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La palingenesi politica

1.1Dell'ercinio cantore era già queta
1.2La bellicosa lira, e queti i tuoni
1.3Della gallica folgore che lungi
1.4Di Friedlando su l'orrenda valle
1.5Mettea sazia di strage i lampi estremi
1.6Di sarmatico sangue rubicondi.
1.7E già, rimessa al generoso fianco
1.8L'arbitra delle pugne invitta spada,
1.9Stendea placato il vincitor la mano
1.10All'attonito vinto, e dell'olivo
1.11Sul domato Niemene offría la fronda.
1.12Vide d'Europa le congiunte destre
1.13De' due sommi potenti, e su la speme
1.14Del suo riposo fe sereno il ciglio:
1.15E, misto al suon dell'onda che superba
1.16Dell'alto giuramento al mar correa,
1.17Sul fiero campo della morte il dolce
1.18Inno udissi di pace, che le scalde
1.19Nereidi intonar lungo le prode
1.20Della baltica Teti. Così, quando
1.21Giove in Flegra percosso ebbe le fronti
1.22D'Encelado e Tifeo, lungo i ruscelli
1.23Del néttare immortal nella beata
1.24Città de' numi le celeste Muse
1.25La vittoria cantar del genitore.
1.26All'alta melodìa tutte d'olimpo
1.27Echeggiavan le cime, e da lontano
1.28Dal fulmine spezzate e ancor fumenti
1.29Di Pelio e d'Ossa rispondean le rupi;
1.30Mentre cinto di gloria entro i lor giri
1.31Ricomponeva le sconvolte sfere
1.32L'onnipotente senno, e inebriata
1.33Dell'almo canto l'aquila divina
1.34Su l'estinte saette appiè del trono
1.35Le grand'ali abbassando s'addormìa.
1.36Ma non dorme del mio Giove terreno
1.37L'aligera ministra, nè lo strale,
1.38Ai forti artigli consegnato, è spento.
1.39Vive le fiamme ne mantien l'orgoglio
1.40Dell'obbliqua Albion che nel delitto
1.41Cerca sua gloria. Di novelli sdegni
1.42La turbata pupilla ecco lampeggia
1.43Dell'offeso mio sire: ed io fedele
1.44Sul carro il seguirò delle divine
1.45Figlie di Giove, che di là dal sole
1.46Ne' regni della bella eternitate
1.47Portano il grido delle belle imprese.
1.48Oh di prisco valor, di prisca fede
1.49Inclito seggio, ispana terra! E quella
1.50Non se' tu, che in Sagunto all'amistade
1.51Del punico ladron morte prepose?
1.52Or qual demenza all'amistà ti sprona
1.53Della nuova Cartago? A diradarti
1.54La lunga notte in che languisci avvolta
1.55Un almo sole alfin ti splende, un sole
1.56Del cui limpido raggio innamorata
1.57Si fea più bella la regal Sirena,
1.58Che ancor devota il guarda e lo saluta:
1.59E tu chiudi le ciglia? e stolta i nembi,
1.60Per offuscarlo, e le tempeste invochi
1.61Del britannico cielo? Oh sventurata!
1.62A punir la tua colpa il mio signore
1.63Alza irato la spada, che, battuta
1.64Contra i superbi alla celeste incude,
1.65Di mortal brando paragon non teme.
1.66Diè questa spada al buon Traiano un giorno
1.67L'eterno imperador, quando al suo piede
1.68Tutti prostese della terra i regi.
1.69Dopo quel divo, il Cesare l'ottenne
1.70Che, l'impero del mondo in due diviso,
1.71Largì la dote che fu morte a Roma.
1.72Spento il gran donator, giacque per molte
1.73Età nascoso l'incorrotto acciaro,
1.74Finchè del magno Carlo alla possente
1.75Destra pervenne e suscitar fu visto
1.76D'occidente lo scettro in Campidoglio.
1.77Ed or nel pugno di più forte erede
1.78Dopo mill'anni a trionfar venuto
1.79I suoi regni racquista; e alla vagina
1.80(Così volge il destin) non fia che torni
1.81Finchè non taccia innanzi a lui la terra.
