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LIBRO PRIMO

Il Gierusalemme

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1.1L' Armi pietose io canto, e l' alta impresa
1.2Di Gotifredo, e de' Christiani Heroi;
1.3Da cui Gierusalem fu cinta, e presa
1.4E n' hebbe impero illustre origin poi.
1.5Tu Re del ciel, come al tuo foco accesa
1.6La mente fu di quei fedeli tuoi,
1.7Tal me n' accendi; e se tua santa luce
1.8Fu lor nell' opre, a me nel dir sia Duce.
2.1E tu che forse a rinovar gli esempi
2.2Del famoso Goffredo eletto fusti,
2.3E puoi Giudea non pur, ma i Persi, e gli empi
2.4Mauri, e gl' Indi domare, e i Traci ingiusti,
2.5sì che l' invidia homai de i prischi tempi
2.6Cessi, e la gloria de i Romani Augusti
2.7Ascolta quel, che d' altrui scrivo e canto,
2.8E fra me di te stesso auguro intanto.
3.1Questa, che spiego hor de i gran fatti altrui
3.2Antiqua tela, e parte adorno, e fingo;
3.3È verace pittura e certa, in cui
3.4Le tue future glorie adombro, e pingo.
3.5Febo a sé mi rapisce, et io di lui
3.6Ripien, sue voglie a seguitar m' accingo:
3.7E l' acceso pensier scorge hor palese
3.8i simolacri di vicine imprese.
4.1Già mi par di veder la Quercia d' auro
4.2Spiegata trionfar per l' Asia intorno,
4.3E 'l gran Nilo inchinarsi al bel Metauro,
4.4Et arricchirgli de' suoi fregi il corno.
4.5Già d' andarne mi par cinto di lauro
4.6Fra' tuoi, c' havran di palme il crine adorno;
4.7E fra le trombe, e fra il romor de l' armi
4.8sonar mia cetra, e' miei non rozi carmi.
5.1Hor; mentre quasi novo augel, ch' apprenda
5.2Formar le note, e gir volando a stuolo,
5.3Fo di me prova, onde sicuro io prenda
5.4Di te cantando poi solingo volo;
5.5Sovra me la gran Quercia i rami estenda:
5.6Che questo schermo incontra i Fati ho solo.
5.7Così sua scorza le sue lodi stesse
5.8In sé riserbi eternamente impresse.
6.1Già scorrea vincitor per l' Oriente
6.2L' esercito christian da Dio condutto;
6.3E Tarso in suo poter novellamente,
6.4E d' Antiochia il regno havean ridutto;
6.5E vinta, e morta innumerabil gente
6.6De' Persi, e quasi Persia in lei distrutto;
6.7Indi Tripoli presa, in quella parte
6.8S' eran le schiere sue fermate, e sparte.
7.1Quando il chiaro Goffredo, a cui commesso
7.2Lo scettro fu de l' honorata impresa,
7.3Scorgendo egual desire in tutti espresso
7.4C' homai Gierusalem sia cinta, e presa;
7.5E sentendo egli anchor l' affetto istesso
7.6Di maggior fiamma haver sua mente accesa,
7.7Tutte le genti sparse in un raccolse;
7.8E vèr le sacre mura il campo volse.
8.1Allhor, ch' a Febo in Oriente sono
8.2Del ciel dischiuse l' indorate porte,
8.3Di trombe udissi, e di tamburi un suono,
8.4Ond' al camino ogni guerrier s' esorte.
8.5Non è sì grato a mezo Agosto il tuono,
8.6Che speranza di pioggia al mondo apporte,
8.7Come fu grato a l' animose genti
8.8L' alto romor de' bellici strumenti.
9.1Tosto ciascun da gran desio compunto
9.2Veste le membra de l' usate spoglie:
9.3E tosto appar di tutte l' arme in punto;
9.4Tosto sotto i suoi Duci ognun s' accoglie:
9.5E l' ordinato stuolo in un congiunto
9.6Tutte le sue bandiere al vento scioglie;
9.7E nel vessillo Imperiale e grande
9.8La trionfante croce al ciel si spande.
10.1La vincitrice insegna in mille giri
10.2Alteramente si rivolge intorno:
10.3E par ch' in lei più riverente spiri
10.4L' aura; e che splenda in lei più chiaro il giorno;
10.5E che lunge la polve indi si tiri,
10.6Né le macchi de l' aria il manto adorno,
10.7E che nel suo passar l' altere fronti
10.8Pieghino humili d' ognintorno i monti.
11.1Intanto il sol, che de' celesti campi
11.2Va più sempre avanzando, e in alto ascende,
11.3L' armi percuote, e ne trahe fiamme, e lampi,
11.4Tremuli, e chiari, ond' ogni vista offende:
11.5L' aria par di faville intorno avampi,
11.6E di stellato ciel sembianza rende;
11.7E con fieri nitriti, il suon s' accorda
11.8Del ferro scosso, e le campagne assorda.
12.1Il Capitan, che de' nimici aguati
12.2Le proprie schiere assicurar desia,
12.3Molti a cavallo leggermente armati
12.4A scoprir il paese intorno invia:
12.5E inanzi i guastatori havea mandati,
12.6Da cui si debba agevolar la via;
12.7E i voti luoghi empir, e spianar gli erti:
12.8E da cui siano i chiusi passi aperti.
13.1Conduce ei sempre a le maritime onde
13.2Vicino il campo per sicure strade,
13.3Sapendo ben, che le propinque sponde
13.4L' amica armata costeggiando rade:
13.5La qual può far che sempre il campo abonde
13.6De i necessari arnesi, e de le biade;
13.7E di ciò che la vita altrui sostiene,
13.8Quello arrecando da remote arene.
14.1Geme il vicino mar sotto l' incarco
14.2Di mille curvi abeti, e mille pini,
14.3e per esso homai più sicuro varco
14.4In luogo alcun non s' apre a i saracini:
14.5Ch' oltra quei , c' ha Georgio armati, e Marco
14.6Ne i Venetiani, e Liguri confini,
14.7Altri Inghilterra, e Scotia, et altri Olanda:
14.8Et altri Francia, e Grecia altri ne manda.
15.1E questi, che son tutti insieme uniti
15.2Con saldissimo laccio in un volere,
15.3S' eran carchi e provisti in varij liti
15.4Di ciò ch' è d' huopo a le terrestri schiere:
15.5Le quai trovando liberi, e sforniti
15.6I passi de' nimici a le frontiere,
15.7In corso velocissimo sen' vanno
15.8Là 've Christo soffrio mortale affanno.
