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1.1Donne leggiadre, in cui natura ha môstro
1.2e 'l ciel quanto può dar con gli elementi,
1.3questo santo splendor e questo nostro
1.4novo abito ed altier non vi spaventi:
1.5io messaggio di lui che l'alto chiostro
1.6regge e la terra e 'l mar e l'aria e i venti,
1.7sono, e queste son dèe che, come piace
1.8a Giove, or qui veniam per vostra pace.
2.1L'eterno Giove, a cui tanto ognor piacque
2.2questo vostro felice almo terreno,
2.3che 'l bel paese ove già Europa nacque,
2.4di questo vostro gli fu caro meno:
2.5così verdi l'erbette e chiare l'acque,
2.6l'aura soave e 'l cielo chiaro e sereno
2.7gli die', che quanto il sol intorno gira,
2.8altro a quest'oggi par non scalda o mira.
3.1Ma sopra tutte ogni sua estrema cura,
3.2donne, pose ed ogni arte in formar voi,
3.3e vi fe' così vaghe oltra misura,
3.4che simili altre mai non fece poi.
3.5Onde, se spesso altrui gli animi fura
3.6di voi ciascuna co' begli occhi suoi,
3.7maraviglia non è, ché così volse
3.8chi tante in voi bellezze insieme accolse.
4.1Ed acciò che 'l sentier che vi conduce
4.2a la sua gran bontà scorger poteste
4.3e, seguendo del ver l'eterna luce,
4.4gloriose qua giù, donne, vi fêste,
4.5del vital corso vostro una per duce
4.6vi die', del seggio suo ninfa e di queste,
4.7ch'ora meco qui son, fida sorella,
4.8ma de l'altre però più saggia e bella.
5.1Questa da l'alto ciel che l'ama e onora,
5.2venne qui cinta di celesti rai
5.3e cerca col suo esempio alzarvi ognora
5.4ove per voi non vi alzereste mai:
5.5ma sorde e cieche al vostro bene ancòra
5.6pur vi mostrate; ché dovreste omai
5.7conoscer questa dea del paradiso
5.8a l'andar, a la voce, agli occhi, al riso.
6.1Onde 'l Motor che 'l suo leggiadro pegno,
6.2di cui forse altro in ciel non ha più caro,
6.3ormai che non prezzate a più d'un segno,
6.4come si converria, veduto ha chiaro,
6.5ora manda qui me dal suo bel regno,
6.6ch'esservi ancor de la sua grazia avaro
6.7non vuol, pur che 'l suo don da voi sia, quanto
6.8cosa santa si dée, gradito tanto.
7.1E per bocca di lui, donne, vi dico:
7.2— Non sprezzate del ciel cotanto bene,
7.3s'ai desir vostri aver bramate amico
7.4Giove e l'ore gustar tutte serene:
7.5così 'l vostro terren fia sempre aprico,
7.6sempre fiorite queste piagge amene,
7.7e fresca ognor sarà vostra bellezza
7.8senza temer di tempo e di vecchiezza.
8.1Ma perché donna è parsa a tutte l'ore
8.2a voi questa e non dea che dal ciel vegna,
8.3e per ciò non le avete il primo onore
8.4mai dato, come par che si convegna,
8.5vuol per questo il gran re che 'l vostro errore
8.6faccia ognuna di voi di scusa degna,
8.7pur che per l'avvenir statue e trofei,
8.8come degna n'è ben, sacriate a lei.
9.1E perché l'occhio mai poco né molto,
9.2com'ha fatto fin qui, più non v'inganni,
9.3queste simili alquanto a lei di volto
9.4or ho condotto a voi dagli alti scanni:
9.5ma, perché 'l bel, che 'n lei si vede accolto,
9.6non ebbe o avrà mai par per volger d'anni,
9.7io tutti gli onor suoi vi farò chiari
9.8che in queste altre non son tanti e sì rari.
10.1Son le sue chiome inanellate e bionde,
10.2del più fin oro assai più vaghe e belle,
10.3così a la vista altrui grate e gioconde,
10.4che non han paragon che stia con elle:
10.5quindi esce odor che si fa a l'aria, a l'onde,
10.6a la terra sentir ed a le stelle.
10.7La pura fronte è tal e 'l ciglio adorno,
10.8ch'a posta lor il ciel fan chiaro intorno.
11.1Tanta dagli occhi suoi piove e discende
11.2ognor grazia, dolcezza e leggiadria,
11.3ch'a un guardo sol di casto foco accende
11.4ogn'alma e al vero onor desta ed invia;
11.5questi son, que' begli occhi in cui risplende
11.6quant'ha il ciel onestade e cortesia,
11.7e che, con pace tua, Febo, più assai
11.8splendon de' tuoi lucenti e chiari rai.
12.1Se mai fresche, vermiglie e bianche rose
12.2in bel giardin con virginetta mano
12.3colse alcuna di voi e ne compose
12.4corona al crin in vago modo e strano,
12.5pensi che tai l'angeliche e amorose
12.6guance sian del suo viso dolce umano;
12.7se pur del ciel le rare maraviglie
12.8cosa terrena avvien che rassomiglie.
13.1Paion le labbra bei rubini ardenti,
13.2più di quante n'ha Amor vaghe a vederle;
13.3sembrano i bianchi, schietti e puri denti
13.4candide orientali elette perle;
13.5quindi escono sì oneste e sì eccellenti
13.6dolcezze, ch'anco il ciel brama d'averle;
13.7quivi il parlar si forma e 'l riso ognora,
13.8ch'ogni più freddo cuor arde e innamora.
14.1Non è sì bianco marmo o avorio schietto,
14.2se posto a paragon sia del bel seno,
14.3dove ha vera onestà dolce ricetto,
14.4che 'n parte agguagli il suo candore almeno.
