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CLXXXVIII

Rime

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1.1In solitario luoco una donzella
1.2essendo oppressa da dolor profondo,
1.3una vecchia, che a guardia era di quella,
1.4per ritornarle il bel viso giocondo,
1.5incominciò così questa novella:
1.6— Quando era ancòra giovinetto il mondo,
1.7dico che una regina in certe bande
1.8tre figliole ebbe di bellezza grande.
2.1Furon le prime due di forma grate;
2.2pur questa lor bellezza era terrena:
2.3ma la terza ebbe in sé tanta beltate
2.4ch'occhio mortal potea guardarla appena;
2.5tal che la gente in quella rozza etate,
2.6di stupor grande e riverenza piena
2.7e d'una sciocca religione accesa:
2.8— Questa è Vener — dicea — dal cielo scesa. —
3.1Tratti infiniti avean da ciascun lido
3.2a cotanta beltà questi rumori;
3.3non si frequenta più Pafo né Gnido
3.4né più a Vener si danno i sacri onori;
3.5sola costei per madre di Cupido
3.6s'invoca ed ha gl'incensi e i grati odori;
3.7per la terrestre Venere ognun giura
3.8e la vera nel ciel più non si cura.
4.1La quale (ancor nei dèi l'ira s'accende)
4.2del bel viso turbò l'aria serena
4.3e cominciò: — Se meco omai contende,
4.4se meco pugna una beltà terrena,
4.5se a' miei sacrati onor oggi s'estende
4.6una donna mortal senz'altra pena,
4.7adunque in Ida io fui preposta invano
4.8a l'altre dee dal gran pastor troiano?
5.1Ma tosto ben farò tornare in duolo
5.2a questa sciocca sua beltà profana. —
5.3Così dicendo, chiama 'l suo figliolo,
5.4fatto signore e dio da gente vana,
5.5quel che per tutto l'arco addrizza e 'l volo,
5.6quel che strugge ogni legge onesta e sana,
5.7e con sue fiamme accese e con saette
5.8sempre impunito ogni gran mal commette.
6.1Dunque a costui, che prontissimo e sciolto
6.2al mal conosce, mostra la donzella,
6.3indi gli narra appieno ogni onor tolto
6.4e l'offese e l'ingiurie c'ha da quella;
6.5e, baciandogli spesso il seno e 'l volto,
6.6il prega, il stringe, il stimola e martella
6.7che lei d'un uom sì vile accenda e invesca,
6.8ch'a tutto il mondo ed a se stessa incresca.
7.1E, così detto, certa che al figliolo
7.2sian comandi quei preghi, il carro sciolse.
7.3Lieti i cigni spiegâr per l'aria il volo,
7.4indi câlàrsi in mar, com'ella volse:
7.5le belle ninfe e 'l marittimo stuolo
7.6con gran piacer la bella dea raccolse,
7.7cantando in voce lieta e sì gioconda
7.8che per udirle 'l mar parea senz'onda.
8.1Ognuno intanto Psiche adora e cole
8.2(tal nome avea l'angelica fattura);
8.3la loda ognuno, ognun veder la vole
8.4con l'occhio casto e con la mente pura:
8.5così lodar, così mirar si suole
8.6pien di stupore e religiosa cura
8.7statua di marmo in loco pio sacrata
8.8che sia sculta da man dotta e pregiata.
9.1L'una e l'altra sorella già godea
9.2de le bellezze sue più temperate
9.3e l'una e l'altra celebrato avea
9.4col suo sposo regal nozze beate;
9.5ma Psiche, verginella ancor, perdea
9.6vedova quasi la sua verde etate
9.7e seco odiava sua bellezza estrema,
9.8cagion ch'ognun del suo coniugio tema.
10.1Ma il padre che sospetto avea non poco
10.2dei celesti odi in la sua figlia accolti
10.3e sa ben che pigliar non puote in gioco
10.4Vener quei sacri onor ch'ella gli ha tolti,
10.5consigliar se ne volse e venne al loco
10.6dove i febei responsi eran raccolti.
