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1.1Sante Muse immortali e sacre Menti,
1.2ch' abitate nel ciel di stelle adorno,
1.3e fate al sommo Sol vari concenti
1.4là 've perpetuo splende e chiaro il giorno,
1.5voi quel ch' avenne a le passate genti,
1.6tutto vedeste già, volgendo intorno,
1.7e quel ch' or è sapete, e non ricopre
1.8a voi l' età futura i nomi e l' opre.
2.1E voi, del tempo e de l' oblio nemiche,
2.2che di tenebre cinge i fatti illustri,
2.3siete, o figlie di Giove, al vero amiche,
2.4che qui s' oscura al variar de' lustri;
2.5e date luce a le memorie antiche
2.6sì come un sol che gran pittura illustri,
2.7e l' imagini mostri altrui dipinte,
2.8false non già, bench' ombreggiate e finte.
3.1Voi m' ispirate dunque il novo carme,
3.2perch' io d' alta progenie ancor feconda
3.3canti gli scettri e le sue imprese e l' arme,
3.4e nulla altrui del gran principio asconda;
3.5datemi voi, ch' io possa al cielo alzarme,
3.6ali al pensiero, a l' ali aura seconda,
3.7né fate voi che fra lucenti cerchi
3.8l' origin prima in vano omai ricerchi.
4.1Taccia la fama men verace intanto,
4.2che del vecchio Saturno anco risuona,
4.3e lodi intorno al Mincio il vostro canto
4.4vera stirpe del ciel, scettro e corona;
4.5e di Tebe e di Tracia il duolo e 'l pianto
4.6e le contese, in cui lampeggia e tuona
4.7Giove turbato e freme il ciel discorde,
4.8dian loco in terra al suo valor concorde.
5.1A se stessa concorde, amica al cielo,
5.2cara a la patria, ov' ella il fren distringe,
5.3e più lucente fu che Febo in Delo
5.4la sua virtù, ch' or a cantar m' astringe,
5.5e la sua gloria, a cui qual sacro velo,
5.6qui d' uopo non sarà Chimera o Sfinge,
5.7od Idra o fier Ciclope o gran Centauro,
5.8o pur di tosco armato il Drago e 'l Tauro.
6.1Ma senza l' ombra de' fallaci mostri,
6.2onde sì vaneggiar gli antichi tempi,
6.3che figurargli infra stellanti chiostri,
6.4non solo n' adornaro altari e tempi,
6.5cantiam, saggio signor, gli antichi vostri,
6.6c' han dato di valor più chiari essempi:
6.7cantin le vere Muse i veri gesti,
6.8perché la nova età s' avanzi e desti.
7.1Dico, Vincenzo, a voi, ch' il ciel più largo
7.2de le sue grazie aveste e più cortese,
7.3di quanti già passaro il mar con Argo
7.4e seguir di Giason l' antiche imprese;
7.5e men vi caglia di Micene e d' Argo,
7.6e di Troia ascoltar le fiamme accese,
7.7e le fatiche de l' invitto Alcide,
7.8poiché ogni Musa al vostro merto arride.
8.1E se fede dal ciel discesa alberga
8.2sul vostro Olimpo, imperioso monte,
8.3e giustizia vi diè corona e verga,
8.4l' una fermata in mano e l' altra in fronte,
8.5e perché oscuro nembo il mondo asperga,
8.6è sicura là sù d' oltraggi e d' onte,
8.7trovin le Muse ancor tranquilla stanza
8.8in quell' altezza ch' ogni nube avanza.
9.1Già dechinato era l' onor vetusto
9.2de l' alto Imperio ch' ingombrò la terra,
9.3e stese da l' Ibero a l' Indo adusto
9.4l' insegne sue vittoriose in guerra;
9.5Roma, già priva del suo grande Augusto,
9.6adorava colui che 'l ciel disserra,
9.7e de' Romani il re germano elesse
9.8incontra l' arme de' Romani istesse.
10.1L' altro Cesare ancor del primo Impero
10.2tenea di Grecia ne l' estrema parte
10.3il titolo onorato e 'l seggio altero,
10.4ma scemo di valor, di forza e d' arte;
10.5l' Africa e l' Asia avean perduto il vero
10.6lume, onde l' illustrar l' antiche carte,
10.7e seguito l' error di falsa legge,
10.8ch' i popoli ingannati ingiusta regge.
11.1L' Italia, in sé divisa, empi tiranni
11.2serviva a guisa pur di vile ancella,
11.3e spesso a l' ombra de' sacrati vanni
11.4si ritogliea questa cittate e quella;
11.5parte mutando e rinovando affanni,
11.6qual del suo Augusto divenia rubella,
11.7qual del sacro Bifolco il dolce giogo
11.8scotea, né tempo era tranquillo o luogo,
12.1quando da l' alto seggio il Padre eterno
12.2mirò d' Europa i combattuti regni,
12.3e qual facean d' Italia aspro governo
12.4i suoi nemici e i suoi tiranni indegni,
12.5e l' amor de le parti, e l' odio interno
12.6di mille cori, e gli ostinati sdegni;
12.7e disegnò che la sua gloria prisca
12.8d' estranio seme ancora in lei fiorisca.
13.1E mosse al suon de la canora tromba,
13.2onde Germania risonò sovente,
13.3a visitar la gloriosa tomba
13.4del suo Fligliuolo, il fior d' inclita gente;
13.5e de gli eroi più forti, onde rimbomba
13.6la fama ancor ne l' ultimo Oriente,
13.7Gonzaga fu, che del suo nome erede
13.8lasciò con ampia stirpe augusta sede.
14.1Più saldo assai ch' in viva pietra, iscritto
14.2restò ne' suoi nipoti il chiaro nome;
14.3ma poi che vinto in Asia il re d' Egitto
14.4e le provincie fur conquise e dome,
14.5e di Sion l' antico regno afflitto
14.6scosso da le sue gravi ingiuste some,
14.7Mantova 'l tenne, e di sue armate squadre
14.8gli diè 'l governo quest' antica madre.
15.1D' orrida guerra turbini e tempeste
15.2facean d' intorno a lei la terra oscura,
15.3e 'l valor peregrino, anzi celeste,
15.4la fé serena al fin e più sicura
15.5che del suo Mincio i torti giri e queste
15.6paludi, onde bagnò l' antiche mura;
15.7benché non fosse da l' occaso a l' orto
15.8a la virtute allor più fido porto.
