior Roberto insieme a stuolo.
49.3Di cinquemila è lo squadron britanno:
49.4Guglielmo il regge, al re minor figliuolo.
49.5Sono gl'Inglesi sagittari, ed hanno
49.6gente con lor ch'è più soggetta al polo;
49.7questi da l'alte selve irsuti manda
49.8la divisa dal mondo estrema Irlanda.
50.1Poscia il più vecchio Ugone i suoi dispiega,
50.2che son ben mille, e pur di Francia uscîro:
50.3e con Irpin d'Avarco in fida lega
50.4altrettanti guerrieri ancor s'unîro.
50.5Raimondo, cui l'età già incurva e piega,
50.6guida quei di Tolosa in lungo giro;
50.7tenace è di proposto, e quasi veglio,
50.8ch'ingiuria non oblia, ma vede il meglio.
51.1Alcun non v'ha, che di lui meglio ordisca
51.2di guerra i vari inganni, e quasi i nodi,
51.3ché tutti de la nuova, e de la prisca
51.4milizia ei seppe i magisteri e i modi.
51.5E benché molto a l'aria bruna ardisca,
51.6di forte petto ebbe le chiare lodi,
51.7non che di forte mano, anzi di larga,
51.8ch'i tesori per Cristo aduni e sparga.
52.1Mille son quei di Poggio, e quei d'Orange,
52.2che 'l buon Ramboldo guida, e 'l buon Clotaro,
52.3i quali incontra al sol ch'uscìa di Gange,
52.4le sacre insegne insieme al ciel spiegâro.
52.5Né Procoldo avverrà che 'l desio cange
52.6d'andar co' primi e più famosi a paro,
52.7co' settecento suoi che scelti a prova
52.8fûro in Prochese; e non fu gente nova.
53.1Fiorel poscia i Bertoni in guerra adduce,
53.2Fiorel figlio d'Alvida e d'Eberardo,
53.3Fiorel più bel d'ogni guerriero o duce;
53.4ma di bellezza cede al bel Riccardo,
53.5di forza a tutti, e d'oro in lui riluce
53.6l'argento sì, che lunge abbaglia il guardo:
53.7da l'elmo sparge fuor piume di cigno,
53.8co' raggi d'auro e di splendor ferrigno.
54.1Vedi poi dispiegare il gran vessillo,
54.2con orso coronato e sacre chiavi
54.3Raimondo, detto ancor Furio e Camillo;
54.4e guidar genti d'arme adorne e gravi,
54.5lieto ch'a tanta impresa il ciel sortillo,
54.6ov'egli accresca il prisco onor de gli avi:
54.7gli accolse, ove regnò Giano e Saturno,
54.8e dopo lor Latino, Evandro e Turno.
55.1Ma da Napoli poi, che l'arme e l'arti
55.2più belle aggiunge insieme, il forte Ettorre
55.3poté seimila e più, non d'altre parti,
55.4sotto il leone azzurro, insieme accôrre;
55.5né lor potriansi i Persi antichi o i Parti,
55.6o pur Greci e Molossi in guerra opporre.
55.7Ei nulla, in ordinar cavalli e squadre,
55.8cedea de la milizia al vecchio padre.
56.1Ma co 'l nero leone i cinque gigli
56.2spiega Aristolfo, il coraggioso, in alto,
56.3di cui spesso avea tinti i grandi artigli,
56.4spargendo i campi di sanguigno smalto;
56.5né senza lui ne' gravi aspri perigli
56.6fe' il gran Roberto sanguinoso assalto.
56.7Ora ei n'è scevro e di guidar costretto
56.8Sanniti e Irpini, a cui fu duce eletto.
57.1Venia poscia Tancredi, in cui dimostro
57.2ha quanto può natura, il ciel, le stelle,
57.3né più forte di lui nel campo nostro
57.4passò (tranne Riccardo) il varco d'Elle.
57.5D'oro anch'ei splende, e l'oro aggiunge a l'ostro,
57.6sparso pur d'aurei strali e di facelle;
57.7e porta ne lo scudo accesa pietra
57.8che non s'estingue, ardendo, e non si spetra.
