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CXXXII

Rime

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1.1A te, signor, che con paterno impero
1.2queste contrade reggi, udir conviensi
1.3quant'occorre d'intorno; ond'io correndo
1.4son venuto, che a pena omai respiro.
1.5Né sarò forse il primo a darti nuova
1.6di quel che dianzi con questi occhi vidi
1.7ed ascoltai con queste orecchie, ben che
1.8la novità di sì stupendo caso
1.9par ch'ogni fede avanzi: e fu pur vero,
1.10e sallo il gregge ch'allor era intorno.
1.11Con l'usata mia verga già pascendo
1.12a le rive del Tebro, e non m'accorsi
1.13di sì nuovo miracol se non quando
1.14una ninfa, da l'acque uscita allora,
1.15che de' propri capelli era vestita,
1.16rivolta verso il sole
1.17disse queste parole:
2.1— Qui, dove splende più del sole il raggio,
2.2vengo a sciugar l'umide trecce bionde:
2.3l'aria non sente d'alcun vento oltraggio
2.4e 'l ciel benigno ogni sua nube asconde;
2.5né così lieto al più fiorito maggio
2.6vidi mai questo colle e queste sponde;
2.7ride la terra e da sacr'onde aspersa,
2.8gioia, pace, diletto e copia versa.
3.1Avventuroso, lieto, almo paese,
3.2ben hai ragion di ringraziar le stelle,
3.3poi che il gran Tebro dianzi 'l braccio stese
3.4a far le piagge tue sì adorne e belle:
3.5questa tua nuova gloria oggi palese
3.6Tritone spande in queste rive e in quelle,
3.7e più d'un fiume, d'alga e giunchi adorno,
3.8s'è già rivolto al suo bel seggio intorno.
4.1Veggio ch'ognun, s'allegra, ognun l'onora
4.2con suoi semplici dotti in vece d'auro:
4.3quest'è il chiaro Arno che l'Etruria infiora,
4.4quell'altro è il Mincio, il riconosco al lauro;
4.5veggio la Parma ch'i suoi gigli adora,
4.6e 'l Sebeto vi scorgo e 'l bel Metauro,
4.7la fosca Nera e 'l candido Clitunno
4.8e gli altri ch'aman lui più che Nettunno.
5.1Ma se spirto è tra noi del ben presago
5.2e 'l ciel non muti la sua eterna legge,
5.3non pur fia d'onorar questo dio vago
5.4ogni fiume vicin ch'ei pasce e regge,
5.5ma venire il Danubio, il Reno, il Tago
5.6tosto vedrem col suo già sparso gregge
5.7e di nuovo inchinarsi al divin Tebro
5.8l'Indo, l'Eufrate, il Nil, la Tana e l'Ebro. —
6.1Qual mi fec'io, quando primier m'accòrsi
6.2d'un carro che tiravan su per l'onde
6.3frenati pesci e l'una e l'altra sponda
6.4facean frondoso ed onorato seggio
6.5a quei gran corpi che, distesi 'l fianco,
6.6appoggiavan su l'urne e 'l miglior braccio
6.7sostenea de la copia il ricco corno!
6.8Questi, col volto rugiadoso e 'l crine
6.9di salci ornato e di palustri canne,
6.10con la destra porgean diversi doni
6.11al venerando Tebro che, di lauro
6.12cinto le chiome e con lo scettro in mano,
6.13nel suo seggio real s'era raccolto;
6.14a cui prima di tutti 'l suo fratello
6.15Arno, inchinato, con sì dolce suono
6.16gli fe' d'un giglio dono:
7.1— Come divenner pallide le rose
7.2che a te 'l gran Nilo a mezzo inverno offerse,
7.3quando de le natie più rugiadose
7.4vide le rive tue d'intorno asperse,
7.5così 'l mio giglio ogni vaghezza ascose,
7.6poi che più vaghi i tuoi gigli scoperse;
7.7ma se più adorni fiori in me non sono,
7.8quanto ti posso dar, tutto ti dono. —
8.1Indi si mosse, riverente in atto,
8.2il bel fiume di Manto
8.3e gli porse il suo don con questo canto:
9.1— Di queste disuguali e dotte canne
9.2di cui l'armonia fece oltr'Indo e Tile
9.3Titiro risonar il Mincio umìle,
9.4picciolo dono al tuo valor qui fanne.
10.1Questa fe' lieti i greggi e le capanne,
10.2questa i campi vestì d'eterno aprile,
10.3alzossi questa in sì superbo stile,
10.4che, spenta, Troia ancòra altèra vanne.
11.1Tempo fia che non pur l'italiche onde
11.2te re de' fiumi adoreran divote,
11.3ma la Garonna, il Ren, l'Albia e l'Ibero.
