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1.1Quando per dilettanze o ver per doglie,
1.2che alcuna virtù nostra comprenda,
1.3l'anima bene ad essa si raccoglie,
2.1par ch'a nulla potenza più intenda;
2.2e questo è contra quello error che crede
2.3ch'un'anima sovr'altra in noi s'accenda.
3.1E però, quando s'ode cosa o vede
3.2che tegna forte a sé l'anima volta,
3.3vassene 'l tempo e l'uom non se n'avvede;
4.1ch'altra potenza è quella che l'ascolta,
4.2e altra è quella c'ha l'anima intera:
4.3questa è quasi legata, e quella è sciolta.
5.1Di ciò ebb'io esperïenza vera,
5.2udendo quello spirto e ammirando;
5.3ché ben cinquanta gradi salito era
6.1lo sole, e io non m'era accorto, quando
6.2venimmo ove quell'anime ad una
6.3gridaro a noi: "Qui è vostro dimando".
7.1Maggiore aperta molte volte impruna
7.2con una forcatella di sue spine
7.3l'uom de la villa quando l'uva imbruna,
8.1che non era la calla onde salìne
8.2lo duca mio, e io appresso, soli,
8.3come da noi la schiera si partìne.
9.1Vassi in Sanleo e discendesi in Noli,
9.2montasi su in Bismantova e 'n Cacume
9.3con esso i piè; ma qui convien ch'om voli;
10.1dico con l'ale snelle e con le piume
10.2del gran disio, di retro a quel condotto
10.3che speranza mi dava e facea lume.
11.1Noi salavam per entro 'l sasso rotto,
11.2e d'ogne lato ne stringea lo stremo,
11.3e piedi e man volea il suol di sotto.
12.1Poi che noi fummo in su l'orlo suppremo
12.2de l'alta ripa, a la scoperta piaggia,
12.3"Maestro mio", diss'io, "che via faremo?".
13.1Ed elli a me: "Nessun tuo passo caggia;
13.2pur su al monte dietro a me acquista,
13.3fin che n'appaia alcuna scorta saggia".
14.1Lo sommo er'alto che vincea la vista,
14.2e la costa superba più assai
14.3che da mezzo quadrante a centro lista.
15.1Io era lasso, quando cominciai:
15.2"O dolce padre, volgiti, e rimira
15.3com'io rimango sol, se non restai".
16.1"Figliuol mio", disse, "infin quivi ti tira",
16.2additandomi un balzo poco in sùe
16.3che da quel lato il poggio tutto gira.
17.1Sì mi spronaron le parole sue,
17.2ch'i' mi sforzai carpando appresso lui,
17.3tanto che 'l cinghio sotto i piè mi fue.
18.1A seder ci ponemmo ivi ambedui
18.2vòlti a levante ond'eravam saliti,
18.3che suole a riguardar giovare altrui.
19.1Li occhi prima drizzai ai bassi liti;
19.2poscia li alzai al sole, e ammirava
19.3che da sinistra n'eravam feriti.
20.1Ben s'avvide il poeta ch'ïo stava
20.2stupido tutto al carro de la luce,
20.3ove tra noi e Aquilone intrava.
21.1Ond'elli a me: "Se Castore e Poluce
21.2fossero in compagnia di quello specchio
21.3che sù e giù del suo lume conduce,
22.1tu vedresti il Zodïaco rubecchio
22.2ancora a l'Orse più stretto rotare,
22.3se non uscisse fuor del cammin vecchio.
23.1Come ciò sia, se 'l vuoi poter pensare,
23.2dentro raccolto, imagina Sïòn
23.3con questo monte in su la terra stare
24.1sì, ch'amendue hanno un solo orizzòn
24.2e diversi emisperi; onde la strada
24.3che mal non seppe carreggiar Fetòn,
25.1vedrai come a costui convien che vada
25.2da l'un, quando a colui da l'altro fianco,
25.3se lo 'ntelletto tuo ben chiaro bada".
26.1"Certo, maestro mio", diss'io, "unquanco
26.2non vid'io chiaro sì com'io discerno
26.3là dove mio ingegno parea manco,
27.1che 'l mezzo cerchio del moto superno,
27.2che si chiama Equatore in alcun'arte,
27.3e che sempre riman tra 'l sole e 'l verno,
28.1per la ragion che di', quinci si parte
28.2verso settentrïon, quanto li Ebrei
28.3vedevan lui verso la calda parte.
29.1Ma se a te piace, volontier saprei
29.2quanto avemo ad andar; ché 'l poggio sale
29.3più che salir non posson li occhi miei".
30.1Ed elli a me: "Questa montagna è tale,
30.2che sempre al cominciar di sotto è grave;
30.3e quant'om più va sù, e men fa male.
31.1Però, quand'ella ti parrà soave
31.2tanto, che sù andar ti fia leggero
31.3com'a seconda giù andar per nave,
32.1allor sarai al fin d'esto sentiero;
32.2quivi di riposar l'affanno aspetta.
32.3Più non rispondo, e questo so per vero".
33.1E com'elli ebbe sua parola detta,
33.2una voce di presso sonò: "Forse
33.3che di sedere in pria avrai distretta!".
34.1Al suon di lei ciascun di noi si torse,
34.2e vedemmo a mancina un gran petrone,
34.3del qual né io né ei prima s'accorse.
35.1Là ci traemmo; e ivi eran persone
35.2che si stavano a l'ombra dietro al sasso
35.3come l'uom per negghienza a star si pone.
36.1E un di lor, che mi sembiava lasso,
36.2sedeva e abbracciava le ginocchia,
36.3tenendo 'l viso giù tra esse basso.
37.1"O dolce segnor mio", diss'io, "adocchia
37.2colui che mostra sé più negligente
37.3che se pigrizia fosse sua serocchia".
38.1Allor si volse a noi e puose mente,
38.2movendo 'l viso pur su per la coscia,
38.3e disse: "Or va tu sù, che se' valente!".
39.1Conobbi allor chi era, e quella angoscia
39.2che m'avacciava un poco ancor la lena,
39.3non m'impedì l'andare a lui; e poscia
40.1ch'a lui fu' giunto, alzò la testa a pena,
40.2dicendo: "Hai ben veduto come 'l sole
40.3da l'omero sinistro il carro mena?".
41.1Li atti suoi pigri e le corte parole
41.2mosser le labbra mie un poco a riso;
41.3poi cominciai: "Belacqua, a me non dole
42.1di te omai; ma dimmi: perché assiso
42.2quiritto se'? attendi tu iscorta,
42.3o pur lo modo usato t'ha' ripriso?".
43.1Ed elli: "O frate, andar in sù che porta?
43.2ché non mi lascerebbe ire a' martìri
43.3l'angel di Dio che siede in su la porta.
44.1Prima convien che tanto il ciel m'aggiri
44.2di fuor da essa, quanto fece in vita,
44.3perch'io 'ndugiai al fine i buon sospiri,
45.1se orazïone in prima non m'aita
45.2che surga sù di cuor che in grazia viva;
45.3l'altra che val, che 'n ciel non è udita?".
46.1E già il poeta innanzi mi saliva,
46.2e dicea: "Vienne omai; vedi ch'è tocco
46.3meridïan dal sole, e a la riva
47.1cuopre la notte già col piè Morrocco".
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