1.82Curvate il capo al possessor novello
1.83Del fatal brando, pirenee montagne;
1.84Umìl ti prostra, ibera donna. Ei viene;
1.85Move tre passi, e al quarto è giunto. E voi
1.86D'ogni gente avversari, Angli superbi,
1.87Celerate la fuga; e dite al vostro
1.88Re che del sangue dell'Europa è chiuso
1.89L'orribile mercato, e non a lui
1.90Ma solo al grande che pietoso il chiuse,
1.91A lui solo il valor diè questo impero.
1.92Sian vostro regno e scogli e sirti e flutti,
1.93Case degne di voi: ma non lasciate,
1.94Algosa razza, per regnar, le vostre
1.95Ondeggianti prigioni. Ivi son tutte
1.96Le vostre posse. D'ogni suol rifiuto,
1.97Voi toccate la terra, e più non siete.
1.98Su le pronte rapito ali d'amore
1.99(Di quell'amor che, nato in cor gentile
1.100Dal beneficio, agl'immortali innalza
1.101De' mortali il sentire), io sospingea
1.102L'affannoso pensier su l'adorate
1.103Orme del giusto alle cui tempie il cielo,
1.104Sol per tornarlo al suo splendor, concede
1.105L'ispano diadema. E, palpitando,
1.106Col veder della mente m'avvolgea
1.107Dentro il turbo crudel, che su l'ibero
1.108Dal britannico lido si, diffuse:
1.109E di Giuseppe su le sacre chiome
1.110Ruggir l'intesi, e lui vid'io serena
1.111Portar la fronte che traverso al velo
1.112Della nube feral splendea più bella.
1.113Come allor che da livida palude
1.114S'alza negro vapor, che invidioso
1.115D'Iperione al folgorante figlio
1.116Copre il nitido volto e non l'offende;
1.117Sola s'attrista della tolta luce
1.118La famiglia de' fior che moribonda
1.119Il mesto capo inchina, e pregar sembra
1.120L'amato raggio che la torni in vita:
1.121Tale in mezzo all'offese era il sembiante
1.122Dell'augusto Giuseppe, e tal de' probi,
1.123Cui l'absenza struggea del sacro aspetto,
1.124L'amoroso dolor. Ma in sua virtude
1.125Vanne l'alto guerrier che vede e vince,
1.126Che vuole e puote ciò che vuole; e spersa
1.127Fu l'anglica procella, e serenato
1.128L'ispano cielo che al beante raggio
1.129Del caro si ravviva astro novello.
1.130Io la grave frattanto arpa d'Ullino
1.131Venía toccando, e su le varie fila
1.132Dell'invitto mio sir tessea le geste
1.133Maravigliose: e l'armonía de' forti
1.134Carmi e il parlar che dal profondo seno
1.135Traggon dell'alma le potenti Muse
1.136Dell'invidia facea su i verdi crini
1.137Rabbiose e stolte sibilar le serpi.
1.138Ma inferma nel levarsi all'atto obbietto
1.139Si smarriva la mente, perdea l'ali
1.140La vinta fantasìa; chè di quel magno
1.141Intorno alla regal diva presenza
1.142Tale un timor si crea tale un rispetto,
1.143Che le ginocchia ed il pensiero atterra.
1.144Perch'io vòlto in quell'uopo alla reina
1.145Calliope dicea: — Tu scorgi, o diva,
1.146Del tuo divoto sacerdote il corto
1.147Immaginar, tu vedi la sublime
1.148Maestosa caligine che cela
1.149Questo re della gloria. E tu, de' regi
1.150Compagna eterna e degli eroi, deh! sgombra
1.151Sgombra il vel che l'occulta, e vista dimmi
1.152Che in luce aperta sostener lo possa;
1.153Ch'io ben veggo i baleni ed odo i tuoni
1.154Che fan palese il suo potere e l'alta
1.155Dai re temuta volontà suprema;
1.156Ma del profondo ordinator pensiero
1.157Non discerno le vie. — Non indagarle
1.158Presuntuoso, rispondea la diva:
1.159Su l'opre sue sta scritto: Adora e taci.
1.160Nè l'immago cercar del suo valore
1.161Nell'antica virtù; chè smorti emblemi
1.162Sono Alcide e Teséo, nè prode in Pindo
1.163Fama solleva che tant'alto ascenda.