10.7Ivi, chiedendo a cui maritar debbe
10.8la sua figliola, tal risposta n'ebbe:
11.1— Lascia la figlia tua nel monte alpestre
11.2con l'ornamento del funereo letto,
11.3perché il genero tuo non fia terrestre,
11.4ma turbator d'ogni mortal diletto:
11.5gli uomini doma e le fiere silvestre
11.6ed è d'inganni e di dolor ricetto;
11.7in cielo, in aria, in terra, in acqua è grande
11.8e ne l'inferno il suo valor si spande. —
12.1Udita ch'ebbe la malvagia sorte
12.2de l'amata fanciulla, il padre mesto
12.3torna piangendo a la fedel consorte,
12.4e 'l comun danno lor fa manifesto:
12.5ella piange e con lei piange la corte
12.6e 'l popol tutto ne riman funesto
12.7e dentro de la terra in ogni canto
12.8per molti dì non s'ode altro che pianto.
13.1Ma, stretti alfin da la necessitade
13.2ché già l'ora infelice era vicina
13.3che a la pena crudel tanta beltade
13.4per giudizio divin chiama e destina,
13.5quanto a la pompa funerale accade
13.6parâr con faccia lacrimosa e china
13.7e fêr di lumi il scur ferètro adorno
13.8co' l'esequie che fansi ai morti intorno.
14.1Il popol tutto, chiuso in negra vesta,
14.2dietro a la bella giovane seguia:
14.3a queste nozze van con quella festa
14.4che a morte vassi spaventosa e ria;
14.5la tromba lamentevole e funesta
14.6non la dolce sampogna ivi s'udia,
14.7e per nuzial facelle il mesto giorno
14.8i torchi funerali ardean d'intorno.
15.1Giunti, i miser parenti, afflitti e gravi
15.2dal crudel caso e miserabil tanto,
15.3quel che schivar non pôn dai fati pravi,
15.4cercano almen di prolungare alquanto.
15.5Psiche gentil con dolci atti e soavi
15.6va rasciugando a l'una e a l'altro il pianto,
15.7e per dar lor conforto, in tanta pena,
15.8dicea con voce di dolcezza piena:
16.1— Perché più indarno tormentate omai
16.2la vostra inferma età per me tapina,
16.3c'ho del vostro dolor più doglia assai
16.4che del supplizio a cui son già vicina?
16.5Allor pianger doveasi e tragger guai
16.6che fu stimata mia beltà divina;
16.7e so (la coscienza me 'l minaccia)
16.8che Venere a tal pena oggi mi caccia.
17.1Pianger doveasi allor che 'l popol tutto
17.2di questa dea m'offerse il sacrifizio;
17.3allor doveasi, allora stare in lutto
17.4che 'l duol vostro ebbe e la mia morte inizio:
17.5ma poi che l'una e l'altro ha al fin condutto,
17.6confortar vi dovete, e quel supplizio
17.7non differite più, ch'a me s'aspetta;
17.8perché l'indugio aggrava la vendetta.
18.1Se 'l sposo mio del mondo è universale
18.2distruggitor, com'ha l'oracol detto,
18.3non mi debbo doler d'un danno tale,
18.4d'un danno ch'io con tutto il mondo aspetto;
18.5ma se del languir mio punto vi cale,
18.6conducetemi tosto al luoco detto,
18.7però ch'il male aggrava e dà martìre
18.8tanto quanto il suo fin tarda a venire. —
19.1Era ciascun da sì pietosi accenti
19.2e da l'alta passion tanto smarrito,
19.3che avendo gli occhi nel bel volto intenti,
19.4tante statue parean sopra quel lito.
19.5Ma pur ella movendo i passi lenti,
19.6giunsero alfin al luoco statuito,
19.7ch'era d'una montagna alpestre ed erta
19.8la più elevata cima e più diserta.
20.1Qui sciolse ognun sì 'l freno al caldo umore,
20.2che smorzar poté i torchi e le facelle;
20.3indi nel cieco e solitario orrore
20.4lasciâr soletta il fior de l'altre belle.