16.1Non v' è gente pagana insieme accolta;
16.2Non muro cinto di profonda fossa,
16.3Non monte alpestre, o gran torrente, o folta
16.4Selva, che 'l lor viaggio arrestar possa:
16.5Così de gli altri fiumi il Re talvolta
16.6Quando superbo oltra misura ingrossa,
16.7Fuor de le sponde ruinoso scorre,
16.8Né cosa è mai, che se gli ardisca opporre.
17.1Giunse il campo a Mausse, ove a le sue
17.2Piaggie fann' ombra d' alto monte i gioghi;
17.3Con doni indi a Labilla accolto fue,
17.4Perché su quel terren l' ira non sfoghi:
17.5Vide o Serepta poi le mura tue;
17.6Et arrivò di Tiro a i colti luoghi:
17.7Tiro di Cadmo albergo: e intorno intorno
17.8Di vive fonti, e di giardini adorno.
18.1Indi partito andò per strada angusta
18.2Sin che d' Accona al lieto pian ne venne;
18.3Ove d' Accona il Re con dritta e giusta
18.4Conditione amico lor divenne.
18.5Scorser Cesarea poi, ch' a la vetusta
18.6Etate hebbe altro nome, e nol ritenne;
18.7Fra il Carmelo passando, e fra l' arena
18.8Di marine cochiglie, e d' alghe piena.
19.1Antipatrida poscia (a destra mano
19.2Lasciando di Nettun l' onde spumose)
19.3Gli accolse, et Ioppe; e per lo steril piano
19.4Passaro a Lida, ove son l' ossa ascose,
19.5L' ossa honorate del guerrier christiano,
19.6Che 'l vorace serpente a morte pose:
19.7Quivi spesso in suo honor si mira, et ode
19.8Vaporar Tempi, e cantar hinni et ode.
20.1Quinci per dritta, e spatiosa strada
20.2La bramata città siede non lunge;
20.3E perc' huom mova a lenti passi, e vada
20.4Onusto e grave, in un dì sol vi giunge.
20.5O quanto intender questo a tutti aggrada:
20.6O quanto più il disio gl' instiga e punge:
20.7O quanto, o quanto a lor sorge molesta
20.8La notte poi, che dal camin gli arresta.
21.1Invida notte a che veloce torni?
21.2A che t' opponi a i desideri nostri?
21.3Forse di Giugno hor son scemati i giorni?
21.4Cieli, e serbate hor sì gli ordini vostri?
21.5Deh perché almen tu più lucente i corni
21.6Non scopri o Luna, o la via n' apri, e mostri?
21.7O fosse il tempo, ch' a i tuoi rai sen' fugge,
21.8L' ombra, c' hor noi, non pur la terra adugge.
22.1Ma lasso, che più sempre horrido velo
22.2C' involve, né vagar gli occhi consente.
22.3Mira che cieco abisso, e come il cielo
22.4Le belle faci d' ognintorno ha spente.
22.5Perché non arde in noi quel vivo zelo,
22.6Onde altri il dì fu d' arrestar possente,
22.7Tal che s' ei non restasse, almen l' imago
22.8Rimanesse di lui nell' aer vago.
23.1Così parla ciascun, né più rifugi
23.2Trova da quel desio, che 'l petto accende:
23.3Anzi tutto sdegnoso i pigri indugi
23.4De la notte fra sé biasma e riprende;
23.5E mira adhor adhor dove pertugi
23.6S' apran nel padiglion, se 'l dì risplende;
23.7Et ingannando adhor adhor se stesso
23.8Dice: homai deve il giorno esser' appresso.
24.1E fuori esce sovente al cielo aperto
24.2Per veder se pur anco il dì si schiare,
24.3O s' ha l' aurato crine a noi scoperto
24.4La stella, che dinanzi a l' alba appare:
24.5E se pur dorme alcun, nel sogno certo
24.6La bramata città veder gli pare;
24.7Et inchinar le sacre mura, e 'l santo
24.8Terren baciar, et innondar di pianto.
25.1Ma queste vision tosto ha interrotte
25.2Con ingrata favella un de' compagni;
25.3Che chieggia altrui, se molto anchor di notte
25.4Spatio vi resti; e si lamenti, e lagni.
25.5O che divisi come vinte, e rotte
25.6Le forze hostil, faranno ampi guadagni.
25.7O che pien d' ardimento, a gli altri giuri
25.8D' esser fra' primi ad assaltar que' muri.
26.1Non quando al giorno nubiloso e breve
26.2S' inchina il sol mentre crediam che poggi,
26.3Et inasprir di ghiaccio, e d' alta neve
26.4Si veggion biancheggiar d' intorno i poggi
26.5Sembra la notte così lunga, e greve
26.6A peregrin, che traviato alloggi
26.7In duro bosco, e sotto 'l freddo Giove
26.8Esposto giaccia ov' egli tuona, e piove.
27.1Come allhor questa fredda notte estiva,
27.2Che per un breve giro a la sua mèta
27.3I veloci corsier spronando giva,
27.4Lunga parve a ciascuno et inquieta.
27.5Ma quando l' alba fastidita, e schiva
27.6Del suo vecchio Titon, se n' uscì lieta,
27.7Tosto ciascuno il suo camin riprese
27.8Né suon di tromba, o di tamburo attese.
28.1Del lor desio l' impetuoso corso
28.2L' accorto capitan segue e seconda:
28.3Che più lieve saria di porre il morso
28.4A l' ocean quando erge al ciel più l' onda;
28.5O frenar Borea, allhor, che scuote il dorso
28.6De l' Apennino, e i legni in mare affonda:
28.7Per che vadino uniti e con misura
28.8Cangino i ratti passi egli procura.
29.1Ali ha ciascuno al core, et ali al piede,
29.2Né del suo ratto andar però s' accorge.
29.3Ma quando il sol gli aridi campi fiede
29.4Con via più crudi strali, e in alto sorge;
29.5Ecco apparir Gierusalem si vede:
29.6Ecco additar Gierusalem si scorge:
29.7Ecco da mille voci unitamente
29.8Gierusalemme salutar si sente.
