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1.1Poscia che l'accoglienze oneste e liete
1.2furo iterate tre e quattro volte,
1.3Sordel si trasse, e disse: "Voi, chi siete?".
2.1"Anzi che a questo monte fosser volte
2.2l'anime degne di salire a Dio,
2.3fur l'ossa mie per Ottavian sepolte.
3.1Io son Virgilio; e per null'altro rio
3.2lo ciel perdei che per non aver fé".
3.3Così rispuose allora il duca mio.
4.1Qual è colui che cosa innanzi sé
4.2sùbita vede ond'e' si maraviglia,
4.3che crede e non, dicendo "Ella è... non è...",
5.1tal parve quelli; e poi chinò le ciglia,
5.2e umilmente ritornò ver' lui,
5.3e abbracciòl là 've 'l minor s'appiglia.
6.1"O gloria di Latin", disse, "per cui
6.2mostrò ciò che potea la lingua nostra,
6.3o pregio etterno del loco ond'io fui,
7.1qual merito o qual grazia mi ti mostra?
7.2S'io son d'udir le tue parole degno,
7.3dimmi se vien d'inferno, e di qual chiostra".
8.1"Per tutt'i cerchi del dolente regno",
8.2rispuose lui, "son io di qua venuto;
8.3virtù del ciel mi mosse, e con lei vegno.
9.1Non per far, ma per non fare ho perduto
9.2a veder l'alto Sol che tu disiri
9.3e che fu tardi per me conosciuto.
10.1Luogo è là giù non tristo di martìri,
10.2ma di tenebre solo, ove i lamenti
10.3non suonan come guai, ma son sospiri.
11.1Quivi sto io coi pargoli innocenti
11.2dai denti morsi de la morte avante
11.3che fosser da l'umana colpa essenti;
12.1quivi sto io con quei che le tre sante
12.2virtù non si vestiro, e sanza vizio
12.3conobber l'altre e seguir tutte quante.
13.1Ma se tu sai e puoi, alcuno indizio
13.2dà noi per che venir possiam più tosto
13.3là dove purgatorio ha dritto inizio".
14.1Rispuose: "Loco certo non c'è posto;
14.2licito m'è andar suso e intorno;
14.3per quanto ir posso, a guida mi t'accosto.
15.1Ma vedi già come dichina il giorno,
15.2e andar sù di notte non si puote;
15.3però è buon pensar di bel soggiorno.
16.1Anime sono a destra qua remote;
16.2se mi consenti, io ti merrò ad esse,
16.3e non sanza diletto ti fier note".
17.1"Com'è ciò?", fu risposto. "Chi volesse
17.2salir di notte, fora elli impedito
17.3d'altrui, o non sarria ché non potesse?".
18.1E 'l buon Sordello in terra fregò 'l dito,
18.2dicendo: "Vedi? sola questa riga
18.3non varcheresti dopo 'l sol partito:
19.1non però ch'altra cosa desse briga,
19.2che la notturna tenebra, ad ir suso;
19.3quella col nonpoder la voglia intriga.
20.1Ben si poria con lei tornare in giuso
20.2e passeggiar la costa intorno errando,
20.3mentre che l'orizzonte il dì tien chiuso".
21.1Allora il mio segnor, quasi ammirando,
21.2"Menane", disse, "dunque là 've dici
21.3ch'aver si può diletto dimorando".
22.1Poco allungati c'eravam di lici,
22.2quand'io m'accorsi che 'l monte era scemo,
22.3a guisa che i vallon li sceman quici.
23.1"Colà", disse quell'ombra, "n'anderemo
23.2dove la costa face di sé grembo;
23.3e là il novo giorno attenderemo".
24.1Tra erto e piano era un sentiero schembo,
24.2che ne condusse in fianco de la lacca,
24.3là dove più ch'a mezzo muore il lembo.
25.1Oro e argento fine, cocco e biacca,
25.2indaco, legno lucido e sereno,
25.3fresco smeraldo in l'ora che si fiacca,
26.1da l'erba e da li fior, dentr'a quel seno
26.2posti, ciascun saria di color vinto,
26.3come dal suo maggiore è vinto il meno.
27.1Non avea pur natura ivi dipinto,
27.2ma di soavità di mille odori
27.3vi facea uno incognito e indistinto.
28.1"Salve, Regina" in sul verde e 'n su' fiori
28.2quindi seder cantando anime vidi,
28.3che per la valle non parean di fuori.
29.1"Prima che 'l poco sole omai s'annidi",
29.2cominciò 'l Mantoan che ci avea vòlti,
29.3"tra color non vogliate ch'io vi guidi.
30.1Di questo balzo meglio li atti e ' volti
30.2conoscerete voi di tutti quanti,
30.3che ne la lama giù tra essi accolti.
31.1Colui che più siede alto e fa sembianti
31.2d'aver negletto ciò che far dovea,
31.3e che non move bocca a li altrui canti,
32.1Rodolfo imperador fu, che potea
32.2sanar le piaghe c'hanno Italia morta,
32.3sì che tardi per altri si ricrea.
33.1L'altro che ne la vista lui conforta,
33.2resse la terra dove l'acqua nasce
33.3che Molta in Albia, e Albia in mar ne porta:
34.1Ottacchero ebbe nome, e ne le fasce
34.2fu meglio assai che Vincislao suo figlio
34.3barbuto, cui lussuria e ozio pasce.
35.1E quel nasetto che stretto a consiglio
35.2par con colui c'ha sì benigno aspetto,
35.3morì fuggendo e disfiorando il giglio:
36.1guardate là come si batte il petto!
36.2L'altro vedete c'ha fatto a la guancia
36.3de la sua palma, sospirando, letto.
37.1Padre e suocero son del mal di Francia:
37.2sanno la vita sua viziata e lorda,
37.3e quindi viene il duol che sì li lancia.
38.1Quel che par sì membruto e che s'accorda,
38.2cantando, con colui dal maschio naso,
38.3d'ogne valor portò cinta la corda;
39.1e se re dopo lui fosse rimaso
39.2lo giovanetto che retro a lui siede,
39.3ben andava il valor di vaso in vaso,
40.1che non si puote dir de l'altre rede;
40.2Iacomo e Federigo hanno i reami;
40.3del retaggio miglior nessun possiede.
41.1Rade volte risurge per li rami
41.2l'umana probitate; e questo vole
41.3quei che la dà, perché da lui si chiami.
42.1Anche al nasuto vanno mie parole
42.2non men ch'a l'altro, Pier, che con lui canta,
42.3onde Puglia e Proenza già si dole.
43.1Tant'è del seme suo minor la pianta,
43.2quanto, più che Beatrice e Margherita,
43.3Costanza di marito ancor si vanta.
44.1Vedete il re de la semplice vita
44.2seder là solo, Arrigo d'Inghilterra:
44.3questi ha ne' rami suoi migliore uscita.
45.1Quel che più basso tra costor s'atterra,
45.2guardando in suso, è Guiglielmo marchese,
45.3per cui e Alessandria e la sua guerra
46.1fa pianger Monferrato e Canavese".
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