16.1Di tal radice il suo fecondo scelse
16.2Dio, sì come cultor fra l' acque e l' ombra,
16.3poscia i maligni tronchi egli divelse
16.4con la possente man, ch' i rei disgombra;
16.5e qui poscia fiorir l' opere eccelse
16.6da la pianta che 'l Po col Mincio adombra.
16.7Or chi può tutti raccontarne i rami,
16.8benché Febo e le Muse a l' opra chiami?
17.1Ma fra color di cui per tempo antico
17.2non s' oscura la fama e non s' assonna,
17.3Roticherio ritolse al terzo Enrico
17.4la città di Matilda, invitta donna,
17.5ch' incontra a quel d' Italia aspro nemico
17.6fu quasi del suo onore alta colonna;
17.7e fu Guglielmo ancor del nobil seme,
17.8che Corrado e Gualtier produsse insieme.
18.1Di lui poscia Corbello, e di lui nacque,
18.2come si scrive, il suo figliuol Riccardo;
18.3né la verace fama i pregi tacque
18.4del buon Filippo, il messaggier lombardo,
18.5che troppo a Federigo allor dispiacque
18.6col ben locato uffizio. Uscì più tardo
18.7Antonio, e di tal seme altro Corrado,
18.8a cui la pace fu cotanto a grado.
19.1Di valore e di senno indi fioriva
19.2Gilio nel fortunato almo terreno;
19.3poi la città ch' è su la verde riva,
19.4di sé pur diede a Federigo il freno;
19.5e del terzo Corrado ancora è viva
19.6e di Corbello la memoria almeno,
19.7che trattar fida pace; appresso è l' altro,
19.8che fu nel trattar l' armi e forte e scaltro.
20.1Galeazzo dic' io, che 'l core e l' alma
20.2ebbe in picciole membra altero e grande,
20.3e del vinto gigante illustre palma,
20.4sì che 'l volo la fama intorno spande.
20.5Or quai monili, Italia, o quai ghirlande,
20.6qual portò 'l vincitor più cara salma
20.7quel dì ch' al ferro ebbe la man sì pronta,
20.8e Francia pianse la vergogna e l' onta?
21.1Ma come stella che scintilla e luce
21.2ne la sublime sfera, anzi sovrana,
21.3là 've a pena s' inalza e si conduce
21.4stanca e tremante al fin la vista umana,
21.5così de' prischi eroi la chiara luce
21.6sembra minor, fatta da noi lontana;
21.7ma la virtù de la più certa prole
21.8parve poscia di gloria un vivo sole.
22.1Guido, che guerreggiò contro Manfredi
22.2seguendo Carlo in giusta guerra e santa,
22.3quando Clemente diè pene e mercedi,
22.4e 'l regno al re, ch' ebbe virtù cotanta,
22.5molti di sé lasciati illustri eredi,
22.6fu quasi tronco de la nobil pianta.
22.7Luigi, il suo Gualtier, Petronio, Abramo
22.8produsse, e poi Gentil, fiorito ramo.
23.1Ma Luigi il primiero e forte e saggio,
23.2quasi Lucrezia incontro al re superbo,
23.3mostrò in età canuta alto coraggio,
23.4e 'n matura virtù disdegno acerbo;
23.5e del figliuol udito il grave oltraggio,
23.6disse: “Questa vendetta a me riserbo”.
23.7Né s' acquetò finché 'l tiranno esangue
23.8l' altrui scorno lavò nel proprio sangue.
24.1E non gli tolse sol l' indegna vita,
24.2ma lo stato ch' un tempo ei tenne oppresso:
24.3così tesser sapea la tela ordita
24.4da' magnanimi figli e da se stesso.
24.5Ma la clemenza insin al ciel gradita
24.6e l' onta iniqua del più fragil sesso,
24.7fan che si lodi la vendetta e 'l risco,
24.8e l' animo e 'l valor severo e prisco.
25.1Signor la patria il vuol, la patria il chiama;
25.2ei già comanda a' volontari, e regge
25.3l' alma città, che 'l riverisce ed ama,
25.4e l' eterna giustizia è viva legge.
25.5Ma già commosso a l' onorata fama
25.6Carlo il Boemo lui vicario elegge;
25.7Reggio 'l conferma, e di virtù l' acquisto
25.8dono è di grazia, e l' uno e l' altro è misto.
26.1Luigi de le membra il grave pondo
26.2portò quasi cent' anni e lieto visse;
26.3poscia a Dio ritornò, sazio del mondo,
26.4che nulla meta a l' onor suo prescrisse.
26.5Di tre mogli lasciò, padre fecondo,
26.6undici figli, pria ch' al ciel salisse;
26.7ma duol per Filippino al fin sostenne,
26.8ch' anzi il suo genitore a morte venne.
27.1Guido, Feltrin, Corrado, Azzo ed Alberto
27.2sostenner di sua morte il grave affanno;
27.3Giovanni, Federigo, il buon Cosperto
27.4pianser con gli altri il gran publico danno.
27.5Guido ne l' armi e nel governo esperto,
27.6che scosso il giogo avea d' empio tiranno,
27.7saggio al saggio succede, e veglio al veglio,
27.8quando l' ozio e 'l riposo in tutto è meglio.
28.1Breve spazio a lui diè fortuna e morte
28.2da mostrar suo valor e insieme il senno.
28.3Egli e 'l Visconte poi, con varia sorte,
28.4guerra assai lunga e perigliosa fenno;
28.5Carlo e gli Estensi al fido amico e forte
28.6contr' al signor d' Insubria aita denno;
28.7né 'l Drago avuto avria rispetto e scampo
28.8dal Leon coronato in rosso campo.
29.1Ma Carlo imperator, quei che disgiunse
29.2odio più che natura in noi possente,
29.3con nova pace il vincitor congiunse,
29.4benché sia Guido del figliuol dolente;
29.5e l' arme di Boemia allor aggiunse
29.6a quella di sua antica inclita gente,
29.7che fur le negre insieme e l' auree liste,
29.8e 'n mille imprese fiammeggiar fur viste.
30.1Sei figli il nobil Guido ebbe di Verde,
30.2ne' quai Natura andò cangiando stile:
30.3Ugolin, che la vita incauto perde,
30.4pugna, ama, regge anzi l' età virile;
30.5Lodovico e Francesco, in cui rinverde
30.6la stirpe, e poco a l' un l' altro è simile;
30.7Isabella, Gigliola e Beatrice,
30.8numero che può fare altrui felice.
