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1.1Mentre del Tebro in su la destra riva,
1.2tra rose e fiori, il dì sesto di maggio,
1.3le reti Amor d'un bel crin d'oro ordiva,
1.4che pur quel giorno tolse a Febo 'l raggio,
1.5l'empio suo fato a Coridone apriva
1.6ninfa gentil; ma Coridon, mal saggio,
1.7aveva 'l cor già disviato altronde
1.8e solo udiva 'l mormorar de l'onde.
2.1— Mal si mira — dicea — per te sì fiso
2.2il vago Alessi, o meschinello amante:
2.3d'angelo il crine e le parole e 'l viso,
2.4ma il cor di tigre e 'l petto ha di diamante;
2.5sotto quel dolce e mansueto riso
2.6quanti son lacci, oh quante fiamme, oh quante!
2.7e i sereni occhi, dove Amore alloggia,
2.8già promettono ai tuoi continua pioggia.
3.1Già veggio ogni pensiero, ogni tua voglia,
3.2quantunque onesta, virtuosa e bella,
3.3chiamar da lui, che libertà ti spoglia,
3.4brutta, lasciva e di virtù rubella;
3.5veggio che non ti reca altro che doglia,
3.6che amore e servitute inganno appella,
3.7che l'ostinato cor via più s'indura
3.8quanto è più chiara la tua fede e pura.
4.1A che fuggi, meschin, sotto quel tetto
4.2seco la pioggia e cerchi altra fornace?
4.3a che mostrar bagnati gli occhi e 'l petto
4.4e 'l core acceso di più ardente face,
4.5s'ei prende del tuo mal gioco e diletto?
4.6Vedi che gioia ti promette e pace
4.7con parole cortesi in vista e fide,
4.8poi con Tirsi di te motteggia e ride.
5.1Tirsi, rival tuo vero e finto amico,
5.2che, per coprir la fiamma ond'ei si sface,
5.3fa coprir te dopo un cespuglio antico
5.4ed udir come Alessi a lui non tace
5.5che t'odia e sprezza e ti è crudel nimico
5.6e fuor ch'i versi in te nulla gli piace;
5.7e per più scorno poi Tirsi ammonisce
5.8ch'a te ridica che 'l tuo amor gradisce.
6.1Udendo ciò con le tue orecchie istesse,
6.2qual fia 'l tuo core e 'l tuo consiglio allora?
6.3or qual nodo saria che non rompesse
6.4sì giusto sdegno? E, non pur sazio ancora,
6.5col rio Dolon nova tragedia tesse,
6.6e del martìr che fa provarti ogn'ora
6.7e de la tua sì lunga sofferenza
6.8ne fa scena ai pastori in tua presenza.
7.1Tre veggio tuoi rivali, ognun gradito,
7.2Dolone e Tirsi e 'l rustico Montano;
7.3te solo esser deriso e te schernito,
7.4te sol trovare ogni rimedio vano,
7.5e se hai grazia talor d'esser udito
7.6e 'l cor mostrargli in atto umìle e piano,
7.7quanto è più grande il tuo cordoglio e 'l pianto,
7.8e la durezza in lui cresce altrettanto.
8.1Per saldar l'alta piaga, oimè! che vale
8.2custodir l'altrui gregge e fuggir lunge?
8.3Nel fianco porti il velenoso strale,
8.4che, quanto corri più, tanto più punge.
8.5Non vedi tu che 'l tuo nimico ha l'ale
8.6e, dovunque tu vai, sempre ti giunge?
8.7E n'hai fatto oggimai più d'una prova
8.8che lo star nòce e 'l fuggir nulla giova.
9.1Ritorna pur a le querele, al pianto
9.2e novi preghi e novi amici stanca;
9.3servi, dona, convita e fa pur quanto
9.4insegna Amor, ch'i suoi seguaci imbianca,
9.5che ingegno o studio non potrà far tanto,
9.6volgendo 'l freno da man destra e manca,
9.7che l'indomito core al tuo disio
9.8non fia sempre più duro e più restio.
10.1Ecco lo sdegno suo quattro e sei volte
10.2contra di te sì fieramente acceso,
10.3che, non pur che ti parli o che t'ascolte,
10.4da l'ombra tua, fia dal tuo nome offeso;
10.5non per tua colpa, ma per molte e molte
10.6false illusion che, non dal cielo sceso,
10.7un angel no, ma da l'abisso cieco,
10.8spargerà sempre e sarà sempre seco.