30.1Così di naviganti audace stuolo,
30.2Che mova a ricercar estranio lido,
30.3E 'n mar dubbioso, e sotto ignoto polo
30.4Provi spesso il furor del vento infido;
30.5Se alfin discopre il disiato suolo
30.6Lo saluta da lungi in lieto grido;
30.7E l' uno a l' altro il mostra, e 'ntanto oblia
30.8la noia, e 'l mal de la passata via.
31.1Al gran piacer, che quella pirma vista
31.2Dolcemente spirò nell' altrui petto,
31.3Alta contrition successe mista
31.4Di timoroso, e riverente affetto.
31.5Non osan pur, d' assicurar la vista
31.6Là 'v' hebbe il vero Dio lungo ricetto,
31.7Dove morì; dove sepolto fue;
31.8Dove poi rivestì le membra sue.
32.1Sommessi accenti, e tacite parole,
32.2Rotti singulti, e flebili sospiri
32.3De la gente che in un s' allegra e duole,
32.4Fan che per l' aria un mormorio s' aggiri:
32.5Come per l' alte selve udir si suole,
32.6S' avien, che tra le fronde il vento spiri;
32.7O come in fra gli scogli, o presso a i lidi
32.8Freme il percosso mar con rauchi stridi.
33.1Nudo ciascuno il piè calca il sentiero;
33.2Che l' esempio de' Duci ogni altro move.
33.3Serico fregio, o d' or, piuma, o cimiero
33.4Superbo dal suo capo ognun rimove;
33.5Et insieme del cor l' habito altiero
33.6Depone, e cade, e pie lagrime piove.
33.7Pur quasi al pianto habbia la via rinchiusa,
33.8Vèr Dio parlando ognun se stesso accusa.
34.1Dunque ove tu Signor, di mille rivi
34.2Sanguinosi, il terren lasciasti asperso
34.3D' amaro pianto almen due fonti vivi
34.4In sì acerba memoria hoggi io non verso?
34.5Agghiacciato mio cor, che non derivi
34.6Per gli occhi, e stilli in lagrime converso?
34.7Duro mio cor, che non ti spetri, e frangi?
34.8Pianger ben merti ognihor, s' hora non piangi.
35.1Così col guardo in ver la terra volto,
35.2E col pensiero in verso il ciel levato,
35.3Parla ciascuno, e 'l riverente volto
35.4Di pietoso pallor porta segnato.
35.5Intanto il campo dal camin distolto
35.6E presso la città s' era fermato;
35.7E intorno in Capitan mira e discorre
35.8Gli alloggiamenti ove sia meglio a porre.
36.1Siede Gierusalem sovra duo monti:
36.2Né molto spatio di larghezza prende:
36.3E mira intorno il pian con quatro fronti;
36.4Ma l' una più de l' altre in lungo estende.
36.5La terra, ov' egli sta, non vive fonti,
36.6Non lago, o fiume, o rio feconda rende;
36.7Di selve, e paschi è priva, e secca et arsa,
36.8E in più luoghi di valli horride sparsa.
37.1Ha da quel lato donde il giorno appare,
37.2Del famoso Giordan le placid' onde:
37.3E da la parte Occidental, del mare
37.4Mediterraneo l' arenose sponde.
37.5Verso Borea è Bethel, che drizzò l' are
37.6Al vitel d' oro, e la Samaria; e d' onde
37.7Austro move talhor piovoso nembo
37.8Bethelem, che 'l gran parto accolse in grembo.
38.1Il dì seguente, allhor che l' aura estiva
38.2Più dolce schermo è dal solare sdegno,
38.3Veggion cinti venir di verde oliva
38.4L' ignude tempie d' amicizia in segno;
38.5Due cavalier, che da rimota riva
38.6Giungean di novo al Palestino regno:
38.7E intende il Capitan ch' alte ambasciate
38.8Recan da Solimano a lui mandate.
39.1Da Soliman, che 'l Nilo, e i campi regge
39.2Fecondi e lieti per la negra arena,
39.3Più potente di quanti iniqua legge
39.4Di reo profeta a danno eterno mena.
39.5Sembra questi pastor, che l' altrui gregge
39.6Soffrir viste da' lupi amara pena,
39.7De le sue teme e 'l già vicin periglio
39.8Tenta fuggir con l' arte, e col consiglio.
40.1Et a ragione i miseri successi
40.2De' Persi, e Turchi a lui temenza danno
40.3Che 'l fier nimico, ne i suoi regni stessi
40.4Non rechi un giorno anchor l' istesso danno
40.5Né può soffrir che più vicin s' appressi,
40.6E divenendo di Giudea Tiranno,
40.7Maggior si faccia, e con più certe forze
40.8Contra l' Imperio suo s' erga, e rinforze.
41.1E tanto più che d' alto amor congiunto
41.2Era col Re de la provincia Hebrea.
41.3E già sovra di sé giurando assunto
41.4Di conservarlo in stato ei preso havea.
41.5Da queste cure stimolato, e punto
41.6Continuamente nel pensier volgea,
41.7Come salvando i regni altrui potesse,
41.8Assicurar le sue provincie stesse.
42.1Pur egli è saggio, e con diritta lance
42.2Sue forze, e le nimiche insieme pesa;
42.3Né vuol prima adoprar spade né lance,
42.4Che tardi è spenta guerra tosto accesa.
42.5Ma con minaccie, e lusinghevol ciance
42.6Tentar, se distornar potrà l' impresa:
42.7E sol per questo effetto in messaggieri
42.8Manda al chiaro Buglion ambo i guerrieri.
43.1Alete è l' uno, a cui soave asperse
43.2Di dolce mèl Calliopea la lingua
43.3Che sa come con voci adorne, e terse
43.4Mova gli affetti, e come poi gli estingua
43.5Huomo timido, e cauto, e di perverse
43.6Maniere, e cui sol l' altrui danno impingua
43.7Cui sempre invidia turba il cor maligno,
43.8E i sembianti asserena amico ghigno.
44.1Argante l' altro ha nome, il più gagliardo,
44.2Cavallier de l' Egitto, e 'l più feroce,
44.3Di gigantea statura, e d' empio sguardo,
44.4D' horribili fattezze, e d' aspra voce;
44.5Ruvido in atto, e ne i costumi, e tardo
44.6Di lingua sì, come di man veloce:
44.7A cui sua spada è Dio, sua spada è legge;
44.8E ciò che brama quasi honesto elegge.