12.1Ed egli intanto fra l'erbose sponde
12.2ti pasce un cigno, il qual cantando puote
12.3colmar d'invidia e l'uno e l'altro Omero. —
13.1La Parma poi d'un vago scudo adorno
13.2il Tebro onorar volse,
13.3e tai parole sciolse:
14.1— Iddio ti salvi, Tebro ottimo e vero,
14.2degli uomin rege e padre degli dei,
14.3a cui s'inchina il Nilo e 'l Gange altiero,
14.4la Tana, il Tile e 'l fiume degli Ebrei,
14.5Rodano il fertil ed il ricco Ibero
14.6e 'l Po col Mincio, ch'è per tanti Orfei
14.7illustre e chiaro, a le cui placid'onde
14.8pascon cigni di voci alte e gioconde.
15.1Indi 'l Sebeto, c'ha di ninfe intorno
15.2con la sirena più di mille cori,
15.3la Macra, che dai colli ove soggiorno
15.4fan Bacco e Palla, il capo tragge fuori,
15.5e, di mirti e di fior le tempie adorno,
15.6Arno ti rende li dovuti onori,
15.7poi che sei quel ch'in cielo e in terra reggi
15.8l'alto scettro di Dio con dritte leggi.
16.1Questo celeste scudo or da me prendi,
16.2di trofei sacri a maraviglia altiero,
16.3col quale armato, in breve e scacci e prendi
16.4l'infido Turco e 'l perfido Lutero;
16.5e sotto il suo Gorgon sicuro rendi
16.6il popol tutto; ed io, ben ch'un impero
16.7di picciol scettro e poche onde abbia meco,
16.8fido verronne a tanta impresa teco. —
17.1Il Clitunno avea seco un bianco tauro
17.2e, poi che a lui l'offerse,
17.3il cuor divoto in queste voci aperse:
18.1— Poi che sotto il tuo impero e dentro il seno
18.2il candido Clitunno si raccoglie,
18.3onde di tuoi trionfi e di tue spoglie
18.4teco sen va superbo al mar Tirreno;
19.1colmo di riverenza e d'amor pieno,
19.2che, spenti i trist'umor d'atre erbe e foglie,
19.3purghi la terra e 'l gregge, onde si coglie
19.4frutto soave e senza alcun veleno;
20.1e, per lo scettro sopra i fiumi dato,
20.2quasi a nuovo Nettuno, ti consacra
20.3capo di bianchi armenti un forte tauro.
21.1Questo non men che gemme, argento ed auro
21.2conviene a te che sei pur cosa sacra,
21.3sol per vittorie e per imperi nato. —
22.1Io pur stava a mirar attento e fiso
22.2dopo un cespuglio, e maraviglia e tema
22.3mi facevano al cuor sì grave assalto,
22.4che non so s'io ricorderommi appunto;
22.5ma mi par che la Nera, anch'essa umìle,
22.6un ramo tolto a' salci umidi e lenti
22.7porse con questi accenti:
23.1— Questo arboscel che pioggia e venti sprezza
23.2e sempre al taglio più verde risorge,
23.3il dio delle nere onde,
23.4per mostrarti, signor, quanto ti prezza,
23.5umilmente ti porge,
23.6poi che simil lo vede
23.7a la tua chiara gloria, a la tua fede. —
24.1Venne il Sebeto poi, carco le chiome
24.2e d'aranci odoriferi e di cedri,
24.3e, tenendosi in man la sua sirena,
24.4disse con voce di dolcezza piena:
25.1— O re de' fiumi, che in sì eterna gloria
25.2hai retto il corso tuo tanti anni e secoli,
25.3onde a tutte le lingue hai dato istoria
25.4di lodar sempre i tuoi lodati specoli,
25.5lascia or, ti prego, ogni altra tua memoria
25.6e le parole ascolta e 'l don ch'arrecoli
25.7del bel Sebeto accolto in picciol fluvio
25.8ch'onora Baie, Napoli e 'l Vesuvio.
26.1Questa sirena, che con canto nobile
26.2cercò l'astuto greco al laccio prendere,
26.3onde schernita volse il mondo ignobile
26.4lasciare ed il suo nome al luogo rendere,
26.5la qual pur or dal cielo eterno e immobile
26.6un sincero pastor fece discendere,
26.7ti manda in dono, acciò ogni faggio e selice
26.8oda cantare oltre a Boote ed Elice. —
27.1Fornite avea queste parole appena ,
27.2quando il Metauro giunse,
27.3e così poi soggiunse:
28.1Gran padre Tebro, poi che vuole il cielo
28.2che tu ritorni in più sublime stato
28.3che già mai fosti, quando che 'l bel velo
28.4fe' al tuo crin bianco il lauro sì pregiato,
28.5l'umil Metauro con ardente zelo
28.6correndo è giunto al tuo seggio onorato,
28.7e in segno di gran scettro e gran corona
28.8questa regal fortuna oggi ti dona. —
29.1Io era per udir sino a la sera,
29.2tanti fiumi scorgea da varie bande
29.3ratti venir; ma, ripensando a l'ira
29.4che muove i dèi quando i segreti loro
29.5occhio mortal di riguardare ardisce,
29.6indi mi tolsi taciturno e cheto
29.7e volsi in fretta in questo loco il passo,
29.8acciò che ognuno apertamente intenda
29.9a quanta gloria è giunto il nostro Tebro.
29.10Ma tempo è omai di ritornare al gregge
29.11che senza guida errar deve per l'onde.
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