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1.1In su l'estremità d'un'alta ripa
1.2che facevan gran pietre rotte in cerchio,
1.3venimmo sopra più crudele stipa;
2.1e quivi, per l'orribile soperchio
2.2del puzzo che 'l profondo abisso gitta,
2.3ci raccostammo, in dietro, ad un coperchio
3.1d'un grand'avello, ov'io vidi una scritta
3.2che dicea: "Anastasio papa guardo,
3.3lo qual trasse Fotin de la via dritta".
4.1"Lo nostro scender conviene esser tardo,
4.2sì che s'ausi un poco in prima il senso
4.3al tristo fiato; e poi no i fia riguardo".
5.1Così 'l maestro; e io "Alcun compenso",
5.2dissi lui, "trova che 'l tempo non passi
5.3perduto". Ed elli: "Vedi ch'a ciò penso".
6.1"Figliuol mio, dentro da cotesti sassi",
6.2cominciò poi a dir, "son tre cerchietti
6.3di grado in grado, come que' che lassi.
7.1Tutti son pien di spirti maladetti;
7.2ma perché poi ti basti pur la vista,
7.3intendi come e perché son costretti.
8.1D'ogne malizia, ch'odio in cielo acquista,
8.2ingiuria è 'l fine, ed ogne fin cotale
8.3o con forza o con frode altrui contrista.
9.1Ma perché frode è de l'uom proprio male,
9.2più spiace a Dio; e però stan di sotto
9.3li frodolenti, e più dolor li assale.
10.1Di vïolenti il primo cerchio è tutto;
10.2ma perché si fa forza a tre persone,
10.3in tre gironi è distinto e costrutto.
11.1A Dio, a sé, al prossimo si pòne
11.2far forza, dico in loro e in lor cose,
11.3come udirai con aperta ragione.
12.1Morte per forza e ferute dogliose
12.2nel prossimo si danno, e nel suo avere
12.3ruine, incendi e tollette dannose;
13.1onde omicide e ciascun che mal fiere,
13.2guastatori e predon, tutti tormenta
13.3lo giron primo per diverse schiere.
14.1Puote omo avere in sé man vïolenta
14.2e ne' suoi beni; e però nel secondo
14.3giron convien che sanza pro si penta
15.1qualunque priva sé del vostro mondo,
15.2biscazza e fonde la sua facultade,
15.3e piange là dov'esser de' giocondo.
16.1Puossi far forza ne la deïtade,
16.2col cor negando e bestemmiando quella,
16.3e spregiando natura e sua bontade;
17.1e però lo minor giron suggella
17.2del segno suo e Soddoma e Caorsa
17.3e chi, spregiando Dio col cor, favella.
18.1La frode, ond'ogne coscïenza è morsa,
18.2può l'omo usare in colui che 'n lui fida
18.3e in quel che fidanza non imborsa.
19.1Questo modo di retro par ch'incida
19.2pur lo vinco d'amor che fa natura;
19.3onde nel cerchio secondo s'annida
20.1ipocresia, lusinghe e chi affattura,
20.2falsità, ladroneccio e simonia,
20.3ruffian, baratti e simile lordura.
21.1Per l'altro modo quell'amor s'oblia
21.2che fa natura, e quel ch'è poi aggiunto,
21.3di che la fede spezïal si cria;
22.1onde nel cerchio minore, ov'è 'l punto
22.2de l'universo in su che Dite siede,
22.3qualunque trade in etterno è consunto".
23.1E io: "Maestro, assai chiara procede
23.2la tua ragione, e assai ben distingue
23.3questo baràtro e 'l popol ch'e' possiede.
24.1Ma dimmi: quei de la palude pingue,
24.2che mena il vento, e che batte la pioggia,
24.3e che s'incontran con sì aspre lingue,
25.1perché non dentro da la città roggia
25.2sono ei puniti, se Dio li ha in ira?
25.3e se non li ha, perché sono a tal foggia?".
26.1Ed elli a me "Perché tanto delira",
26.2disse "lo 'ngegno tuo da quel che sòle?
26.3o ver la mente dove altrove mira?
27.1Non ti rimembra di quelle parole
27.2con le quai la tua Etica pertratta
27.3le tre disposizion che 'l ciel non vole,
28.1incontenenza, malizia e la matta
28.2bestialitade? e come incontenenza
28.3men Dio offende e men biasimo accatta?
29.1Se tu riguardi ben questa sentenza,
29.2e rechiti a la mente chi son quelli
29.3che sù di fuor sostegnon penitenza,
30.1tu vedrai ben perché da questi felli
30.2sien dipartiti, e perché men crucciata
30.3la divina vendetta li martelli".
31.1"O sol che sani ogni vista turbata,
31.2tu mi contenti sì quando tu solvi,
31.3che, non men che saver, dubbiar m'aggrata.
32.1Ancora in dietro un poco ti rivolvi",
32.2diss'io, "là dove di' ch'usura offende
32.3la divina bontade, e 'l groppo solvi".
33.1"Filosofia", mi disse, "a chi la 'ntende,
33.2nota, non pure in una sola parte,
33.3come natura lo suo corso prende
34.1dal divino 'ntelletto e da sua arte;
34.2e se tu ben la tua Fisica note,
34.3tu troverai, non dopo molte carte,
35.1che l'arte vostra quella, quanto pote,
35.2segue, come 'l maestro fa 'l discente;
35.3sì che vostr'arte a Dio quasi è nepote.
36.1Da queste due, se tu ti rechi a mente
36.2lo Genesì dal principio, convene
36.3prender sua vita e avanzar la gente;
37.1e perché l'usuriere altra via tene,
37.2per sé natura e per la sua seguace
37.3dispregia, poi ch'in altro pon la spene.
38.1Ma seguimi oramai, che 'l gir mi piace;
38.2ché i Pesci guizzan su per l'orizzonta,
38.3e 'l Carro tutto sovra 'l Coro giace,
39.1e 'l balzo via là oltra si dismonta".
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