31.1Feltrin, che perturbò Verona e Reggio
31.2e giusto onor bramò d' ingiusta possa,
31.3tenne gran tempo l' usurpato seggio
31.4contro l' ira d' Augusto in van commossa;
31.5al fin mostrò come sovente è peggio
31.6ch' uom molto viva al mondo e molto ei possa;
31.7e giunse senza ferro e senza tema
31.8il valor suo infelice a l' ora estrema.
32.1Lasciò tre figli; e Guido, a forza escluso
32.2da Reggio, conservò terre e castella;
32.3e la villa vendeo dove rinchiuso
32.4ebbe fortuna al suo valor rubella.
32.5Non mancò poi 'l valor da gli avi infuso
32.6ne' suoi nipoti, alta progenie e bella,
32.7ch' illustre in Nuvolara allor rifulse,
32.8né violenza o fraude indi l' avulse.
33.1L' altro Odoardo fu, che tosto la fato
33.2cedendo, giovinetto uscì di vita,
33.3a miglior, com' io stimo, in ciel traslato,
33.4ma la memoria in terra è ancor gradita.
33.5Guglielmo il terzo, uom di valor lodato;
33.6e d' entrambi riman stirpe fiorita,
33.7ch' in Mantoa sue radici e tronchi ha fermi:
33.8son donne illustri e cavalieri i germi.
34.1Ma di bell' opre e d' alto onor fu vago
34.2Lodovico, e di mura intorno cinse
34.3l' alma città che siede in riva al lago,
34.4e scacciò i congiurati, o pur estinse.
34.5Alda il marito, e bella donna il vago,
34.6fece lieto del figlio in cui s' incinse:
34.7l' una Isabella e 'l buon Francesco in luce,
34.8l' altra Febo di furto a lui produce.
35.1Giovane ancor lo scettro e l' arme ha preso
35.2Francesco, e mostra cor sublime ed alto:
35.3spende, guerreggia, e da gl' ingrati offeso,
35.4poscia da lor sostiene un duro assalto;
35.5resiste e vince, e dal Leon difeso,
35.6la terra e 'l Po tinge in sanguigno smalto;
35.7prende i tiranni, e di valor essempio
35.8e di pietà, drizza a le Grazie il tempio.
36.1Lascia gli essempi a' figli, e 'l nome ancora
36.2lascia al maggior, quasi retaggio eletto;
36.3l' altro chiamò Giovanni, e s' avvalora
36.4e questi e quel, come guerrier perfetto.
36.5E bella coppia di sue figlie onora
36.6la stirpe, che d' onor non ha difetto:
36.7Margarita al candor perla somiglia,
36.8vola Susanna al ciel, l' estrema figlia.
37.1Ma 'l primo gloria a la sua stirpe accrebbe,
37.2titoli, gradi, stati, insegne e pregi.
37.3Venezia l' onorò, come far debbe
37.4Augusto, e chi può far gli augusti e i regi:
37.5l' uno e l' altro ei raccolse, e scettro n' ebbe
37.6e corona; fé guerre e fatti egregi;
37.7vinse a gli altri, a se stesso, e primo e solo
37.8quattr' aquile spiegò sublimi a volo.
38.1Lodovico, Alessandro, e quel che prese
38.2Lucido nome, e Carlo, il quarto figlio
38.3generato da lui, ne l' alte imprese
38.4mostrò forza e valor, cauto consiglio.
38.5Lodovico, che sempre in alto intese,
38.6Pio Secondo raccolse in gran conciglio,
38.7pio contra gli empi, che dal giogo indegno
38.8liberar tenta l' Asia e 'l sacro regno.
39.1Il terzo Federigo in te raccolto,
39.2e 'l re di Dania, alta città, vedesti;
39.3e 'l tuo signor da l' arme a Dio rivolto,
39.4e seco tempi eccelsi al cielo ergesti:
39.5pompe e novi edifici e popol folto
39.6raccogliendo nel sen lieta crescesti,
39.7sin ch' in terra il mostrò mortal la morte,
39.8ma divo in cielo e d' altri dei consorte.
40.1Come l' anima grande il grave incarco
40.2depose de le sue membra terrene,
40.3non passò d' Acheronte il dubbio varco
40.4o pur di Stige le cocenti arene;
40.5ma più veloce assai che stral da l' arco,
40.6salse a le parti senza il sol serene,
40.7e vide sotto a' piè Giove e Saturno
40.8con altri rai che di seren notturno.
41.1Del sol lucente e de l' instabil luna
41.2vide gli altri celesti almi splendori,
41.3e 'l certo errar di legge e per fortuna;
41.4poi rimirò qua giù gli umani errori,
41.5e sparso qui ciò che nel ciel s' aduna;
41.6e de' suoi figli ancor divisi i cori,
41.7e divisi gli stati in varie parti,
41.8e discorde il voler, gl' ingegni e l' arti.
42.1E de l' origin sua la fonte e i rivi
42.2fra noi mirando, ovunque ancor si stenda,
42.3vide com' ella in fin dal ciel derivi
42.4e da fonte di luce in lor discenda;
42.5vide cent' avi suoi celesti e divi,
42.6di raggi in guisa ond' il gran sol risplenda,
42.7e gli anni e i lustri anzi 'l cospetto eterno,
42.8com' un dì breve al più gelato verno.
43.1Quanto Egitto misura in verdi campi,
43.2e gli anni numerati a mille a mille,
43.3de' regi antichi etate imprimao stampi,
43.4dal diluvio sicuro o da faville,
43.5egli stimò quasi notturni lampi
43.6o pur d' arido tronco atre scintille,
43.7la vita un sogno, e neri fumi ed ombre
43.8gli onori altrui, ch' oscuri il tempo e sgombre.
44.1Ma di Barbara casta, onde fu lieta
44.2dal barbarico onore Italia altera,
44.3pria ch' ei salisse a gloriosa meta
44.4nove figli ebbe, alma progenie e vera.
44.5Federigo il primier, ché nulla il vieta,
44.6ha 'l nome degno di colui ch' impera
44.7ne la città, ch' aurea corona e scettro
44.8lodò ne' suoi, non pur la penna e 'l plettro.
45.1Francesco a lo splendor d' armi pietose
45.2quel d' ostro aggiunse e ne coprì la chioma,
45.3e l' onorata spada allor depose,
45.4mentre inerme inchinollo Italia e Roma.
45.5Né 'l suo valor in riva al Loglio ascose
45.6l' altro, che similmente ancor si noma;
45.7e 'l suo Ridolfo e Lodovico a paro,
45.8sprezzan pur Lete ed Acheronte avaro.
