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34

Filippo Scarlatti (????–????)
Poesie

PoeTree.it

1.1Non posso far ched io non mi lamenti
1.2del galdio che nel cuor già mi trovai;
1.3or è riverto in novelli accidenti.
1.4Ma se te, diva stella, cominciai
1.5' amare, i' ebbi nel core allegrezza,
1.6ché contento più giorni i' trappassai.
1.7Ma or, s'in brieve tempo con asprezza
1.8mi son trovato e non so ritrovare
1.9di chi colpa si sia cotal gravezza,
1.10so chi sempre in mia vita ho ringraziare
1.11e, ringraziando, i' non sodisfarei
1.12di cui i' vo' tacer più che parlare.
1.13Troppo nel dire i' mi distenderei,
1.14ma non mi servirebbe la memoria;
1.15perché 'diota ell'è, mi smarrirei.
1.16Già non mi sazierei di darle gloria,
1.17fama e onor, perch'io so ch'ella 'l merta,
1.18da poi che contra Amor mi diè vettoria.
1.19I' non ti vo' tener costei coperta,
1.20ma vo' che sappia ch'ell'è quella dea,
1.21qual sopr'ogni biltà costei è sperta.
1.22Venere è questa e non è già Enea,
1.23qual m'ha ferito il suo figlio in nel core
1.24e non m'ha fatto qual fesce Medea.
1.25Veggendo il nudo alato me in dolore,
1.26ebbe pietà di me giovan meschino;
1.27dell'or mi trasse lo stral suo d'amore.
1.28Onde, giugnendo a me, a capo chino
1.29mi volsi a lui e con umil talento
1.30dissi: - Ringrazio te, spirto divino -.
1.31Poi si partì e me lasciò contento
1.32innanzi a quella, in cui real costume
1.33regnano in lei, ond'io ne fo lamento.
1.34Gli occhi acompagnono, un rigo di fiume
1.35spargendo in terra com'acqua corrente,
1.36sendo rimasto cieco e sanza lume.
1.37A ogni cosa istarei pazïente,
1.38pur ch'io potessi in me immaginare
1.39qual cagion lasciar me costei consente.
1.40So ch'a costei non posso colpa dare,
1.41ch'i' so che lei come me passïone
1.42ell'usa per mio amor nel cor portare.
1.43Poi vengo investigando per ragione,
1.44e son sì acupato nella accidia,
1.45qual non mi lascia trovar la cagione.
1.46E vinto pi- da questa grande insidia,
1.47coll'animo mi pare aver trovato
1.48che non sia altro che la mala invidia.
1.49Nel preterito, nel presente i' ho guardato,
1.50e nel futuro anche pensando voe:
1.51altro che 'nvidia veggo non n'è stato.
1.52Ma, quando certamente i' lo sapròe,
1.53ingegnerommi di farme vendetta,
1.54ricovrendo l'onor più ch'io potròe.
1.55Però ti priego, o signor mio elletta,
1.56che tu non voglia di me tanto strazio,
1.57po' che nel cuore i' ho per te saetta,
1.58ché di guatarti il mio cuor non è sazio,
1.59veggendo in te angelichi costume.
1.60Però Cupido per tuo 'mor ringrazio,
1.61che fu cagion di darmi tanto lume
1.62ch'io potetti mirar le tue bellezze;
1.63perdendo te, farei degli occhi un fiume.
1.64E poi risguardo a tue piascevolezze,
1.65le qual m'hanno legato in modo 'l core
1.66che di non le veder sentire' asprezze.
1.67Però ricorro a te, dolce signore,
1.68sperando in te sostegno di mia vita,
1.69ch'el mi tolga dal cor tanto dolore.
1.70S'a me comandi, sarai ubidita,
1.71ch'i' t'amo in terra quanto Iddio in cielo;
1.72così vo' fare insino a mia partita.
1.73Tuo stiavo e servo son con veril zelo;
1.74a' tuo comandi sempre apparecchiato,
1.75il sangue metterò, la carne e 'l pelo.
1.76Però ti priego che racomandato
1.77ti piaccia avermi e tôrmi ta' tormenti
1.78e non m'aver in tutto abandonato.
1.79Se di volermi bene tu aconsenti,
1.80e non guardare alla 'nvidia crudele;
1.81dunque lieva dal cor tanti lamenti!
1.82Tu sai che nel principio io ebbi il mêle,
1.83quand'io apersi gli occhi al tuo bel viso;
1.84dunque nel fin non mi voler dar fele.
1.85Quando te miro, veggio il paradiso
1.86cogli angioli e co' santi in una gloria,
1.87faccendo un regoletto al tuo bel riso.
1.88Dunque, per non far lunga la mie storia,
1.89ché nol sofferirie 'l fraile 'ngegno,
1.90e smaririesi mia bassa memoria,
1.91moral ternali a me, che sono indegno,
1.92mi farete 'mbasciata al mio signore:
1.93dite ch'a lei scrivendo io non son degno,
1.94ma ch'io le racomando solo il core
1.95che nollo voglia da sé dipartire,
1.96e muovasi a piatà del mio dolore.
1.97Po' che disposto son di te servire,
1.98fa', signor mio, di me quel ch'a te piasce,
1.99ch'io porterò per te ogni martire.
1.100Così sien posti i mia tormenti in pasce
1.101come i' t'atterrò quel ch'io prometto;
1.102se non, ch'io arda com'un'unta brasce!
1.103Dunque, se d'amar te prendo diletto,
1.104non mi distenderò in altre parole;
1.105se non, memento mei: questo è l'effetto,
1.106perché a me scuro sei splendido sole.
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