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1.1"Ecco la fiera con la coda aguzza,
1.2che passa i monti e rompe i muri e l'armi!
1.3Ecco colei che tutto 'l mondo appuzza!".
2.1Sì cominciò lo mio duca a parlarmi;
2.2e accennolle che venisse a proda,
2.3vicino al fin d'i passeggiati marmi.
3.1E quella sozza imagine di froda
3.2sen venne, e arrivò la testa e 'l busto,
3.3ma 'n su la riva non trasse la coda.
4.1La faccia sua era faccia d'uom giusto,
4.2tanto benigna avea di fuor la pelle,
4.3e d'un serpente tutto l'altro fusto;
5.1due branche avea pilose insin l'ascelle;
5.2lo dosso e 'l petto e ambedue le coste
5.3dipinti avea di nodi e di rotelle.
6.1Con più color, sommesse e sovraposte
6.2non fer mai drappi Tartari né Turchi,
6.3né fuor tai tele per Aragne imposte.
7.1Come tal volta stanno a riva i burchi,
7.2che parte sono in acqua e parte in terra,
7.3e come là tra li Tedeschi lurchi
8.1lo bivero s'assetta a far sua guerra,
8.2così la fiera pessima si stava
8.3su l'orlo ch'è di pietra e 'l sabbion serra.
9.1Nel vano tutta sua coda guizzava,
9.2torcendo in sù la venenosa forca
9.3ch'a guisa di scorpion la punta armava.
10.1Lo duca disse: "Or convien che si torca
10.2la nostra via un poco insino a quella
10.3bestia malvagia che colà si corca".
11.1Però scendemmo a la destra mammella,
11.2e diece passi femmo in su lo stremo,
11.3per ben cessar la rena e la fiammella.
12.1E quando noi a lei venuti semo,
12.2poco più oltre veggio in su la rena
12.3gente seder propinqua al loco scemo.
13.1Quivi 'l maestro "Acciò che tutta piena
13.2esperïenza d'esto giron porti",
13.3mi disse, "va, e vedi la lor mena.
14.1Li tuoi ragionamenti sian là corti;
14.2mentre che torni, parlerò con questa,
14.3che ne conceda i suoi omeri forti".
15.1Così ancor su per la strema testa
15.2di quel settimo cerchio tutto solo
15.3andai, dove sedea la gente mesta.
16.1Per li occhi fora scoppiava lor duolo;
16.2di qua, di là soccorrien con le mani
16.3quando a' vapori, e quando al caldo suolo:
17.1non altrimenti fan di state i cani
17.2or col ceffo or col piè, quando son morsi
17.3o da pulci o da mosche o da tafani.
18.1Poi che nel viso a certi li occhi porsi,
18.2ne' quali 'l doloroso foco casca,
18.3non ne conobbi alcun; ma io m'accorsi
19.1che dal collo a ciascun pendea una tasca
19.2ch'avea certo colore e certo segno,
19.3e quindi par che 'l loro occhio si pasca.
20.1E com'io riguardando tra lor vegno,
20.2in una borsa gialla vidi azzurro
20.3che d'un leone avea faccia e contegno.
21.1Poi, procedendo di mio sguardo il curro,
21.2vidine un'altra come sangue rossa,
21.3mostrando un'oca bianca più che burro.
22.1E un che d'una scrofa azzurra e grossa
22.2segnato avea lo suo sacchetto bianco,
22.3mi disse: "Che fai tu in questa fossa?
23.1Or te ne va; e perché se' vivo anco,
23.2sappi che 'l mio vicin Vitalïano
23.3sederà qui dal mio sinistro fianco.
24.1Con questi Fiorentin son padoano:
24.2spesse fïate mi 'ntronan li orecchi
24.3gridando: "Vegna 'l cavalier sovrano,
25.1che recherà la tasca con tre becchi!".
25.2Qui distorse la bocca e di fuor trasse
25.3la lingua, come bue che 'l naso lecchi.
26.1E io, temendo no 'l più star crucciasse
26.2lui che di poco star m'avea 'mmonito,
26.3torna'mi in dietro da l'anime lasse.
27.1Trova' il duca mio ch'era salito
27.2già su la groppa del fiero animale,
27.3e disse a me: "Or sie forte e ardito.
28.1Omai si scende per sì fatte scale;
28.2monta dinanzi, ch'i' voglio esser mezzo,
28.3sì che la coda non possa far male".
29.1Qual è colui che sì presso ha 'l riprezzo
29.2de la quartana, c'ha già l'unghie smorte,
29.3e triema tutto pur guardando 'l rezzo,
30.1tal divenn'io a le parole porte;
30.2ma vergogna mi fé le sue minacce,
30.3che innanzi a buon segnor fa servo forte.
31.1I' m'assettai in su quelle spallacce;
31.2sì volli dir, ma la voce non venne
31.3com'io credetti: "Fa che tu m'abbracce".
32.1Ma esso, ch'altra volta mi sovvenne
32.2ad altro forse, tosto ch'i' montai
32.3con le braccia m'avvinse e mi sostenne;
33.1e disse: "Gerïon, moviti omai:
33.2le rote larghe, e lo scender sia poco;
33.3pensa la nova soma che tu hai".
34.1Come la navicella esce di loco
34.2in dietro in dietro, sì quindi si tolse;
34.3e poi ch'al tutto si sentì a gioco,
35.1là 'v'era 'l petto, la coda rivolse,
35.2e quella tesa, come anguilla, mosse,
35.3e con le branche l'aere a sé raccolse.
36.1Maggior paura non credo che fosse
36.2quando Fetonte abbandonò li freni,
36.3per che 'l ciel, come pare ancor, si cosse;
37.1né quando Icaro misero le reni
37.2sentì spennar per la scaldata cera,
37.3gridando il padre a lui "Mala via tieni!",
38.1che fu la mia, quando vidi ch'i' era
38.2ne l'aere d'ogne parte, e vidi spenta
38.3ogne veduta fuor che de la fera.
39.1Ella sen va notando lenta lenta;
39.2rota e discende, ma non me n'accorgo
39.3se non che al viso e di sotto mi venta.
40.1Io sentia già da la man destra il gorgo
40.2far sotto noi un orribile scroscio,
40.3per che con li occhi 'n giù la testa sporgo.
41.1Allor fu' io più timido a lo stoscio,
41.2però ch'i' vidi fuochi e senti' pianti;
41.3ond'io tremando tutto mi raccoscio.
42.1E vidi poi, ché nol vedea davanti,
42.2lo scendere e 'l girar per li gran mali
42.3che s'appressavan da diversi canti.
43.1Come 'l falcon ch'è stato assai su l'ali,
43.2che sanza veder logoro o uccello
43.3fa dire al falconiere "Omè, tu cali!",
44.1discende lasso onde si move isnello,
44.2per cento rote, e da lunge si pone
44.3dal suo maestro, disdegnoso e fello;
45.1così ne puose al fondo Gerïone
45.2al piè al piè de la stagliata rocca,
45.3e, discarcate le nostre persone,
46.1si dileguò come da corda cocca.
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