46.1Ma Cecilia e Susanna, alme divote,
46.2fuggiro il mondo e 'l suo piacer profano;
46.3ed or là sù fra le stellanti rote
46.4han corona immortal dal Re sovrano.
46.5Barbara in freddo clima e 'n parti ignote
46.6visse contenta di marito strano,
46.7e 'n lei bel cambio di pudica fede
46.8a l' inculto Germano Italia diede.
47.1Novi legami Amore e novi nodi
47.2d' una e d' altra provincia anco ristrinse,
47.3simili a quegli onde mirabil modi
47.4le gran parti del mondo insieme avvinse.
47.5Taccia gli oltraggi e le sue antiche frodi
47.6l' Asia e l' Europa, ch' odio in lor sospinse;
47.7né guerra agguagli a questa guerra illustre
47.8per gloria d' arme onde i suoi regni illustre.
48.1Né con men dolce o men famosa cetra
48.2il legitimo amor risuoni o canti
48.3Febo, deposto l' arco e la faretra,
48.4né de la morte altrui si glori e vanti.
48.5Qui nobil moglie oneste grazie impetra,
48.6sono le voglie pure e i pensier santi,
48.7e non v' ha loco inganno o nube vaga,
48.8ma di sua fede il puro amor s' appaga.
49.1Margarita arricchì di novi parti,
49.2più che di care gemme e di fino auro,
49.3d' Italia bella le più liete parti,
49.4che via men liete fur d' alto tesauro.
49.5Nacque il novo Francesco a l' armi, a l' arti
49.6di guerra illustri, a scettro, a palma, a lauro,
49.7a pompe trionfali, a vera gloria,
49.8di poema dignissimo e d' istoria.
50.1Altri figli d' Antonia, altri nipoti
50.2di Gian Francesco, a lei congiunto, usciro,
50.3pur come rai di sol ch' illustri e roti
50.4d' intorno al ciel col suo perpetuo giro.
50.5E più saran per fama al mondo ignoti
50.6di Macedonia i regi, e Dario e Ciro,
50.7e gli altri ch' illustrar l' antica Sparta,
50.8qual d' un gemino sol luce cosparta.
51.1E i gloriosi che passaro a Colco,
51.2e quei che presso Troia o 'ntorno a Tebe
51.3fecer su' corpi estinti il fiero solco,
51.4e di sangue inondar l' orride glebe,
51.5e l' opre di nocchiero e di bifolco,
51.6onde già vaneggiò l' errante plebe:
51.7ch' il tempo i fatti lor di nebbia asperga,
51.8o i nomi illustri in cieco oblio sommerga.
52.1Nacque di Lodovico il gran Luigi,
52.2di Pirro Carlo, coppia in guerra esperta
52.3e di sommo valor, ch' a' regni stigi,
52.4senza offrir ramo, avria la spada aperta;
52.5e segnò verso il cielo alti vestigi
52.6per la via di virtuù solinga ed erta;
52.7l' orme seguir Vespasiano e Pirro,
52.8col duro elmo premendo inculto cirro.
53.1E Ferrante e i fratelli, i quai dimostro
53.2han gran valor in guerra, e 'n chiuso arringo,
53.3e gli altri, nati avanti al secol nostro,
53.4che quasi in breve fascio accoglio e stringo;
53.5e quel che meritò la mitra e l' ostro,
53.6Pirro, ch' a quest' onor non gio solingo;
53.7e 'l dotto Scipion, ch' ovunque il segua,
53.8vince i meriti altrui, la gloria adegua.
54.1Dove lasci' io del buon Ridolfo il veglio
54.2i figli e i successori indi ritratti?
54.3Orazio, Alfonso, o te, Ferrante, io sceglio,
54.4Prospero, o te, di cui si scriva e tratti?
54.5Ma 'l valor del grand' avo è chiaro speglio
54.6in alte imprese e 'n animosi fatti,
54.7perché col petto suo le schiere avverse,
54.8non con la destra sol invitta aperse.
55.1Già Carlo avea corsa l' Italia e vinta,
55.2e d' arme ingombra e di terrore indegno
55.3la nobil Roma, e 'n breve pace e finta
55.4di Cesare costretto il vario ingegno;
55.5la stirpe d' Aragona al fin sospinta
55.6di lido in lido e d' uno in altro regno,
55.7ed a que' già di Pirro e d' Alessandro
55.8dato speranza, e 'n sin al mar d' Antandro.
56.1Ma quando egli dovea di Grecia oppressa
56.2scotere il giogo che l' aggrava ed ange,
56.3e la gloria cercar dal ciel promessa,
56.4dando giusto spavento al Nilo, al Gange,
56.5lascia il bel regno e la vittoria istessa
56.6in guisa d' uom che tosto il voler cange;
56.7e di vincere omai pentito e stanco,
56.8tornò, ma quasi vinto, al regno Franco.
57.1L' Italia, ch' al venir fu piana e molle,
57.2dura gli sembra in ritornando e lunga;
57.3e quasi irata incontro a lui s' estolle
57.4e par che dal suo regno il re disgiunga:
57.5più cupo il fiume e più scosceso il colle,
57.6più folta appar la selva, ovunque ei giunga;
57.7sempre ha rischi da tergo e rischi innanzi,
57.8e teme quei che spaventò pur dianzi.
58.1Ma 'l gran padre Appennin l' antico dosso
58.2premer sentia da quelle armate genti;
58.3da cavalli e da carri indi percosso,
58.4sotto il peso gemea d' aspri tormenti;
58.5e poi ch' una o due volte indarno ha scosso
58.6fulmini de' celesti a prova ardenti,
58.7in vano ancor s' armò d' orrido gelo
58.8e parea lamentarsi al Re del cielo:
59.1“Per fulminar contro 'l tuo regno a prova,
59.2i folgori, ond' ei tuona, onde lampeggia,
59.3porta costui ne i monti, e 'n me rinova
59.4il furor de gl' ingiusti e 'l tuo pareggia.
59.5Ma di venir là sù sentier non trova,
59.6bench' egli aspiri a la celeste reggia.
59.7Or che fia, se mi sterpa e se mi svelle?
59.8Fuggendo Italia assalir può le stelle.