1.164Non il guerriero per la cui vendetta
1.165L'eterno figlio di Saturno i neri
1.166Sopraccigli inchinò, su l'immortale
1.167Capo agitando le divine chiome,
1.168Onde tutto tremava il vasto olimpo;
1.169Non l'altro che da cento accompagnato
1.170Figli di numi la vocale antenna
1.171Fra l'orrende Simplegadi sospinse,
1.172E la furia sprezzò che in fier conflitto
1.173Coll'Europa a cozzar l'Asia spingea
1.174Sgominando due mari ed amendue
1.175Col grand'urto scotendo i continenti,
1.176Finchè carco d'eroi per quella via
1.177D'Argo passando il sacro pino al fiero
1.178Cozzo fin pose, e si placaro immote
1.179Le concorrenti furibonde rupi;
1.180Nè di qual più lodato o la romana
1.181Storia esalti o l'argiva il glorioso
1.182Nome ti porga di paraggio ardire;
1.183Chè nell'opre del senno e della mano
1.184Levar su tutti ad un sol tempo il grido,
1.185E alle genti dar leggi, e degl'imperi
1.186Cangiar l'aspetto e ricrearli in meglio,
1.187E coll'arti di Palla e di Sofia
1.188Temprar l'ire di Marte, e la severa
1.189Ragion di stato serenar col dolce
1.190Delle Grazie sorriso e delle Muse,
1.191Nè il divo germe di Filippo il seppe
1.192Nè il dittator nè Ciro; e la veloce
1.193Operosa virtù di questo nuovo
1.194Verace Enosigeo va per occulti
1.195Sì profondi sentier, che seguitarla
1.196Non può la vista interior. Ma pure,
1.197Perchè dell'alta ed ineffabil mente
1.198Sotto mistico vel l'opra tu vegga,
1.199A portentosa vision lo sguardo
1.200Intendi ardito, e mi t'accosta. — Ed io
1.201M'appressai coraggioso: e la divina
1.202Pimplea su gli occhi coll'ambrosio dito
1.203Due vivifiche stille mi diffuse
1.204Del collirio immortal che degli eterni
1.205Irriga la pupilla, e, la mia fronte
1.206Percotendo, gridò: — Comtempla e scrivi. —
1.207Guardai: e vidi a me dinanzi un negro
1.208Infinito oceán, che per tempesta
1.209Da fieri venti combattuto mugge,
1.210Orrido campo di battaglia all'ira
1.211De' discordi elementi. Per la vasta
1.212Tumultuosa oscurità divise
1.213Vagolar si vedean forme tremende
1.214Di mostruosi gnomi, altri d'acquoso
1.215Vapor composti ed altri d'aere ed altri
1.216Di terrestri sostanze. Han d'atra fiamma
1.217Da nitri generata e da bitumi
1.218I più truci la faccia; e tutti insieme
1.219Azzuffati e confusi in fiera guisa
1.220Per signorìa fan pugna, e sempre in guerra
1.221Ognun perde ognun vince e mai non regna.
1.222E qual le nubi aggira e ne sprigiona
1.223Fòlgori e tuoni; e qual nell'onde irate
1.224Devolve le montagne e le sommerge,
1.225Sì che punte di scogli al guardo mio
1.226Parean dell'Alpi le sepolte cime;
1.227E qual con faci d'inestinto asbesto
1.228Per secreti cunicoli ne' fianchi
1.229Delle rupi penétra, e cerca i rivi
1.230D'asfalto e zolfo su cui dorme intatta
1.231Di Vulcano la forza. A queste i gnomi
1.232Asfaltiche correnti approssimaro
1.233L'atre facelle; e tosto il dilatato
1.234Aere tonava, e, impetuoso urtando
1.235L'opposto fianco delle balze, aprìa
1.236Voragin di foco. Dal bollente
1.237Seno dell'onde le roventi creste
1.238Sollevavano i monti, e, liquefatti
1.239Scogli eruttando e fiamme e schiuma e fumo
1.240E di liquido vetro ardenti fiumi,
1.241Pingean l'abisso di terribil luce.
1.242Dalla lite crudel che terra e mare
1.243Ed aria e fuoco si movean furenti
1.244Inorridita rifuggìa natura:
1.245Ed io la strana vision pensoso
1.246Contemplando venía, ma il senso arcano
1.247Nell'intelletto ancor non discendea.
