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1.1Era lo loco ov'a scender la riva
1.2venimmo, alpestro e, per quel che v'er'anco,
1.3tal, ch'ogne vista ne sarebbe schiva.
2.1Qual è quella ruina che nel fianco
2.2di qua da Trento l'Adice percosse,
2.3o per tremoto o per sostegno manco,
3.1che da cima del monte, onde si mosse,
3.2al piano è sì la roccia discoscesa,
3.3ch'alcuna via darebbe a chi sù fosse:
4.1cotal di quel burrato era la scesa;
4.2e 'n su la punta de la rotta lacca
4.3l'infamïa di Creti era distesa
5.1che fu concetta ne la falsa vacca;
5.2e quando vide noi, sé stesso morse,
5.3sì come quei cui l'ira dentro fiacca.
6.1Lo savio mio inver' lui gridò: "Forse
6.2tu credi che qui sia 'l duca d'Atene,
6.3che sù nel mondo la morte ti porse?
7.1Pàrtiti, bestia, ché questi non vene
7.2ammaestrato da la tua sorella,
7.3ma vassi per veder le vostre pene".
8.1Qual è quel toro che si slaccia in quella
8.2c'ha ricevuto già 'l colpo mortale,
8.3che gir non sa, ma qua e là saltella,
9.1vid'io lo Minotauro far cotale;
9.2e quello accorto gridò: "Corri al varco;
9.3mentre ch'e' 'nfuria, è buon che tu ti cale".
10.1Così prendemmo via giù per lo scarco
10.2di quelle pietre, che spesso moviensi
10.3sotto i miei piedi per lo novo carco.
11.1Io gia pensando; e quei disse: "Tu pensi
11.2forse a questa ruina, ch'è guardata
11.3da quell'ira bestial ch'i' ora spensi.
12.1Or vo' che sappi che l'altra fïata
12.2ch'i' discesi qua giù nel basso inferno,
12.3questa roccia non era ancor cascata.
13.1Ma certo poco pria, se ben discerno,
13.2che venisse colui che la gran preda
13.3levò a Dite del cerchio superno,
14.1da tutte parti l'alta valle feda
14.2tremò sì, ch'i' pensai che l'universo
14.3sentisse amor, per lo qual è chi creda
15.1più volte il mondo in caòsso converso;
15.2e in quel punto questa vecchia roccia,
15.3qui e altrove, tal fece riverso.
16.1Ma ficca li occhi a valle, ché s'approccia
16.2la riviera del sangue in la qual bolle
16.3qual che per vïolenza in altrui noccia".
17.1Oh cieca cupidigia e ira folle,
17.2che sì ci sproni ne la vita corta,
17.3e ne l'etterna poi sì mal c'immolle!
18.1Io vidi un'ampia fossa in arco torta,
18.2come quella che tutto 'l piano abbraccia,
18.3secondo ch'avea detto la mia scorta;
19.1e tra 'l piè de la ripa ed essa, in traccia
19.2corrien centauri, armati di saette,
19.3come solien nel mondo andare a caccia.
20.1Veggendoci calar, ciascun ristette,
20.2e de la schiera tre si dipartiro
20.3con archi e asticciuole prima elette;
21.1e l'un gridò da lungi: "A qual martiro
21.2venite voi che scendete la costa?
21.3Ditel costinci; se non, l'arco tiro".
22.1Lo mio maestro disse: "La risposta
22.2farem noi a Chirón costà di presso:
22.3mal fu la voglia tua sempre sì tosta".
23.1Poi mi tentò, e disse: "Quelli è Nesso,
23.2che morì per la bella Deianira,
23.3e fé di sé la vendetta elli stesso.
24.1E quel di mezzo, ch'al petto si mira,
24.2è il gran Chirón, il qual nodrì Achille;
24.3quell'altro è Folo, che fu sì pien d'ira.
25.1Dintorno al fosso vanno a mille a mille,
25.2saettando qual anima si svelle
25.3del sangue più che sua colpa sortille".
26.1Noi ci appressammo a quelle fiere isnelle:
26.2Chirón prese uno strale, e con la cocca
26.3fece la barba in dietro a le mascelle.
27.1Quando s'ebbe scoperta la gran bocca,
27.2disse a' compagni: "Siete voi accorti
27.3che quel di retro move ciò ch'el tocca?
28.1Così non soglion far li piè d'i morti".
28.2E 'l mio buon duca, che già li er'al petto,
28.3dove le due nature son consorti,
29.1rispuose: "Ben è vivo, e sì soletto
29.2mostrar li mi convien la valle buia;
29.3necessità 'l ci 'nduce, e non diletto.
30.1Tal si partì da cantare alleluia
30.2che mi commise quest'officio novo:
30.3non è ladron, né io anima fuia.
31.1Ma per quella virtù per cu' io movo
31.2li passi miei per sì selvaggia strada,
31.3danne un de' tuoi, a cui noi siamo a provo,
32.1e che ne mostri là dove si guada,
32.2e che porti costui in su la groppa,
32.3ché non è spirto che per l'aere vada".
33.1Chirón si volse in su la destra poppa,
33.2e disse a Nesso: "Torna, e sì li guida,
33.3e fa cansar s'altra schiera v'intoppa".
34.1Or ci movemmo con la scorta fida
34.2lungo la proda del bollor vermiglio,
34.3dove i bolliti facieno alte strida.
35.1Io vidi gente sotto infino al ciglio;
35.2e 'l gran centauro disse: "E' son tiranni
35.3che dier nel sangue e ne l'aver di piglio.
36.1Quivi si piangon li spietati danni;
36.2quivi è Alessandro, e Dïonisio fero,
36.3che fé Cicilia aver dolorosi anni.
37.1E quella fronte c'ha 'l pel così nero,
37.2è Azzolino; e quell'altro ch'è biondo,
37.3è Opizzo da Esti, il qual per vero
38.1fu spento dal figliastro sù nel mondo".
38.2Allor mi volsi al poeta, e quei disse:
38.3"Questi ti sia or primo, e io secondo".
39.1Poco più oltre il centauro s'affisse
39.2sovr'una gente che 'nfino a la gola
39.3parea che di quel bulicame uscisse.
40.1Mostrocci un'ombra da l'un canto sola,
40.2dicendo: "Colui fesse in grembo a Dio
40.3lo cor che 'n su Tamisi ancor si cola".
41.1Poi vidi gente che di fuor del rio
41.2tenean la testa e ancor tutto 'l casso;
41.3e di costoro assai riconobb'io.
42.1Così a più a più si facea basso
42.2quel sangue, sì che cocea pur li piedi;
42.3e quindi fu del fosso il nostro passo.
43.1"Sì come tu da questa parte vedi
43.2lo bulicame che sempre si scema",
43.3disse 'l centauro, "voglio che tu credi
44.1che da quest'altra a più a più giù prema
44.2lo fondo suo, infin ch'el si raggiunge
44.3ove la tirannia convien che gema.
45.1La divina giustizia di qua punge
45.2quell'Attila che fu flagello in terra,
45.3e Pirro e Sesto; e in etterno munge
46.1le lagrime, che col bollor diserra,
46.2a Rinier da Corneto, a Rinier Pazzo,
46.3che fecero a le strade tanta guerra".
47.1Poi si rivolse e ripassossi 'l guazzo.
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