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1.1Mentre ch' a venerar movon le genti
1.2il tuo bel nome in mille carte accolto,
1.3quasi in sacrato tempio idol celeste;
1.4e mentre c' ha la Fama il mondo volto
1.5a contemplarti, e mille fiamme ardenti
1.6d' immortal lode in tua memoria ha deste;
1.7deh non sdegnar ch' anch' io te canti, e 'n queste
1.8mie basse rime volontaria scendi;
1.9né sia l' albergo lor da te negletto,
1.10ch' anco sott' umil tetto
1.11s' adora Dio, cui d' assembrarti intendi;
1.12né sprezza il puro affetto
1.13di chi sacrar face mortal gli suole,
1.14benché splenda in sua gloria eterno il sole.
2.1Forse, come tal' or candide e pure
2.2rende Apollo le nubi, e chiuso intorno
2.3con lampi non men vaghi indi traluce,
2.4così vedrassi il tuo bel nome adorno
2.5splender per entro le mie rime oscure,
2.6e 'l lor fosco illustrar con la sua luce;
2.7e forse anco per sé tanto riluce,
2.8ch' ov' altri in parte non l' asconda e tempre
2.9l' infinita virtù de' raggi sui,
2.10occhio non fia che 'n lui
2.11fiso mirando non s' abbagli e stempre:
2.12onde, perch' ad altrui
2.13col suo lume medesmo ei non si celi,
2.14ben dei soffrir ch' io sì l' adombri e veli.
3.1Né spiacerti anco dee che solo in parte
3.2sia tua beltà ne' miei colori espressa
3.3da lo stil ch' a tant' opra audace move:
3.4però che s' alcun mai quale in te stessa
3.5sei tal ancor ti ritraesse in carte,
3.6chi mirar osaria forme sì nove
3.7senza volger per tema i lumi altrove?
3.8o chi mirando folgorar gli sguardi
3.9de gli occhi ardenti e lampeggiar il riso,
3.10e 'l bel celeste viso
3.11quinci e quindi aventar fiammelle e dardi,
3.12non rimarria conquiso,
3.13bench' egli prima in ogni rischio audace
3.14non temesse d' Amor l' arco e la face?
4.1E certo il primo dì che 'l bel sereno
4.2de la tua fronte a gli occhi miei s' offerse,
4.3e vidi armato spaziarvi Amore,
4.4se non che riverenza allor converse
4.5e maraviglia in fredda selce il seno,
4.6ivi peria con doppia morte il core;
4.7ma parte de gli strali e de l' ardore
4.8sentii pur anco entro 'l gelato marmo,
4.9e s' alcun mai per troppo ardire ignudo
4.10vien di quel forte scudo,
4.11ond' io dinanzi a te mi copro ed armo,
4.12sentirà 'l colpo crudo
4.13di tue saette, e arso al fatal lume
4.14giacerà con Fetonte entro 'l tuo fiume.
5.1Ché per quanto talor discerne e vede
5.2de' secreti di Dio terrena mente,
5.3che da Febo rapita al ciel se 'n voli,
5.4providenza di Giove ora consente
5.5che 'nterno duol con sì pietose prede
5.6le sue bellezze al tuo bel corpo involi;
5.7ché se l' ardor de' duo sereni soli
5.8non era scemo, e 'ntepidito il foco
5.9che ne le guance sovra 'l gel si sparse,
5.10incenerite ed arse
5.11morian le genti, e non v' avea più loco
5.12di riverenza armarse:
5.13e ciò che 'l Fato pur minaccia, allora
5.14in faville converso il mondo fora.
6.1Ond' ei che prega il ciel che nel tuo stato
6.2più vago a lui ti mostri, e ch' omai spieghi
6.3la tua beltà, che 'n parte ascosa or tiene,
6.4come incauto non sa che ne' suoi preghi
6.5non chiede altro che morte? E ben il Fato
6.6di Semele infelice or mi soviene,
6.7che 'l gran Giove veder de le terrene
6.8forme ignudo bramò, come de' suoi
6.9nembi e fulmini cinto in sen l' accoglie,
6.10che gli è sorella e moglie;
6.11ma sì gran luce non sostenne poi,
6.12anzi sue belle spoglie
6.13cenere fersi, e nel suo caso reo
6.14né Giove stesso a lei giovar poteo.
7.1Ma che? forse sperar ancor ne lice
7.2che, se ben dono ond' arda e si consumi
7.3tenta impetrar con mille preghi il mondo,
7.4potrà poi anco al sol di duo be' lumi
7.5rinovellarsi in guisa di Fenice,
7.6e rinascer più vago e più giocondo;
7.7e quanto ha del terreno e de l' immondo
7.8tutto spogliando, più leggiadre forme
7.9vestirsi; e ciò par ch' a ragion si spere
7.10da quelle luci altere,
7.11ch' esser dee l' opra a la cagion conforme.
7.12Né già si puon temere
7.13da beltà sì divina effetti rei,
7.14ché vital è 'l morir se vien da lei.
8.1Canzon, deh sarà mai quel lieto giorno
8.2che 'n que' begli occhi le lor fiamme prime
8.3raccese io veggia, e ch' arda il mondo in loro?
8.4Ch' ivi, qual foco l' oro,
8.5anch' io purgarei l' alma, e le mie rime
8.6foran d' augel canoro:
8.7ch' or son vili e neglette, se non quanto
8.8costei le onora col bel nome santo.
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