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1.1Tosto che sente esser vicino il fine
1.2candido cigno a l'ore sue dolenti,
1.3empie l'aria di canto e le vicine
1.4rive fa risonar di nuovi accenti:
1.5tal è il mio canto, poi che le meschine
1.6membra dan luogo ai lunghi miei tormenti
1.7e le nate di duol rime, ch'io canto,
1.8son de la morte mia l'esequie e 'l pianto.
2.1Se pure ardisse il corpo co' l'interno
2.2dolor c'ha in sé, piangendo, accompagnarsi,
2.3gli converria, per piangere in eterno
2.4come Aretusa in fonte liquefarsi;
2.5ma, perché 'l poco umor, se ben discerno,
2.6non può dal grand'ardor non asciugarsi,
2.7fia più leggier che muti il duolo atroce
2.8come Eco, il corpo in sasso e l'alma in voce.
3.1Ove si vede, ove s'intende o legge
3.2a l'immensa mia doglia doglia pare?
3.3qual usanza, qual uom, qual dio, qual legge
3.4permette altrui perir per bene amare?
3.5qual buon giudicio in due contrari elegge
3.6chi dee lasciar, lascia chi dee pigliare?
3.7Benché in donna non è gran meraviglia,
3.8ch'a la parte peggior sempre s'appiglia
4.1E, se ben per l'addietro ogni pensiero
4.2posi in quella bellezza, in quel valore
4.3che finti fùr, fin che vedere il vero
4.4non mi lasciò l'aspra passion d'amore,
4.5or l'error veggio ed emendarlo spero,
4.6che son del cieco laberinto fuore
4.7ed a me stesso a disamare insegno
4.8col cor privo d'amor, colmo di sdegno.
5.1Non crediate però che 'l dolor mio
5.2e 'l pianto sia perché lasciato m'abbia;
5.3anzi mi doglio e piango il tempo ch'io
5.4fui servo altrui ne l'amorosa gabbia:
5.5già fu grande l'amor, grande 'l desio,
5.6or è maggior lo sdegno e più la rabbia;
5.7già ne cantai ed or perdere mi duole
5.8in soggetto sì vil queste parole.
6.1Ma quel di che m'affliggo e mi tormento
6.2è che mi dà la fede e vuol ch'io creda,
6.3giurando ella che m'ama, e in un momento
6.4la veggio darsi a un insensato in preda:
6.5quanto possa la fede e 'l giuramento
6.6di donna quindi ogni uomo estimi e veda:
6.7che farà in regni, in oro, in gemme, in ostro,
6.8se così usa ella in acquistarsi un mostro?
7.1Quanto odiasse Natura il vostro sesso
7.2in molti effetti e molti mostrar volse
7.3ma più ch'in tutti gli altri 'l fece espresso,
7.4quando i vizi, del ciel banditi, accolse
7.5e ne fe' un corpo al suo simìle e, messo
7.6che gli ebbe il tòsco in sen, ch'a l'aspe tolse,
7.7lo tuffò in Stige, indi di fuoco armollo
7.8e a la rovina nostra consacrollo.
8.1Quindi vennero gli odi e le contese,
8.2l'ire e l'insidie a disturbar la terra
8.3e la malnata gelosia ch'accese
8.4il foco in Asia e spinse Europa in guerra;
8.5quindi 'l serpente rio quel laccio tese
8.6che l'aperta del ciel porta ci serra;
8.7quindi la povertade e tutti i mali
8.8ch'empiono ognor l'inferno de' mortali.
9.1Volgi l'istorie insin da' miglior tempi,
9.2quand'era più novello e fresco il mondo,
9.3piene le carte troverai d'esempi
9.4nefandi e rei di questo sesso immondo
9.5non di lussuria pur, ma di quant'empi
9.6vizi si serran nel tartareo fondo;
9.7perché il demonio rio le guida e regge,
9.8non rispetto d'onor, non dio, non legge.
10.1Che non fan queste scellerate, quando
10.2quella furia sfrenata le raggira?
10.3Senza mirar s'è lecito o nefando,
10.4fan ciò ch'accennan la lussuria e l'ira:
10.5la reina di Creti, un toro amando
10.6(ve' scellerato amor a che la tira!)
10.7mugge nel cavo legno e fa far l'opra
10.8dove 'l mostro real Dedalo cuopra.
11.1Poi che 'l padre tradì, scannò il germano
11.2per un che pur allor veduto avea
11.3e pei campi lo sparse a brano a brano
11.4per più sicura andarsene Medea.
11.5Arse Creusa e, se 'l disegno vano
11.6l'antiveduta spada non facea,
11.7periva Teseo; alfin, da rabbia oppressa,
11.8uccise prima i figli e poi se stessa.
12.1Con altissima astuzia ebbe dal padre
12.2l'incesta Mirra il disiato fine;
12.3Scilla la patria a le nimiche squadre
12.4die', svelto al padre co' la vita il crine;
12.5chi fe' a Babel le mura alte e leggiadre
12.6spregiò le leggi umane e le divine
12.7e, seguendo il furor bestiale e fiero,
12.8si congiunse col figlio e col destriero.
13.1Un'altra il buon giudizio e 'l patrio regno
13.2toglie e la libertate al re Siface,
13.3e fa che mandi a remi e vele un legno
13.4fin in Sicilia a disturbar la pace;
13.5poi vedi gir quasi al medesmo segno
13.6un altro re che la medesma face
13.7quasi a simil ruina ardente spinse,
13.8ma il gran volere altrui quel fuoco estinse.