11.1Veggio Damon gentil, veggio una schiera
11.2d'almi pastori inginocchiati alfine,
11.3acciò quest'alma dispietata e fiera
11.4ponga al suo sdegno ed al tuo pianto fine:
11.5non può vera umiltà né pietà vera
11.6né prego far che questo altier s'inchine,
11.7benché ti veggia in mar sin a la gola,
11.8a darti aiuto pur d'una parola.
12.1Per fuggir tanta crudeltade e nova,
12.2la patria lascerai senza far motto,
12.3né vorrai del suo nome udir più nova;
12.4ma ti sarà questo disegno rotto,
12.5perché 'l crudel, non che pietate 'l mova,
12.6ma da vergogna del suo errore indotto,
12.7scriverti di sua mano un dì si sforza
12.8queste piacevol note in dura scorza:
13.1— Pon giù l'affanno omai, ché 'l tempo e 'l vero
13.2hanno in me vinto ogni indurato affetto:
13.3se ti son parso oltra misura altiero,
13.4lo sdegno incolpa e 'l giovenil sospetto;
13.5or tocco e veggio col giudizio intiero
13.6quel che tu mi hai ben mille volte detto —.
13.7Con sì dolci conforti e sì soavi
13.8sgombrerai tutti i pensier tristi e gravi.
14.1Di gioia tornerai colmo e di speme
14.2a rivedere 'l caro volto amato,
14.3e lui vedrai conversar teco insieme
14.4con maniere cortesi e ciglio grato;
14.5ma tosto 'l cor, che nativo odio preme,
14.6a lui cangerà 'l viso, a te lo stato,
14.7e ti ritoglierà, pur come suole,
14.8la sua domestichezza e le parole.
15.1Spietato Alessi, aimè! perché gli nieghi
15.2quel ch'è del viver suo sostegno solo?
15.3A chi non porgerà lacrime e preghi?
15.4dove non spiegherà Dedalo 'l volo?
15.5Convien che 'l duro petto alfin si pieghi.
15.6Ecco ti rende, per più affanno e duolo,
15.7il bel commercio e 'l parlar dolce e saggio;
15.8ma 'l core è lunge e più che mai selvaggio.
16.1Quindi vedrai di nubilose falde
16.2coprirsi spesso 'l bel volto sereno;
16.3quindi acri motti e voci irate e calde,
16.4sì spesso uscir del conturbato seno;
16.5quindi vedrai le tue speranze salde
16.6tutte romper nel mezzo e venir meno;
16.7quindi apparranno a lui brutti e molesti
16.8tuoi pensier tutti, opre, parole e gesti.
17.1Ecco del tuo sperar tutte le foglie
17.2seccarsi a l'apparir d'un Giugno ardente;
17.3ecco Alessi indurar pensieri e voglie
17.4per farti più che mai tristo e dolente;
17.5ecco ch'alfin dal cor profondo scioglie
17.6l'ira e lo sdegno e mostra apertamente
17.7che t'odia a morte e più che serpe aborre,
17.8che con tre lingue al sol fischiando corre.
18.1Per disfogar la fiamma e 'l tuo cordoglio
18.2esule andrai dove più corre altiero
18.3questo almo iddio, né Celio o Campidoglio
18.4potrà dramma scemar del tuo pensiero;
18.5tornerai dunque a riveder lo scoglio
18.6dove rompesti, e non con legno intiero;
18.7né molto andrà che per virtù d'Opico
18.8sarai tre lune al bello Alessi amico.
19.1Opico saggio, che di magica arte
19.2oggi a tutti i maestri il nome invola
19.3il cor di Alessi intenerisce e parte,
19.4come scioglie la lingua a la parola,
19.5e lo fa venir teco in ogni parte;
19.6né pur ti degna di tal grazia sola,
19.7ma ti dà in man del suo voler la briglia,
19.8tal che stupisce ognun di maraviglia.
20.1Ma, lasciando 'l buon mago il nostro colle
20.2per rivedere 'l campo di Quirino,
20.3il cor, che dianzi fu tenero e molle,
20.4tornerà più che prima adamantino:
20.5l'ira, lo sdegno e l'odio in lui già bolle,
20.6né può l'incanto vincere 'l destino;
20.7e tutto 'l mal che dà sotto la luna
20.8irato Amor tra sé volve e raguna.
21.1Per lui vedrai come si voli in cielo,
21.2come in un punto si trabocchi al basso;
21.3saprai come un cor arda in mezzo al gelo,
21.4come un uom si trasformi in freddo sasso;
21.5saprai com'esca velenoso 'l telo
21.6da ingrata man ch'a mercé chiuda 'l passo,
21.7e con lungo sudore e lungo stento
21.8mieter gli stecchi e stringer l'ombre e 'l vento.