60.1Già d' altri monti almeno il peso aspetto,
60.2se la tua ardente man tardi minaccia:
60.3ardimi, o Re del cielo, il crine e 'l petto,
60.4lodo l' incendio in me, se foco il caccia;
60.5e pur non fui contra 'l tuo nume eretto
60.6e contr' al tuo poter da l' empie braccia;
60.7né tuo nemico tengo occulto in grembo,
60.8pregno via più di rugiadoso nembo.
61.1E solo il sacro tuo nobil trofeo
61.2portar vorrei su le robuste spalle,
61.3e non quel d' Efialte o di Tifeo,
61.4o pur del re de' Geti o d' Anniballe”.
61.5Tacque, e scosse la fronte, onde cadeo
61.6più d' un torrente d' una in altra valle,
61.7e versò neve in atro umor disciolta
61.8da' crini e da la barba orrida e folta.
62.1Giunt' era dove il Taro al Po se 'n corre
62.2il re, cui d' aspri monti orridi sassi,
62.3o città chiusa d' alte mura o torre,
62.4o schiere armate non serraro i passi,
62.5quand' ei mirò dal gran Francesco opporre
62.6i collegati a' suoi, già incauti e lassi,
62.7che ne gli ordini lor passando avanti,
62.8sparsi e turbati fur da' Greci erranti.
63.1Come carca di prede armata nave,
63.2che trascorrea del mar tranquillo il seno,
63.3quand' ebbe destra l' aura e più soave,
63.4e queta l' onda intorno e 'l ciel sereno,
63.5poi che si turba, e minaccioso e grave
63.6Austro gl' inalza incontra il mar Tirreno,
63.7teme, nel prender porto, occulto scoglio,
63.8né può sforzar de' venti il fero orgoglio;
64.1così parea quell' oste allor confusa
64.2dal suo timore, e per li duci incerti:
64.3altri di terra ben munita e chiusa,
64.4altri più fida in suoi guerrieri esperti.
64.5Il magnanimo re fuggir ricusa
64.6il periglio e l' orror de' lochi aperti;
64.7né vuol con l' oro aprir la dubbia strada,
64.8ma con la sua fatale invitta spada.
65.1Porta e riporta in vano il fido araldo
65.2minaccie e vanti, e 'n van promesse e preghi,
65.3ch' ogni core, al suo pro costante e saldo,
65.4non avvien che si mova alquanto o pieghi.
65.5Già scioglieva i torrenti il sol più caldo,
65.6i quali il verno par che stringa e leghi,
65.7e 'l Taro distendea turbato e presto
65.8il corso allor fra quel nemico e questo.
66.1A destra il re tenea gli eccelsi poggi
66.2spiegando al ciel la trionfale insegna,
66.3ed a qualunque a lui d' incontro alloggi
66.4già signoreggia d' alta parte e regna;
66.5l' altro, se vuol passar, convien che poggi
66.6su l' erte sponde, e 'l suo tardar disdegna;
66.7né stima il dubbio letto e 'l giro obliquo
66.8del fiume, o 'l loco a tanta guerra iniquo.
67.1I padri in alta impresa e gravi e tardi,
67.2ch' indugiando acquistar provincie e fama,
67.3e steser fra gli Argivi e fra i Lombardi
67.4il giusto imperio che s' onora ed ama,
67.5lentaro il freno a' suoi guerrier gagliardi,
67.6ed a quella di gloria ardente brama;
67.7e parve il gran Francesco in mezzo al campo
67.8e ne' detti e ne l' opre acceso lampo.
68.1Dicea: “Partirà dunque omai sicuro
68.2questi, che fugge Italia, anzi la porta
68.3presa oltra l' Alpe, ove aspro giogo e duro
68.4già le prepara e legge iniqua e torta?
68.5Quasi ladron notturno, al cielo oscuro,
68.6che serrato non trovi od uscio o porta,
68.7porterà le corone e gli aurei fregi
68.8e tante prede di spogliati regi?
69.1E potrem noi soffrir che pur ritorni
69.2di là da' suoi nevosi orridi monti,
69.3ove le sue vittorie e i nostri scorni
69.4e gli oltraggi d' Italia altrui racconti?
69.5Né sarà chi 'l ritardi o chi 'l distorni?
69.6né chi l' assalga o 'l fuggitivo affronti?
69.7Perch' ei salve sue prede e quella turba,
69.8che poco riposando altrui perturba?
70.1Star non potran fra l' Alpi e fra Pirene,
70.2quai fere chiuse entro selvaggi chiostri,
70.3ma parran turbo di volanti arene,
70.4o gran diluvio sopra i campi nostri.
70.5Tronchiamo al ritornar l' ardita speme,
70.6e qui ciascuno il suo valor dimostri,
70.7e l' italico onor, ch' è quasi estinto,
70.8per voi risorga vincitor di vinto.
71.1Numero lor non vi spaventi o forza
71.2impetuosa, che poi langue e manca:
71.3carchi di preda più che d' armi, a forza
71.4faran qui guerra, e già lor furia è stanca.
71.5Già di fuggir, non di pugnar si sforza,
71.6già presa è dal timor la gente Franca:
71.7prendiam la Francia, or ne l' Italia, al varco,
71.8col re che non sostiene il proprio incarco.
72.1Passiam pur questo fiume, il qual fremendo
72.2da la vittoria i suoi scevra e diparte,
72.3ch' io sono vosco al guado e vosco attendo:
72.4seguiran gli altri de la gloria a parte”.
72.5Così diss' egli, e con un suono orrendo
72.6fiammeggiar tutti i folgori di Marte,
72.7ed in quel tempo risonar le trombe,
72.8onde avvien che la terra e 'l ciel rimbombe.
73.1Scendeano i Franchi intanto, e 'n guisa d' ale
73.2stendeansi i primi a quel corrente fiume;
73.3e 'l gran Trivulzio, a cui di gloria eguale
73.4pochi l' età famosa oppor presume,
73.5facea la scorta al re già lasso e frale,
73.6ch' or vincea sua natura e suo costume;
73.7ma i nostri pria varcar dal lato destro
73.8in quel guado sassoso e quasi alpestro.
74.1Ritardò 'l fiume il corso, e 'l novo limo
74.2fé dubbi i passi e le vestigia incerte:
74.3languendo al trapassar vacilla il primo
74.4sforzo, cui rapid' onda in sé converte;
74.5l' arme vibrar l' assalitor da l' imo
74.6per le rive non può scoscese ed erte;
74.7ma d' alto il difensor percote a basso,
74.8tal ch' è varco di morte il duro passo.
