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1.1Nel tempo che Iunone era crucciata
1.2per Semelè contra 'l sangue tebano,
1.3come mostrò una e altra fïata,
2.1Atamante divenne tanto insano,
2.2che veggendo la moglie con due figli
2.3andar carcata da ciascuna mano,
3.1gridò: "Tendiam le reti, sì ch'io pigli
3.2la leonessa e ' leoncini al varco";
3.3e poi distese i dispietati artigli,
4.1prendendo l'un ch'avea nome Learco,
4.2e rotollo e percosselo ad un sasso;
4.3e quella s'annegò con l'altro carco.
5.1E quando la fortuna volse in basso
5.2l'altezza de' Troian che tutto ardiva,
5.3sì che 'nsieme col regno il re fu casso,
6.1Ecuba trista, misera e cattiva,
6.2poscia che vide Polissena morta,
6.3e del suo Polidoro in su la riva
7.1del mar si fu la dolorosa accorta,
7.2forsennata latrò sì come cane;
7.3tanto il dolor le fé la mente torta.
8.1Ma né di Tebe furie né troiane
8.2si vider mäi in alcun tanto crude,
8.3non punger bestie, nonché membra umane,
9.1quant'io vidi in due ombre smorte e nude,
9.2che mordendo correvan di quel modo
9.3che 'l porco quando del porcil si schiude.
10.1L'una giunse a Capocchio, e in sul nodo
10.2del collo l'assannò, sì che, tirando,
10.3grattar li fece il ventre al fondo sodo.
11.1E l'Aretin che rimase, tremando
11.2mi disse: "Quel folletto è Gianni Schicchi,
11.3e va rabbioso altrui così conciando".
12.1"Oh!", diss'io lui, "se l'altro non ti ficchi
12.2li denti a dosso, non ti sia fatica
12.3a dir chi è, pria che di qui si spicchi".
13.1Ed elli a me: "Quell'è l'anima antica
13.2di Mirra scellerata, che divenne
13.3al padre, fuor del dritto amore, amica.
14.1Questa a peccar con esso così venne,
14.2falsificando sé in altrui forma,
14.3come l'altro che là sen va, sostenne,
15.1per guadagnar la donna de la torma,
15.2falsificare in sé Buoso Donati,
15.3testando e dando al testamento norma".
16.1E poi che i due rabbiosi fuor passati
16.2sovra cu' io avea l'occhio tenuto,
16.3rivolsilo a guardar li altri mal nati.
17.1Io vidi un, fatto a guisa di lëuto,
17.2pur ch'elli avesse avuta l'anguinaia
17.3tronca da l'altro che l'uomo ha forcuto.
18.1La grave idropesì, che sì dispaia
18.2le membra con l'omor che mal converte,
18.3che 'l viso non risponde a la ventraia,
19.1faceva lui tener le labbra aperte
19.2come l'etico fa, che per la sete
19.3l'un verso 'l mento e l'altro in sù rinverte.
20.1"O voi che sanz'alcuna pena siete,
20.2e non so io perché, nel mondo gramo",
20.3diss'elli a noi, "guardate e attendete
21.1a la miseria del maestro Adamo;
21.2io ebbi, vivo, assai di quel ch'i' volli,
21.3e ora, lasso!, un gocciol d'acqua bramo.
22.1Li ruscelletti che d'i verdi colli
22.2del Casentin discendon giuso in Arno,
22.3faccendo i lor canali freddi e molli,
23.1sempre mi stanno innanzi, e non indarno,
23.2ché l'imagine lor vie più m'asciuga
23.3che 'l male ond'io nel volto mi discarno.
24.1La rigida giustizia che mi fruga
24.2tragge cagion del loco ov'io peccai
24.3a metter più li miei sospiri in fuga.
25.1Ivi è Romena, là dov'io falsai
25.2la lega suggellata del Batista;
25.3per ch'io il corpo sù arso lasciai.