58.1Questi nel dì ch'altero e glorïoso
58.2fu 'l zio d'alta vittoria e 'l duce Franco,
58.3poi che, sparso di sangue e polveroso,
58.4i vinti Persi di seguir fu stanco,
58.5cercò di refrigerio e di riposo
58.6a l'arse labbra, al travagliato fianco;
58.7e trasse ove lusinga al rezzo estivo,
58.8cinto di verdi seggi, un fonte vivo.
59.1Quivi a lui d'improvviso alta donzella,
59.2tutta, fuor che la fronte, armata apparse.
59.3Era pagana, e là venuta anch'ella
59.4o per trarsi la sete, o per lavarse.
59.5Ei rimirolla, ed ammirò la bella
59.6sembianza, e n'invaghi repente e n'arse.
59.7O meraviglia! Amor, ch'appena è nato,
59.8vola già grande, e già trionfa armato.
60.1E ben nel volto suo la gente accorta
60.2legger potria: –Questi arde, e fuor di spene–;
60.3così vien sospiroso, e gli occhi porta
60.4quasi inchinati a misurar l'arene.
60.5I cavalieri a cui fu duce e scorta
60.6le felici lasciâr campagne amene,
60.7che 'l Liri e 'l Sarno irriga, i colli e i boschi,
60.8i fonti e gli antri, e i seggi ombrosi e foschi.
61.1E l'antiche città Sessa e Teano,
61.2e Calvi, a cui sorgea vicina Arunca,
61.3e Capua, ch'ebbe il fondator Troiano,
61.4e l'orribil di Cuma ampia spelunca,
61.5ed Avella e Linterno e 'l verde piano
61.6che 'l Glanio inonda e la palude ingiunca,
61.7e Gaeta e Misen, ch'in alto appare,
61.8e 'l lido onde si fa gran tazza il mare;
62.1e i queti porti ove sovente arriva
62.2l'ibero navigante e il greco e 'l mauro,
62.3e con le selve di matura oliva,
62.4rimira in verdi rami i pomi d'auro,
62.5e come spieghi ne l'ombrosa riva
62.6natura ogni sua pompa, ogni tesauro;
62.7né portan gente altri destrier su 'l dorso,
62.8che lor meglio rivolga e sproni al corso.
63.1Somma, d'uve feconda, allor deserta,
63.2ed Ischia, e Capri che Tiberio ascose,
63.3parve restarsi, e l'umil Cava e l'erta
63.4costa d'Amalfi, e le sue rupi ombrose.
63.5Quivi insieme venìa la gente esperta
63.6dal suol ch'abonda di vermiglie rose;
63.7là 've (come si narra) e rami e fronde
63.8Silaro impètra con mirabil'onde.
64.1Ed altri abbandonò Melfi e Nocera,
64.2e 'l culto pian dove si sparge e miete,
64.3di Troia, di Siponto, e di Matera,
64.4e di Foggia ch'accende estiva sete,
64.5e di quell'altro mar l'altra riviera,
64.6che raccoglie da Borea ii curvo abete;
64.7e Bari ove a' suoi regi albergo scelse
64.8fortuna, e diè corone e 'nsegne eccelse.
65.1Di Taranto e di Locri ardita gente,
65.2d'Otranto e di Croton nulla distorna,
65.3o di Tropea, là 've del mar torrente
65.4rapido si rivolge indietro e torna,
65.5o del paese, in cui lo re possente
65.6drizzò de l'arme alta colonna adorna,
65.7o pur di Reggio, onde a l'età vetusta
65.8l'isola svelta al mar fe' strada angusta.
66.1Seguian poi di Rollon l'altera insegna
66.2altri guerrier, non men famosi e pronti
66.3de la Sicilia, a servitute indegna
66.4ritolta già, che tre superbe fronti,
66.5dove la stirpe sua trionfa e regna,
66.6erge su 'l mar de' tre famosi monti:
66.7co' due la Grecia e l'Africa bugiarda
66.8e co 'l terzo l'Italia ella riguarda.
67.1E da tre valli ancora, in cui distinse
67.2il novo abitator la fertil terra,
67.3venian guerrier' ch'alto desio sospinse
67.4d'eterna gloria a perigliosa guerra.