1.248Già mi voltava a dimandar; quand'ecco
1.249Una gran voce, che dall'alto venne,
1.250Su l'abisso gridò: — Silenzio, o flutti;
1.251Pace, irati elementi. — E subitana
1.252Una luce seguì, che con possenti
1.253Fulgidi strali saettava il volto
1.254Delle tenébre; e le disperse. Allora
1.255Uno spirto divin corse su l'acque
1.256Inferocite, e le calmò; le cinse
1.257Di sue grand'ali, e fecondonne il grembo;
1.258Le divise dal secco, e immantinente
1.259Alzâr la testa le montagne ed ime
1.260Giacquer le valli; i tortuosi passi
1.261Sciolsero i rivi mormoranti, e tale
1.262Nell'inerte terreno alma s'infuse
1.263Che tutto si vestì d'erbe e di fiori
1.264E d'olezzanti arbusti e d'ardue selve
1.265Onde la terra il sacro capo inchioma.
1.266Penetrò la vital forza i recessi
1.267Delle squallide rupi, e nelle fredde
1.268Vene del masso imprigionò del foco
1.269L'eterna e schietta elementar scintilla.
1.270Poi, di vergine luce un grazioso
1.271Raggio frangendo, colorò le gemme
1.272Il rubino lo smeraldo lo zaffiro:
1.273Le caverne vestì di cristallini
1.274Ingemmamenti e stalagmiti, a cui
1.275Diêr vaghezza e splendor con aurea polve
1.276Il cinabro e l'azzurro. Anco il marino
1.277Zoofite animossi, anco la pietra
1.278Che volge l'ago al polo. Apparve in somma
1.279In ogni lato la virtù dell'almo
1.280Spirto che interno percorrea la terra,
1.281E in tutte infuso le sue parti tutta
1.282Agitava la mole, e col gran corpo
1.283Si mescolando, in ciò che parla o nuota
1.284O pasce o vola diffondea la vita.
1.285Composte le feroci ire intestine
1.286E all'orror tolta in che giacea sommersa,
1.287La rinnovata terra al divo spiro
1.288Vivificante da' suoi verdi altari
1.289Porgea laudi e profumi, che l'aurette
1.290Rapìan su l'ali sussurranti e, intorno
1.291Spargendoli e di mille un odor solo
1.292Temperando, alle nari una fragranza
1.293Porgean che dentro ti scendea nel core;
1.294Mentre di ramo in ramo saltellando
1.295Lieti gli augelli di soave canto
1.296Ricreavan le selve, e da per tutto
1.297Candida e bella sorridea la pace.
1.298Dal giocondo spettacolo rapita
1.299La mia mente bevea tutta dolcezza;
1.300Ma incerto errava l'intelletto ancora
1.301Colla rosata man diemmi il secondo
1.302Colpo la diva su la larga fronte;
1.303E ratto, come tocca dallo strale
1.304Del galvanico elettro, entro il cerèbro
1.305Scintillò la fibrilla intuitiva.
1.306La mia scorta sorrise, e vie più bella
1.307Raggiando replicò: — Contempla e scrivi. —
1.308Guardai: e tosto un ampio e popoloso
1.309Mondo m'apparve, su le cui racchiuse
1.310Da temperata zona alme contrade
1.311Dolci versava della luce i fiumi
1.312Un benefico sole, e de' suoi doni
1.313Godea far pompa liberal natura.
1.314Lo cingea da tre lati il circonfuso
1.315Mare, e di mille peregrine merci
1.316Tre altri mondi gli porgean tributo.
1.317Di scienza superbe e d'ogni cara
1.318Arte gentile, ma di cor divise
1.319E di leggi e di brame e di costumi,
1.320Di questa bella region le genti
1.321In mutua guerra si struggean delire.
1.322L'un coll'altro cozzanti e insanguinati
1.323Ondeggiavano i troni, altri scommessi
1.324Da perfidi consigli, altri da falsa
1.325Arte di regno trabalzati, ed altri
1.326Per destre inette o per funesta lega
1.327O per ferocia femminil caduchi:
1.328E intorno a lor s'udìa cupo levarsi
1.329Suon di pianti e sospir, sospiri e pianti
1.330Delle suggette nazion vendute.
1.331Perocchè dall'atlantica marina
1.332Circondato di nembi ergea la testa
1.333Immenso formidabile nefando
1.334Regal fantasma, che una man stendea
1.335Su le porte del dì, l'altra su l'onda
1.336Che i destrieri del Sol stanchi riceve,
1.337E tutti di Nettuno i vasti regni
1.338Di sua grand'ombra ricopriva. A lui
1.339L'Orto edùca e l'Occaso i preziosi
1.340Suoi calami e legumi e l'odorate
1.341Selve e la scorza che all'infermo è vita.
