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LXXXVIII

Rime

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1.1Con veloci pensier, con passi lenti
1.2al sacro sasso io torno:
1.3vien meco, Clita, a rinnovare il pianto
1.4funesto e grave e ritentar più d'una
1.5volta l'ingegno per alzar quell'ossa
1.6ove è salita l'alma e dove regna
1.7cinta d'eterno onore.
2.1Al comun danno, al dolor nostro intenti,
2.2piangiam sotto quest'orno,
2.3ché non lice appressar quel tumul santo,
2.4Argesto mio, sì spesso, ove s'aduna
2.5tra le ninfe Minerva a pianger mossa;
2.6e fu sentita un dì, benché non vegna
2.7questo segreto fuore.
3.1Ogni arbore è nimico ai miei lamenti,
3.2che sia di foglie adorno,
3.3fuor che il cipresso: e ben conviensi tanto
3.4cotesto e gli altri odiar, poiché fortuna
3.5col suo furor da le radici ha scossa
3.6quella gradita pianta, unica insegna
3.7al gemino valore.
4.1Benché de la stagion non mi rammenti,
4.2mi ricordo ch'intorno
4.3al troncon rotto si rivolse il canto
4.4in mesto lutto, e vidi in veste bruna
4.5le Muse, e dir: — Se 'l fulmine ha percossa
4.6questa fiorita cima, ove disegna
4.7far più suo nido Amore? —
5.1Nel mese più nocivo ai nostri armenti
5.2gli dèi, che irati fôrno
5.3più de l'usato, ci ritolser quanto
5.4d'onesto e bel fu mai sotto la luna;
5.5e Morte, per mostrar tutta sua possa,
5.6allora, Clita, con la falce indegna
5.7recise il più bel fiore.
6.1Or mi sovvien che, i più benigni venti
6.2facendo a noi ritorno,
6.3la bell'aura partissi, e in ogni canto
6.4fu desto il furor di Eolo e ciascuna
6.5brumal procella da Giunon commossa,
6.6che sbigottita andò più giorni e pregna
6.7di tenebroso orrore.
7.1La bell'aura partissi, e gli elementi
7.2ben segno ne mostrorno;
7.3l'aura ch'or spazia a l'altre dive accanto
7.4del sesto e primo ciel, benché nessuna
7.5l'agguagli di splendor, Cinzia rimossa,
7.6che seco unita superar s'ingegna
7.7quel che distingue l'ore.
8.1Mentre le voci tue meste e dolenti
8.2percuoton d'ogni intorno,
8.3l'aura risuona e 'l bel nome altrettanto,
8.4e 'l resto par che taccia eco importuna
8.5al tuo disio; benché non mai percossa
8.6chiuse ferita né per giunger legna
8.7si spense alcun ardore.
9.1O Madre universal, come consenti
9.2con tuo perpetuo scorno
9.3che morte s'abbia del tuo pregio il vanto?
9.4e presto vegna men quel che raduna
9.5sì lungo tempo e chiuda poca fossa
9.6beltà infinita e vil polve divegna
9.7sì pregiato sudore?
10.1Anima eletta, che chiamar ti senti
10.2e da l'alto soggiorno,
10.3volgendo i lumi ove lasciasti 'l manto,
10.4molesto affanno scorgi ed importuna
10.5pioggia di pianto, che già il Tebro ingrossa,
10.6porgimi aita ed ombreggiar m'insegna
10.7quanto ho scritto nel core.
11.1Voci oscure non ponno o bassi accenti
11.2aggiunger luce al giorno;
11.3potrian ben forse agevolare alquanto
11.4di quest'affanno il peso; ma s'imbruna
11.5già l'Oriente e 'l sol con faccia rossa
11.6fuggir s'aita, il parlar nostro avvegna
11.7che la sua donna onore.
12.1Anzi ch'ardita sia, nomarla sdegna
12.2lingua di vil pastore.
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