45.1Chieser questi udienza et al cospetto
45.2Del famoso Goffredo ammessi entraro,
45.3E in humil seggio, et in vestire schietto
45.4Fra i suoi Duci sedente il ritrovaro:
45.5Che verace valor, benché negletto
45.6Fa di se stesso a sé fregio sì chiaro,
45.7C' huopo non è c' huom lo circondi, e cinga;
45.8Di gemme, e d' auro, o Tirio succo il tinga.
46.1Come fu dentro Alete, e 'l capitano
46.2Scorse, e quei chiari suoi mastri di guerra,
46.3Mentre il compagno del suo orgoglio insano
46.4Fa mostra, e come suol vaneggia et erra;
46.5Sovra il petto ei posò la destra mano;
46.6E piegò il capo, e chinò gli occhi a terra.
46.7Poi gravemente sollevolli; e in tardo
46.8Giro a torno rivolse humile il guardo.
47.1Rivolge il guardo, e le straniere genti,
47.2E le strane maniere intento ammira,
47.3Gli habiti in lor diversi, e i portamenti,
47.4E le sembianze varie, e gli anni mira;
47.5Ma l' istesso vigor da gli occhi ardenti,
47.6E da gli atti feroci in tutti spira:
47.7E qual la gioventude anchor robusta
47.8Qui si mostra fra lor l' età vetusta.
48.1Con ruvidezza militare incolti
48.2Stanno, e con signoril decoro altieri.
48.3L' elmo, il sole, il sudor, la polve i volti
48.4Lor tinto ha di colori adusti, e neri.
48.5Ivi le cicatrici, et ivi scolti
48.6Sono i trionfi anchor, de i vinti imperi;
48.7E lor natia beltà, non già si vaga,
48.8Ma con più maestà le viste appaga.
49.1Ma sovra tutti con serena, e dolce,
49.2Et ampia fronte il Capitan riluce:
49.3E mostra ben che degnamente ei folce
49.4Sì nobil pondo, e che de gli altri è Duce.
49.5Bionde ha le chiome, azurri gli occhi, e molce
49.6Suo guardo i cori, e riverenza induce:
49.7Regale il naso, e curvo alquanto s' erge;
49.8E vivace color le gote asperge.
50.1Nell' ampio petto, e nelle spalle assembra
50.2Te Marte; e nelle sciolte e lunghe braccia:
50.3Muscolose, et ossute ha l' altre membra:
50.4Né parte è in lui, che non s' ammiri, e piaccia.
50.5Fiso il contempla Alete, e intanto membra
50.6Gli alti suoi fatti; e doppia il cor gli agghiaccia
50.7Meraviglia, et impetra: alfin si scosse
50.8Da stordigion sì lunga, e i detti mosse.
51.1O vincitor di perigliosa guerra
51.2Principe eccelso: che tanto osi e puoi;
51.3O di gloria maggior d' ogni altro in terra;
51.4Ma non egual di gloria a i pregi tuoi:
51.5Il nome tuo, che termine non serra,
51.6Celebrato risuona anchor fra noi:
51.7E la fama, d' Egitto in ogni parte
51.8Chiare del tuo valor novelle ha sparte.
52.1Né v' è fra tanti alcun, che non l' ascolte,
52.2Com' egli suol, le meraviglie estreme;
52.3Ma dal mio Re, con istupore accolte
52.4Sono non sol, ma con diletto insieme:
52.5Et altrui raccontarle anco più volte
52.6S' appaga, et ama in te ciò ch' altri teme.
52.7Ama il valore, e volontario elegge
52.8Teco unirsi d' amor, se non di legge.
53.1Da sì bella cagion dunque sospinto
53.2L' amicizia, e la pace a te richiede:
53.3E 'l mezo, onde l' un resti a l' altro avinto
53.4Sia la virtù, s' esser non può la fede.
53.5Ma perché intese, che già t' eri accinto
53.6Armato ad assalir ciò ch' ei possede,
53.7Volse pria, ch' altro male indi seguisse,
53.8Ch' a te la mente sua per noi s' aprisse.
54.1E la sua mente è tal: che s' appagarti
54.2Vorrai di quanto hai fatto in guerra tuo,
54.3Né Giudea molestar, né l' altre parti,
54.4Le quali accolte ha sotto il furor suo;
54.5Ei promette all' incontro assicurarti
54.6Il non ben fermo stato: e se voi duo
54.7Sarete uniti, hor quando i Turchi o i Persi
54.8Potranno unqua sperar di rihaversi!
55.1Gran cose, o sire, in picciol tempo hai fatte,
55.2Che mai dal tempo non saran conquise:
55.3Tante prese città, tante disfatte,
55.4Tante squadre fugate, e tante uccise;
55.5Tante sol col tuo nome esterrefatte
55.6Strane genti, e dal ciel nostro divise:
55.7E se ben acquistar puoi novi Imperi,
55.8Acquistar nova gloria indarno speri.
56.1Giunta è tua gloria al sommo, e per l' inanzi
56.2Fuggir l' incerte guerre a te conviene:
56.3Ch' ove tu vinca, sol di stato avanzi;
56.4Né tua gloria maggior per ciò diviene:
56.5E gl' Imperi acquistati e presi inanzi
56.6Perdi, e la fama, se 'l contrario aviene:
56.7Né dee chi drittamente opra e discorre
56.8Il molto incontra 'l poco a rischio porre.
57.1Ma l' haver sempre vinto in ogni impresa,
57.2E l' ardor de l' età, che bolle, e ferve;
57.3E 'l sentir l' alma d' ingordigia accesa
57.4Di tributarie far provincie, e serve;
57.5E 'l consiglio d' alcun, cui forse pesa,
57.6Ch' altri gli acquisti suoi sempre conserve,
57.7Faran peraventura a te la pace
57.8Fuggir più, che la guerra altri non face.
58.1T' esorteranno a seguitar la strada,
58.2Che t' è da' Fati largamente aperta;
58.3A non ripor questa honorata spada,
58.4Al cui valore ogni vittoria è certa,
58.5Sin che la legge di Macon non cada,
58.6Sin che l' Asia per lei non sia deserta:
58.7Dolci cose ad udir, e dolci inganni,
58.8Ond' escon poi sovente estremi danni.
59.1Ma quando effetto alcun nol ti contenda,
59.2Né il lume adombri in te de la ragione,
59.3Vederai ch' ove tu la guerra imprenda
59.4Hai di temer, non di sperar cagione:
59.5Che Fortuna qua giù varia, a vicenda
59.6Mandandoci avventure, hor triste, hor buone;
59.7Né grandezza durar può lungamente,
59.8Se 'l principio, e se 'l mezo è violente.
