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1.1Già era dritta in sù la fiamma e queta
1.2per non dir più, e già da noi sen gia
1.3con la licenza del dolce poeta,
2.1quand'un'altra, che dietro a lei venìa,
2.2ne fece volger li occhi a la sua cima
2.3per un confuso suon che fuor n'uscia.
3.1Come 'l bue cicilian che mugghiò prima
3.2col pianto di colui, e ciò fu dritto,
3.3che l'avea temperato con sua lima,
4.1mugghiava con la voce de l'afflitto,
4.2sì che, con tutto che fosse di rame,
4.3pur el pareva dal dolor trafitto;
5.1così, per non aver via né forame
5.2dal principio nel foco, in suo linguaggio
5.3si convertïan le parole grame.
6.1Ma poscia ch'ebber colto lor vïaggio
6.2su per la punta, dandole quel guizzo
6.3che dato avea la lingua in lor passaggio,
7.1udimmo dire: "O tu a cu' io drizzo
7.2la voce e che parlavi mo lombardo,
7.3dicendo "Istra ten va, più non t'adizzo",
8.1perch'io sia giunto forse alquanto tardo,
8.2non t'incresca restare a parlar meco;
8.3vedi che non incresce a me, e ardo!
9.1Se tu pur mo in questo mondo cieco
9.2caduto se' di quella dolce terra
9.3latina ond'io mia colpa tutta reco,
10.1dimmi se Romagnuoli han pace o guerra;
10.2ch'io fui d'i monti là intra Orbino
10.3e 'l giogo di che Tever si diserra".
11.1Io era in giuso ancora attento e chino,
11.2quando il mio duca mi tentò di costa,
11.3dicendo: "Parla tu; questi è latino".
12.1E io, ch'avea già pronta la risposta,
12.2sanza indugio a parlare incominciai:
12.3"O anima che se' là giù nascosta,
13.1Romagna tua non è, e non fu mai,
13.2sanza guerra ne' cuor de' suoi tiranni;
13.3ma 'n palese nessuna or vi lasciai.
14.1Ravenna sta come stata è molt'anni:
14.2l'aguglia da Polenta la si cova,
14.3sì che Cervia ricuopre co' suoi vanni.
15.1La terra che fé già la lunga prova
15.2e di Franceschi sanguinoso mucchio,
15.3sotto le branche verdi si ritrova.
16.1E 'l mastin vecchio e 'l nuovo da Verrucchio,
16.2che fecer di Montagna il mal governo,
16.3là dove soglion fan d'i denti succhio.
17.1Le città di Lamone e di Santerno
17.2conduce il lïoncel dal nido bianco,
17.3che muta parte da la state al verno.
18.1E quella cu' il Savio bagna il fianco,
18.2così com'ella sie' tra 'l piano e 'l monte
18.3tra tirannia si vive e stato franco.
19.1Ora chi se', ti priego che ne conte;
19.2non esser duro più ch'altri sia stato,
19.3se 'l nome tuo nel mondo tegna fronte".
20.1Poscia che 'l foco alquanto ebbe rugghiato
20.2al modo suo, l'aguta punta mosse
20.3di qua, di là, e poi diè cotal fiato:
21.1"S'i' credesse che mia risposta fosse
21.2a persona che mai tornasse al mondo,
21.3questa fiamma staria sanza più scosse;
22.1ma però che già mai di questo fondo
22.2non tornò vivo alcun, s'i' odo il vero,
22.3sanza tema d'infamia ti rispondo.
23.1Io fui uom d'arme, e poi fui cordigliero,
23.2credendomi, sì cinto, fare ammenda;
23.3e certo il creder mio venìa intero,
24.1se non fosse il gran prete, a cui mal prenda!,
24.2che mi rimise ne le prime colpe;
24.3e come e quare, voglio che m'intenda.
25.1Mentre ch'io forma fui d'ossa e di polpe
25.2che la madre mi diè, l'opere mie
25.3non furon leonine, ma di volpe.
26.1Li accorgimenti e le coperte vie
26.2io seppi tutte, e sì menai lor arte,
26.3ch'al fine de la terra il suono uscie.
27.1Quando mi vidi giunto in quella parte
27.2di mia etade ove ciascun dovrebbe
27.3calar le vele e raccoglier le sarte,
28.1ciò che pria mi piacëa, allor m'increbbe,
28.2e pentuto e confesso mi rendei;
28.3ahi miser lasso! e giovato sarebbe.
29.1Lo principe d'i novi Farisei,
29.2avendo guerra presso a Laterano,
29.3e non con Saracin né con Giudei,
30.1ché ciascun suo nimico era cristiano,
30.2e nessun era stato a vincer Acri
30.3né mercatante in terra di Soldano,
31.1né sommo officio né ordini sacri
31.2guardò in sé, né in me quel capestro
31.3che solea fare i suoi cinti più macri.
32.1Ma come Costantin chiese Silvestro
32.2d'entro Siratti a guerir de la lebbre,
32.3così mi chiese questi per maestro
33.1a guerir de la sua superba febbre;
33.2domandommi consiglio, e io tacetti
33.3perché le sue parole parver ebbre.
34.1E' poi ridisse: "Tuo cuor non sospetti;
34.2finor t'assolvo, e tu m'insegna fare
34.3sì come Penestrino in terra getti.
35.1Lo ciel poss'io serrare e diserrare,
35.2come tu sai; però son due le chiavi
35.3che 'l mio antecessor non ebbe care".
36.1Allor mi pinser li argomenti gravi
36.2là 've 'l tacer mi fu avviso 'l peggio,
36.3e dissi: "Padre, da che tu mi lavi
37.1di quel peccato ov'io mo cader deggio,
37.2lunga promessa con l'attender corto
37.3ti farà trïunfar ne l'alto seggio".
38.1Francesco venne poi, com'io fu' morto,
38.2per me; ma un d'i neri cherubini
38.3li disse: "Non portar: non mi far torto.
39.1Venir se ne dee giù tra ' miei meschini
39.2perché diede 'l consiglio frodolente,
39.3dal quale in qua stato li sono a' crini;
40.1ch'assolver non si può chi non si pente,
40.2né pentere e volere insieme puossi
40.3per la contradizion che nol consente".
41.1Oh me dolente! come mi riscossi
41.2quando mi prese dicendomi: "Forse
41.3tu non pensavi ch'io löico fossi!".
42.1A Minòs mi portò; e quelli attorse
42.2otto volte la coda al dosso duro;
42.3e poi che per gran rabbia la si morse,
43.1disse: "Questi è d'i rei del foco furo";
43.2per ch'io là dove vedi son perduto,
43.3e sì vestito, andando, mi rancuro".
44.1Quand'elli ebbe 'l suo dir così compiuto,
44.2la fiamma dolorando si partio,
44.3torcendo e dibattendo 'l corno aguto.
45.1Noi passamm'oltre, e io e 'l duca mio,
45.2su per lo scoglio infino in su l'altr'arco
45.3che cuopre 'l fosso in che si paga il fio
46.1a quei che scommettendo acquistan carco.
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