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CXCVIII

Rime

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1.1Utile a me sopra ogni altro animale,
1.2sopra il bue, sopra l'asino e 'l cavallo
1.3e certo, s'io non fallo,
1.4utile più, più grato, assai più caro
1.5che 'l mio muletto, le galline e 'l gallo,
1.6chi mi t'ha tolto? O sorte empia e fatale,
1.7destinata al mio male!
1.8giorno infelice, infausto e sempre amaro
1.9nel qual perdei un pegno, oimè! sì caro
1.10che mi sarà cagion d'eterne pene!
1.11Dolce mio caro bene,
1.12animal vago, leggiadretto e gaio,
1.13tu guardia eri al granaio,
1.14al letto, ai panni, a la casa, al mio stato
1.15e insieme a tutto quanto il vicinato.
2.1Chi or da le notturne m'assicura
2.2topesche insidie o chi sopra il mio piede
2.3le notti fredde siede?
2.4Già non sarà cantando alcun che chiami,
2.5la notte, in varie tempre, più mercede
2.6attorno a queste abbandonate mura
2.7(oh troppo aspra ventura!)
2.8dei tuoi più fidi e più pregiati dami;
2.9anzi cercando andran dolenti e grami
2.10te forse la seconda volta grave.
2.11Dolce del mio cuor chiave,
2.12ch'un tempo mi tenesti in festa e 'n gioco,
2.13or m'hai lasciato in fuoco
2.14gridando sempre in voce così fatta:
2.15— Oimè, ch'io ho perduta la mia gatta! —.
3.1Anzi ho perduto l'amato tesoro
3.2che mi fea gir tra gli altri così altèro
3.3che, s'io vo' dire il vero,
3.4non conobbi altro più felice in terra.
3.5Or non più, lasso! ritrovarlo spero
3.6per quantunque si voglia o gemme od oro.
3.7O perpetuo martoro,
3.8che m'hai tolto di pace e posto in guerra!
3.9E chi m'asconde la mia gatta in terra?
3.10colma sì di virtute
3.11che, a dir, tutte le lingue sarian mute,
3.12quant'ella fu costumata e gentile:
3.13ne l'età puerile
3.14imputar se le puote un error solo,
3.15mangiarmi su l'armario un raviggiuolo.
4.1Taccio de' suoi maggior la stirpe antica,
4.2come da Nino a Ciro, a Dario, a Serse
4.3il seme si disperse
4.4poi in Grecia, indi a le nostre regioni,
4.5allor ch'ei la fortuna mal sofferse
4.6ne le strette Termopile nimica;
4.7perché il dolor m'intrica
4.8né lascia punto ch'io di lei ragioni.
4.9Però sua cortesia lo mi perdoni,
4.10s'io non parlo di lei tanto alto e scrivo;
4.11causa è che non arrivo,
4.12come conviene, il dolor, ch'è sì forte
4.13che mi conduce a morte,
4.14non trovandola meco a passeggiare
4.15e sopra il desco a cena o a desinare.
5.1Miser, mentre per casa gli occhi giro,
5.2la veggio e dico: qui prima s'assise;
5.3ecco ov'ella sorrise;
5.4ecco ov'ella scherzando il piè mi morse;
5.5qui sempre tenne in me le luci fise;
5.6qui ste' pensosa e dopo un gran sospiro,
5.7rivoltatasi in giro,
5.8tutta lieta ver' me subito corse
5.9e la sua man mi porse;
5.10quivi saltando poi dal braccio al seno,
5.11d'onesti baci pieno
5.12le dicea infin: tu sei la mia speranza;
5.13ahi dura rimembranza!
5.14sentiala, poi che 'l corpo avea satollo,
5.15posarmisi dormendo sempre in collo.