26.1Ma s'io vedessi qui l'anima trista
26.2di Guido o d'Alessandro o di lor frate,
26.3per Fonte Branda non darei la vista.
27.1Dentro c'è l'una già, se l'arrabbiate
27.2ombre che vanno intorno dicon vero;
27.3ma che mi val, c'ho le membra legate?
28.1S'io fossi pur di tanto ancor leggero
28.2ch'i' potessi in cent'anni andare un'oncia,
28.3io sarei messo già per lo sentiero,
29.1cercando lui tra questa gente sconcia,
29.2con tutto ch'ella volge undici miglia,
29.3e men d'un mezzo di traverso non ci ha.
30.1Io son per lor tra sì fatta famiglia;
30.2e' m'indussero a batter li fiorini
30.3ch'avevan tre carati di mondiglia".
31.1E io a lui: "Chi son li due tapini
31.2che fumman come man bagnate 'l verno,
31.3giacendo stretti a' tuoi destri confini?".
32.1"Qui li trovai - e poi volta non dierno - ",
32.2rispuose, "quando piovvi in questo greppo,
32.3e non credo che dieno in sempiterno.
33.1L'una è la falsa ch'accusò Gioseppo;
33.2l'altr'è 'l falso Sinon greco di Troia:
33.3per febbre aguta gittan tanto leppo".
34.1E l'un di lor, che si recò a noia
34.2forse d'esser nomato sì oscuro,
34.3col pugno li percosse l'epa croia.
35.1Quella sonò come fosse un tamburo;
35.2e mastro Adamo li percosse il volto
35.3col braccio suo, che non parve men duro,
36.1dicendo a lui: "Ancor che mi sia tolto
36.2lo muover per le membra che son gravi,
36.3ho io il braccio a tal mestiere sciolto".
37.1Ond'ei rispuose: "Quando tu andavi
37.2al fuoco, non l'avei tu così presto;
37.3ma sì e più l'avei quando coniavi".
38.1E l'idropico: "Tu di' ver di questo:
38.2ma tu non fosti sì ver testimonio
38.3là 've del ver fosti a Troia richesto".
39.1"S'io dissi falso, e tu falsasti il conio",
39.2disse Sinon; "e son qui per un fallo,
39.3e tu per più ch'alcun altro demonio!".
40.1"Ricorditi, spergiuro, del cavallo",
40.2rispuose quel ch'avëa infiata l'epa;
40.3"e sieti reo che tutto il mondo sallo!".
41.1"E te sia rea la sete onde ti crepa",
41.2disse 'l Greco, "la lingua, e l'acqua marcia
41.3che 'l ventre innanzi a li occhi sì t'assiepa!".
42.1Allora il monetier: "Così si squarcia
42.2la bocca tua per tuo mal come suole;
42.3ché, s'i' ho sete e omor mi rinfarcia,
43.1tu hai l'arsura e 'l capo che ti duole,
43.2e per leccar lo specchio di Narcisso,
43.3non vorresti a 'nvitar molte parole".
44.1Ad ascoltarli er'io del tutto fisso,
44.2quando 'l maestro mi disse: "Or pur mira,
44.3che per poco che teco non mi risso!".
45.1Quand'io 'l senti' a me parlar con ira,
45.2volsimi verso lui con tal vergogna,
45.3ch'ancor per la memoria mi si gira.
46.1Qual è colui che suo dannaggio sogna,
46.2che sognando desidera sognare,
46.3sì che quel ch'è, come non fosse, agogna,
47.1tal mi fec'io, non possendo parlare,
47.2che disïava scusarmi, e scusava
47.3me tuttavia, e nol mi credea fare.
48.1"Maggior difetto men vergogna lava",
48.2disse 'l maestro, "che 'l tuo non è stato;
48.3però d'ogne trestizia ti disgrava.
49.1E fa ragion ch'io ti sia sempre allato,
49.2se più avvien che fortuna t'accoglia
49.3dove sien genti in simigliante piato:
50.1ché voler ciò udire è bassa voglia".
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