14.1Vedi 'l domator d'Asia come cade
14.2morto per man de l'empia Clitennestra,
14.3e cinquanta sorelle c'han le spade
14.4tutte sanguigne in man fuor ch'Ipermestra;
14.5né trovò in sì gran numero pietade
14.6albergo, ma timor tenne una destra,
14.7dal qual tanti fratelli uccisi fôro
14.8la notte infausta de le nozze loro.
15.1Ve' come i sensi a quello ch'in due parti
15.2divise il mondo Cleopatra invola,
15.3come il terzo de' suoi lascia tra' Parti
15.4ucciso, mentre a rivederla vola;
15.5oblia se stesso, l'alma patria e l'arti
15.6ch'imparò già di Cesare a la scola;
15.7onde, alfin vinto, in sen d'una bagascia
15.8l'onor, la vita e 'l grande imperio lascia.
16.1Vedi Annibal, che in tutte l'altre imprese
16.2non pur mostrossi intrepido ed invitto,
16.3ma aperse l'alpi altere, ove contese
16.4co' la Natura e fêlle alto despitto;
16.5una femmina poi in Puglia il prese
16.6e 'l fe' di vincitor prigione e vitto,
16.7e si può dir che fosse Capua a lui
16.8quel che fu Canne agli avversari sui.
17.1Vedi Sanson robusto, che gli Ebrei
17.2non pur difende da l'ostil procella,
17.3ma un grosso stuol d'armati Filistei
17.4rompe col fulminar d'una mascella;
17.5vedi poi come i tradimenti rei
17.6d'una vile e sfacciata femminella
17.7menan un uom sì glorioso e forte
17.8prigione e cieco a volontaria morte.
18.1Se Bibli usa, scrivendo, ogni argomento
18.2che 'l casto frate a le sue voglie muova,
18.3se per un lavorio d'oro e d'argento
18.4l'ascoso re l'avara moglie trova,
18.5acciò che muoia a Tebe, e s'altre cento
18.6e ne l'età più vecchia e ne la nuova
18.7fan questi eccessi ed altri che non dico,
18.8a che più di narrarne m'affatico?
19.1Altri ammirâr le donne che in ogni arte
19.2sono eccellenti ov'hanno posto cura:
19.3sì come ne' perigli altre di Marte,
19.4altre in ricami d'òr, altre in pittura,
19.5altre in musica ed altre hanno le carte
19.6scritte sì ben, ch'eterno il nome dura.
19.7Cedo, ma mostrinmi una ch'al suo amante
19.8aver servato mai la fé si vante.
20.1E come mentre al mal l'animo applica,
20.2usa fortezza, diligenza e senno,
20.3così a l'onesta ed utile fatica
20.4timida trema e di morir fa cenno:
20.5e quanto sia del nostro sesso amica
20.6sanlo i Sciti, sal l'isola di Lenno;
20.7né gloria sopra quella gloria crede
20.8d'uccider l'uomo e rompergli la fede.
21.1Servar la fede e star contente a un solo,
21.2atto stiman che sia d'animo vile;
21.3or prender questo or quello e sempre un stuolo
21.4d'amanti aver e del sesso virile
21.5spoglie arrecar e trar lacrime e duolo
21.6stiman di loro degno atto e gentile;
21.7e qualunque di lor ne tratta peggio
21.8è tenuta più bella e di più pregio.
22.1E chi n'è in dubbio e chi 'l contrario sente
22.2e chi in scritto e chi a bocca in ciel le pone,
22.3dite pur che non è di sana mente
22.4e c'ha i sensi offuscati da passione
22.5e che se n'avvedrà quando fien spente
22.6le fiamme ond'arde, e, poi ch'a la ragione
22.7avrà reso il suo seggio la pazzia,
22.8concorrerà ne la sentenza mia.
23.1E s'io potessi con parole il viso
23.2farvi, i costumi e le maniere espresse
23.3di quel ch'in luogo mio per suo Narciso
23.4l'ingrata donna, che fu mia, s'elesse,
23.5non so se più la maraviglia o 'l riso
23.6o la pietà ne' vostri cuor potesse;
23.7anzi so che n'avreste ira e cordoglio,
23.8che di tant'util perdita mi doglio.
24.1Me stesso ricovrai, perdendo quella,
24.2quella eterna nimica d'onestate,
24.3tromba d'alte bugie, di frodi ancella,
24.4esempio de l'infide e de l'ingrate,
24.5di virtù più nimica e più rubella
24.6di fé di quante al mondo ne son state
24.7vagabonda, superba, arpia rapace,
24.8lusinghiera, sfacciata, incesta, audace.
25.1E se non che pur temo far me stesso
25.2degno di biasmo, mentre biasmo altrui,
25.3direi sua vita infame e chi fu spesso
25.4cortese e largo nei bisogni sui,
25.5la vil turba d'amanti ch'ella ha appresso,
25.6la patria, il nome d'essa e di colui
25.7che, col favor di chi dovea vietarlo,
25.8fe' il grand'oltraggio a chi non dovea farlo.
26.1Non tanto al rio fanciul che cieco strinse
26.2nei danni miei gli strali e le facelle
26.3e privo di giudizio mi sospinse
26.4a reputarla fra le cose belle,
26.5né a chi di sì vil nodo il cor m'avvinse,
26.6quant'odio porto al ciel, quanto a le stelle,
26.7quanto a la sorte mia, poi che le piacque
26.8farmi nascer dal sesso ond'ella nacque.
27.1Per non farle veder s'io posso e voglio
27.2in vitupero suo, fin pongo omai;
27.3ripongo il calamar, la penna, il foglio
27.4lontan da me per non darle più guai:
27.5e tempo verrà poi che 'l gran cordoglio
27.6sopra di lei scender veder potrai;
27.7e Dio permetterà che sia punita
27.8la puzzolente sua nefanda vita.
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