60.1Dimmi, s' a' danni tuoi l' Egitto move
60.2D' oro, e d' armi potente, e di consiglio;
60.3E s' avien, che la guerra anco rinove
60.4Il Perso, il Turco, e di Cassano il figlio;
60.5Quai forze opporre a sì gran furia, o dove
60.6Ritrovar potrai scampo al tuo periglio;
60.7T' affida forse il Re malvagio Greco;
60.8Lo qual da' sacri patti unito è teco?
61.1La fede Greca a chi non è palese?
61.2Tu da un sol tradimento ogni altro impara;
61.3Anzi da mille: ch' a te mille ha rese
61.4Insidie già l' infida terra avara.
61.5Adunque chi già il passo a voi contese
61.6Per voi la vita esporre hor si prepara?
61.7E chi le vie, ch' altrui comuni sono,
61.8Negò, del proprio sangue hor farà dono?
62.1Ma forse hai sir locata ogni tua speme,
62.2In queste squadre, ond' ora cinto siedi;
62.3E quei, ch' ad uno ad un vincesti, insieme
62.4Di vincer anco agevolmente credi.
62.5Se ben le schiere tue, già molto sceme
62.6Da quel, che allhora fur, tu stesso vedi;
62.7Se ben novo nemico a te s' accresce;
62.8E gli Egittij co' Persi, e Turchi mesce.
63.1Hor, se tu pur istimi esser fatale,
63.2Che non ti possa il ferro vincer mai,
63.3Siati concesso, e siasi a punto tale
63.4Il decreto del ciel, qual tu lo fai;
63.5Vinceratti la fame: a questo male
63.6Che difesa per Dio, che schermo havrai?
63.7Vibri contra costei la spada, e stringi
63.8La lancia, e la vittoria anco ti fingi.
64.1Ogni campo d' intorno arso, e distrutto
64.2Ha la provida man de gli habitanti;
64.3E in alte mura, e in chiuse torri il frutto
64.4Riposto al tuo venir più giorni inanti.
64.5Tu, ch' ardito sin qui ti sei condutto,
64.6Onde speri nudrir cavalli e fanti?
64.7Dirai: l' armata in mar cura ne prende.
64.8Da' venti dunque il viver tuo depende?
65.1Impera forse tua fortuna a' venti?
65.2E gli avvince a sua voglia, e gli dislega,
65.3E 'l mar sordo a le preci, et a i lamenti
65.4Mutato stile al suo voler si piega?
65.5O non potranno pur l' Egittie genti,
65.6e le Perse, e le Turche unite in lega,
65.7Così potente armata in un raccorre,
65.8Ch' a questi legni tuoi si possa opporre?
66.1Doppia vittoria, a te signor, bisogna,
66.2S' hai de l' impresa a riportar l' honore:
66.3Una perdita sola, alta vergogna
66.4Può cagionarti, e danno anco maggiore:
66.5ch' ove la nostra armata in rotta pogna
66.6La tua, qui poi di fame il campo more:
66.7E se tu sei perdente indarno poi
66.8Saran vittoriosi i legni tuoi.
67.1Hora se in stato tal tu pur rifiuti
67.2Col Re del grande Egitto, e pace e tregua,
67.3Si dirà poi, che a l' altre tue virtuti
67.4La giovenil prudenza hor non s' adegua.
67.5Ma piaccia al ciel, che 'l tuo pensier si muti,
67.6Se a guerra è volto, e che 'l contrario segua,
67.7ch' alte fatiche hai sin adhor sofferte
67.8Per le strade d' honor spinose et erte.
68.1Chi per maggior periglio in pregio salse
68.2Men de' thesori, o de la vita scarso?
68.3Chi sudò mai più sotto l' armi, et alse?
68.4Chi l' altrui sangue, o 'l suo più volte ha sparso?
68.5Le piaggie, e i monti il sanno, e l' onde salse,
68.6Ove sei vincitor sì spesso apparso.
68.7Tempo è già di riposo, e 'l chiede, e 'l brama
68.8Chiunque i tuoi gran merti honora et ama.
69.1Né voi, che ne i perigli, e negli affanni,
69.2E nella gloria a lui sete consorti,
69.3Il favor di fortuna hor tanto inganni,
69.4Che nove guerre a provocar v' esorti.
69.5Ma qual nocchier, che da' marini inganni
69.6Ridutto ha i legni a i desiati porti,
69.7Raccor devreste homai le sparse vele;
69.8Né fidarvi di novo al mar crudele.
70.1Qui tacque Alete, e 'l suo parlar seguiro
70.2Con basso mormorar quei forti heroi:
70.3E ben ne gli atti dispettosi apriro
70.4Quanto ciascun quella proposta annoi.
70.5Il capitan rivolse gli occhi in giro
70.6Tre volte, e quatro, e mirò in fronte i suoi;
70.7E poi nel volto del pagan gli affisse;
70.8E stendendo la man così gli disse:
71.1Perch' io ben sappia, c' huom più tosto aggiunga
71.2A quell' ultimo fine, ov' egli intende,
71.3Se del determinar lo spatio allunga,
71.4Che se veloce a l' operar discende;
71.5Non vo' però che la dimora lunga
71.6Sospenda voi, poi che né me sospende,
71.7Tua dolce lingua, sì che in dubbio torni
71.8Quel, che s' è stabilito ha già più giorni.
72.1Sappi che tanto habbiam sin hor sofferto
72.2In mar, e in terra, a l' aria chiara, e scura,
72.3Solo accioché ne fosse il calle aperto
72.4A quelle sacre e venerabil mura,
72.5Per acquistarci apo Dio gratia e merto
72.6Togliendo lor da servitù sì dura;
72.7Né mai, pur che s' adempia opra sì pia,
72.8Regno, o vita arrischiar grave ne fia.
73.1Che non ambitiosi avari affetti
73.2Sprone ci furo in questa impresa, o guida.
73.3(Sgombri il padre del ciel, da' nostri petti
73.4Peste sì rea, se in alcun pur s' annida
73.5Né soffra che l' asperga, e che l' infetti
73.6Di velen dolce, che piacendo ancida)
73.7Ma la Sua man che i duri cuor penetra
73.8Soavemente, e gli ammollisce, e spetra.
74.1Questa ha noi mossi e questa ha noi condutti
74.2D' ogni periglio tratti, e d' ogni impaccio.
