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1.1Io dico, seguitando, ch'assai prima
1.2che noi fossimo al piè de l'alta torre,
1.3li occhi nostri n'andar suso a la cima
2.1per due fiammette che i vedemmo porre,
2.2e un'altra da lungi render cenno,
2.3tanto ch'a pena il potea l'occhio tòrre.
3.1E io mi volsi al mar di tutto 'l senno;
3.2dissi: "Questo che dice? e che risponde
3.3quell'altro foco? e chi son quei che 'l fenno?".
4.1Ed elli a me: "Su per le sucide onde
4.2già scorgere puoi quello che s'aspetta,
4.3se 'l fummo del pantan nol ti nasconde".
5.1Corda non pinse mai da sé saetta
5.2che sì corresse via per l'aere snella,
5.3com'io vidi una nave piccioletta
6.1venir per l'acqua verso noi in quella,
6.2sotto 'l governo d'un sol galeoto,
6.3che gridava: "Or se' giunta, anima fella!".
7.1"Flegïàs, Flegïàs, tu gridi a vòto",
7.2disse lo mio segnore, "a questa volta:
7.3più non ci avrai che sol passando il loto".
8.1Qual è colui che grande inganno ascolta
8.2che li sia fatto, e poi se ne rammarca,
8.3fecesi Flegïàs ne l'ira accolta.
9.1Lo duca mio discese ne la barca,
9.2e poi mi fece intrare appresso lui;
9.3e sol quand'io fui dentro parve carca.
10.1Tosto che 'l duca e io nel legno fui,
10.2segando se ne va l'antica prora
10.3de l'acqua più che non suol con altrui.
11.1Mentre noi corravam la morta gora,
11.2dinanzi mi si fece un pien di fango,
11.3e disse: "Chi se' tu che vieni anzi ora?".
12.1E io a lui: "S'i' vegno, non rimango;
12.2ma tu chi se', che sì se' fatto brutto?".
12.3Rispuose: "Vedi che son un che piango".
13.1E io a lui: "Con piangere e con lutto,
13.2spirito maladetto, ti rimani;
13.3ch'i' ti conosco, ancor sie lordo tutto".
14.1Allor distese al legno ambo le mani;
14.2per che 'l maestro accorto lo sospinse,
14.3dicendo: "Via costà con li altri cani!".
15.1Lo collo poi con le braccia mi cinse;
15.2basciommi 'l volto e disse: "Alma sdegnosa,
15.3benedetta colei che 'n te s'incinse!
16.1Quei fu al mondo persona orgogliosa;
16.2bontà non è che sua memoria fregi:
16.3così s'è l'ombra sua qui furïosa.
17.1Quanti si tegnon or là sù gran regi
17.2che qui staranno come porci in brago,
17.3di sé lasciando orribili dispregi!".
18.1E io: "Maestro, molto sarei vago
18.2di vederlo attuffare in questa broda
18.3prima che noi uscissimo del lago".
19.1Ed elli a me: "Avante che la proda
19.2ti si lasci veder, tu sarai sazio:
19.3di tal disïo convien che tu goda".
20.1Dopo ciò poco vid'io quello strazio
20.2far di costui a le fangose genti,
20.3che Dio ancor ne lodo e ne ringrazio.
21.1Tutti gridavano: "A Filippo Argenti!";
21.2e 'l fiorentino spirito bizzarro
21.3in sé medesmo si volvea co' denti.
22.1Quivi il lasciammo, che più non ne narro;
22.2ma ne l'orecchie mi percosse un duolo,
22.3per ch'io avante l'occhio intento sbarro.
23.1Lo buon maestro disse: "Omai, figliuolo,
23.2s'appressa la città c'ha nome Dite,
23.3coi gravi cittadin, col grande stuolo".
24.1E io: "Maestro, già le sue meschite
24.2là entro certe ne la valle cerno,
24.3vermiglie come se di foco uscite
25.1fossero". Ed ei mi disse: "Il foco etterno
25.2ch'entro l'affoca le dimostra rosse,
25.3come tu vedi in questo basso inferno".
26.1Noi pur giugnemmo dentro a l'alte fosse
26.2che vallan quella terra sconsolata:
26.3le mura mi parean che ferro fosse.
27.1Non sanza prima far grande aggirata,
27.2venimmo in parte dove il nocchier forte
27.3"Usciteci", gridò: "qui è l'intrata".
28.1Io vidi più di mille in su le porte
28.2da ciel piovuti, che stizzosamente
28.3dicean: "Chi è costui che sanza morte
29.1va per lo regno de la morta gente?".
29.2E 'l savio mio maestro fece segno
29.3di voler lor parlar segretamente.
30.1Allor chiusero un poco il gran disdegno
30.2e disser: "Vien tu solo, e quei sen vada
30.3che sì ardito intrò per questo regno.
31.1Sol si ritorni per la folle strada:
31.2pruovi, se sa; ché tu qui rimarrai,
31.3che li ha' iscorta sì buia contrada".
32.1Pensa, lettor, se io mi sconfortai
32.2nel suon de le parole maladette,
32.3ché non credetti ritornarci mai.
33.1"O caro duca mio, che più di sette
33.2volte m'hai sicurtà renduta e tratto
33.3d'alto periglio che 'ncontra mi stette,
34.1non mi lasciar", diss'io, "così disfatto;
34.2e se 'l passar più oltre ci è negato,
34.3ritroviam l'orme nostre insieme ratto".
35.1E quel segnor che lì m'avea menato,
35.2mi disse: "Non temer; ché 'l nostro passo
35.3non ci può tòrre alcun: da tal n'è dato.
36.1Ma qui m'attendi, e lo spirito lasso
36.2conforta e ciba di speranza buona,
36.3ch'i' non ti lascerò nel mondo basso".
37.1Così sen va, e quivi m'abbandona
37.2lo dolce padre, e io rimagno in forse,
37.3che sì e no nel capo mi tenciona.
38.1Udir non potti quello ch'a lor porse;
38.2ma ei non stette là con essi guari,
38.3che ciascun dentro a pruova si ricorse.
39.1Chiuser le porte que' nostri avversari
39.2nel petto al mio segnor, che fuor rimase
39.3e rivolsesi a me con passi rari.
40.1Li occhi a la terra e le ciglia avea rase
40.2d'ogne baldanza, e dicea ne' sospiri:
40.3"Chi m'ha negate le dolenti case!".
41.1E a me disse: "Tu, perch'io m'adiri,
41.2non sbigottir, ch'io vincerò la prova,
41.3qual ch'a la difension dentro s'aggiri.
42.1Questa lor tracotanza non è nova;
42.2ché già l'usaro a men segreta porta,
42.3la qual sanza serrame ancor si trova.
43.1Sovr'essa vedestù la scritta morta:
43.2e già di qua da lei discende l'erta,
43.3passando per li cerchi sanza scorta,
44.1tal che per lui ne fia la terra aperta".
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