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1.1Penso il secreto in che Natura pose
1.2qual mai fu singular di sue virtute,
1.3le palese potenzie e le nascose,
2.1quantunque sien vedute e conosciute
2.2le qualità de' giovanili attenti,
2.3cagion di morte più che di salute.
3.1E, per mostrar visibili argomenti,
3.2vuole e consente quel che dentro giace
3.3alle parti di fuor si rapresenti.
4.1Così non fosse, per più nostra pace!
4.2Onde si mosse l'acceso disio,
4.3che, tranquillando, mi consuma e sface?
5.1Poi ch'Amor tolse a me l'arbitrio mio,
5.2sì come simplicella e pargoletta
5.3che fa il voler di se stesso non pio,
6.1e veggio il fin che con pietà m'aspetta,
6.2così fusse in altrui non con men pièta,
6.3quanto fie 'l danno di me giovinetta!
7.1Ne' teneri anni miei leggiadra e lieta,
7.2sola mi vidi già mirar più volte,
7.3celando Amor la sua fiamma secreta,
8.1vedendo segni e maraviglie molte
8.2non con sagacità da sé ritrarse,
8.3sendo le voglie ancor libere e sciolte.
9.1Per ventura o disgrazia, un dì m'apparse
9.2dinanzi agli occhi un giovinetto amante,
9.3fermo nel viso mio tutto specchiarse
10.1Non fu sì fermo il cor né sì costante
10.2nel presto impalidir, che non cambiasse
10.3quasi le simiglianze tutte quante;
11.1tenendo le pupille a terra basse
11.2degli occhi vergognosi, il ladro Amore
11.3nel petto inerme una saetta trasse.
12.1Per dar materia al giovinile ardore,
12.2dinanzi agli occhi miei vidi dipinta
12.3l'onestà sua, che m'ha furato il core.
13.1Fredda rimasi, temorosa e vinta
13.2nelle forze d'Amor, non conoscendo,
13.3di nuove fiamme già legata e cinta.
14.1Io non compresi allor quel ch'or comprendo:
14.2che mai dolcezza sia cagion di pena.
14.3E cominciai con più sospir dicendo:
15.1«Chi è questo signor, ch'a ciò mi mena,
15.2a tanto incendio, non avendo ancora
15.3provato l'amorosa sua catena?»
16.1Apresso parse del suo aspetto fora
16.2uscire un atto sì dolce e sì pio,
16.3pien di speranza, al qual fin s'innamora.
17.1E poi che t'accorgesti, signor mio,
17.2negli atti e ne' sembianti essere amato,
17.3potenza crebbe al tuo caldo disio.
18.1Benigno, reverente e costumato,
18.2con sagace onestà seguita m'hai,
18.3discreto, pazïente e moderato.
19.1Tu mi ti desti e io mi ti donai
19.2per la tua grazïosa gentilezza,
19.3che si degnò d'umiliarsi assai.
20.1D'ogni e ciascuna corporal bellezza
20.2gran dota ricevesti da natura,
20.3e d'ogni facultà piacevolezza.
21.1Ben tenni esser felice la ventura,
21.2che in angoscioso pianto s'è rivolta,
21.3per caso avverso e rio che mi ti fura;
22.1di lieta contentezza in pena molta,
22.2perdendo ogni speranza, ogni conforto,
22.3se tua degna presenza agli occhi è tolta.
23.1Parmiti veder vivo e pianger morto,
23.2quantunque la Fortuna, aspra e ritrosa,
23.3facesse sempre alla bellezza torto.
24.1L'alma gentil per debito è pietosa;
24.2chi la dee aver, se tu pietà non hai,
24.3ch'amore e gentilezza in te si posa?
25.1Pensa com'io rimango e come vai
25.2fra gente strana, argolica e dispetta,
25.3fuor d'ogni costumanza e, certo il sai,
26.1pessima, micidial, vile e scorretta,
26.2che m'ha d'amaro dubbio il cor percosso.
26.3Non consentir che crudeltà il permetta.
27.1E se dato è che sia, fuggir nol posso,
27.2te supplicando, Amor, per cortesia
27.3non mel fare assentir quando s'è mosso,
28.1acciò che 'l pianto nell'angoscia mia
28.2non ti sia noto, perché la tua doglia
28.3mi saria più nociva e non men ria.
29.1S'i' vivo, io viverò contro a mia voglia,
29.2né so quando sarà Morte sì grata
29.3che questo spirto delle membra scioglia,
30.1non vïolando l'anima affannata,
30.2che di tormento e vanità si pasce,
30.3sendo di tanta nobiltà creata.
31.1Felice morte è di morire in fasce,
31.2ché, più vivendo, ogni supplicio e pena
31.3convien che caggia ove la colpa nasce!
32.1Questo resulta ad amar cosa terrena.
32.2Quanto si può chiamare amaro Amore,
32.3che nostra vita di morte avelena!
33.1Caro è il riparo al consentito errore,
33.2pensando al fin che si vede esser tolta
33.3la più speranza a chi vivendo more.
34.1L'anima vinta, che si vede involta
34.2ne' perigliosi lacci d'amor vano,
34.3che dà poca letizia e pena molta,
35.1solo uno scampo c'è, sendo lontano:
35.2ch'Amor mi renda la mia libertate,
35.3che sì veloce gliela missi in mano.
36.1Allora avrò di me stessa pietate,
36.2e 'l ciel, che non fu mai di grazia scarso,
36.3avrà respetto alle mie facultate:
37.1converta un mostro nuovamente apparso,
37.2il qual serri la via che 'l core aperse,
37.3per quel liquor c'ho già piangendo sparso.
38.1Le lusinghevol vie false e diverse
38.2tremando fuggirò, che dentro sono
38.3brutte e dannose, e di fuor vaghe e terse;
39.1e fia speranza di singular dono
39.2non da bassa potenza, ma da quella
39.3che tarda il vendicar più che 'l perdono.
40.1E l'età mia fiorita non men bella
40.2sarà che pria, qual verde primavera
40.3nella sua perfezion si rinovella;
41.1e sarò fuor della semplice schera,
41.2e l'empito disio terrò nel core
41.3e la casta virtù ferma e sincera;
42.1né temerò che 'l subito terrore
42.2né la 'nfluenza della terza stella
42.3mi sia nimica, non che possessore.
43.1E basterammi picciola procella
43.2nel dolce contemplar del viver lieto,
43.3se lieta visse mai donna o donzella,
44.1che 'n terra ombrasse el bel quarto pianeto.
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