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1.1Due cose fa l'amico mio Giocondo,
1.2quando va con gli amici a le signore,
1.3ch'in vero io non vorrei per tutto il mondo:
2.1la prima è ch'incomincia a saltar fuore
2.2con alcune parole, giunto a pena,
2.3ch'altrui fanno un salvatico favore;
3.1l'altra che non ben volta ancor la schena
3.2ha, se ben fosse un Alessandro Magno,
3.3dietro gli fa sberleffi a bocca piena:
4.1né so ch'ei di ciò faccia altro guadagno,
4.2se non che penso forse ch'egli spacci
4.3con questi simil modi il buon compagno.
5.1Ma, questo o quello od altro che si facci,
5.2parlare ora di lui non ho intenzione,
5.3per non pigliarmi il dazio degl'impacci:
6.1egli è cortegian vecchio, ha discrezione
6.2e sa che fan conoscer gli altri e lui
6.3la fucina, il martello e 'l paragone:
7.1ma sol vo lamentarmi e dir di vui,
7.2ché a chi non vuol morir del proprio male
7.3forza è sfogar talvolta i dolor sui.
8.1Ier ch'io vi visitai, vedesti quale
8.2io sentissi dolore e come stei,
8.3vedendo alcune cose senza sale:
9.1allor l'amico, in mezzo i dolor miei,
9.2mi fece uno sberleffo di velluto
9.3che mi fece arrossir dal capo a' piei.
10.1Confesso ch'io restai confuso e muto;
10.2ma voi, signora, entraste in tante risa,
10.3che rider tanto più non v'ho veduto.
11.1Rimase l'alma mia perciò conquisa:
11.2ma vi addimando a voi se parvi bello
11.3rider de' vostri servi a questa guisa;
12.1d'un servo, come me, poi, poverello,
12.2che, se bene ha più ciance che danari,
12.3pure ha perso per voi quasi il cervello;
13.1d'uno a chi fùr di tanto i cieli avari,
13.2che per vedervi non può il viso alzare,
13.3sendo i vostri occhi a lui più che 'l sol chiari;
14.1d'un che non vi fa mal né vi può fare,
14.2e, per non scomodarvi ed esser grave,
14.3fa con voi spesso in piè il suo ragionare;
15.1d'un che con voglie risolute e brave
15.2è apparecchiato ognor con un amico
15.3a gettar da la bocca calde bave;
16.1e non è come alcun, che spesso io dico,
16.2ch'in amor sol quel che suol fare stima
16.3e quel c'ha fatto non apprezza un fico.
17.1Quel che stimar si de' più poi che prima
17.2sprezzan, s'ognor non son certi villani
17.3de l'arbore di Giano su la cima;
18.1né sanno che ben spesso, i poco umani,
18.2non s'ha da cena ancor ne l'osterie,
18.3e forza è di cenar coi guanti in mani.
19.1Io, se ben false van le poste mie,
19.2come già me n'è gito più d'un paio,
19.3torno e non faccio tante dicerie;
20.1né cerco d'esser vostro segretaio,
20.2ben che d'essere a me non si conviene
20.3de la man ch'adoprate l'arcolaio
21.1e, se non ho di scudi le man piene,
21.2pur n'ho qualcuno, e non è brutto gioco
21.3di star, come ch'io sto, tra 'l male e 'l bene.
22.1Non mi vanto aver molto almen, s'ho poco,
22.2come fa certa gente ardita e prava,
22.3da chi guardar si de' come dal foco;
23.1né mi vanto esser duca de la Fava
23.2né conte di Treville o cavaliero
23.3d'Alcantara, San Iago o Calatrava;
24.1uomin ch'alfin, com'io, danno in un zero,
24.2ma per tanti lor vanti degni solo
24.3di farne pavimento a un cimitero.
25.1Or giuro a la sorella di ser Polo
25.2e dico che, s'è ver quel ch'io ragiono,
25.3io son senza passione un buon figliuolo;
26.1e s'io son tale, come in vero io sono,
26.2non dovete a' sberleffi di nessuno
26.3stare a rider di me, ché non par buono,
27.1e se 'l volete far, fatel d'ognuno,
27.2ch'anch'io farò sberleffi a certi amici,
27.3pur che la parte sua si dia a ciascuno.
28.1Ma voi, che sin del ventre in le radici
28.2siete gentil, non fate questi errori,
28.3ch'assai sol per amor siamo infelici;
29.1non dovete adempir d'altrui gli umori
29.2con vostro biasmo e far che paian vane
29.3molte altre parti in voi degne d'onori.