67.5Lasciâr questi Semeto, il qual si tinse
67.6e 'l nativo color perdé sotterra,
67.7e de' Palici il fonte, in cui si giacque
67.8il falso al fondo, e 'l ver notò su l'acque.
68.1Non lunge Leontino, e 'l nuovo porto
68.2de l'antica Megara, e Siracusa,
68.3dove di novo appare Alfeo risorto,
68.4come favoleggiò la greca musa:
68.5e più vicina alquanto al lucid'òrto
68.6l'alta piaggia di Sicli e di Ragusa;
68.7Eraclèa, Noto, ed Enna, e 'l campo aprico
68.8ove a Cerere sorse il tempio antico.
69.1E con esse inalzâr l'insegne al vento
69.2da le ruine de l'antica Gela,
69.3da le piagge di Naia e d'Agrigento,
69.4grande schiera, e spiegâr l'ardita vela.
69.5E Trapani, ove fu di vita spento
69.6l'antichissimo Anchise, i suoi non cela,
69.7ned Imera, o Palermo, invitta reggia
69.8de' Normandi, ch'a' primi i suoi pareggia.
70.1Dorati elmi portâr, dorato usbergo,
70.2e colori su l'arme azzurri e bianchi.
70.3Né quei di Cefalù restâro a tergo,
70.4né fûr quei di Messina in guerra stanchi,
70.5o di Catanea, ove ha il sapere albergo,
70.6o di Sperlingo, al fin pietoso a' Franchi,
70.7o quei che presso avean Cariddi e Scilla,
70.8od Etna che pur anco arde e sfavilla.
71.1Dietro apparian ben mille in Grecia nati,
71.2che son quasi di ferro in tutto scarchi:
71.3pendon ritorte spade a l'un de' lati,
71.4suonano al tergo lor faretre ed archi:
71.5asciutti hanno i cavalli, al corso usati,
71.6a la fatica invitti, al cibo parchi;
71.7ne l'assalir son pronti e nel ritrarsi,
71.8e combatton fuggendo erranti e sparsi.
72.1Tatin regge la schiera; e sol fu questi
72.2che, greco, accompagnò l'arme latine.
72.3O gran colpa! o vergogna! O Grecia, avesti
72.4quelle guerre ne l'Asia a te vicine:
72.5e pur, quasi in teatro, allor sedesti,
72.6lenta aspettando de' grandi atti il fine:
72.7or se tu sei vil serva e soffri oltraggio,
72.8non è senza giustizia il tuo servaggio.
73.1Ecco la schiera omai d'ordine estrema,
73.2ma d'onor prima, e di valore e d'arte;
73.3tutta di scelti eroi, flagello e tema
73.4de l'Asia vinta, e folgori di Marte.
73.5Taccia colei che accresce il vero o scema,
73.6gli erranti che di sogni empion le carte:
73.7taccia quei che Giasone al vello d'oro
73.8condusse allor ch'ei vinse il drago e 'l toro.
74.1Questi, perch'il giudicio incerto e scuro
74.2era nel giudicar di tanti illustri,
74.3d'ubbidire a Guidon contenti or fûro,
74.4ch'avea già vissi quattro e nove lustri.
74.5Ei di canuta gloria e di maturo
74.6onor tutto il suo spazio avvien ch'illustri;
74.7e di belle ferite i segni impressi
74.8sono del suo valor vestigi espressi.
75.1Eustachio è poi fra' primi: e gli altri pregi
75.2illustre il fanno, e più 'l fratel Buglione.
75.3Gernando v'è, nato de' Goti regi,
75.4che scettri vanta e titoli e corone.
75.5Conano, Ivon, Ferrante infra gli egregi
75.6la vecchia fama, ed Olivier ripone:
75.7e celebrati son fra' più gagliardi
75.8un Tommaso, un Gentonio, e duo Gherardi.
76.1E' fra' lodati Drogo, e v'è Rosmondo
76.2e Conone, e Lamberto, il primo erede;
76.3né fia che 'l buon Pagano aggravi al fondo
76.4chi fa de le memorie avare prede,
76.5né tre fratei lombardi al chiaro mondo
76.6involi, Achille, e Sforza, e Palamede,
76.7o 'l grande Otton, ch'acquistò poi lo scudo
76.8in cui de l'angue esce il fanciullo ignudo.