74.3Questa fa piani i monti e i fiumi asciutti,
74.4L' ardor toglie a la state, al verno il ghiaccio:
74.5Questa placa del mar gli horridi flutti;
74.6Questa i venti ristringe in duro laccio:
74.7Quindi son l' alte mura, e prese, et arse:
74.8Quindi l' armate schiere uccise e sparse.
75.1Quindi l' ardir, quindi la speme nasce,
75.2Non da le frali nostre forze, e stanche:
75.3Non da l' armata; non da quante pasce
75.4Genti la Grecia; e non da l' armi Franche:
75.5Pur che costei non ci abbandoni e lasce,
75.6Che dobbiamo curar ch' altri ci manche?
75.7Chi sa come difende, e come fere
75.8Soccorso a' suoi perigli altro non chere.
76.1Ma quando di sua aita ella ne privi
76.2Per gli error nostri, o per giudicij occulti,
76.3Chi fia di noi ch' esser sepulto schivi
76.4Ove i membri di Dio fur già sepulti?
76.5Noi morirem; né invidia avremo a i vivi;
76.6Noi morirem; ma non morremo inulti:
76.7Né l' Asia riderà di nostra morte:
76.8Né piangeremo noi la nostra sorte.
77.1Non creder già, che noi fuggiam la pace,
77.2Come guerra mortal si fugge, e pave:
77.3Che l' amicizia del tuo Re ne piace;
77.4Né l' unirci con lui ci sarà grave:
77.5Ma s' al suo scettro la Giudea soggiace
77.6Tu 'l sai; dunque perché tal cura n' have?
77.7De' regni altrui l' acquisto ei non ci vieti;
77.8E regga in pace i suoi felici e lieti.
78.1Qui finì di parlar e sdegno, e rabbia
78.2Per tai detti ad Argante il cor trafisse.
78.3Né 'l celò già, ma con enfiata labbia
78.4Si trasse inanti al capitano: e disse:
78.5Chi la pace non vuol la guerra s' habbia,
78.6Che penuria giamai non fu di risse:
78.7E ben la pace ricusar tu mostri,
78.8Se non t' acqueti a i primi detti nostri.
79.1Indi, il suo manto per il lembo prese,
79.2E 'l curvò in mezo; e quello inanzi sporto
79.3Col braccio insieme, a dir così riprese
79.4Al capitan, mirando bieco, e torto:
79.5O vincitor de le più dubbie imprese,
79.6In questo seno istesso ecco io t' apporto,
79.7E pace, e guerra: hor tu di lor t' apprendi
79.8A quella, che per te miglior comprendi.
80.1L' atto altiero e 'l parlar tutti commosse
80.2A chiamar guerra in un concorde grido,
80.3Non attendendo che risposto fosse
80.4Com' ei già s' accingea, dal buon Goffrido.
80.5Allhor quel crudo spiegò il seno e scosse
80.6il manto, e disse: a guerra homai vi sfido.
80.7E 'l disse in atto sì feroce ed empio,
80.8Che parve aprir di Giano il chiuso Tempio.
81.1Parve ch' aprendo il seno indi trahesse
81.2Il furor pazzo, e la discordia fiera:
81.3E che ne gli occhi suoi lucenti ardesse
81.4Horrida face d' Infernal Megera.
81.5Forse già quel, c' hor da tre monti oppresse
81.6Scuote le membra, incontra i Dei tal era.
81.7Tal forse, e tanto il vide Flegra al cielo
81.8Giove sfidando alzar la faccia, e 'l telo.
82.1Così sendo fra lor risposto e detto
82.2La coppia de' pagan congedo tolse.
82.3E 'l magnanimo Duce, a cui nel petto
82.4Cortesia pari al gran valor s' accolse,
82.5Di spada Argante, e di lucente elmetto
82.6Ornare Alete a la partita volse.
82.7Finissimo era l' elmo e già lo scelse
82.8Tra mille prede, e propria spoglia felse.
83.1Vi sorge per cimiero horrido e grande
83.2Serpe che si dislunga; e 'l collo snoda;
83.3Su le zampe s' innalza; e l' ali spande.
83.4E piega in arco la forcuta coda;
83.5Par che faville fuor da gli occhi mande,
83.6Fumo dal naso, e che 'l suo fischio s' oda.
83.7D' argento è la materia, e in più colori
83.8Da gli smalti distinta appar di fuori.
84.1La spada anchora è d' artificio egregio,
84.2Ma nell' opre miglior, che bella in vista;
84.3Pesante, e lunga, e di torneo fu pregio,
84.4Ove col sangue, e non con l' or s' acquista.
84.5La si prese l' altier quasi in dispregio,
84.6E poi che l' hebbe disnudata e vista;
84.7Disse: potrà la man, ch' or la riceve,
84.8Con lei pagar ciò, che per lei ti deve.
85.1Ahi che festi, Goffredo? ahi che crudele
85.2Armi contra i tuoi stessi iniqua mano?
85.3Con quai lamenti, oimè, con quai querele
85.4Sospirerai quest' empio don, ma in vano?
85.5O di che generoso, e che fedele
85.6Sangue per tal cagion fia sparso il piano.
85.7Sparso il piano sarà del sangue altrui,
85.8Ma più del pianto assai de gli occhi tui.
86.1Pensoso Alete a la città ritorno
86.2Fece, e lieto colui, che 'l mondo sdegna.
86.3E 'l capitan per lo seguente giorno
86.4Le genti invita a general rassegna:
86.5Che veder vuol come d' arnesi adorno
86.6Ciascuno, e di destrieri instrutto vegna,
86.7Per far, ch' a quelli, il cui bisogno il chieggia;
86.8Quanto in lei fia, l' armata indi proveggia.
87.1Già coronato di purpurei fiori
87.2Sorto, se n' era il sol dal salso letto,
87.3E quasi in bel zafir dolci colori
87.4S' accoglievan del ciel nel vago aspetto;
87.5Quando ordinatamente usciron fuori
87.6Tutte le schiere al designato effetto;
87.7E più volte girando in largo piano,
87.8Mostra fer di se stesse al capitano.
88.1Spiega primiero Ugon la Fiordiligi
88.2Tra cinquemila cavalier, c' ha scelti,
88.3Parte d' amici suoi, parte di ligi
88.4Ne gli Aquitani popoli, e ne i Celti,
88.5E Ligeri, e Garona, e 'l gran Parigi;
88.6E i dolci alberghi dal pensiero svelti,
88.7Pensa ognun sol come vittoria, o morte
88.8Gli apra del Ciel le meritate porte.