14.5Del più raro alabastro e più perfetto
14.6è la candida man che tiene a freno
14.7qualunque per fuggir volge le piante
14.8da le leggi d'Amor pudiche e sante.
15.1Se 'l vago piè talor move, ogni loco
15.2vicin, cui troppo ghiaccio o caldo sface,
15.3vestir il più bel verde a poco a poco
15.4si vede, che più a voi diletta e piace;
15.5se va, se sta, se gli occhi pur un poco
15.6volge, se ride, parla, pensa e tace,
15.7del ciel le grazie ognor son tutte seco,
15.8ch'omai veder dovrebbe il mondo cieco.
16.1Ben cieco è 'l mondo, poi ch'a così rare
16.2grazie del ciel gli occhi tien chiusi ognora,
16.3e a cui pregio divin dovrebbe dare
16.4come cosa mortal stima ed onora;
16.5ma più d'ogni altro voi, donne mie care,
16.6ben sete cieche, poi che questa ancòra
16.7non conoscete, onde ogni vostro bene,
16.8come dal fonte suo, deriva e viene.
17.1Credete voi che le bellezze vostre,
17.2che vi fanno superbe ir ed altère,
17.3fossero tai ch'ancor su ne le nostre
17.4sfere ardesser per lor tutte le schiere,
17.5se 'l bel, ch'ognor più in voi par che si mostre,
17.6con l'ornate e lodevoli maniere
17.7non prendesse (di Dio sì raro dono)
17.8qualità da costei di ch'io ragiono?
18.1Belle vi fece il ciel, donne, io nol niego,
18.2tanto che forse mai non ne fe' tali;
18.3né a parte alcuna mai volando io piego,
18.4ch'altre a voi di beltà ritrovi uguali:
18.5ma questa, di cui parlo e per cui priego,
18.6con le sante sue luci ed immortali
18.7tanta par che beltade ognor v'imprima,
18.8che nulla si può dir fosse la prima.
19.1Non è alcuna di voi che 'l viso adorno,
19.2a cui sol di beltà si deve il vanto,
19.3e i lumi che fan chiaro il cielo intorno
19.4e 'l riso e 'l puro sen candido e santo
19.5ove Amor e Onestà fanno soggiorno,
19.6si fermi intenta a rimirar alquanto
19.7di questa cara a Dio, che in varie tempre
19.8da lei più bella assai non parta sempre.
20.1Che, come Febo d'ogn'intorno suole,
20.2allor che ad albergar col Tauro torna,
20.3far nascer per le piagge erbe e viole,
20.4e come del suo lume il mondo adorna,
20.5cosi là dove questo vivo sole
20.6volge i begli occhi, subito s'aggiorna,
20.7e con quella virtù che da lor piove,
20.8desta, ove mira, ognor bellezze nuove.
21.1O più di quante sono a questa etade,
21.2donne, felici voi quanto il mar gira,
21.3cui dato è di mirar sì gran beltade
21.4ma più felice chi per lei sospira!
21.5Com'è giunta bellezza ad onestade
21.6non sa chi 'l viso di costei non mira;
21.7né può sapere com'Amore scocchi
21.8chi non sa il fiammeggiar de' suoi begli occhi.
22.1E chi potesse ben mirar d'appresso
22.2come li regge e li governa Amore
22.3e contemplar com'ogni studio ha messo
22.4Natura e 'l Cielo in lor per farsi onore,
22.5quanto di gioia agli altri ha il ciel concesso
22.6fin qui, dir si potria pena e dolore
22.7a paragon del suo felice stato
22.8sopra ogni uso mondan lieto e beato.
23.1Ché, siccome dir si può felice
23.2cui per grazia è concesso il veder Dio,
23.3né brama più (ché più bramar non lice)
23.4e di ciò solo appaga il suo desio,
23.5così di questa vostra alma Fenice,
23.6da cui lunge sen fugge ogni aspro e rio
23.7cordoglio, rimirar potesse intento,
23.8qui non meno che in ciel vivria contento.
24.1Ché qui non men che in ciel gioia e dolcezza
24.2si pruova e tutto quel che giova e piace,
24.3mercé de' suoi begli occhi onde allegrezza
24.4santa e certa deriva e non fallace:
24.5e chi altrove veder maggior bellezza
24.6o gustar crede più tranquilla pace,
24.7indarno s'affatica e indarno spera,
24.8ché con lei sol va pace e beltà vera.
25.1E non pur sol questa leggiadra e bella
25.2scorger potrete ai vaghi santi lumi,
25.3al bel viso, a l'andar, a la favella,
25.4ma al perfetto giudizio e ai bei costumi:
25.5e chi tutte le doti accolte in ella
25.6contar potesse, ancor di tutti i fiumi
25.7conterebbe e del mar l'arena e quante
25.8stelle sostiene il forte e vecchio Atlante.
26.1Con lei caste accoglienze e cortesia
26.2e d'onor immortal desir ardente,
26.3senno e valor mai non veduti pria
26.4vanno e virtù non già d'umana gente;
26.5giunta con fresca etade e leggiadria
26.6quivi si può veder canuta mente;
26.7né tante grazie il ciel per sé ritenne
26.8quante ne diede a lei quando qui venne.
27.1Ancor per ben conoscerla altri segni
27.2io vi potrei mostrar, che molti sono;
27.3ma, perché ai vostri pronti e chiar'ingegni
27.4questi ponno bastar, più non ragiono.
27.5Or con divini onori e di lei degni
27.6mostrate di gradir sì raro dono;
27.7ché, per ciò, Giove, più ch'ora non sete,
27.8belle ancor vi farà, contente e liete.
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