1.342Nudron le pinte a lui morbide pelli
1.343Le belve peregrine, e l'afra madre,
1.344Orrenda merce!, partorisce i figli.
1.345A lui perenne di tre mondi oppressi
1.346La ricchezza s'aduna. Ed egli, il cupo
1.347Sen della terra co' rapaci artigli
1.348Lacerando, dell'auro apre le fonti
1.349E le inghiotte; dell'auro che natura
1.350Ne' più cupi recessi avea nascoso,
1.351Del suo parto fatal forse pentita.
1.352Coll'incantato corruttor metallo
1.353Compra il crudele e guerre e sangue e colpe
1.354E lagrime di genti, e con catene
1.355D'auro tessute avviluppando i troni
1.356A cader li sospigne: indi maligno
1.357Esulta, e cresce della lor caduta.
1.358Io fremente il mirava, e con irata
1.359Penna la fiera vision scrivea,
1.360Che già sgombra di nebbie e luminosa
1.361Mi lampeggiava nell'aperta mente:
1.362Quando improvvisa un'altra luce emerse,
1.363E in mezzo al mar di quella luce un trono
1.364Adamantino, tutto dentro e fuori
1.365Di sempre vigilanti occhi ripieno;
1.366Che pari al trono in Patmo un dì veduto
1.367Mettea fòlgori e lampi e tuoni e gridi.
1.368Sedeavi eccelsa in mezzo una guerriera
1.369Regal sembianza che spargea ne' petti
1.370Riverenza e terror. Cinta di due
1.371Folgoranti corone era la chioma;
1.372L'una d'auro splendea, l'altra di ferro:
1.373Ed altre il pugno ne tien strette, ed altre
1.374Per sempre infrante ne calpesta il piede.
1.375Ritti intorno al terribile guerriero
1.376Co' forti ferri al fianco e gli elmi al crine
1.377Stavansi molti bellicosi eroi
1.378Aspettando il suo cenno. Innanzi a lui
1.379Su vasta immensurabile pianura
1.380Di diverso color l'aura agitava
1.381Dieci mila bandiere, e con fracasso
1.382Simigliante di molte acque al fragore
1.383Altissime dicean voci infinite:
1.384— Gloria d'Europa al servator supremo. —
1.385E quel supremo servator su l'ali
1.386De' quattro venti di procelle armato
1.387Inviava il suo spirto, che de' regi
1.388Visitava le colpe e ne sperdea
1.389Come polve l'orgoglio e la possanza.
1.390Degli alti federati e degli amici
1.391Visitava la fede, e la copría
1.392Delle larghe sue penne o di regale
1.393Serto dotata la rendea più salda.
1.394Di nazion cadute o in sonno avvinte
1.395Visitava le piaghe; e, come dolce
1.396Raggio di sole che ridesta i fiori
1.397Dal turbine battuti, ei di novella
1.398Vita le genti rintegrava e a ferme
1.399Destre efficaci commetteane il freno.
1.400Ed una ne vid'io che giovinetta,
1.401Ma d'alto senno e d'alto cor ministra,
1.402Tratta lo scettro già secura, e giusto
1.403Così l'estolle sul commesso regno
1.404Che null'altro è più bello e più felice.
1.405Tutte d'Europa quel possente spirto
1.406Visitava le prode; e della truce
1.407Larva del mar tiranna apparso a fronte
1.408Scintillò s'ingrandì spinse fra gli astri
1.409L'eccelso capo, e trasmutossi in sole
1.410Che tutta quanta illuminò la terra.
1.411Si converse a quel Sol l'Indo che beve
1.412Il sacro Gange, e di Saibbo assiso
1.413Su la tomba agitò le sue catene:
1.414Lo vide il Perso e salutollo, e al raggio
1.415Di quella luce riforbendo il ferro
1.416Verso Bengala balenar lo fece.
1.417Lo mirar del gangetico Neréo
1.418Le Cicladi infinite, e d'ogni parte
1.419Sclamavano concordi immense voci:
1.420— Gloria de' mari al vindice supremo. —
1.421— Gloria — rispose l'Occidente; e armata
1.422Di consiglio d'onore e di vendetta
1.423— Gloria — iterava colla man sul brando
1.424L'americana Libertade. Un solo
1.425Era del mondo il grido, ed una sola
1.426Contro il fiero de' mari empio tiranno
1.427La giusta e santa e salutar congiura.