77.1Né Guasto né Rodolfo a dietro io lasso,
77.2né l'uno e l'altro Guido, ambo famosi:
77.3non Eberardo e non Milon trapasso
77.4sotto ingrato silenzio al volgo ascosi.
77.5Ma dove me, di numerar già lasso,
77.6Avalo, trài, solcati i mari ondosi,
77.7a l'estremo Occidente incontra l'alba,
77.8con Garzia, che lasciò Toleto ed Alba?
78.1Or di spoglie africane entrambi adorni,
78.2cercano in Asia pur gloria novella,
78.3pria ch'al re di Leone alcun ritorni,
78.4e de l'ostile onor l'alta novella
78.5riporti: intanto avvien che lui distorni
78.6con novi assalti l'Africa rubella.
78.7Però due soli manda in sì gran turba
78.8Spagna, cui propria guerra ancor perturba.
79.1Ma come pino o palma in aspro monte
79.2fra le piante minor dispiega l'ombra,
79.3sovra gli altri Riccardo alzò la fronte,
79.4e l'elmo d'òr che d'alte piume adombra:
79.5l'età precorse, e l'opre sue fûr conte,
79.6tal che l'Asia il fanciul d'orrore ingombra:
79.7se 'l vedi fulminar ne l'arme avvolto,
79.8Marte lo stimi; Amor, se scopre il volto.
80.1Ei di Guglielmo e di Lucia primiero
80.2nacque a' Guiscardi (allor d'alta fortuna)
80.3dove il Tirren vagheggia un colle altero,
80.4e 'l lido intorno a lui fa doppia luna;
80.5e l'antica città degna d'impero,
80.6nel sen gli diede bella e nobil cuna,
80.7sovra gli scogli ove quel mar si frange,
80.8che la Sirena ancor sepolta piange.
81.1Ma nel Gargano monte, e 'n alte selve
81.2nodrito ei fu ne la discordia interna
81.3de' suoi Normandi, e le feroci belve
81.4spesso atterrò quando più gela o verna,
81.5cingendo intorno, ove animal rinselve,
81.6di reti e d'arme l'orrida caverna,
81.7sin che invaghì la giovinetta mente
81.8la tromba che s'udia da l'Orïente.
82.1Allor fuggì co 'l suo maggior compagno
82.2la madre istessa, e corse ignoto calle;
82.3che no 'l ritenne o fiume, o lago, o stagno,
82.4o monte ruinoso, od ima valle;
82.5no 'l mar d'Adria, o l'Egeo ch'ampio guadagno
82.6par che prometta, e poi si turba, e falle:
82.7non diluvi di genti, e quasi abissi,
82.8finch'in Ponto co' suoi nel campo unissi.
83.1Ruberto fu il compagno (e 'nsieme ei crebbe)
83.2del buon marchese d'Ansa ultimo figlio:
83.3né, per venirne seco, unqua gl'increbbe
83.4o disagio, o fatica aspra, o periglio.
83.5Di Venosa Rinaldo a seguir gli ebbe,
83.6cavalier di gran forza e di consiglio
83.7Dudon da Consa e da Pozzuolo Evardo
83.8con Ramusio fratel del gran Riccardo.
84.1Di Nola Unfredo e di Salerno Enrico,
84.2Curzio e Crustan di Conca e di Gaeta:
84.3e di Sorrento, a' dolci studi amico,
84.4Tranquillo, il qual cangiò pensieri e mèta,
84.5e lasciando la cetra e 'l plettro antico,
84.6onde l'ire e 'l furor de l'alme acqueta,
84.7prese elmo e lancia: e pur con l'alto carme
84.8talora ei canta i duci invitti e l'arme.
85.1Passati i cavalieri, in mostra viene
85.2la gente a piè, con Engerlano avanti,
85.3che fra Garonna scelse, e fra Pirene
85.4e l'ondoso Oceàn, gli adorni fanti.
85.5Di sei mila è lo stuol ch'arme sostiene,
85.6né di più esperta guida altri si vanti,
85.7ché ne l'arti di pace e di battaglia,
85.8il valoroso figlio il padre agguaglia.