89.1Di pensieri, e d' honori, e d' armi pieno,
89.2E d' ingegno, e di lingua, e d' or possente
89.3Segue Odoardo, a cui commesso ha il freno
89.4L' Inglese Re de la sua fiera gente:
89.5Gente, che 'l mar col procelloso seno
89.6Ha dal mondo divisa, e differente
89.7La feo natura, et invecchiata usanza
89.8D' habiti, di costumi, e di sembianza.
90.1Tre mila fanti ha qui, che già le sponde
90.2Pressero di Tamigi, e di Sabrina;
90.3E che videro il capo alzar su l' onde
90.4Tarvedo, e i piè lavarsi a la marina.
90.5Altretanti con lor d' archi, e di fionde
90.6Armati, e cinti di pelle ferina,
90.7Da gli aspri monti, e da le selve manda
90.8Ebuda, e Thile, e la rimota Irlanda.
91.1Gli seconda Argilan, qual presso a Thebe
91.2Già Capaneo con orgoglioso volto;
91.3Minacciosa d' Elvetii audace plebe
91.4Seco el conduce in grosso stuolo e folto:
91.5Che 'l ferro uso a far solchi, e franger glebe
91.6In nove forme, e in più degne opre ha volto:
91.7E con la man, che guardò rozi armenti,
91.8Par che i Regi sfidar nulla paventi.
92.1Né l' Eremita affaticar lo stanco
92.2Corpo rifiuta sotto ferrea salma,
92.3Che dal peso terren lo spirto franco
92.4S' alza, qual da gran fascio oppressa palma
92.5Né sì natura indebolir può il fianco,
92.6Come il vero valor rinforza l' alma:
92.7Vecchio honorato, onde felici esempi
92.8Prenda ogni etade, e gli erga altari, e Tempi.
93.1Crespa ei la fronte, e di pel bianco ha mista
93.2La chioma, e gli occhi irsuto ciglio adombra:
93.3La rabuffata barba, in doppia lista
93.4Divisa cade, e 'l ventre, e 'l seno ingombra.
93.5Cotal già forse, e sì pensoso in vista
93.6Le quercie, e i Tassi sotto pallid' ombra
93.7Accolser Paulo; e per diserte rupi
93.8L' udiro Hinni cantar cinghiali, e lupi.
94.1Schiera è con lui, che in lunghe vesti avvolte
94.2Portò le membra un tempo, e 'l capo rase;
94.3E chiuse celle, e tra le selve folte
94.4Contemplando habitò solinghe case.
94.5Questi cangiati studi han l' armi tolte,
94.6Come voce del Ciel lor persuase.
94.7Pochi hora sono, e già fur molti, e morto
94.8L' Ungaro ingiusto ha 'l rimanente a torto.
95.1Né te Gusman dentro al pudico letto,
95.2Potuto ha ritener la sposa amata.
95.3Pianse, squarciò i bei crin, percosse il petto
95.4Per distornar la tua fatale andata.
95.5Dunque, dicea, crudel, più che 'l mio aspetto
95.6Del mar l' horrida faccia a te fia grata?
95.7Fian l' armi al braccio tuo più caro peso,
95.8Che 'l picciol figlio, a' dolci scherzi inteso?
96.1Regge costui l' Aragonesi schiere,
96.2E di sei mila fanti è capitano;
96.3Genti di corda i piè calzate, e nere
96.4Le chiome, e i volti, e di rapace mano:
96.5Che videro il Salone, e l' onde Hibere
96.6Gir mormorando per lo steril piano;
96.7E 'l mare, a cui Mallorca il nome diede,
96.8Mugghiar superbo, e far de' legni prede.
97.1Con virtù pari appresso, e con maggiore
97.2Numero a doppio il bel Clotareo viene:
97.3Clotareo hor de la Francia illustre honore,
97.4E de la Francia allhor surgente spene:
97.5Giovinetto Regal, d' invitto core;
97.6Cui più d' altri Goffredo in pregio tiene;
97.7Et a lui caro è sì, che i suoi vassalli,
97.8Et i suoi mercenarii in cura dalli.
98.1Di questi parte è Leuca, e nacque, e crebbe
98.2In Tullo e Nanzi, e ne' confini loro;
98.3Parte, che 'l Reno e l' Histro algente bebbe,
98.4Corse al ferro non men pronta, ch' a l' oro:
98.5Né le tiepide stuffe ad essi increbbe
98.6Lasciar, né i prandi, ove sì lieti foro;
98.7Ove mandando coronate attorno
98.8Le colme tazze, consumaro il giorno.
99.1Ecco l' Italia segue, ecco il vessillo
99.2Con la mitra Real, con l' auree chiavi.
99.3Ecco da Pietro eletto il gran Camillo
99.4Move squadre d' acciar lucenti e gravi,
99.5Lieto, ch' a tanta impresa il ciel sortillo,
99.6Ove col sangue altrui le macchie lave
99.7Nostre, e di Roma, o degnamente almeno
99.8Apra cadendo a nobil morte il seno.
100.1Gente non è, che stringa spada, o ruote
100.2Fionda, che d' agguagliar questi si vanti.
100.3Ristretti vanno, e intorno il ciel percuote
100.4Un horrido fragor d' arme sonanti.
100.5Pista geme la terra, e 'l tergo scuote
100.6Sotto il gran peso di cavalli e fanti.
100.7Lampeggia il ferro al sol, qual Tauro, o libra
100.8Lucente, e incontra lui suoi raggi vibra.
101.1Guida costui non pur Sennoni, e Buoi,
101.2Piceni, e Thoschi, et Rutuli, e Sabini,
101.3E quei, che Roma, ne i gran colli tuoi
101.4Nudristi, e ne i bei campi a te vicini,
101.5Ma gli concede anchor Tancredi i suoi
101.6Brutij, Marsi, Peligni, e Salentini,
101.7E i Peuceti, e' Lucani, a cui famose
101.8Spiegò già Pesto l' odorate rose.
102.1E quei, che la Sirena in sen nudrio,
102.2Nel molle sen di fior vago e di fronde;
102.3O 'l fumante Pozzuol là dove aprio
102.4Natura le sulfuree e tiepide onde;
102.5E chi lasciato ha il dolce aer natio
102.6Di Linterno, che l' ossa illustri asconde;
102.7E chi da carchi rami i frutti colse
102.8Nel bel Sorento, e i pesci in rete accolse.
