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1.1Quel color che viltà di fuor mi pinse
1.2veggendo il duca mio tornare in volta,
1.3più tosto dentro il suo novo ristrinse.
2.1Attento si fermò com'uom ch'ascolta;
2.2ché l'occhio nol potea menare a lunga
2.3per l'aere nero e per la nebbia folta.
3.1"Pur a noi converrà vincer la punga",
3.2cominciò el, "se non... Tal ne s'offerse.
3.3Oh quanto tarda a me ch'altri qui giunga!".
4.1I' vidi ben sì com'ei ricoperse
4.2lo cominciar con l'altro che poi venne,
4.3che fur parole a le prime diverse;
5.1ma nondimen paura il suo dir dienne,
5.2perch'io traeva la parola tronca
5.3forse a peggior sentenzia che non tenne.
6.1"In questo fondo de la trista conca
6.2discende mai alcun del primo grado,
6.3che sol per pena ha la speranza cionca?".
7.1Questa question fec'io; e quei "Di rado
7.2incontra", mi rispuose, "che di noi
7.3faccia il cammino alcun per qual io vado.
8.1Ver è ch'altra fïata qua giù fui,
8.2congiurato da quella Eritón cruda
8.3che richiamava l'ombre a' corpi sui.
9.1Di poco era di me la carne nuda,
9.2ch'ella mi fece intrar dentr'a quel muro,
9.3per trarne un spirto del cerchio di Giuda.
10.1Quell'è 'l più basso loco e 'l più oscuro,
10.2e 'l più lontan dal ciel che tutto gira:
10.3ben so 'l cammin; però ti fa sicuro.
11.1Questa palude che 'l gran puzzo spira
11.2cigne dintorno la città dolente,
11.3u' non potemo intrare omai sanz'ira".
12.1E altro disse, ma non l'ho a mente;
12.2però che l'occhio m'avea tutto tratto
12.3ver' l'alta torre a la cima rovente,
13.1dove in un punto furon dritte ratto
13.2tre furïe infernal di sangue tinte,
13.3che membra feminine avieno e atto,
14.1e con idre verdissime eran cinte;
14.2serpentelli e ceraste avien per crine,
14.3onde le fiere tempie erano avvinte.
15.1E quei, che ben conobbe le meschine
15.2de la regina de l'etterno pianto,
15.3"Guarda", mi disse, "le feroci Erine.
16.1Quest'è Megera dal sinistro canto;
16.2quella che piange dal destro è Aletto;
16.3Tesifón è nel mezzo"; e tacque a tanto.
17.1Con l'unghie si fendea ciascuna il petto;
17.2battiensi a palme e gridavan sì alto,
17.3ch'i' mi strinsi al poeta per sospetto.
18.1"Vegna Medusa: sì 'l farem di smalto",
18.2dicevan tutte riguardando in giuso;
18.3"mal non vengiammo in Tesëo l'assalto".
19.1"Volgiti 'n dietro e tien lo viso chiuso;
19.2ché se 'l Gorgón si mostra e tu 'l vedessi,
19.3nulla sarebbe di tornar mai suso".
20.1Così disse 'l maestro; ed elli stessi
20.2mi volse, e non si tenne a le mie mani,
20.3che con le sue ancor non mi chiudessi.
21.1O voi ch'avete li 'ntelletti sani,
21.2mirate la dottrina che s'asconde
21.3sotto 'l velame de li versi strani.
22.1E già venìa su per le torbide onde
22.2un fracasso d'un suon, pien di spavento,
22.3per cui tremavano amendue le sponde,
23.1non altrimenti fatto che d'un vento
23.2impetüoso per li avversi ardori,
23.3che fier la selva e sanz'alcun rattento
24.1li rami schianta, abbatte e porta fori;
24.2dinanzi polveroso va superbo,
24.3e fa fuggir le fiere e li pastori.
25.1Li occhi mi sciolse e disse: "Or drizza il nerbo
25.2del viso su per quella schiuma antica
25.3per indi ove quel fummo è più acerbo".
26.1Come le rane innanzi a la nimica
26.2biscia per l'acqua si dileguan tutte,
26.3fin ch'a la terra ciascuna s'abbica,
27.1vid'io più di mille anime distrutte
27.2fuggir così dinanzi ad un ch'al passo
27.3passava Stige con le piante asciutte.
28.1Dal volto rimovea quell'aere grasso,
28.2menando la sinistra innanzi spesso;
28.3e sol di quell'angoscia parea lasso.
29.1Ben m'accorsi ch'elli era da ciel messo,
29.2e volsimi al maestro; e quei fé segno
29.3ch'i' stessi queto ed inchinassi ad esso.
30.1Ahi quanto mi parea pien di disdegno!
30.2Venne a la porta, e con una verghetta
30.3l'aperse, che non v'ebbe alcun ritegno.
31.1"O cacciati del ciel, gente dispetta",
31.2cominciò elli in su l'orribil soglia,
31.3"ond'esta oltracotanza in voi s'alletta?
32.1Perché recalcitrate a quella voglia
32.2a cui non puote il fin mai esser mozzo,
32.3e che più volte v'ha cresciuta doglia?
33.1Che giova ne le fata dar di cozzo?
33.2Cerbero vostro, se ben vi ricorda,
33.3ne porta ancor pelato il mento e 'l gozzo".
34.1Poi si rivolse per la strada lorda,
34.2e non fé motto a noi, ma fé sembiante
34.3d'omo cui altra cura stringa e morda
35.1che quella di colui che li è davante;
35.2e noi movemmo i piedi inver' la terra,
35.3sicuri appresso le parole sante.
36.1Dentro li 'ntrammo sanz'alcuna guerra;
36.2e io, ch'avea di riguardar disio
36.3la condizion che tal fortezza serra,
37.1com'io fui dentro, l'occhio intorno invio:
37.2e veggio ad ogne man grande campagna,
37.3piena di duolo e di tormento rio.
38.1Sì come ad Arli, ove Rodano stagna,
38.2sì com'a Pola, presso del Carnaro
38.3ch'Italia chiude e suoi termini bagna,
39.1fanno i sepulcri tutt'il loco varo,
39.2così facevan quivi d'ogne parte,
39.3salvo che 'l modo v'era più amaro;
40.1ché tra gli avelli fiamme erano sparte,
40.2per le quali eran sì del tutto accesi,
40.3che ferro più non chiede verun'arte.
41.1Tutti li lor coperchi eran sospesi,
41.2e fuor n'uscivan sì duri lamenti,
41.3che ben parean di miseri e d'offesi.
42.1E io: "Maestro, quai son quelle genti
42.2che, seppellite dentro da quell'arche,
42.3si fan sentir coi sospiri dolenti?".
43.1E quelli a me: "Qui son li eresïarche
43.2con lor seguaci, d'ogne setta, e molto
43.3più che non credi son le tombe carche.
44.1Simile qui con simile è sepolto,
44.2e i monimenti son più e men caldi".
44.3E poi ch'a la man destra si fu vòlto,
45.1passammo tra i martìri e li alti spaldi.
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