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1.1Nel tempo che non m'ebbe a sdegno Amore
1.2senza invidia mi vissi e senz'affanno;
1.3ma poi che privo son del suo favore
1.4(che mi duole assai più ch'ogni altro danno),
1.5vivo di vita e d'ogni gioia fuore;
1.6e se i martìri altro ripar non hanno,
1.7convien ch'i miei dolori, aspri e diversi,
1.8per la lingua e per gli occhi sfoghi e versi.
2.1Ma qual lamento fia già mai, qual pianto
2.2ch'agguagliar possa il mio stato doglioso?
2.3Io so ben che di voce e d'umor quanto
2.4conviensi al duolo apparecchiar non oso;
2.5ma spero di gridar, di pianger tanto
2.6che 'l mio martìr non resterà nascoso.
2.7Or t'apparecchia, penna, e, mentre scrivo,
2.8occhi, versate un lacrimoso rivo.
3.1Com'esser può ch'un sì cortese affetto,
3.2sì dolce vista, sì leggiadro viso,
3.3che mi sgombrò d'ogni gravezza 'l petto
3.4e fe' vedermi in terra 'l paradiso,
3.5or sia cagion di tormi ogni diletto
3.6e rivolgere in pianto il canto e 'l riso?
3.7Amor, com'esser può (fa ch'io l'intenda)
3.8ch'ogni mio mal da sua salute penda?
4.1Io dunque son da voi straziato tanto,
4.2io che tanto v'apprezzo e tanto onoro?
4.3dunque ridete voi, voi del mio pianto
4.4voi cui sol chieggio, sol inchino e adoro?
4.5a me, ch'ognun per voi post'ho da canto,
4.6date questo flagel, questo martoro?
4.7tormentate così chi non v'ha offeso?
4.8or quando mai fu 'l maggior torto inteso?
5.1Qual peccato, qual fallo o qual errore
5.2se non d'amarvi troppo ho mai commesso?
5.3Né me di questo, ma incolpate Amore
5.4e 'l ciel che v'ha troppa beltà concesso;
5.5ma s'io donato v'ho l'anima e 'l core,
5.6beneficio il chiamate e non eccesso;
5.7ché più bel don di quel ch'a voi facc'io
5.8non che a mortal, ma non può farsi a un dio.
6.1Se il Re del cielo ha questo don sì accetto
6.2ch'altrui concede il regno suo per merto,
6.3che dovete far voi che 'l più perfetto
6.4cuor che mai fusse e 'l più fedel v'è offerto?
6.5Né io da voi per mia mercede aspetto
6.6che gli angel mi mostriate o 'l cielo aperto,
6.7ma i begli occhi e la fronte e 'l dolce riso,
6.8più grato a me ch'a l'alme il paradiso.
7.1Già men che prima io non gli son fedele,
7.2io non l'amo ora men, non men l'adoro:
7.3onde vengono, oimè! tante querele?
7.4perché dunque per lei mi spasmo e moro?
7.5Amor, tu taci e, com'essa, crudele,
7.6prendi forse piacer del mio martoro:
7.7ma ne la fin che puoi tu dirmi, s'ella
7.8per crudeltà, non per mia colpa, è fella?
8.1Quest'è quel che mi fa tanto languire
8.2e in tal miseria la mia vita chiude,
8.3che mi tormenta, non per mio fallire
8.4ma per sbramar sue voglie inique e crude.
8.5Or come puoi già mai tu consentire,
8.6Amor, ch'in questo carcer mi rinchiude
8.7ch'altri mi privi, e non per nostro errore,
8.8di quanto acquistai già col tuo favore?
9.1Se sei vendicator d'ingiuste offese,
9.2io non so già quel che 'l tuo sdegno aspetta:
9.3hai l'arco in mano e le quadrella tese;
9.4fa di me e di te, signor, vendetta.
9.5Deh, quanto invan son mie parole spese!
9.6Ch'ad altro amante fai costei soggetta,
9.7e bene 'l tuo pensier col suo si scontra,
9.8ché m'avete ambi congiurato contra.
10.1Dunque che debb'io far? chi mi consiglia?
10.2qual speranza mi scorge, in cui m'affido?
10.3Per aver sempre lacrimose ciglia,
10.4non scema il duol, né per continuo grido.
10.5Fa l'ultima saetta almen vermiglia
10.6nel cuor afflitto, ov'io, crudel, t'annido;
10.7dammi la morte omai, ch'io te la chieggio;
10.8e che far puoi a un tuo nimico peggio?
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