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III

Poesie

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1.1Nessun profeta mai accetto fue
1.2nella patria sua né onorato,
1.3e questo iniquo fato
1.4per l'universo corre ed ha gran forza,
1.5e conculcate son l'opere sue;
1.6è sanza colpa il passo biasimato
1.7da cui esser pregiato,
1.8meriterebbe, e sua virtù s'amorza,
1.9soppeditato come vile scorza.
1.10E guadagni e gli onor li son negati,
1.11ed a tal son collati
1.12in cui lume di fama non risplende.
1.13Ed in tal modo la virtù s'offende;
1.14onde la sventurata sempre grida
1.15che 'n suo luogo s'annida
1.16l'invidïoso fato e lei riprende;
1.17e nel basso discende
1.18chi di salir meriterebbe il monte,
1.19onde le Muse piangono al bel fonte.
2.1Piange la sacrosanta Calïòpe
2.2coll'altre suore al fonte di Pirene
2.3colle dolci sirene;
2.4battesi a palme e straccia il viso addorno,
2.5gridando: «A cui son date le nostre ope?»
2.6O somma altezza, e perché tanto bene
2.7il vizio a sé ritene,
2.8signoreggiando l'universo attorno
2.9dall'orïente insino a mezzo giorno,
2.10la plaga occidentale ed aquilone,
2.11in gran confusïone?
2.12E la virtù è del tutto isbandita
2.13e l'ignoranzia è sì alto salita
2.14che, trïunfando, al tristo mondo regna
2.15e sotto la sua insegna
2.16ricoglie gente d'ogni regïone;
2.17e dietro al suo temone
2.18tende le vele questa trista barca,
2.19di vizi e d'ignoranza onusta e carca.
3.1Gridono al ciel con voce cruda e strana
3.2e gravosi sospir Pallade e Teti,
3.3e con amari fleti
3.4piangon della virtù, ch'è sì dirisa,
3.5Iuno, Minerva, Cerere, Dïana.
3.6Il greco antico e gli altri alti poeti,
3.7religiosi e preti,
3.8in vilipendio son per ogni guisa.
3.9Abbandonato s'è Cirra e Nisa,
3.10né più si beve al fonte di 'Licona;
3.11spregiata è la corona
3.12del verde lauro e dell'antico mirto,
3.13e 'l vizio ancora sta superbo ed irto
3.14e caccia 'l virtüoso e sì lo sprona.
3.15Ei, come vil persona,
3.16si sta rimesso con tremente spirto
3.17e 'l gran valore insirto
3.18dal sommo sire, e la somma virtute
3.19timida sta privata di salute.
4.1La germana di Giove lassa il cielo
4.2e viene in terra e dá luogo a l'ancille,
4.3e di lacrime stille
4.4gli occhi lucenti per gran doglia danno.
4.5Viduil manto porta e nero velo,
4.6bassando a terra sue chiare pupille,
4.7e volte mille e mille
4.8si duol, cacciata dal superno scanno.
4.9E nel suo letto in braccio a Giove stanno
4.10Semele e Danne, e l'altre concubine
4.11nelle sedie divine,
4.12e la sua sposa vedovella giace.
4.13Ahi, mondo traditore, aspro e fallace,
4.14ch'affliggi i buoni con pungenti spine
4.15e non riguardi al fine,
4.16pur che tu faccia sol quel ch'a te piace!
4.17Virtù fai contumace
4.18e sol nella tua corte regna il Vizio,
4.19cacciando la Virtù dal tuo ospizio.
5.1Similemente la maga del Colco
5.2cacciata fu dal suo marital toro
5.3da quel che 'l vello d'oro
5.4aguadagnò per virtù de' suoi incanti;
5.5onde el convenne che fussi bifolco,
5.6se conquistar volea il bel tesoro.
5.7Così il nobile alloro
5.8è disprezzato e pulsi i frutti santi.
5.9La concubina con suo be' sembianti
5.10caccia la donna, quando ella a ragione
5.11viene in dirisione,
5.12soppeditata da' suoi tristi sensi;
5.13e sol per ciò surgono errori immensi,
5.14sì come nave in mar sanza governo
5.15di notte in aspro verno,
5.16pinta da venti rigidi e condensi.
5.17E così ciascun pensi
5.18che la virtù è sempre in gran fortuna,
5.19perché 'l mal vulgo contro a lei s'aduna.
5.20Né men ripulsa leggo Dïanira
5.21da quel possente e del Tonante prole
5.22per l'amorosa Iole,
5.23onde elli alfine ne prese la morte;
5.24ed elli stessi salse in sulla pira,
5.25sì come anticamente far si sòle;
5.26e dopo alte parole,
5.27rendente l'alma, al ciel fatt'è consorte.
5.28Cacciat' è la Virtù fuor delle porte
5.29e drento all'urbe il Vizio tiene il soglio,
5.30e Superbia ed Orgoglio
5.31sono e pincerni, e Lusso ed Avarizia,
5.32Livor maligno, Gola ed Ingiustizia
5.33sono assessori; onde io forte mi doglio
5.34e disperar mi voglio,
5.35ch'io veggio il mondo pien d'ogni nequizia.
5.36E la santa milizia
5.37è disprezzata e suo soave plettro,
5.38e l'Ignoranzia regna e tiene il scettro.
5.39— Canzone, egli è bisogno che tu prenda
5.40camino e vada per la bella Etrusca,
5.41bench'io ti veggia lusca
5.42e di poco valore e basso ingegno;
5.43e sia ardita e fa' ch'ogni uom t'intenda.
5.44E non curar della tua fama fusca,
5.45ma con parola brusca
5.46riprendi il mondo, di malizia pregno;
5.47e dì a loro: «Io vegno
5.48a voi, e sì mi manda per camino
5.49da Castiglion il pover Pellegrino».
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