103.1A lui pur anco il glorioso conte
103.2Di Montefeltro i suoi guerrier concede;
103.3I suoi guerrier, cui la canuta fronte
103.4Del gran Padre Apennin ricetto diede,
103.5Là ' ve scendendo dal paterno fonte
103.6Drizza il Metauro a i liti d' Adria il piede,
103.7E l' uno, e l' altro nelle parti estreme
103.8Vien con gli erranti cavallieri insieme.
104.1Di possenti cavalli, e di diverse
104.2Imprese adorna, e 'n lucide armi altiera
104.3Ultimamente al Capitan s' offerse
104.4De gli erranti guerrier la bella schiera.
104.5Né Simoenta mai, né Xanto scerse
104.6Sì magnanimi Heroi; né la primiera
104.7Nave mai tali al vello d' or gli addusse
104.8Perché Alcide tra quelli, o Theseo fusse.
105.1Con questi alcun non va, cui palma, o lauro
105.2La vincitrice destra, e 'l crin non fregi;
105.3Alcun non va, che scosso il Perso, o 'l Mauro
105.4Non habbia, o 'l Turco de i maggior suoi pregi.
105.5Che potran contra questi il ferro, e l' auro,
105.6O pur gl' inganni de gli Egittij Regi?
105.7Speran tant' oltra andar vincendo a gara,
105.8Che lor del Nilo il capo ignoto appara.
106.1Il coraggioso Otton de gli altri è Duce,
106.2Cui sovra l' Histro la vezzosa Flora
106.3Furtivamente, a la mondana luce
106.4Produsse a un Re commista humil pastora:
106.5E qual fuor de le nubi il sol traluce
106.6Sorgendo, e i crini a gli alti monti indora,
106.7Tal parve, ch' egli il suo valore aprisse
106.8Mentre in povero stato occulto visse.
107.1Hor del Romano Re palese figlio
107.2Un feroce corsier saltando move.
107.3E 'n cima l' elmo scopre, e nel vermiglio
107.4Scudo, l' imperiale augel di Giove,
107.5Che presi i polli entro a l' adunco artiglio
107.6Al sol gli volge, e fa le certe prove,
107.7Credendo solo a la virtù del lume
107.8Più ch' a l' ugne, et al rostro, et a le piume.
108.1Immerso in profondissimo pensiero
108.2Da lui Tancredi alquanto iva in disparte:
108.3Che nel suo petto Amor s' apre il sentiero
108.4Tra i santi affanni, e nel fervor di Marte.
108.5Il bel Tempio di Vesta è il suo cimiero,
108.6Ond' escon molte fiamme al cielo sparte.
108.7E scritto appar nel più sublime loco:
108.8Esca ognihor si rinova al mio gran foco.
109.1Ornan lo scudo al Castigliano Hernando
109.2Cinque di Mori incoronati capi,
109.3De' suoi fatti memoria; et al Normando
109.4Roberto il pinge industre schiera d' api:
109.5Che par che vada in verde prato errando,
109.6Et in sua preda i più bei fior si capi.
109.7Et un leone ad una Quercia avvinto
109.8Ha nello scudo il Bonarel dipinto.
110.1Ha Vincilao Rangon la bella conca,
110.2Onde Venere solca ignuda il mare.
110.3E in quatro parti una spezzata ronca
110.4Sovra l' elmetto di Currado appare:
110.5La destra a lui spietato ferro ha tronca;
110.6E sol può la sinistra in guerra oprare,
110.7E così l' opra ognihor, che i suoi nimici
110.8Prendon dal suo apparir sinistri auspici.
111.1Con lor s' accoppia il Longobardo Astolfo
111.2E gli ondeggia sul capo azurra piuma.
111.3Etna ha costui, che da l' acceso solfo
111.4Vome faville incontra il cielo, e fuma.
111.5Porta Gonzaga un tempestoso golfo,
111.6Che tra gli scogli è rotto, e ferve, e fuma.
111.7Al Fiamingo Roberto horrida spiega
111.8Medusa i crini, e al collo i serpi lega.
112.1Segue Ermiferro, e non ha 'l braccio carco
112.2Di scudo, né di spada adorna il fianco.
112.3Ma gli suonano a tergo i dardi e l' arco;
112.4E gli pende la mazza al lato manco.
112.5Di cimiero, e di piume ha l' elmo scarco
112.6Candide l' armi sono, e 'l destrier bianco
112.7E mostra anchora alta letitia in viso
112.8D' haver con man pietosa il frate ucciso.
113.1Porta l' Orse il Visconte, a cui non lice
113.2Lavarsi i velli entro 'l marino sale;
113.3Nello scudo d' Arbante aurea Fenice
113.4Di purpura si fascia il capo, e l' ale.
113.5È in quel di Claramon pinta Euridice,
113.6A cui morde il talone aspe fatale:
113.7Nel cimier d' Eberardo apre le corna
113.8Dorate il tauro, e i piè di stelle adorna.
114.1Gli è giunta al fianco la sua fida moglie,
114.2Che in atto militar se stessa doma.
114.3Animo altier, pietose e caste voglie,
114.4Quai non Atene mai vide né Roma:
114.5Che soffrio di lasciar l' usate spoglie
114.6E soffrio di lasciar la bella chioma
114.7Sol per lui non lasciar; e fessi audace
114.8Non men di Marte, che di lui seguace.
115.1Con questi, e con molti altri insieme ir volle
115.2Il chiaro Ubaldo, che de gli Umbri è conte:
115.3Chiaro da l' orse insin dove più bolle
115.4La Libia, a i rai del fervido Fetonte:
115.5E sovra tutti alternamente estolle
115.6Le spalle, e 'l petto, e l' honorata fronte;
115.7E da tre mete d' or, purpurei lampi
115.8Sparge, e del cielo illustra i lieti campi.
116.1Qual tauro, che se stesso in guerra accende
116.2Solingo errando ove più l' ira il mena,
116.3Su le gran corna d' adirarsi apprende,
116.4D' urtar possente, e di ferir con lena;
116.5Co' vani colpi irrita i venti, e fende
116.6Co' piè la terra, e spande al ciel l' arena;
116.7Salta, e mugge saltando, e già li sembra
116.8Con l' altrui piaghe insanguinar sue membra.
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