1.428Io guardava ed udiva; e, nel segreto
1.429Del mio pensier de' due veduti abissi
1.430E de' due spirti animator le vie
1.431Paragonando, nel crear del primo
1.432Vedea l'immago del secondo, e tutta
1.433D'ardite fantasìe d'alte parole
1.434E d'alti affetti la vestìa. Quand'ecco
1.435Frettolosa avanzarsi e sbigottita
1.436Bellissima una dea che terra e cielo
1.437Di sue care sembianze innamorava.
1.438Candido come neve allor caduta
1.439Vestimento l'avvolge. Ha nella destra
1.440Di verde oliva un ramuscel; su gli occhi
1.441Due lagrime pietose. In questa forma
1.442Si trasse innanzi al gran sedente, e disse:
1.443— Questo ramo è tuo dono. Ed io pur dianzi
1.444Da te protetta, nel regal giardino
1.445Il piantai dell'Europa, e con attenta
1.446Solerte cura l'educava. Ahi lassa!
1.447Su l'Istro, che ancor fresche ed alte serba
1.448L'orme che l'ugna vi stampò de' tuoi
1.449Procellosi destrieri, un negro sorge
1.450Turbo improvviso che l'amata fronda
1.451Schiantar minaccia e fecondar di largo
1.452Sangue novello le tedesche glebe.
1.453Alza lo scettro, vindice possente
1.454Del tradito mio nume, e mi difendi. —
1.455Tacque, e piangendo si coprì d'un velo.
1.456A quei detti, a quel pianto, ad offuscarsi
1.457Di nubi incominciò l'adamantino
1.458Trono e a volver di fumo immense rote,
1.459D'ira svegliata orrendo segno; e dentro
1.460Alla densa caligine da spessi
1.461Lampi divisa si sentían profondi
1.462Correre i tuoni e strepitar le folgori
1.463Di partir desíose. I circostanti
1.464Eroi dal fianco trassero fremendo
1.465Le generose spade. In un momento
1.466Si spiegâr s'agitaro le diverse
1.467Dieci mila bandiere e le veloci
1.468Selve di ferri che dal Sol percossi
1.469Mettean barbaglio agli occhi e téma al petto.
1.470Nelle spade securi e più nel core
1.471Taciturni procedono e terribili
1.472Gli ordinati squadroni. In lunga riga
1.473Scudo a scudo elmo ad elmo e fianco a fianco
1.474Si strigne; e al moto delle teste vedi
1.475L'un coll'altro toccarsi i rilucenti
1.476Cimieri e l'onda dell'eccelse piume.
1.477Sotto il piè de' guerrieri e de' cavalli
1.478Trema la terra e nubi alza di polve,
1.479Che da lunge veduta al ciel rotarsi
1.480Fa delle madri impallidir la gota
1.481E il coraggio brillar de' giovinetti,
1.482Che d'illustre sudor bagnarsi anelano
1.483Nelle fervide mischie e il dorso premere
1.484Di focoso destrier fra tube e timpani.
1.485Tutto m'offría d'intorno una tremenda
1.486Faccia di guerra: ma l'eccelso sire,
1.487Che d'auro e ferro si ghirlanda e siede
1.488Sul trono di veglianti occhi stellato
1.489Fuor della nube non mandava ancora
1.490La voce che de' re cangia i destini:
1.491Voce al turbo simìl che sul cespuglio
1.492Passa innocente e l'arduo cedro atterra.
1.493Meste intorno al caduto e paventose
1.494Stan le piante minori; ed egli in grande
1.495Spazio prosteso imputridisce, e il piede
1.496Dell'armento l'insulta e del pastore.
1.497Di novità bramoso io nell'udire
1.498Tutta inviava e nel veder la mente,
1.499Quando lieve scotendomi l'accorta
1.500Pieride dicea: — Vate, in quel buio
1.501Bolle il vaso dell'ira, e le negre ali
1.502Spiega già l'ora del final castigo.
1.503Se non le tarpa un dio, fiera di canto
1.504Avrai materia. Or tu le viste cose,
1.505Severo ingegno, nelle carte scrivi
1.506Destinate a color che questo tempo
1.507Diranno antico e menzogner. — Disparve,
1.508Così detto, la diva; e dileguossi
1.509La portentosa vision. Raccolsi
1.510Tosto i pensieri; e ciò che vidi io scrissi.
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