75.1Spuma il torrente, e di sanguigno flutto
75.2gonfio, vie più veloce al Po discende;
75.3ma virtù soffre al fine e vince il tutto,
75.4e per contrasto avanza e più risplende;
75.5ed usciria di Stige al lido asciutto,
75.6e da quell' onde ch' atra fiamma accende:
75.7onde poggiando al fin le rive ingombra,
75.8e 'n tre lati si pugna e 'n mezzo a l' ombra.
76.1Fra le piante impedito, iniquo e scarso
76.2campo ha 'l valor de' nostri, e meno appare;
76.3ma di lor sangue, onde 'l terreno è sparso,
76.4non fur quell' alme gloriose avare,
76.5quando Francesco, a gli animosi apparso,
76.6vento sembrò che 'l ciel perturbi e 'l mare,
76.7e volga a forza a le contrarie sponde,
76.8contra 'l corso primier, le nubi e l' onde.
77.1Al primo ch' incontrò, l' invitta lancia
77.2trapassa il petto, e poi fra gli altri fere,
77.3tanto che s' apre il passo al re di Francia
77.4fra i colpi e l' armi de l' avverse schiere;
77.5e s' a' meriti altrui giusta bilancia
77.6ha 'l sommo Re de le celesti sfere,
77.7quel dì ch' ei tanto fece e più sostenne,
77.8corona d' alta gloria a lui convenne.
78.1In breve spazio fé mirabil cose
78.2incontra Carlo e 'l suo drappel gagliardo.
78.3Che dirò prima o poscia? a morte ei pose,
78.4trafitto da sua spada, il gran Bastardo;
78.5e qual de gli altri al suo valor s' oppose,
78.6parve a fuggir la morte e lento e tardo;
78.7e spogliata lasciò la fronte e 'l lato
78.8di sue forti difese al re turbato.
79.1Voi, Muse, voi corone e rime ordite,
79.2perché 'l mio canto a tal rimbombo è roco,
79.3cantando voi com' ei le schiere ardite
79.4percosse, ruppe, sparse in altro loco:
79.5là dove uscir da la profonda Dite
79.6pareano i fiumi del sulfureo foco,
79.7e giunto in mezzo a la sonora fiamma,
79.8quell' incendio cessò, che 'l mondo infiamma.
80.1Tolse i fulmini a Francia, e tolse a Carlo
80.2in picciol tempo i suoi guerrier più forti.
80.3Ella medesma sa ch' il vero io parlo,
80.4benché si glorii d' onorate morti,
80.5ché poté a pena al suo valor sottrarlo:
80.6cotanto variar venture e sorti;
80.7Francesco in gran periglio ivi si scorse,
80.8e 'nvitto cadde e vincitor risorse.
81.1D' atro sangue la terra ancor si tigne
81.2là 've pugna il Trivulzio incontra l' alto
81.3Sanseverino, e 'l Fortebraccio astrigne
81.4d' altro lato e 'l travaglia in fero assalto;
81.5né pur le rive tepide e sanguigne
81.6cangiato hanno in vermiglio il verde smalto,
81.7ma de l' orrida strage il Taro immondo
81.8armi volge e cavalli, e preme al fondo.
82.1Tema ed orrore in mezzo, e lutto e duolo
82.2e morte intorno trionfar si mira;
82.3la vittoria tra lor con dubbio volo
82.4sospesa pende, ed ora a' Franchi il gira,
82.5e talor passa nel contrario stuolo,
82.6ed a l' onor d' Italia intenta aspira
82.7ed a quella del mare alta regina,
82.8e più de gli altri al suo Gonzaga inchina.
83.1Ma sin da prima la ritenne e torse
83.2il leggier Greco a le rapine intento,
83.3che da la pugna a depredar trascorse
83.4del tesoro del re l' oro e l' argento,
83.5e le corone di Ferrando, e 'n forse
83.6da poi più tenne il tardo aiuto e lento,
83.7ch' oltre le rive attese e sol comparve;
83.8ma de l' altrui vittoria invido parve.
84.1Al fin de la battaglia il re de' Franchi
84.2a più sicuri poggi i suoi ritrasse,
84.3di ricca preda già spogliati e stanchi,
84.4come pur nulla incontra i nostri osasse.
84.5L' altro, benché fortuna al valor manchi,
84.6a le sue genti assai ferite e lasse
84.7nulla mancò; ma le raccolse insieme,
84.8e passò 'l guado a più sicura speme.
85.1Ei piange il suo Ridolfo e piange ancora
85.2de l' orba sua milizia i lumi estinti,
85.3e 'l re di varie morti anco s' accora,
85.4e questi e quei son vincitori e vinti;
85.5e poi, sorgendo la vermiglia aurora,
85.6non gli ritrova a l' alta impresa accinti,
85.7ma 'n consiglio si spende il tempo dubbio,
85.8e ciascun nova tela avvolge al subbio.
86.1Passato il terzo dì, notturno e cheto
86.2mosse le genti il re per l' aria bruna,
86.3e tenner quasi il suo partir secreto
86.4gli alti silenzi de l' amica luna;
86.5e gemendo cedeo senza divieto
86.6la sua vittoriosa alta fortuna:
86.7restavan gli egri abbandonati in guerra,
86.8né, morti, gli copria l' estrania terra.
87.1Ebber i nostri onor di tomba e d' arca,
87.2e dorati metalli e bianchi marmi;
87.3e 'l colpo de l' avara invida Parca
87.4fu lagrimato in più sonori carmi;
87.5non si mostrò Venezia ingrata o parca
87.6a l' onor di Francesco, al merto, a l' armi:
87.7corse il suo nome oltre Appennino ed Alpe,
87.8né fur mete a la fama Abila e Calpe.
88.1Né Maratona o le mortali strette,
88.2che difese il Leone incontra i Persi,
88.3fur più degne giamai di lodi elette
88.4e del rimbombo di sonori versi:
88.5altro Leon più forte altre vendette
88.6fé de gli oltraggi, e i fieri artigli, aspersi
88.7del barbarico sangue, altrui mostrando,
88.8non cade no, ma poggia al ciel volando.
89.1Passa Appennin Francesco e giunge al lido
89.2de la nutrice del figliuol d' Anchise;
89.3ma pria vince ad Atella, e forte e fido
89.4le forze d' Aragon dianzi conquise
89.5conderma; e scaccia poi dal nobil nido
89.6quei che lor colpa o lor virtù divise
89.7dal sommo Padre; e Genoa e Francia acquista,
89.8pur come nulla al suo valor resista.