22.1Tu sentirai cangiar tosto in amaro
22.2quel prima dolce e mansueto stile:
22.3il conversar d'ogni pastor gli è caro:
22.4solo il tuo sprezza e tiene indegno e vile.
22.5Ogni arte senza frutto, ogni riparo
22.6tenti, ed inchini or questo or quello umìle,
22.7e ti convien passar tra ortiche e dumi
22.8e spesso rinnovar genti e costumi.
23.1Veggio che dietro al desir vano e cieco,
23.2sì come Aglauro, sei converso in pietra,
23.3perché ardisci mirar nel chiuso speco,
23.4dove, l'arco deposto e la faretra,
23.5si giace Alessi e 'l bello Aminta ha seco;
23.6veggio ch'alfin per te mercede impetra
23.7Caracciol tuo, ch'ogni dur'alma affrena
23.8col canto che gli die' la sua sirena.
24.1Ma di ciò serba alto vestigio impresso
24.2nel fondo suo quel cupo orgoglio e queto;
24.3però gli sdegni saran pronti e spesso
24.4ti sarà tolto il parlar dolce e lieto.
24.5Oh quante volte andrai fuor di te stesso
24.6nel più riposto bosco e più secreto!
24.7e quivi, aprendo al gran dolor le porte,
24.8scioglierai queste voci afflitte e morte:
25.1— Nulla te muove il suon de' miei lamenti,
25.2o crudo Alessi, e del mio mal non curi;
25.3de le mie rime ai liquidi concenti
25.4chiudi l'orecchie e 'l cor qual aspe induri:
25.5già mille notti e più, triste e dolenti,
25.6già mille giorni, più che notte oscuri,
25.7te solo amando e sospirando, ho corso,
25.8né ritrovo al mio male alcun soccorso.
26.1Qual novo strazio, oimè! qual novo schermo
26.2più di patir, più di tentar mi resta?
26.3Tutto ho sofferto, amando: il core infermo
26.4non trova scampo in quella parte o in questa.
26.5Come percuote pino in alpe fermo
26.6or la pioggia ora il vento or la tempesta,
26.7così provo io repulse, ingiurie e scherni
26.8del mio saldo pensier nimici eterni.
27.1Che spero omai? che tua durezza muova,
27.2se tanta mia costanza e tanta fede,
27.3tanta umiltade e tanto amor non giova,
27.4non sì lungo servir senza mercede
27.5né d'aver môstro omai più d'una prova?
27.6Ch'altro a te fine il mio desir non chiede
27.7che i tuoi detti soavi e gli occhi santi,
27.8ultima speme de' cortesi amanti.
28.1Se fùr mai sempre le mie voglie oneste,
28.2più d'un antro il può dire e più d'un bosco,
28.3quando, maga virtù fosse o celeste,
28.4meco cercasti 'l bel paese tòsco;
28.5ditel voi, stelle, voi che me vedeste
28.6giacer seco più volte a l'aer fosco
28.7con quella fede e purità che spesso
28.8fido can giace al suo signore appresso
29.1Ma chi far ne potria fede più chiara
29.2che 'l saggio Elpin, che si nascose un giorno
29.3dove Alessi talor per grazia rara
29.4solea secreto far meco soggiorno?
29.5E gli fu sopra ogni ventura cara
29.6vedermi solo a quel bel viso intorno
29.7e non far atto o dir parola senza
29.8onestade, modestia e riverenza.
30.1A te traluce senza velo alcuno
30.2il mio puro disio come cristallo;
30.3ma tu sfrenato 'l chiami ed importuno,
30.4per scusar di tua durezza il callo:
30.5amo troppo, e notar sol di quest'uno
30.6error mi puoi, se l'amar troppo è fallo;
30.7ma chi l'amor con la beltà misura
30.8non dirà mai ch'io t'ami oltra misura.
31.1Tu vuoi, crudel, ch'io fugga e ch'io non ami,
31.2quando Amor più m'accende e più m'annoda,
31.3e che d'udirti e di vederti io brami
31.4e che mai non ti veggia e mai non t'oda,
31.5che 'l mio ben male e bene il mal mio chiami,
31.6che per te sempre pianga e mai non goda
31.7sotto peso maggior non arse od alse
31.8chi già sostenne il cielo e chi l'assalse.
32.1Ma se da l'amor mio l'odio tuo pende,
32.2né lunghezza di tempo, arte o consiglio
32.3né strazio alcun la libertà mi rende
32.4né giusto sdegno o volontario esiglio,
32.5e se la vita mia tanto t'offende,
32.6vien, Morte, e chiudi l'uno e l'altro ciglio;
32.7ma prima sappian queste selve 'l torto
32.8c'ho ricevuto amando e chi m'ha morto.