86.1Ma diecemila poi seguian d'Ambuosa
86.2e di Torsi e di Blesse il nobil duce:
86.3non è gente robusta e faticosa,
86.4se ben di ferro armata ella riluce.
86.5La terra molle, lieta e dilettosa,
86.6simili a lei gli abitator produce;
86.7ma carità del pio signor gli sprona,
86.8che feo del proprio nome a sé corona.
87.1Ermano il terzo vien, qual presso a Tebe
87.2già Capaneo, con minaccioso volto,
87.3che d'Elvezi e di Reti ardita plebe,
87.4di Suevi, e d'Alsazia avea raccolto;
87.5che 'l ferro uso a far solchi, a franger glebe
87.6in nuove forme e 'n più degne opre ha volto,
87.7e con la man, che guardò rozzi armenti,
87.8par che i regi sfidar nulla paventi.
88.1E quei che d'aurea vena e di ferrigna
88.2trasser cavando già metalli ascosti,
88.3e fecer poscia l'Ungheria sanguigna,
88.4al furor empio de' nemici esposti:
88.5e i Franconi che sorte ebber maligna,
88.6con Emicon lor duce incontra opposti:
88.7e l'istessa cagione anco sospinge
88.8quegli il cui regno Ercinia intorno cinge.
89.1E i Bavari, e color che 'l nome illustre
89.2preser da l'Orïente al sol conversi,
89.3e dove fa Lintace il suol palustre
89.4i cavalli lasciâr nel fango immersi:
89.5e superate poi montagne e lustre,
89.6vinser ne l'Asia alfin gli Assiri e i Persi;
89.7con lor Moravi e Slesi, e quei che lava
89.8Vistola, Albi, Danubio, Odera e Drava.
90.1E quei che già Vinrico avea condutto,
90.2Sassoni, Ubi, Toringi e Cimbri insieme,
90.3e Batavi ch'assorda il salso flutto
90.4de l'ondoso Oceàn ch'irato freme:
90.5già fûr quante l'arene, or doglia e lutto
90.6han de' lor duci afflitte genti e sceme,
90.7campate appena da l'orribil caso,
90.8e giunte a l'Orto dal lontano Occaso.
91.1Ma i settemila che lasciâr Bologna,
91.2e l'ampie logge e le sue scole e i tempi,
91.3e le città vicine, in cui rampogna
91.4l'età de' nostri antichi i novi tempi,
91.5Ponzio guidò che solo onore agogna,
91.6e d'onor segue i più lodati esempi:
91.7né poscia Amico è di condur men pronto
91.8quei ch'adunò fra 'l Rubicone e 'l Tronto.
92.1E quei che il novo sol prima riscalda
92.2fra l'Appennino e 'l mar son quivi apparsi,
92.3e quei che 'l giogo, e la sua ombrosa falda
92.4vèr l'occaso abitâro, a trar non scarsi
92.5ned a versare il sangue; e invitta e salda
92.6schiera facean Umbri, Sabini, e Marsi.
92.7Né gli Ernici addivien che indietro ei lasce,
92.8i quai petrosa terra alberga e pasce.
93.1Toschi e Latini appresso armati d'asta
93.2pungente e lunga, e di corazza e d'elmo,
93.3incontra 'l cui valor forza non basta,
93.4seguian la scorta del romano Anselmo:
93.5e quelli a cui montagna alta sovrasta
93.6o 'l Sangro inonda, guida il buon Cantelmo,
93.7altri lasciâr, cui sol di gloria calse,
93.8Lancian, Pescara, Ortona e l'onde salse.
94.1Così mostrossi a schiere il campo adorno,
94.2e fu tanto splendor d'arme e di lampi,
94.3ch'al sol vibrâro incontra 'l nuovo giorno,
94.4quanto è d'incendio ch'in gran monte avvampi.
94.5Tanto romor non fêr, volando intorno,
94.6mille stormi d'augei ne' verdi campi,
94.7dove ora questo, or quel ne l'acque immerga
94.8l'ale stridendo, or le dispieghi ed erga.
95.1Tanto numero già di fiori e fronde,
95.2Ato non ebbe, Pelio, Olimpo ed Ossa.
