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1.1La molta gente e le diverse piaghe
1.2avean le luci mie sì inebrïate,
1.3che de lo stare a piangere eran vaghe.
2.1Ma Virgilio mi disse: "Che pur guate?
2.2perché la vista tua pur si soffolge
2.3là giù tra l'ombre triste smozzicate?
3.1Tu non hai fatto sì a l'altre bolge;
3.2pensa, se tu annoverar le credi,
3.3che miglia ventidue la valle volge.
4.1E già la luna è sotto i nostri piedi;
4.2lo tempo è poco omai che n'è concesso,
4.3e altro è da veder che tu non vedi".
5.1"Se tu avessi", rispuos'io appresso,
5.2"atteso a la cagion perch'io guardava,
5.3forse m'avresti ancor lo star dimesso".
6.1Parte sen giva, e io retro li andava,
6.2lo duca, già faccendo la risposta,
6.3e soggiugnendo: "Dentro a quella cava
7.1dov'io tenea or li occhi sì a posta,
7.2credo ch'un spirto del mio sangue pianga
7.3la colpa che là giù cotanto costa".
8.1Allor disse 'l maestro: "Non si franga
8.2lo tuo pensier da qui innanzi sovr'ello.
8.3Attendi ad altro, ed ei là si rimanga;
9.1ch'io vidi lui a piè del ponticello
9.2mostrarti e minacciar forte col dito,
9.3e udi' 'l nominar Geri del Bello.
10.1Tu eri allor sì del tutto impedito
10.2sovra colui che già tenne Altaforte,
10.3che non guardasti in là, sì fu partito".
11.1"O duca mio, la vïolenta morte
11.2che non li è vendicata ancor", diss'io,
11.3"per alcun che de l'onta sia consorte,
12.1fece lui disdegnoso; ond'el sen gio
12.2sanza parlarmi, sì com'ïo estimo:
12.3e in ciò m'ha el fatto a sé più pio".
13.1Così parlammo infino al loco primo
13.2che de lo scoglio l'altra valle mostra,
13.3se più lume vi fosse, tutto ad imo.
14.1Quando noi fummo sor l'ultima chiostra
14.2di Malebolge, sì che i suoi conversi
14.3potean parere a la veduta nostra,
15.1lamenti saettaron me diversi,
15.2che di pietà ferrati avean li strali;
15.3ond'io li orecchi con le man copersi.
16.1Qual dolor fora, se de li spedali,
16.2di Valdichiana tra 'l luglio e 'l settembre
16.3e di Maremma e di Sardigna i mali
17.1fossero in una fossa tutti 'nsembre,
17.2tal era quivi, e tal puzzo n'usciva
17.3qual suol venir de le marcite membre.
18.1Noi discendemmo in su l'ultima riva
18.2del lungo scoglio, pur da man sinistra;
18.3e allor fu la mia vista più viva
19.1giù ver' lo fondo, la 've la ministra
19.2de l'alto Sire infallibil giustizia
19.3punisce i falsador che qui registra.
20.1Non credo ch'a veder maggior tristizia
20.2fosse in Egina il popol tutto infermo,
20.3quando fu l'aere sì pien di malizia,
21.1che li animali, infino al picciol vermo,
21.2cascaron tutti, e poi le genti antiche,
21.3secondo che i poeti hanno per fermo,
22.1si ristorar di seme di formiche;
22.2ch'era a veder per quella oscura valle
22.3languir li spirti per diverse biche.
23.1Qual sovra 'l ventre e qual sovra le spalle
23.2l'un de l'altro giacea, e qual carpone
23.3si trasmutava per lo tristo calle.
24.1Passo passo andavam sanza sermone,
24.2guardando e ascoltando li ammalati,
24.3che non potean levar le lor persone.
25.1Io vidi due sedere a sé poggiati,
25.2com'a scaldar si poggia tegghia a tegghia,
25.3dal capo al piè di schianze macolati;
26.1e non vidi già mai menare stregghia
26.2a ragazzo aspettato dal segnorso,
26.3né a colui che mal volontier vegghia,
27.1come ciascun menava spesso il morso
27.2de l'unghie sopra sé per la gran rabbia
27.3del pizzicor, che non ha più soccorso;
28.1e sì traevan giù l'unghie la scabbia,
28.2come coltel di scardova le scaglie
28.3o d'altro pesce che più larghe l'abbia.
29.1"O tu che con le dita ti dismaglie",
29.2cominciò 'l duca mio a l'un di loro,
29.3"e che fai d'esse talvolta tanaglie,
30.1dinne s'alcun Latino è tra costoro
30.2che son quinc'entro, se l'unghia ti basti
30.3etternalmente a cotesto lavoro".
31.1"Latin siam noi, che tu vedi sì guasti
31.2qui ambedue", rispuose l'un piangendo;
31.3"ma tu chi se' che di noi dimandasti?".
32.1E 'l duca disse: "I' son un che discendo
32.2con questo vivo giù di balzo in balzo,
32.3e di mostrar lo 'nferno a lui intendo".
33.1Allor si ruppe lo comun rincalzo;
33.2e tremando ciascuno a me si volse
33.3con altri che l'udiron di rimbalzo.
34.1Lo buon maestro a me tutto s'accolse,
34.2dicendo: "Dì a lor ciò che tu vuoli";
34.3e io incominciai, poscia ch'ei volse:
35.1"Se la vostra memoria non s'imboli
35.2nel primo mondo da l'umane menti,
35.3ma s'ella viva sotto molti soli,
36.1ditemi chi voi siete e di che genti;
36.2la vostra sconcia e fastidiosa pena
36.3di palesarvi a me non vi spaventi".
37.1"Io fui d'Arezzo, e Albero da Siena",
37.2rispuose l'un, "mi fé mettere al foco;
37.3ma quel per ch'io mori' qui non mi mena.
38.1Vero è ch'i' dissi lui, parlando a gioco:
38.2"I' mi saprei levar per l'aere a volo";
38.3e quei, ch'avea vaghezza e senno poco,
39.1volle ch'i' li mostrassi l'arte; e solo
39.2perch'io nol feci Dedalo, mi fece
39.3ardere a tal che l'avea per figliuolo.
40.1Ma ne l'ultima bolgia de le diece
40.2me per l'alchìmia che nel mondo usai
40.3dannò Minòs, a cui fallar non lece".
41.1E io dissi al poeta: "Or fu già mai
41.2gente sì vana come la sanese?
41.3Certo non la francesca sì d'assai!".
42.1Onde l'altro lebbroso, che m'intese,
42.2rispuose al detto mio: "Tra'mene Stricca
42.3che seppe far le temperate spese,
43.1e Niccolò che la costuma ricca
43.2del garofano prima discoverse
43.3ne l'orto dove tal seme s'appicca;
44.1e tra'ne la brigata in che disperse
44.2Caccia d'Ascian la vigna e la gran fonda,
44.3e l'Abbagliato suo senno proferse.
45.1Ma perché sappi chi sì ti seconda
45.2contra i Sanesi, aguzza ver' me l'occhio,
45.3sì che la faccia mia ben ti risponda:
46.1sì vedrai ch'io son l'ombra di Capocchio,
46.2che falsai li metalli con l'alchìmia;
46.3e te dee ricordar, se ben t'adocchio,
47.1com'io fui di natura buona scimia".
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