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1.1Era già l'ora che volge il disio
1.2ai navicanti e 'ntenerisce il core
1.3lo dì c'han detto ai dolci amici addio;
2.1e che lo novo peregrin d'amore
2.2punge, se ode squilla di lontano
2.3che paia il giorno pianger che si more;
3.1quand'io incominciai a render vano
3.2l'udire e a mirare una de l'alme
3.3surta, che l'ascoltar chiedea con mano.
4.1Ella giunse e levò ambo le palme,
4.2ficcando li occhi verso l'orïente,
4.3come dicesse a Dio: "D'altro non calme".
5.1"Te lucis ante" sì devotamente
5.2le uscìo di bocca e con sì dolci note,
5.3che fece me a me uscir di mente;
6.1e l'altre poi dolcemente e devote
6.2seguitar lei per tutto l'inno intero,
6.3avendo li occhi a le superne rote.
7.1Aguzza qui, lettor, ben li occhi al vero,
7.2ché 'l velo è ora ben tanto sottile,
7.3certo che 'l trapassar dentro è leggero.
8.1Io vidi quello essercito gentile
8.2tacito poscia riguardare in sùe
8.3quasi aspettando, palido e umìle;
9.1e vidi uscir de l'alto e scender giùe
9.2due angeli con due spade affocate,
9.3tronche e private de le punte sue.
10.1Verdi come fogliette pur mo nate
10.2erano in veste, che da verdi penne
10.3percosse traean dietro e ventilate.
11.1L'un poco sovra noi a star si venne,
11.2e l'altro scese in l'opposita sponda,
11.3sì che la gente in mezzo si contenne.
12.1Ben discernëa in lor la testa bionda;
12.2ma ne la faccia l'occhio si smarria,
12.3come virtù ch'a troppo si confonda.
13.1"Ambo vegnon del grembo di Maria",
13.2disse Sordello, "a guardia de la valle,
13.3per lo serpente che verrà vie via".
14.1Ond'io, che non sapeva per qual calle,
14.2mi volsi intorno, e stretto m'accostai,
14.3tutto gelato, a le fidate spalle.
15.1E Sordello anco: "Or avvalliamo omai
15.2tra le grandi ombre, e parleremo ad esse;
15.3grazïoso fia lor vedervi assai".
16.1Solo tre passi credo ch'i' scendesse,
16.2e fui di sotto, e vidi un che mirava
16.3pur me, come conoscer mi volesse.
17.1Temp'era già che l'aere s'annerava,
17.2ma non sì che tra li occhi suoi e ' miei
17.3non dichiarisse ciò che pria serrava.
18.1Ver' me si fece, e io ver' lui mi fei:
18.2giudice Nin gentil, quanto mi piacque
18.3quando ti vidi non esser tra ' rei!
19.1Nullo bel salutar tra noi si tacque;
19.2poi dimandò: "Quant'è che tu venisti
19.3a piè del monte per le lontane acque?".
20.1"Oh!", diss'io lui, "per entro i luoghi tristi
20.2venni stamane, e sono in prima vita,
20.3ancor che l'altra, sì andando, acquisti".
21.1E come fu la mia risposta udita,
21.2Sordello ed elli in dietro si raccolse
21.3come gente di sùbito smarrita.
22.1L'uno a Virgilio e l'altro a un si volse
22.2che sedea lì, gridando:"Sù, Currado!
22.3vieni a veder che Dio per grazia volse".
23.1Poi, vòlto a me: "Per quel singular grado
23.2che tu dei a colui che sì nasconde
23.3lo suo primo perché, che non lì è guado,
24.1quando sarai di là da le larghe onde,
24.2dì a Giovanna mia che per me chiami
24.3là dove a li 'nnocenti si risponde.
25.1Non credo che la sua madre più m'ami,
25.2poscia che trasmutò le bianche bende,
25.3le quai convien che, misera!, ancor brami.
26.1Per lei assai di lieve si comprende
26.2quanto in femmina foco d'amor dura,
26.3se l'occhio o 'l tatto spesso non l'accende.
27.1Non le farà sì bella sepultura
27.2la vipera che Melanesi accampa,
27.3com'avria fatto il gallo di Gallura".
28.1Così dicea, segnato de la stampa,
28.2nel suo aspetto, di quel dritto zelo
28.3che misuratamente in core avvampa.
29.1Li occhi miei ghiotti andavan pur al cielo,
29.2pur là dove le stelle son più tarde,
29.3sì come rota più presso a lo stelo.
30.1E 'l duca mio: "Figliuol, che là sù guarde?".
30.2E io a lui: "A quelle tre facelle
30.3di che 'l polo di qua tutto quanto arde".
31.1Ond'elli a me: "Le quattro chiare stelle
31.2che vedevi staman, son di là basse,
31.3e queste son salite ov'eran quelle".
32.1Com'ei parlava, e Sordello a sé il trasse
32.2dicendo:"Vedi là 'l nostro avversaro";
32.3e drizzò il dito perché 'n là guardasse.
33.1Da quella parte onde non ha riparo
33.2la picciola vallea, era una biscia,
33.3forse qual diede ad Eva il cibo amaro.
34.1Tra l'erba e ' fior venìa la mala striscia,
34.2volgendo ad ora ad or la testa, e 'l dosso
34.3leccando come bestia che si liscia.
35.1Io non vidi, e però dicer non posso,
35.2come mosser li astor celestïali;
35.3ma vidi bene e l'uno e l'altro mosso.
36.1Sentendo fender l'aere a le verdi ali,
36.2fuggì 'l serpente, e li angeli dier volta,
36.3suso a le poste rivolando iguali.
37.1L'ombra che s'era al giudice raccolta
37.2quando chiamò, per tutto quello assalto
37.3punto non fu da me guardare sciolta.
38.1"Se la lucerna che ti mena in alto
38.2truovi nel tuo arbitrio tanta cera
38.3quant'è mestiere infino al sommo smalto",
39.1cominciò ella, "se novella vera
39.2di Val di Magra o di parte vicina
39.3sai, dillo a me, che già grande là era.
40.1Fui chiamato Currado Malaspina;
40.2non son l'antico, ma di lui discesi;
40.3a' miei portai l'amor che qui raffina".
41.1"Oh!", diss'io lui, "per li vostri paesi
41.2già mai non fui; ma dove si dimora
41.3per tutta Europa ch'ei non sien palesi?
42.1La fama che la vostra casa onora,
42.2grida i segnori e grida la contrada,
42.3sì che ne sa chi non vi fu ancora;
43.1e io vi giuro, s'io di sopra vada,
43.2che vostra gente onrata non si sfregia
43.3del pregio de la borsa e de la spada.
44.1Uso e natura sì la privilegia,
44.2che, perché il capo reo il mondo torca,
44.3sola va dritta e 'l mal cammin dispregia".
45.1Ed elli: "Or va; che 'l sol non si ricorca
45.2sette volte nel letto che 'l Montone
45.3con tutti e quattro i piè cuopre e inforca,
46.1che cotesta cortese oppinïone
46.2ti fia chiavata in mezzo de la testa
46.3con maggior chiovi che d'altrui sermone,
47.1se corso di giudicio non s'arresta".
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