95.3Trema la terra e mugge e si nasconde
95.4sotto la turba che girando è mossa:
95.5e di vari metalli al suon risponde
95.6orribilmente, e da cavalli è scossa:
95.7e scosso è il ferro, e dal nitrir discorda
95.8di ben mille un rimbombo e 'l cielo assorda.
96.1Per memoria de' vivi e de gli estinti,
96.2pianse Goffredo, e vòlti gli occhi al cielo:
96.3–Signor (dicea), tu ch'i nemici hai vinti,
96.4e salvi noi col tuo pietoso zelo,
96.5salvane ancor, che siamo intorno or cinti
96.6in terra ostile, e sgombra il nostro gelo;
96.7ché per sé uman valore è infermo e langue,
96.8né basta, senza il tuo, lo sparso sangue.–
97.1Poscia gli altri conforta a quel vïaggio
97.2e, se fia d'uopo, a la battaglia ancora;
97.3e con parlare ardito insieme e saggio,
97.4lor promette vittoria, e gli avvalora.
97.5Tutti d'andar son pronti al novo raggio,
97.6e 'mpazienti in aspettar l'aurora.
97.7Ma 'l capitan mille pensier secreti
97.8tra sé rivolge, e trova in cui s'acqueti.
98.1Nel dì che segue, allor ch'aperte sono
98.2ne l'orïente al sol lucide porte,
98.3di trombe udissi intorno il chiaro suono,
98.4che più rallegra l'animoso e 'l forte.
98.5Non è sì lieto a' giorni estivi il tuono,
98.6che speranza di pioggia al mondo apporte,
98.7o quel ch'invita a gli amorosi balli,
98.8né fan sì lunge risentir le valli.
99.1Avea ciascun, da gran desio sospinto,
99.2riprese l'arme e le sue usate spoglie;
99.3onde tosto si fu di spada cinto,
99.4tosto sotto i suoi duci ognun s'accoglie:
99.5e 'l campo, ne le schiere omai distinto,
99.6tutte l'insegne sue dispiega e scioglie,
99.7e la croce fra gli altri al ciel si spande,
99.8segno temuto ne l'inferno, e grande.
100.1Il capitan, che da' nemici aguati
100.2le fide squadre assicurar desia,
100.3molti a cavallo leggermente armati,
100.4a scoprire il paese intorno invia,
100.5monti, fiumi, campagne, e valli e prati:
100.6altri che debba agevolar la via,
100.7e 'l vòto lungo empire, e spianar l'erto,
100.8e da cui fosse il chiuso passo aperto.
101.1Non v'è gente pagana insieme accolta,
101.2non muro alto che fossa ampia circonda,
101.3non cupa valle, od aspro monte, o folta
101.4selva gli arresta, o fiume avverso, o sponda.
101.5Così de gli altri fiumi il re talvolta,
101.6quando superbo e ruinoso inonda,
101.7abbatte ciò ch'incontra ov'ei si volve,
101.8e case e mandre in un diluvio involve.
102.1L'oste vicin al liquido elemento
102.2fu scòrto per sicure e piane strade;
102.3perché l'armata con secondo vento
102.4l'arene e i lidi costeggiando rade:
102.5e gli porta arme, veste, oro ed argento
102.6insin di là 've il sole inchina e cade,
102.7e fa che la Sicilia a lui sol mieta,
102.8e Scio petrosa gli vindemmi e Creta.
103.1Geme il vicino mar sotto l'incarco
103.2di legni e d'arme e di pungenti rostri,
103.3sì che non s'apre omai sicuro varco
103.4ae' salsi campi a gli avversari nostri:
103.5che non sol n'ha Vinegia armati e Marco,
103.6e la città che seco par che giostri;
103.7ma di lingue diversi in aspre gonne
103.8venner d'isole estreme e da colonne.
104.1E questi, come siano insieme uniti
104.2con legami di fede in un volere,
104.3lunge portâr da gli arenosi liti
104.4ciò ch'era d'uopo a le terrestri schiere;
104.5a cui non fûr d'opporre i Siri arditi
104.6le forze già conquise e non intere
104.7però veloci a guerreggiar sen vanno
104.8là 've Cristo soffrìo mortale affanno.
