about
people
how to cite
dataset
versions
json schema
resources
browse
search
authors
books
1.1Una medesma lingua pria mi morse,
1.2sì che mi tinse l'una e l'altra guancia,
1.3e poi la medicina mi riporse;
2.1così od'io che solea far la lancia
2.2d'Achille e del suo padre esser cagione
2.3prima di trista e poi di buona mancia.
3.1Noi demmo il dosso al misero vallone
3.2su per la ripa che 'l cinge dintorno,
3.3attraversando sanza alcun sermone.
4.1Quiv'era men che notte e men che giorno,
4.2sì che 'l viso m'andava innanzi poco;
4.3ma io senti' sonare un alto corno,
5.1tanto ch'avrebbe ogne tuon fatto fioco,
5.2che, contra sé la sua via seguitando,
5.3dirizzò li occhi miei tutti ad un loco.
6.1Dopo la dolorosa rotta, quando
6.2Carlo Magno perdé la santa gesta,
6.3non sonò sì terribilmente Orlando.
7.1Poco portäi in là volta la testa,
7.2che me parve veder molte alte torri;
7.3ond'io: "Maestro, di', che terra è questa?".
8.1Ed elli a me: "Però che tu trascorri
8.2per le tenebre troppo da la lungi,
8.3avvien che poi nel maginare abborri.
9.1Tu vedrai ben, se tu là ti congiungi,
9.2quanto 'l senso s'inganna di lontano;
9.3però alquanto più te stesso pungi".
10.1Poi caramente mi prese per mano
10.2e disse: "Pria che noi siamo più avanti,
10.3acciò che 'l fatto men ti paia strano,
11.1sappi che non son torri, ma giganti,
11.2e son nel pozzo intorno da la ripa
11.3da l'umbilico in giuso tutti quanti".
12.1Come quando la nebbia si dissipa,
12.2lo sguardo a poco a poco raffigura
12.3ciò che cela 'l vapor che l'aere stipa,
13.1così forando l'aura grossa e scura,
13.2più e più appressando ver' la sponda,
13.3fuggiemi errore e cresciemi paura;
14.1però che, come su la cerchia tonda
14.2Montereggion di torri si corona,
14.3così la proda che 'l pozzo circonda
15.1torreggiavan di mezza la persona
15.2li orribili giganti, cui minaccia
15.3Giove del cielo ancora quando tuona.
16.1E io scorgeva già d'alcun la faccia,
16.2le spalle e 'l petto e del ventre gran parte,
16.3e per le coste giù ambo le braccia.
17.1Natura certo, quando lasciò l'arte
17.2di sì fatti animali, assai fé bene
17.3per tòrre tali essecutori a Marte.
18.1E s'ella d'elefanti e di balene
18.2non si pente, chi guarda sottilmente,
18.3più giusta e più discreta la ne tene;
19.1ché dove l'argomento de la mente
19.2s'aggiugne al mal volere e a la possa,
19.3nessun riparo vi può far la gente.
20.1La faccia sua mi parea lunga e grossa
20.2come la pina di San Pietro a Roma,
20.3e a sua proporzione eran l'altre ossa;
21.1sì che la ripa, ch'era perizoma
21.2dal mezzo in giù, ne mostrava ben tanto
21.3di sovra, che di giugnere a la chioma
22.1tre Frison s'averien dato mal vanto;
22.2però ch'i' ne vedea trenta gran palmi
22.3dal loco in giù dov'omo affibbia 'l manto.
23.1"Raphél maì amècche zabì almi",
23.2cominciò a gridar la fiera bocca,
23.3cui non si convenia più dolci salmi.
24.1E 'l duca mio ver' lui: "Anima sciocca,
24.2tienti col corno, e con quel ti disfoga
24.3quand'ira o altra passïon ti tocca!
25.1Cércati al collo, e troverai la soga
25.2che 'l tien legato, o anima confusa,
25.3e vedi lui che 'l gran petto ti doga".