30.1Potrei dir de le vostre più ch'umane
30.2bellezze grate e dir che voi siete una
30.3in Roma de le prime cortigiane;
31.1né però penso ingiuriare alcuna
31.2non Franceschiglia, Padovana, Tina,
31.3Valenziana, Vienna, Laura o Luna;
32.1ché de la beltà vostra pellegrina
32.2è testimon ch'in una brava via
32.3fatta avete una casa da regina;
33.1ben che questo argomento in ver non sia
33.2di quei ch'io soglio far gagliardi e sodi
33.3con il mio poco di filosofia;
34.1perché ne sono molte (e ciascun l'odi)
34.2che non son belle, e pure han fabbricato,
34.3ch'io non so immaginar le vie né i modi.
35.1Ma taccio e dirò sol che nel bramato
35.2umanissimo viso e in la persona
35.3avete un non so che ch'a tutti è grato.
36.1Direi di quel ch'altrui la vita dona,
36.2soave fiato e bella man; ma certo
36.3son degne d'altro stil ch'a la carlona.
37.1Quanto ai costumi vostri, al cuore aperto,
37.2a la bontade e lealtà, confesso
37.3ch'io devo ogni fatica al vostro merto;
38.1e che voi non volete a tutti è espresso
38.2o meccanica cosa o men ch'onesta
38.3far né lasciar che vi si faccia appresso.
39.1S'altra cosa non fosse, è assai pur questa,
39.2che mai non v'esce, o sia natura o usanza,
39.3di bocca una parola disonesta,
40.1come ad alcuna, che per sua creanza
40.2ripon (tu mel perdoni) in la bruttezza
40.3de la bocca e del naso ogni creanza;
41.1ma queste, con la vostra candidezza,
41.2son quasi un carbon spento appo il piropo,
41.3bestie proprio da ferro e da cavezza.
42.1Veggio alcune talor, visi di topo,
42.2far con certi atti la delicatella,
42.3che sembran proprio l'asino d'Esopo:
43.1ma a voi sta bene il riso, la favella,
43.2i giuochi, i vezzi e ciò che far volete,
43.3perché ogni cosa in voi compar più bella.
44.1Or, queste cose essendo, non dovete
44.2e non potete con l'onesto in mano
44.3guastar le belle parti ch'in voi avete;
45.1e col rider, di grazia, andate piano,
45.2ché non è per infermi util conforto,
45.3e chi vuol sberleffar, sberleffi invano:
46.1e se non mi farete ingiuria o torto,
46.2ben ch'or morir per voi bramo ed aspetto,
46.3allor vorrò morire ed esser morto;
47.1e da voi sopportare io vi prometto
47.2ogni cosa, eccetto una (oh atto rio!
47.3gravissima a portar saria in effetto),
48.1come dir non vorrei ch'un rival mio
48.2o dono o cena o letto si godesse
48.3a me promesso o che avessi fatt'io
49.1Voi mi potreste dir che chi vi desse
49.2ben tutto il mondo, non lo cureresti,
49.3quando che 'l caso suo non vi piacesse.
50.1Rispondo ch'io non so s'io son di questi;
50.2ma, quando io fossi, ditelo, di grazia,
50.3acciò che nel mortaio acqua non pesti;
51.1ché in tutti i modi vostra voglia sazia
51.2io farò volentieri e per ispasso,
51.3sia per mia povertade o per disgrazia;
52.1ma se per brutto al parer vostro io passo,
52.2allora chiaro io mi son persuaso
52.3ch'esser potria d'ogni speranza casso.
53.1Ben che con voi potria avvenirmi un caso,
53.2qual già m'avvenne per un'altra rea,
53.3che con un piè mi fe' restar di naso:
54.1costei, mentre d'amarmi mi dicea,
54.2e lo giurava, e non con gli occhi asciutti,
54.3e ch'io tra l'altre cose rispondea
55.1ch'ero brutto ed irsuto i membri tutti,
55.2ed ella confirmando mi rispose:
55.3— Signor, son usa far l'amor coi brutti.
56.1Onde, essendo qual altre virtuose,
56.2voi non fareste in la natura mostro
56.3a côr le spine e lasciar star le rose;
57.1così sarebbe eguale il caso nostro,
57.2brutt'io, voi brutti amando; e spero molto,
57.3se 'l mio caso avverrà, ch'avvenga il vostro.
58.1Or, se da voi non m'è negato e tolto
58.2quanto vi chieggio, mia greca angioletta,
58.3eccomi ognor prigion del vostro volto;
59.1e in quest'ora mi fermo, avendo fretta.
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