105.1Ma precorsa è la fama e guerra indice,
105.2co' veraci romori e co' bugiardi:
105.3ch'unito è il campo vincitor felice,
105.4che già s'è mosso, e che non è chi 'l tardi.
105.5Quante e quai sian le squadre ella ridice,
105.6narra il nome e 'l valor de' più gagliardi;
105.7narra i lor fatti, e con terribil faccia
105.8gli usurpatori di Sion minaccia.
106.1E l'aspettar del male è mal peggiore;
106.2tante seco la tèma ha larve ed ombre,
106.3onde la mente, onde 'l dubbioso core
106.4par che geli tremando e tutto adombre:
106.5par ch'un mesto bisbiglio entro e di fuore
106.6trascorra i campi, e la città n'ingombre.
106.7Ma 'l vecchio re ne' già vicin perigli
106.8volge nel dubbio cor feri consigli.
107.1Or quai d'Asia tiranni, o ingiusti regi
107.2gravasser lei d'insopportabil salma,
107.3e facesser de' nostri empi dispregi,
107.4dando pur morte al corpo e vita a l'alma,
107.5quando passâro i peregrini egregi
107.6per acquistar la gloriosa palma,
107.7dirò, spiegando i nomi antichi e l'opra,
107.8perch'alto oblio non gli nasconda e copra.
108.1Poich'il falso profeta, iniqua legge
108.2sedusse, come pria Venere e Bacco,
108.3l'Africa e l'Asia, e quelle infette gregge
108.4e i pastor che di vizio han colmo il sacco;
108.5reggeva un sol, com'il tiranno regge,
108.6e solo un seggio avea l'empia Baldacco:
108.7ma diviso quel regno in sé discorde,
108.8tra l'alme fu d'ingiusto onore ingorde.
109.1E l'Egitto inalzò, volgendo gli anni,
109.2in altra sede altro signor supremo.
109.3Così furon due sedi e duo tiranni:
109.4l'un comandava a l'Orïente estremo;
109.5l'altro da prima non distese i vanni,
109.6né per regnare usò la vela e 'l remo;
109.7ma poi l'Africa usurpa, e l'onde varca,
109.8e di Spagna si fa quasi monarca.
110.1Quinci per molte etati il duro giogo
110.2de' Saracini il mondo vil sofferse,
110.3insin ch'i Turchi erranti un stabil luogo
110.4cercando in Asia a le fortune avverse,
110.5le paludi passâro e l'aspro giogo,
110.6e si fermâro ove regnò già Serse;
110.7quasi fortuna pur tornasse in giro
110.8a l'alto soglio de l'antico Ciro.
111.1E mentre paventò l'Orto e l'Occaso,
111.2e 'ntorno rimbombò publico lutto,
111.3l'alta città di Dio da caso in caso,
111.4come agitata sia da flutto in flutto,
111.5vide più volte il popol suo rimaso
111.6servo e meschino, e quasi alfin distrutto;
111.7e le vergini sue dolenti ancelle
111.8e di Persia, e di Menfi, e di Babelle.
112.1Ma prima che lasciasse i monti e l'ermo
112.2Pietro, che vita solitaria elesse,
112.3per visitar la tomba e 'l volgo infermo
112.4di Cristo, ov'egli alte vestigia impresse,
112.5giogo mobil non già, ma grave e fermo,
112.6ben diece lustri e più gravolla e presse,
112.7e dogliosa piangendo ognor portollo;
112.8da sì possente re fu posto al collo!
113.1Da Belchefo, dich'io, ch'Italia e Roma
113.2minacciando superbo, e 'l greco Augusto,
113.3e Babilonia, e chi da lei si noma,
113.4de' Turchi 'n guerra accrebbe imperio ingiusto.
113.5Poi, quasi stanco da gravosa soma
113.6de gli anni propri e di quel peso onusto,
113.7vecchio partia fra l'uno e l'altro erede,
113.8i regni, ed auree spoglie, e varie prede.
114.1A Soliman, che nel fulmineo corso
114.2de le vittorie Ciro ed Alessandro
114.3volle assembrar, lasciò da l'aspro dorso
114.4de' monti Armeni insino al mar d'Antandro,
114.5perch'a' Greci contrasti, e duro morso
114.6lor ponga là dove passò Leandro.