26.1Poi disse a me: "Elli stessi s'accusa;
26.2questi è Nembrotto per lo cui mal coto
26.3pur un linguaggio nel mondo non s'usa.
27.1Lasciànlo stare e non parliamo a vòto;
27.2ché così è a lui ciascun linguaggio
27.3come 'l suo ad altrui, ch'a nullo è noto".
28.1Facemmo adunque più lungo vïaggio,
28.2vòlti a sinistra; e al trar d'un balestro,
28.3trovammo l'altro assai più fero e maggio.
29.1A cigner lui qual che fosse 'l maestro,
29.2non so io dir, ma el tenea soccinto
29.3dinanzi l'altro e dietro il braccio destro
30.1d'una catena che 'l tenea avvinto
30.2dal collo in giù, sì che 'n su lo scoperto
30.3si ravvolgëa infino al giro quinto.
31.1"Questo superbo volle esser esperto
31.2di sua potenza contra 'l sommo Giove",
31.3disse 'l mio duca, "ond'elli ha cotal merto.
32.1Fïalte ha nome, e fece le gran prove
32.2quando i giganti fer paura a' dèi;
32.3le braccia ch'el menò, già mai non move".
33.1E io a lui: "S'esser puote, io vorrei
33.2che de lo smisurato Brïareo
33.3esperïenza avesser li occhi miei".
34.1Ond'ei rispuose: "Tu vedrai Anteo
34.2presso di qui che parla ed è disciolto,
34.3che ne porrà nel fondo d'ogne reo.
35.1Quel che tu vuo' veder, più là è molto
35.2ed è legato e fatto come questo,
35.3salvo che più feroce par nel volto".
36.1Non fu tremoto già tanto rubesto,
36.2che scotesse una torre così forte,
36.3come Fïalte a scuotersi fu presto.
37.1Allor temett'io più che mai la morte,
37.2e non v'era mestier più che la dotta,
37.3s'io non avessi viste le ritorte.
38.1Noi procedemmo più avante allotta,
38.2e venimmo ad Anteo, che ben cinque alle,
38.3sanza la testa, uscia fuor de la grotta.
39.1"O tu che ne la fortunata valle
39.2che fece Scipïon di gloria reda,
39.3quand'Anibàl co' suoi diede le spalle,
40.1recasti già mille leon per preda,
40.2e che, se fossi stato a l'alta guerra
40.3de' tuoi fratelli, ancor par che si creda
41.1ch'avrebber vinto i figli de la terra:
41.2mettine giù, e non ten vegna schifo,
41.3dove Cocito la freddura serra.
42.1Non ci fare ire a Tizio né a Tifo:
42.2questi può dar di quel che qui si brama;
42.3però ti china e non torcer lo grifo.
43.1Ancor ti può nel mondo render fama,
43.2ch'el vive, e lunga vita ancor aspetta
43.3se 'nnanzi tempo grazia a sé nol chiama".
44.1Così disse 'l maestro; e quelli in fretta
44.2le man distese, e prese 'l duca mio,
44.3ond'Ercule sentì già grande stretta.
45.1Virgilio, quando prender si sentio,
45.2disse a me: "Fatti qua, sì ch'io ti prenda";
45.3poi fece sì ch'un fascio era elli e io.
46.1Qual pare a riguardar la Carisenda
46.2sotto 'l chinato, quando un nuvol vada
46.3sovr'essa sì, ched ella incontro penda:
47.1tal parve Antëo a me che stava a bada
47.2di vederlo chinare, e fu tal ora
47.3ch'i' avrei voluto ir per altra strada.
48.1Ma lievemente al fondo che divora
48.2Lucifero con Giuda, ci sposò;
48.3né, sì chinato, lì fece dimora,
49.1e come albero in nave si levò.
Supported by the Czech Science Foundation (GA23-07727S)