90.1A lui prima fiorì con auree spoglie,
90.2dono di santa man, la sacra rosa;
90.3a lui portò Michel l' orride spoglie
90.4del gran Piton, che vinto e freme ed osa;
90.5a lui d' Italia le divise voglie
90.6fecer fortuna e non virtù dubbiosa;
90.7ma tra sì varie sue discordie tante,
90.8più refulse il valor d' alma costante.
91.1D' amor, di sangue e di valor fratello
91.2gli fu Giovanni, e fu guerriero egregio,
91.3e con l' insegne, ove le piume e 'l vello
91.4spiegò 'l Leon, ebbe gran lode e pregio.
91.5Ma Sigismondo il secol suo più bello
91.6fece, raccolto in sacro alto collegio,
91.7e d' ostro il crin gli avvolse in Vaticano
91.8la sacrata di Giulio e Santa mano.
92.1Al valor de' fratei beltà conforme
92.2e castitate ebber le donne; e Chiara
92.3de l' antiche seguì gli essempi e l' orme,
92.4e del suo nome il cieco oblio rischiara;
92.5e Maddalena in più leggiadre forme
92.6fu giunta al nodo onde la vita è cara;
92.7con celeste beltà spirto divino
92.8ebbe Isabella, e se ne gloria Urbino.
93.1Derivar di Giovanni altri Gismondi,
93.2novo Alessandro a Gaelazzo appresso,
93.3compagno al novo Alcide, e l' auree frondi
93.4gli fer corona lungo il bel Permesso.
93.5Chi può dir quai sian terzi o quai secondi,
93.6s' ogni ramo è d' eroi sì folto e spesso?
93.7E se contarne l' opre e i nomi io penso,
93.8questo bosco d' onor si fa più denso.
94.1D' altra Isabella, onde s' onora e cole,
94.2quanto per molti eroi, la stirpe antica,
94.3perché in lei fu quel che sì rado suole,
94.4l' onestà bella e la beltà pudica,
94.5Francesco generò felice prole,
94.6quasi raggio celeste in terra aprica:
94.7Federigo fu il primo, a gli altri padre
94.8ne l' arme e ne l' imprese alte e leggiadre.
95.1Questi a la fede, a cui la terra e gli empi
95.2negano albergo, ond' ella al ciel se 'n poggia,
95.3alza per dare a gli altri alteri essempi,
95.4sublime altare in disusata foggia,
95.5sovra l' Olimpo, ov' a' turbati tempi
95.6nembo non cade o tempestosa pioggia,
95.7né fiamma spira di vapor terreno:
95.8tanto presso a le stelle è 'l ciel sereno!
96.1Questi l' onor, che ne l' etate acerba
96.2gli fa Leone e 'l successor severo,
96.3sotto Clemente anco mantiene e serba,
96.4avendo di lor gente il sommo impero:
96.5discaccia da Milan gente superba
96.6col gran Roman, di varie palme altero;
96.7Pavia difende, indi raccoglie Augusto,
96.8e titol novo aggiunge al suo vetusto.
97.1E novo al vecchio stato; e sì feconde
97.2cittati a questa sua, che meno afflisse
97.3l' antichissima etate e 'n ciel seconde
97.4aver dovea le stelle erranti e fisse:
97.5anzi Roma seguendo in riva a l' onde,
97.6come 'l toscan suo fondator predisse,
97.7qui con arti di pace e di battaglia,
97.8d' opere e di splendore i regi agguaglia.
98.1Ma 'l fratel sacro de l' armato duce,
98.2Ercole, di fin ostro in lei s' adorna,
98.3e più di gloria e di virtù riluce,
98.4e regge lei, poich' egli in ciel ritorna;
98.5a la Chiesa è colonna, al vero è luce,
98.6onde l' empia eresia si danna e scorna:
98.7degno di tre corone in sacra reggia,
98.8con quella or di giustizia in ciel fiammeggia.
99.1Giovinetto Ferrando al duro peso
99.2de l' armi avezzo, a somma gloria aspira:
99.3salva la madre, estingue il foco acceso
99.4che Roma accende, e 'l furor frena e l' ira;
99.5difende il regno in cui già morto o preso
99.6è ong' altro duce, e la fortuna ei gira
99.7inchinata d' Italia, anzi l' essalta:
99.8prende Fiorenza e gli Africani assalta.
100.1Passa e ripassa i mari, i monti e i lidi,
100.2segue Carlo per l' onde e 'l segue in terra;
100.3e al regno di Pannonia, a' Mauri infidi
100.4porta e riporta perigliosa guerra;
100.5distrugge a gli empi i più sicuri nidi,
100.6scende in Dalmazia e i suoi ripari atterra
100.7là 've fronteggia con munite fronti;
100.8poi racquista il perduto a piè de' monti.
101.1Soggioga il duce ribellante, e 'nsieme
101.2gran parte de la Francia a Carlo il Quinto;
101.3espugna altre città de' Franchi estreme,
101.4altre patteggia, onde ha salute il vinto;
101.5move guerra a Parigi, e Francia il teme,
101.6chiede il re pugna dal timor sospinto;
101.7Carlo dà pace a' Franchi e pace al mondo,
101.8e depon de l' imperio il grave pondo.
102.1Il regno di Sicilia e quel d' Insubri
102.2regge Ferrante ed orna in lieta pace,
102.3famoso da l' Atlante a i lidi rubri,
102.4sì che 'l Franco ne teme e 'l Mauro e 'l Trace.
102.5Cerca Ippolita e Paola altri delubri,
102.6schifando d' Imeneo la chiara face;
102.7e giunta a duce invitto Eleonora,
102.8il lieto Urbino e tutta Italia onora.
103.1Ma Federigo a sé de' regi argivi
103.2virtù de' greci augusti aggiunge, e mesce
103.3la progenie real trasfusa in rivi,
103.4onde gloria per gloria in lei s' accresce;
103.5e, qual pianta germoglia a' venti estivi,
103.6di Margarita esce Francesco e n' esce
103.7Guglielmo, e Lodovico al fin il quarto
103.8di Federigo appare ultimo parto.
104.1Nacque la bella e saggia e casta Elisa
104.2pur de gl' istessi, e santo amor consorte
104.3la feo d' alto signor, da cui divisa
104.4l' anima sua immortal non è per morte.
104.5Nato pur di quel padre, e non precisa
104.6la strada de l' Olimpo, il saggio e forte
104.7Alessandro ritrova, e 'n vista e 'n opre
104.8degno di tanto genitor si scopre.
