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CLXXVIII

Rime

PoeTree.it

1.1O de l'arbor di Giove altèra verga,
1.2che noi correggi e l'età nostra indori
1.3e la richiami al suo corso primiero,
1.4perché di tempo in tempo ai sommi onori
1.5da sì gran pianta novo ramo s'erga
1.6e con la cima al ciel drizzi 'l sentiero,
1.7novellamente il successor di Piero,
1.8non senza cenno del divin consiglio
1.9ch'ogni suo bel pensier governa e regge,
1.10fra tanti duci Guidobaldo elegge
1.11a difender da' lupi e da l'artiglio,
1.12che, di sangue vermiglio,
1.13par che su l'ali nova preda tente,
1.14il mansueto suo gregge innocente.
2.1Ragion è ben che la difesa prenda
2.2de le chiavi del ciel, ch'un dì saranno
2.3ai degni omeri tuoi debita soma,
2.4il tuo chiaro fratel, che 'l nostro affanno
2.5volge in riposo e può squarciar la benda
2.6che tiene avvolta innanzi agli occhi Roma.
2.7Già la rabbia tedesca, mai non doma
2.8né per colpo di morte o di fortuna,
2.9qual idra ch'ognor, tronca, si rinnove,
2.10di saziar cerca le sue brame altrove,
2.11che pascer si volea sol di quest'una;
2.12or, magra e digiuna,
2.13col furor d'empio e travagliato seme
2.14d'intorno ad altro ovil s'aggira e freme.
3.1Quando fia mai ch'io veggia oltre quell'alpe
3.2quindi sgombrar sì dure genti e strane
3.3e lasciar questa madre ai propri figli
3.4e Cesare, più giuste e più lontane
3.5sedi cercando, varchi Abila e Calpe
3.6e nova terra e mar turbi e scompigli?
3.7Or intanto per noi la lancia pigli
3.8questo buon cavalier in cui s'annida
3.9la paterna virtute e 'l chiaro ingegno,
3.10il quale stima prender l'armi indegno,
3.11se non per lei di cui s'è fatto guida:
3.12né già scorta più fida
3.13trovar potea né più sicure squadre
3.14la gran chiesa romana e 'l santo padre.
4.1Dunque è ben degno di menare in gioia
4.2quest'almo giorno, e suoni e canti e balli
4.3gir con libero cor movendo lieti.
4.4Sparga man bella fior vermigli e gialli
4.5e disperga da noi tristezza e noia,
4.6sì ch'ogni stato il suo cor lasso acqueti;
4.7oggi di sacre ninfe e di poeti
4.8per ogni lido un bel numero eletto
4.9vada cantando in voci alte e gioconde;
4.10corra latte il Metauro e le sue sponde
4.11copran smeraldi, arena d'oro il letto;
4.12e 'l pallido sospetto
4.13da noi si sciolga, forte nodo avvinga
4.14l'empio furore in parte erma e solinga.
5.1Il nostro cielo oscura nebbia tinge;
5.2ma virtù tra le nubi ancor traluce
5.3né l'italico lume al tutto è spento;
5.4poi che l'invitto e generoso duce
5.5per la sposa d'Iddio la spada cinge,
5.6via più d'ogni altro a custodirla intento.
5.7A che spiegar aquile e gigli al vento,
5.8o d'Italia smarrita e cieca schiera,
5.9se le chiavi e la croce hai per insegna?
5.10Ma l'eterna bontà non si disdegna
5.11per te chiamar la guida eletta e vera,
5.12che baldanzosa spera
5.13di riconducer sotto il gran vessillo
5.14la santa pace e 'l bel viver tranquillo.
6.1Piaccia a voi cui fortuna e virtù diede
6.2sul Po, sul Mincio e su la riva d'Arno
6.3tenér di duce il ricco seggio e 'l nome
6.4lasciar i segni da voi culti indarno
6.5e di costui seguir l'orme e la fede,
6.6che sgombrar cerca le dannose some.
6.7Se questo è il vostro dolce nido, or come
6.8non vi stringe pietà del bel paese
6.9che barbarica fiamma incende e strugge?
6.10Ecco che in sul mar d'Adria un leon rugge
6.11e sente 'l duol de le comuni offese;
6.12e di sangue cortese
6.13sarà più che non mostra a tanta impresa,
6.14se scorge in voi chiara virtute accesa.
7.1Non ti smarrir, canzon, se nuda e rozza
7.2tra l'ostro e 'l bisso al mio signor t'invio,
7.3che quasi un sol si leva a tanta altezza
7.4che qua giù nulla sdegna e nulla sprezza:
7.5digli che zelo e d'obbedir disio
7.6mi sprona a dir quel ch'io,
7.7d'ogni bell'arte e d'ogni ingegno privo,
7.8via più chiaro nel cor che in carte scrivo.
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