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1.1Così discesi del cerchio primaio
1.2giù nel secondo, che men loco cinghia
1.3e tanto più dolor, che punge a guaio.
2.1Stavvi Minòs orribilmente, e ringhia:
2.2essamina le colpe ne l'intrata;
2.3giudica e manda secondo ch'avvinghia.
3.1Dico che quando l'anima mal nata
3.2li vien dinanzi, tutta si confessa;
3.3e quel conoscitor de le peccata
4.1vede qual loco d'inferno è da essa;
4.2cignesi con la coda tante volte
4.3quantunque gradi vuol che giù sia messa.
5.1Sempre dinanzi a lui ne stanno molte:
5.2vanno a vicenda ciascuna al giudizio,
5.3dicono e odono e poi son giù volte.
6.1"O tu che vieni al doloroso ospizio",
6.2disse Minòs a me quando mi vide,
6.3lasciando l'atto di cotanto offizio,
7.1"guarda com'entri e di cui tu ti fide;
7.2non t'inganni l'ampiezza de l'intrare!".
7.3E 'l duca mio a lui: "Perché pur gride?
8.1Non impedir lo suo fatale andare:
8.2vuolsi così colà dove si puote
8.3ciò che si vuole, e più non dimandare".
9.1Or incomincian le dolenti note
9.2a farmisi sentire; or son venuto
9.3là dove molto pianto mi percuote.
10.1Io venni in loco d'ogne luce muto,
10.2che mugghia come fa mar per tempesta,
10.3se da contrari venti è combattuto.
11.1La bufera infernal, che mai non resta,
11.2mena li spirti con la sua rapina;
11.3voltando e percotendo li molesta.
12.1Quando giungon davanti a la ruina,
12.2quivi le strida, il compianto, il lamento;
12.3bestemmian quivi la virtù divina.
13.1Intesi ch'a così fatto tormento
13.2enno dannati i peccator carnali,
13.3che la ragion sommettono al talento.
14.1E come li stornei ne portan l'ali
14.2nel freddo tempo, a schiera larga e piena,
14.3così quel fiato li spiriti mali
15.1di qua, di là, di giù, di sù li mena;
15.2nulla speranza li conforta mai,
15.3non che di posa, ma di minor pena.
16.1E come i gru van cantando lor lai,
16.2faccendo in aere di sé lunga riga,
16.3così vid'io venir, traendo guai,
17.1ombre portate da la detta briga;
17.2per ch'i' dissi: "Maestro, chi son quelle
17.3genti che l'aura nera sì gastiga?".
18.1"La prima di color di cui novelle
18.2tu vuo' saper", mi disse quelli allotta,
18.3"fu imperadrice di molte favelle.
19.1A vizio di lussuria fu sì rotta,
19.2che libito fé licito in sua legge,
19.3per tòrre il biasmo in che era condotta.
20.1Ell'è Semiramìs, di cui si legge
20.2che succedette a Nino e fu sua sposa:
20.3tenne la terra che 'l Soldan corregge.
21.1L'altra è colei che s'ancise amorosa,
21.2e ruppe fede al cener di Sicheo;
21.3poi è Cleopatràs lussurïosa.
22.1Elena vedi, per cui tanto reo
22.2tempo si volse, e vedi 'l grande Achille,
22.3che con amore al fine combatteo.
23.1Vedi Parìs, Tristano"; e più di mille
23.2ombre mostrommi e nominommi a dito,
23.3ch'amor di nostra vita dipartille.
24.1Poscia ch'io ebbi il mio dottore udito
24.2nomar le donne antiche e ' cavalieri,
24.3pietà mi giunse, e fui quasi smarrito.
25.1I' cominciai: "Poeta, volontieri
25.2parlerei a quei due che 'nsieme vanno,
25.3e paion sì al vento esser leggeri".
26.1Ed elli a me: "Vedrai quando saranno
26.2più presso a noi; e tu allor li priega
26.3per quello amor che i mena, ed ei verranno".
27.1Sì tosto come il vento a noi li piega,
27.2mossi la voce: "O anime affannate,
27.3venite a noi parlar, s'altri nol niega!".
28.1Quali colombe dal disio chiamate
28.2con l'ali alzate e ferme al dolce nido
28.3vegnon per l'aere dal voler portate;
29.1cotali uscir de la schiera ov'è Dido,
29.2a noi venendo per l'aere maligno,
29.3sì forte fu l'affettüoso grido.
30.1"O animal grazïoso e benigno
30.2che visitando vai per l'aere perso
30.3noi che tignemmo il mondo di sanguigno,
31.1se fosse amico il re de l'universo,
31.2noi pregheremmo lui de la tua pace,
31.3poi c'hai pietà del nostro mal perverso.
32.1Di quel che udire e che parlar vi piace,
32.2noi udiremo e parleremo a voi,
32.3mentre che 'l vento, come fa, ci tace.
33.1Siede la terra dove nata fui
33.2su la marina dove 'l Po discende
33.3per aver pace co' seguaci sui.
34.1Amor, ch'al cor gentil ratto s'apprende,
34.2prese costui de la bella persona
34.3che mi fu tolta; e 'l modo ancor m'offende.
35.1Amor, ch'a nullo amato amar perdona,
35.2mi prese del costui piacer sì forte,
35.3che, come vedi, ancor non m'abbandona.
36.1Amor condusse noi ad una morte.
36.2Caina attende chi a vita ci spense".
36.3Queste parole da lor ci fuor porte.
37.1Quand'io intesi quell'anime offense,
37.2china' il viso e tanto il tenni basso,
37.3fin che 'l poeta mi disse: "Che pense?".
38.1Quando rispuosi, cominciai: "Oh lasso,
38.2quanti dolci pensier, quanto disio
38.3menò costoro al doloroso passo!".
39.1Poi mi rivolsi a loro e parla' io,
39.2e cominciai: "Francesca, i tuoi martìri
39.3a lagrimar mi fanno tristo e pio.
40.1Ma dimmi: al tempo d'i dolci sospiri,
40.2a che e come concedette amore
40.3che conosceste i dubbiosi disiri?".
41.1E quella a me: "Nessun maggior dolore
41.2che ricordarsi del tempo felice
41.3ne la miseria; e ciò sa 'l tuo dottore.
42.1Ma s'a conoscer la prima radice
42.2del nostro amor tu hai cotanto affetto,
42.3dirò come colui che piange e dice.
43.1Noi leggiavamo un giorno per diletto
43.2di Lancialotto come amor lo strinse;
43.3soli eravamo e sanza alcun sospetto.
44.1Per più fïate li occhi ci sospinse
44.2quella lettura, e scolorocci il viso;
44.3ma solo un punto fu quel che ci vinse.
45.1Quando leggemmo il disïato riso
45.2esser basciato da cotanto amante,
45.3questi, che mai da me non fia diviso,
46.1la bocca mi basciò tutto tremante.
46.2Galeotto fu 'l libro e chi lo scrisse:
46.3quel giorno più non vi leggemmo avante".
47.1Mentre che l'uno spirto questo disse,
47.2l'altro piangëa; sì che di pietade
47.3io venni men così com'io morisse.
48.1E caddi come corpo morto cade.
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