105.1Ma Ferdinando re, ch' allor successe
105.2a l' imperio di Carlo in lui deposto,
105.3poiché più glorioso il tempo resse
105.4di quei che già nomar luglio ed agosto,
105.5il lor primo fratel genero elesse:
105.6mal si vince qua giù destino opposto
105.7a la vita mortal che vola e fugge,
105.8e quando è più felice, allor si strugge.
106.1Morì Francesco, e prese il ricco freno
106.2de la città dov' è sepolto Anselmo,
106.3e di tant' altre ch' in fecondo seno
106.4nudre la nobil terra, il buon Guglielmo,
106.5a cui giustizia insin dal ciel sereno
106.6scese, e 'n vece a lui fu di scudo e d' elmo:
106.7pace a lei si congiunse, e 'n più maligno
106.8aspetto lunge errò Marte sanguigno.
107.1E mentre Lodovico in altro clima
107.2di sue ferite acquista eterno onore;
107.3e 'l sacro Federigo al ciel sublima
107.4il bisso e l' ostro, e 'n Dio rinasce e more
107.5al cieco mondo; in quel s' onora e stima
107.6providenza veloce e 'nvitto core,
107.7non sol l' alta virtù che appende e libra,
107.8e la spada per lui sostiene e vibra.
108.1Tal che socero Augusto i merti apprezza
108.2e di sposa il fa lieto, anzi felice,
108.3di quanto il ciel può dar casta bellezza,
108.4senno e valore, e più bramar non lice;
108.5l' animo eguale a la cesarea altezza
108.6perpetua guerra a' pensier bassi indice,
108.7virtute alberga e onor ne l' alma accolto,
108.8fuor si dimostra maestà nel volto.
109.1D' ambi nacque Vincenzo, e tutti vinse
109.2di nova grazia e di virtù superna:
109.3ché lontani da lui sin or rispinse
109.4di fato i colpi e di fortuna esterna;
109.5e 'n sì bell' alma a sì bel corpo avvinse,
109.6che di se stesso ebbe vittoria interna,
109.7placido e grave, e d' alto e chiaro ingegno,
109.8e a vincer nato, e nato a scettro, a regno.
110.1Quasi fra l' api il re, ch' a morsi crudi
110.2non s' arma e tal per sua natura ei nasce,
110.3l' arti leggiadre e gli onorati studi
110.4tutti raccoglie e tutti alberga e pasce;
110.5in gloriose pompe e 'n feri ludi
110.6altro signor non è ch' a dietro il lasce,
110.7o 'n consigli canuti e 'n gravi e giusti
110.8più faccia amici i regi e i grandi augusti.
111.1Poscia a l' aure del ciel pure e serene,
111.2pur dove, cinto di palustre canna,
111.3il Mincio sparge le minute arene,
111.4usciro in luce Margarita ed Anna,
111.5quasi dive celesti e non terrene,
111.6e stelle in ciel, che nulla nube appanna;
111.7e l' una Italia, che per sé la volle,
111.8l' altra Germania in degno grado estolle.
112.1Il gran Ferrante a numerosa e larga
112.2prole lasciò di gloria ampio retaggio,
112.3in cui par ch' ogni dono il ciel cosparga:
112.4Cesare è 'l primo e valoroso e saggio,
112.5che la man stringe al ferro, a l' oro allarga;
112.6poi gli armati fratei d' alto coraggio,
112.7oltra que' due, ch' in bianco lino avvolti,
112.8son per via più sublime al ciel rivolti.
113.1Roma, che sacre palme e sacri allori,
113.2mitre e corone a la virtù dispensa,
113.3alcun più degno di celesti onori
113.4non vide in terra e di veder non pensa.
113.5Francesco splende infra i beati cori,
113.6Vincenzo è luce a noi d' onore accensa:
113.7quegli del ciel la corte, e la terrena
113.8or questi illustre fa, non pur serena.
114.1Da Cesare ha Ferrante essempio e norma;
114.2o popoli corregga o parli o scriva,
114.3o premi o doni, il riconosci a l' orma,
114.4anzi è l' imagin sua spirante e viva,
114.5che nobil vita d' alto lume informa:
114.6onde il padre seguendo al sommo arriva
114.7de l' umana virtute, e quel trapassa
114.8non pur co' merti, e gradi a dietro ei lassa.
115.1Benché duce sia detto, è prenze e donno
115.2di popoli e città, fra gradi e pompe.
115.3Lodovico fé Carlo, e 'l queto sonno
115.4del genitor la gloria al figlio rompe;
115.5e d' alta meta lui ritrar non ponno
115.6Fortuna od altro che virtù corrompe;
115.7e così a prova a la lor gloria intenti
115.8sono due regni e due famose genti.
116.1A Vincenzo Leonora unisce e lega
116.2il gran duce de' Toschi, eletta figlia,
116.3in cui natura ogni suo don dispiega,
116.4e 'l ciel ogni sua dote e meraviglia.
116.5E che terrena sia la terra or niega,
116.6cotanto a' puri spirti ella somiglia,
116.7nova, divina e gloriosa Alceste,
116.8né morte può contra valor celeste.
117.1Né d' uopo v' è d' Alcide, il qual ritoglia
117.2a la crudel l' ingiuste empie rapine,
117.3perch' ella stessa n' ha vittoria e spoglia,
117.4di gloria ornata e di virtù divine;
117.5le quali, allor che l' alma il vel dispoglia,
117.6volan dal mondo al Re del ciel vicine:
117.7però d' opre e di mente angel rassembra,
117.8fatta immortal ne le caduche membra.
118.1E per grazia maggiore a lei sembiante
118.2è la progenie, e par dal ciel discesa;
118.3e 'l padre rinovar nel bel sembiante
118.4vede, qual fiamma suol di fiamma accesa.
118.5Altro di lor Francesco, altro Ferrante,
118.6altro Guglielmo a più sublime impresa,
118.7sin da le fasce e da la cuna aspira,
118.8e 'l ciel secondo a lor risplende e gira.
119.1Mete e tempi non son là sù prescritti
119.2a l' alta gloria di lor stirpe in terra.
119.3N' andranno i duci e i cavalieri invitti
119.4oltre le vie, donde il sol move ed erra;
119.5e de l' antica Grecia i regni afflitti
119.6sperano anco da lor salute in guerra,
119.7e 'l gran nido rifar che 'l drago ingombra,
119.8de' sacri vanni riposando a l' ombra.
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