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1.1Di nova pena mi conven far versi
1.2e dar matera al ventesimo canto
1.3de la prima canzon, ch'è d'i sommersi.
2.1Io era già disposto tutto quanto
2.2a riguardar ne lo scoperto fondo,
2.3che si bagnava d'angoscioso pianto;
3.1e vidi gente per lo vallon tondo
3.2venir, tacendo e lagrimando, al passo
3.3che fanno le letane in questo mondo.
4.1Come 'l viso mi scese in lor più basso,
4.2mirabilmente apparve esser travolto
4.3ciascun tra 'l mento e 'l principio del casso,
5.1ché da le reni era tornato 'l volto,
5.2e in dietro venir li convenia,
5.3perché 'l veder dinanzi era lor tolto.
6.1Forse per forza già di parlasia
6.2si travolse così alcun del tutto;
6.3ma io nol vidi, né credo che sia.
7.1Se Dio ti lasci, lettor, prender frutto
7.2di tua lezione, or pensa per te stesso
7.3com'io potea tener lo viso asciutto,
8.1quando la nostra imagine di presso
8.2vidi sì torta, che 'l pianto de li occhi
8.3le natiche bagnava per lo fesso.
9.1Certo io piangea, poggiato a un de' rocchi
9.2del duro scoglio, sì che la mia scorta
9.3mi disse: "Ancor se' tu de li altri sciocchi?
10.1Qui vive la pietà quand'è ben morta;
10.2chi è più scellerato che colui
10.3che al giudicio divin passion comporta?
11.1Drizza la testa, drizza, e vedi a cui
11.2s'aperse a li occhi d'i Teban la terra;
11.3per ch'ei gridavan tutti: "Dove rui,
12.1Anfïarao? perché lasci la guerra?".
12.2E non restò di ruinare a valle
12.3fino a Minòs che ciascheduno afferra.
13.1Mira c'ha fatto petto de le spalle;
13.2perché volse veder troppo davante,
13.3di retro guarda e fa retroso calle.
14.1Vedi Tiresia, che mutò sembiante
14.2quando di maschio femmina divenne,
14.3cangiandosi le membra tutte quante;
15.1e prima, poi, ribatter li convenne
15.2li duo serpenti avvolti, con la verga,
15.3che rïavesse le maschili penne.
16.1Aronta è quel ch'al ventre li s'atterga,
16.2che ne' monti di Luni, dove ronca
16.3lo Carrarese che di sotto alberga,
17.1ebbe tra ' bianchi marmi la spelonca
17.2per sua dimora; onde a guardar le stelle
17.3e 'l mar no li era la veduta tronca.
18.1E quella che ricuopre le mammelle,
18.2che tu non vedi, con le trecce sciolte,
18.3e ha di là ogne pilosa pelle,
19.1Manto fu, che cercò per terre molte;
19.2poscia si puose là dove nacqu'io;
19.3onde un poco mi piace che m'ascolte.
20.1Poscia che 'l padre suo di vita uscìo
20.2e venne serva la città di Baco,
20.3questa gran tempo per lo mondo gio.
21.1Suso in Italia bella giace un laco,
21.2a piè de l'Alpe che serra Lamagna
21.3sovra Tiralli, c'ha nome Benaco.
22.1Per mille fonti, credo, e più si bagna
22.2tra Garda e Val Camonica e Pennino
22.3de l'acqua che nel detto laco stagna.
23.1Loco è nel mezzo là dove 'l trentino
23.2pastore e quel di Brescia e 'l veronese
23.3segnar poria, s'e' fesse quel cammino.
24.1Siede Peschiera, bello e forte arnese
24.2da fronteggiar Bresciani e Bergamaschi,
24.3ove la riva 'ntorno più discese.
25.1Ivi convien che tutto quanto caschi
25.2ciò che 'n grembo a Benaco star non può,
25.3e fassi fiume giù per verdi paschi.
26.1Tosto che l'acqua a correr mette co,
26.2non più Benaco, ma Mencio si chiama
26.3fino a Governol, dove cade in Po.
27.1Non molto ha corso, ch'el trova una lama,
27.2ne la qual si distende e la 'mpaluda;
27.3e suol di state talor essere grama.
28.1Quindi passando la vergine cruda
28.2vide terra, nel mezzo del pantano,
28.3sanza coltura e d'abitanti nuda.
29.1Lì, per fuggire ogne consorzio umano,
29.2ristette con suoi servi a far sue arti,
29.3e visse, e vi lasciò suo corpo vano.
30.1Li uomini poi che 'ntorno erano sparti
30.2s'accolsero a quel loco, ch'era forte
30.3per lo pantan ch'avea da tutte parti.
31.1Fer la città sovra quell'ossa morte;
31.2e per colei che 'l loco prima elesse,
31.3Mantüa l'appellar sanz'altra sorte.
32.1Già fuor le genti sue dentro più spesse;
32.2prima che la mattia da Casalodi
32.3da Pinamonte inganno ricevesse.
33.1Però t'assenno che, se tu mai odi
33.2originar la mia terra altrimenti,
33.3la verità nulla menzogna frodi".
34.1E io: "Maestro, i tuoi ragionamenti
34.2mi son sì certi e prendon sì mia fede,
34.3che li altri mi sarien carboni spenti.
35.1Ma dimmi, de la gente che procede,
35.2se tu ne vedi alcun degno di nota;
35.3ché solo a ciò la mia mente rifiede".
36.1Allor mi disse: "Quel che da la gota
36.2porge la barba in su le spalle brune,
36.3fu - quando Grecia fu di maschi vòta,
37.1sì ch'a pena rimaser per le cune -
37.2augure, e diede 'l punto con Calcanta
37.3in Aulide a tagliar la prima fune.
38.1Euripilo ebbe nome, e così 'l canta
38.2l'alta mia tragedìa in alcun loco:
38.3ben lo sai tu che la sai tutta quanta.
39.1Quell'altro che ne' fianchi è così poco,
39.2Michele Scotto fu, che veramente
39.3de le magiche frode seppe 'l gioco.
40.1Vedi Guido Bonatti; vedi Asdente,
40.2ch'avere inteso al cuoio e a lo spago
40.3ora vorrebbe, ma tardi si pente.
41.1Vedi le triste che lasciaron l'ago,
41.2la spuola e 'l fuso, e fecersi 'ndivine;
41.3fecer malie con erbe e con imago.
42.1Ma vienne omai, ché già tiene 'l confine
42.2d'amendue li emisperi e tocca l'onda
42.3sotto Sobilia Caino e le spine;
43.1e già iernotte fu la luna tonda:
43.2ben ten de' ricordar, ché non ti nocque
43.3alcuna volta per la selva fonda".
44.1Sì mi parlava, e andavamo introcque.
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