20.5Tornò la madre e 'l re con più furore
20.6ai crin canuti, a la rugosa pelle
20.7e, ritornati d'ogni speme privi,
20.8si serrâr nel palagio appena vivi.
21.1Ma Psiche mentre pallidetta e grave
21.2d'alta paura in su lo scoglio stava,
21.3Zefir con mormorar dolce e soave
21.4la sua vesta qual vela sventilava;
21.5indi, come per mar spalmata nave,
21.6per l'aria in giù sospesa la portava
21.7e già dormente in un bel pian la pose
21.8soavemente tra fioretti e rose.
22.1Ivi bon spazio la gentil donzella
22.2stette nel sonno e ne l'erbetta involta;
22.3e, come prima alzò la faccia bella,
22.4già da sé avendo ogni paura tolta,
22.5di fruttifere palme e di mortella
22.6scoperse una selvetta ombrosa e folta
22.7e per quell'erbe uscir tacito e cheto
22.8un picciol rio dal bosco più secreto.
23.1Così lungo il ruscel per la verdura
23.2mosse la ninfa baldanzosa il piede
23.3e, sì come guidolla alta ventura,
23.4giunse nel prato ove 'l bel fonte siede.
23.5Quivi, vicino a la bell'acqua pura
23.6(chi 'l crederebbe?) un gran palagio vede,
23.7di sito, forma ed ornamento tale
23.8ch'un simil mai non vide occhio mortale.
24.1Sorgeano i muri suoi lucidi e tersi,
24.2d'argento sculto in varie forme belle:
24.3quivi di volti e d'abiti diversi
24.4son dolci ninfe e vaghe fiere e snelle;
24.5cosa più natural non può vedersi
24.6ben da aspettarne i gesti e le favelle;
24.7e 'l finto è tanto qui simile al vero,
24.8che con la vista inganna anco il pensiero,
25.1Cedro ed avorio più de l'Indo degno
25.2formano i travi con sottil lavoro,
25.3che sotto riccamente han per sostegno
25.4alte colonne adamantine e d'oro;
25.5vince lo stile ed ogni umano ingegno
25.6l'alta disposizion, l'amplo tesoro;
25.7copia di ricche e varie pietre fregia
25.8il pavimento con pittura egregia.
26.1— Beati a cui fuor d'uman uso lice
26.2tra smeraldi e rubin muovere 'l piede! —
26.3stupida, Psiche fra se stessa dice;
26.4e con molta attenzion ricerca e vede
26.5ogni parete in la casa felice
26.6di lame d'or coperta insino al piede
26.7colorite di smalto in varie fogge;
26.8e son così camere, sale e logge.
27.1Quel lampeggiar de le gemmmate sponde
27.2ripercuote in se stesso e fa ritorno,
27.3tal che se Febo il chiaro viso asconde,
27.4può formar suo mal grado un altro giorno:
27.5al stupendo edifizio ben risponde
27.6il ricco ornato e 'l paramento adorno,
27.7come per Giove, ch'abitar volesse
27.8qua giuso in terra, apparecchiata stesse.
28.1Mentre con gran baldanza e più diletto
28.2va ricercando or questa cosa or quella,
28.3voce ode uscir da non creduto aspetto,
28.4che invisibilmente le favella:
28.5— Donna, che guardi? Tuo è 'l ricco tetto,
28.6tuo è 'l tesoro ed ogni cosa bella.
28.7Noi voci siam tue serve a te presente;
28.8però godi ogni cosa allegramente.
29.1Entra in la lieta zambra, ove t'aspetta
29.2l'odorifero bagno apparecchiato;
29.3e se di riposar pur ti diletta,
29.4d'oro e di seta è 'l tuo bel letto ornato. —
29.5Psiche che di veder chi parla aspetta,
29.6or si volge da questo or da quel lato,
29.7né vedendo persona, è in dubbio e teme;
29.8pure obbedisce fra timore e speme.
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