6.1Ma quel ch'avanza ogni altra maraviglia
6.2è raccolta vederla in qualche canto
6.3e quivi attender tanto
6.4il suo nimico, che l'arrivi al varco:
6.5allor, trattosi l'uno e l'altro guanto
6.6da le mani e inarcando ambe le ciglia,
6.7sol se stessa simiglia
6.8e nessun'altra (e son nel mio dir parco),
6.9ché mai saetta sì veloce d'arco
6.10uscìo né cervo sì leggiero o pardo
6.11ch'appo lei non sia tardo;
6.12indi, postogli addosso il fiero ugnone,
6.13lo trae seco prigione
6.14ed alfin, dopo molte e molte offese,
6.15è de la preda ai suoi larga e cortese.
7.1Ella è insomma dei gatti la regina,
7.2di tutta la Soria gloria e splendore;
7.3e di tanto valore
7.4che i fier serpenti qual aquila ancide.
7.5Ella, a chius'occhi (oh che grande stupore!)
7.6gli augei, giacendo, prende resupina;
7.7e de la sua rapina
7.8le spoglie opime ai suoi più car divide,
7.9cosa che mortal occhio mai non vide.
7.10Vidila io solo e mi torna anc'a mente
7.11che con essa sovente
7.12faceva grassi e delicati pasti.
7.13Or mi ha i disegni guasti
7.14e tolto non so qual malvagio e rio
7.15l'onor di tutto il parentado mio.
8.1Ogni bene, ogni gaudio, ogni mia gioia
8.2portasti teco, man ladra rapace,
8.3quel dì che la mia pace
8.4sì tacita involasti agli occhi miei:
8.5da indi in qua ciò ch'io veggio mi spiace
8.6ed ogni altro diletto sì m'annoia
8.7che converrà ch'io muoia
8.8forse più presto assai che non vorrei.
8.9Or per casa giostrando almen di lei
8.10qualche tèner gattino mi restasse
8.11che me la riportasse
8.12ne l'andar, ne la voce, al volto, ai panni!
8.13ché certo li miei affanni
8.14non tenerei sì gravi e le mie cose
8.15non sarebbon dai topi tutte ròse.
9.1Io non potrei pensar, non che ridire
9.2quanto sia grave e smisurato il danno
9.3che questi ognor mi fanno:
9.4senza licenza e senza alcun rispetto
9.5dove più ben lor mette, di là vanno;
9.6cotale è lo sfrenato loro ardire,
9.7che in sul buon del dormire
9.8(o Dio, che crudeltà!) per tutto il letto
9.9vanno giostrando a mio marcio dispetto.
9.10Sannol l'orecchie e il naso mio che spesso
9.11son morsi; tal che adesso
9.12mi conviene allacciar sera per sera
9.13l'elmetto e la visiera,
9.14essendone colei portata via
9.15che tutti li faceva stare al quia.
10.1Portata via non già da mortal mano,
10.2perché, dov'ella fosse qua tra noi,
10.3a me ch'era un de' suoi,
10.4saria tornata in tutti quanti i modi;
10.5ma tu, Giove, fra gli altri furti tuoi,
10.6nel ciel, de le tue prede già profano,
10.7con qualch'inganno strano
10.8l'hai su rapita e lieto te la godi.
10.9Deh, come ben si veggion le tue frodi,
10.10ch'occultar non la puoi sotto alcun velo;
10.11perché si vede in cielo
10.12due stelle nove e più de l'altre ardenti,
10.13che son gli occhi lucenti
10.14de la mia gatta, tant'onesta e bella,
10.15che avanza il sol, la luna e ogni altra stella.
11.1Canzon, lo spirto è pronto e 'l corpo infermo;
11.2ond'io qui taccio; e s'alcun è che voglia
11.3intender la mia doglia,
11.4digli: — Ella è tal che mi fa in pianto e in lutto
11.5viver mai sempre e in tutto
11.6divenir selva d'aspri pensier folta,
11.7poi che la gatta mia m'è stata tolta.
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