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1.1Ora sen va per un secreto calle,
1.2tra 'l muro de la terra e li martìri,
1.3lo mio maestro, e io dopo le spalle.
2.1"O virtù somma, che per li empi giri
2.2mi volvi", cominciai, "com'a te piace,
2.3parlami, e sodisfammi a' miei disiri.
3.1La gente che per li sepolcri giace
3.2potrebbesi veder? già son levati
3.3tutt'i coperchi, e nessun guardia face".
4.1E quelli a me: "Tutti saran serrati
4.2quando di Iosafàt qui torneranno
4.3coi corpi che là sù hanno lasciati.
5.1Suo cimitero da questa parte hanno
5.2con Epicuro tutti suoi seguaci,
5.3che l'anima col corpo morta fanno.
6.1Però a la dimanda che mi faci
6.2quinc'entro satisfatto sarà tosto,
6.3e al disio ancor che tu mi taci".
7.1E io: "Buon duca, non tegno riposto
7.2a te mio cuor se non per dicer poco,
7.3e tu m'hai non pur mo a ciò disposto".
8.1"O Tosco che per la città del foco
8.2vivo ten vai così parlando onesto,
8.3piacciati di restare in questo loco.
9.1La tua loquela ti fa manifesto
9.2di quella nobil patrïa natio,
9.3a la qual forse fui troppo molesto".
10.1Subitamente questo suono uscìo
10.2d'una de l'arche; però m'accostai,
10.3temendo, un poco più al duca mio.
11.1Ed el mi disse: "Volgiti! Che fai?
11.2Vedi là Farinata che s'è dritto:
11.3da la cintola in sù tutto 'l vedrai".
12.1Io avea già il mio viso nel suo fitto;
12.2ed el s'ergea col petto e con la fronte
12.3com'avesse l'inferno a gran dispitto.
13.1E l'animose man del duca e pronte
13.2mi pinser tra le sepulture a lui,
13.3dicendo: "Le parole tue sien conte".
14.1Com'io al piè de la sua tomba fui,
14.2guardommi un poco, e poi, quasi sdegnoso,
14.3mi dimandò: "Chi fuor li maggior tui?".
15.1Io ch'era d'ubidir disideroso,
15.2non gliel celai, ma tutto gliel'apersi;
15.3ond'ei levò le ciglia un poco in suso;
16.1poi disse: "Fieramente furo avversi
16.2a me e a miei primi e a mia parte,
16.3sì che per due fïate li dispersi".
17.1"S'ei fur cacciati, ei tornar d'ogne parte",
17.2rispuos'io lui, "l'una e l'altra fïata;
17.3ma i vostri non appreser ben quell'arte".
18.1Allor surse a la vista scoperchiata
18.2un'ombra, lungo questa, infino al mento:
18.3credo che s'era in ginocchie levata.
19.1Dintorno mi guardò, come talento
19.2avesse di veder s'altri era meco;
19.3e poi che 'l sospecciar fu tutto spento,
20.1piangendo disse: "Se per questo cieco
20.2carcere vai per altezza d'ingegno,
20.3mio figlio ov'è? e perché non è teco?".
21.1E io a lui: "Da me stesso non vegno:
21.2colui ch'attende là, per qui mi mena
21.3forse cui Guido vostro ebbe a disdegno".
22.1Le sue parole e 'l modo de la pena
22.2m'avean di costui già letto il nome;
22.3però fu la risposta così piena.
23.1Di sùbito drizzato gridò: "Come?
23.2dicesti "elli ebbe"? non viv'elli ancora?
23.3non fiere li occhi suoi lo dolce lume?".
24.1Quando s'accorse d'alcuna dimora
24.2ch'io facëa dinanzi a la risposta,
24.3supin ricadde e più non parve fora.
25.1Ma quell'altro magnanimo, a cui posta
25.2restato m'era, non mutò aspetto,
25.3né mosse collo, né piegò sua costa;
26.1e sé continüando al primo detto,
26.2"S'elli han quell'arte", disse, "male appresa,
26.3ciò mi tormenta più che questo letto.
27.1Ma non cinquanta volte fia raccesa
27.2la faccia de la donna che qui regge,
27.3che tu saprai quanto quell'arte pesa.
28.1E se tu mai nel dolce mondo regge,
28.2dimmi: perché quel popolo è sì empio
28.3incontr'a' miei in ciascuna sua legge?".
29.1Ond'io a lui: "Lo strazio e 'l grande scempio
29.2che fece l'Arbia colorata in rosso,
29.3tal orazion fa far nel nostro tempio".
30.1Poi ch'ebbe sospirando il capo mosso,
30.2"A ciò non fu' io sol", disse, "né certo
30.3sanza cagion con li altri sarei mosso.
31.1Ma fu' io solo, là dove sofferto
31.2fu per ciascun di tòrre via Fiorenza,
31.3colui che la difesi a viso aperto".
32.1"Deh, se riposi mai vostra semenza",
32.2prega' io lui, "solvetemi quel nodo
32.3che qui ha 'nviluppata mia sentenza.
33.1El par che voi veggiate, se ben odo,
33.2dinanzi quel che 'l tempo seco adduce,
33.3e nel presente tenete altro modo".
34.1"Noi veggiam, come quei c'ha mala luce,
34.2le cose", disse, "che ne son lontano;
34.3cotanto ancor ne splende il sommo duce.
35.1Quando s'appressano o son, tutto è vano
35.2nostro intelletto; e s'altri non ci apporta,
35.3nulla sapem di vostro stato umano.
36.1Però comprender puoi che tutta morta
36.2fia nostra conoscenza da quel punto
36.3che del futuro fia chiusa la porta".
37.1Allor, come di mia colpa compunto,
37.2dissi: "Or direte dunque a quel caduto
37.3che 'l suo nato è co' vivi ancor congiunto;
38.1e s'i' fui, dianzi, a la risposta muto,
38.2fate i saper che 'l fei perché pensava
38.3già ne l'error che m'avete soluto".
39.1E già 'l maestro mio mi richiamava;
39.2per ch'i' pregai lo spirto più avaccio
39.3che mi dicesse chi con lu' istava.
40.1Dissemi: "Qui con più di mille giaccio:
40.2qua dentro è 'l secondo Federico
40.3e 'l Cardinale; e de li altri mi taccio".
41.1Indi s'ascose; e io inver' l'antico
41.2poeta volsi i passi, ripensando
41.3a quel parlar che mi parea nemico.
42.1Elli si mosse; e poi, così andando,
42.2mi disse: "Perché se' tu sì smarrito?".
42.3E io li sodisfeci al suo dimando.
43.1"La mente tua conservi quel ch'udito
43.2hai contra te", mi comandò quel saggio;
43.3"e ora attendi qui", e drizzò 'l dito:
44.1"quando sarai dinanzi al dolce raggio
44.2di quella il cui bell'occhio tutto vede,
44.3da lei saprai di tua vita il vïaggio".
45.1Appresso mosse a man sinistra il piede:
45.2lasciammo il muro e gimmo inver' lo mezzo
45.3per un sentier ch'a una valle fiede,
46.1che 'nfin là sù facea spiacer suo lezzo.
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