114.7Diè Damasco a Ducalto, e i regni siri,
114.8incontra a quei dov'ebbe il tempio Osiri.
115.1Ma de' suoi fidi amici, i quali esporre
115.2seco la vita osâro, amore il punse;
115.3e 'l feroce Cassandro ed Assagorre
115.4a' suoi propri nipoti eredi aggiunse.
115.5Non ebbe il primo sol castello o torre,
115.6ma un regno intero da Soria disgiunse:
115.7ebbe Antiochia, ebbe il secondo Aleppe,
115.8e molto visse al mondo e molto seppe.
116.1Da tai tiranni l'Asia oppressa e vinta
116.2giaceva e d'atro sangue ancor vermiglia,
116.3quando con fronte di pallor dipinta
116.4del gran Sion la nubilosa figlia
116.5da le tenebre alzò, dond'era cinta,
116.6al re del ciel sue lagrimose ciglia;
116.7e fuor versando del suo pianto l'urne,
116.8co' sospiri dicea d'aure notturne:
117.1–Signor, ch'in me scegliesti in mezzo a l'empio
117.2mondo e gl'idoli e i mostri, il santo albergo,
117.3dove l'arca tua fosse e 'l sacro tempio,
117.4e scettro, e regno, e gli altri avesti a tergo;
117.5e 'n me volesti poi con novo esempio
117.6sparger il proprio sangue, ond'io m'aspergo,
117.7e 'n me vincer la Morte e i mostri averni,
117.8e tornar, trionfando, a' regni eterni:
118.1volgi in me gli occhi, e dove il regno intègro
118.2tante prima accoglieva arme e tesori
118.3in città trionfal d'aspetto allegro
118.4tante grazie del cielo e tanti onori;
118.5vedrai squallida ed orba in manto negro
118.6serva dolente e 'n lagrimosi orrori,
118.7e dove risonar canore cetre,
118.8e risplendean corona aurea e faretre:
119.1dove gli scudi ancor d'auro sospese
119.2l'altro re che non ebbe il ciel più scarso,
119.3non vedrai di metallo armi, o difese,
119.4ch'avea il regno diviso o 'n terra sparso:
119.5non trofei, non colonne o faci accese,
119.6non tauro, non leon, non d'alto apparso
119.7augel, con penne d'oro od ampio e vago
119.8simolacro del mare, od altra imago,
120.1se non la tua, Signore, e de' tuoi fidi,
120.2e la tomba e i sanguigni alti trofei,
120.3e i segni di vittoria, onde m'affidi
120.4da questi iniqui, e da' fallaci dèi.
120.5Ascolta, prego, com'i' pianga e gridi,
120.6ed insieme rimira i gioghi miei
120.7che già furon di legno, e rotti or vedi
120.8quelli onde mi gravâro Assiri e Medi.
121.1Ma di ferro gli porto or vecchia e stanca
121.2tanto, che più non ho vigor né lena.
121.3Rimira le mie piaghe, e come or manca
121.4lo spirto, e 'l sangue che ristagna appena;
121.5e de la plebe tua, che non è franca,
121.6Signor, col nome tuo, l'aspra catena,
121.7e de gli altari tuoi l'empio disprezzo:
121.8non sostener di tante colpe il lezzo.
122.1Rammentati, Signor, ch'alta regina
122.2tu mi facesti, e 'n su gli estremi giorni
122.3i nemici mi fan serva e meschina,
122.4perch'il mio strazio in tuo disnor ritorni.
122.5O Re, gli orecchi al mio pregare inchina,
122.6sì che l'empio avversario alfin si scorni;
122.7manda il mio Augusto, o 'l tuo guerrier celeste,
122.8che fiacchi al drago le superbe creste.
123.1Vedi con quante corna e quanto orgoglio
123.2contra 'l sole il veneno ei sparge e spira:
123.3manda chi rompa quel suo alpestre scoglio,
123.4e fermi il corso, ove più obliquo ei gira.
123.5Così dicea piangendo; e 'l suo cordoglio
123.6là su nel Ciel destò pietate ed ira.
123.7Dio vendetta spirò, che in guerra mosse
123.8il mondo, e solo al cenno Olimpo ei scosse.–
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