33.1Come pastor che si sommerge, spinto
33.2dal gregge che bagnava al fiume pieno,
33.3qual buon cultor dagli alti rami estinto
33.4ch'egli stesso piantò nel suo terreno
33.5quasi villan da pietà sciocca vinto,
33.6che 'l serpe rio si riscaldò nel seno,
33.7da chi più spero aita e più mi deve,
33.8e tòsco e morte 'l servir mio riceve.
34.1Deh, questi ultimi preghi Amore accolga,
34.2sì che Alessi, 'l crudel, sotto 'l suo giogo
34.3provi 'l mal che altrui dona, e mai non colga
34.4frutto, se non qual io piangendo sfogo;
34.5ami chi lui sempre odi e non si sciolga
34.6insin al cener del funereo rogo —.
34.7In cotal guisa udremo i tuoi lamenti
34.8spargere spesso, o Coridone, ai venti.
35.1Spesso vedrai, tra tanti affanni e tanti,
35.2ostinazione a crudeltade unita,
35.3negar ai giusti preghi, ai caldi pianti
35.4di una parola, di un sol guardo aita,
35.5ancor che dal tuo petto 'l cor ti schianti,
35.6ancor che manchi per dolor la vita;
35.7vedrà le sparse tue lacrime indarno
35.8il Tebro, 'l Chiagio, 'l Trasimeno e l'Arno.
36.1Non questo colle alberga o questo piano
36.2pastor sì rozzo e sì di stirpe oscuro,
36.3né da lunge verrà bifolco strano
36.4a visitar l'antico Augusto muro,
36.5né da fredde Alpi scenderà villano
36.6di costumi tant'aspro e tanto duro,
36.7che ad Alessi non sia di te più grato;
36.8colpa non tua, ma del crudel tuo fato.
37.1Lauso, pastor leggiadro, 'l bel paese
37.2lascia di Lazio e passa monti e fiumi:
37.3quivi si ferma e, le tue pene intese,
37.4cerca Alessi addolcir coi suoi costumi,
37.5e gli si scopre amico e sì cortese
37.6che 'l proprio cor gli dona e i propri lumi
37.7l'amata Clizia, e fa che Alessi viva,
37.8che, tacendo ed amando, a morte giva.
38.1Né di ciò chiede a lui più largo merto
38.2se non che per pietade e per mercede
38.3fra tre giorni a te mostri un segno aperto
38.4ch'egli 'l tuo amor gradisce e la tua fede.
38.5Promette Alessi e giura fermo e certo
38.6far più di quel che 'l gentil Lauso chiede;
38.7poi ti costringe a dir (né serva 'l patto)
38.8a Lauso che di lui sei sodisfatto.
39.1A che non tiri e sforzi un mortal petto,
39.2o nequitoso e dispietato Amore?
39.3Da la tua forza è Coridone astretto
39.4in suo danno mentir con doppio errore
39.5ed un'affezion vòta d'effetto
39.6chiamar vera mercede a tant'ardore;
39.7e si dimostra lieto e grazie rende
39.8di quel che più l'attrista e più l'offende.
40.1S'Amor già mai con stral di piombo o d'oro
40.2di contrario voler duo petti punse
40.3per darne esempio a l'amoroso coro,
40.4tal oggi Alessi e Coridon disgiunse.
40.5Dafne gradì, poi che fu verde alloro,
40.6l'amante, e fregio a le sue chiome aggiunse;
40.7ma costui, cangi stato o muti forma,
40.8fuggirà sempre de' tuoi passi l'orma.
41.1Oh quante indignitadi addietro lasso,
41.2quante miserie che tacere è bello!
41.3Avrai, dal lungo travagliar poi lasso,
41.4penitenza a le spalle e 'l suo flagello;
41.5di Tantal proverai la sete e 'l sasso
41.6di Sisifo e di Tizio il fiero augello;
41.7un lustro insomma con perpetuo scherno
41.8o se maggior supplizio è ne l'inferno.
42.1Scolorì Febo al suo tacer le bionde
42.2chiome e ritolse innanzi sera il giorno:
42.3s'udîr fremere i venti e mugghiar l'onde,
42.4sussurrar l'api in quel bel prato adorno,
42.5scuotersi i rami e sibilar le fronde,
42.6pianger gli augei che gìan volando intorno;
42.7e' predicevan tutti in lor sermone
42.8l'infelice destìn di Coridone.
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