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1519

Rime

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1.1Italia mia, che le più estranie genti
1.2e più lontane da le vie distorte,
1.3onde il sol vita e morte
1.4suol recare a le cose errando intorno,
1.5venir vedesti al sacro seggio adorno,
1.6anzi colui che Dio somiglia in terra;
1.7qual di pace o di guerra
1.8messaggiero aspettato unqua rammenti?
1.9o pur qual risonare intorno senti
1.10così degno di gloria e vera e salda,
1.11com'il signor ch'a' nostri dolci campi
1.12da l'estremo d'Europa amato or riede,
1.13mentre i velli al Leone il sol riscalda?
1.14Per lui d'atra tempesta i tuoni e i lampi
1.15non turban pura pace e pura fede;
1.16per lui Marte non fiede,
1.17né face scuote, ond'alta fiamma avvampi;
1.18per lui schiere non movi o 'n guerra accampi.
2.1Ma pria dove del mar regina afflitta
2.2l'ira ardente del ciel grave sostenne,
2.3l'una e l'altra ei mantenne,
2.4e giustissimo fu tra pochi e giusti.
2.5Oltre i confini poi d'Italia angusti
2.6la sua fama onoraro Augusto e i regi;
2.7co' peregrini egregi,
2.8a cui segnò la via che solo è dritta,
2.9ei magnanimo re di gente invitta
2.10fé più divoto al successor di Piero;
2.11e parve un chiaro sol, così disperse
2.12la folta nebbia e i tenebrosi orrori;
2.13e de le carte illuminando il vero,
2.14a guisa di fantasma il falso ei scerse
2.15di tanti antichi ed ostinati errori;
2.16né sol gli umani cuori,
2.17ch'eran già chiusi a le fortune avverse,
2.18ma 'l ciel con altre chiavi ancora aperse.
3.1La terra istessa, ove sì lunga adombra
3.2la fredda notte, e fra le nevi e 'l gelo
3.3talor non vede il cielo,
3.4lieta maravigliando al novo raggio,
3.5la fronte alzò senza temer oltraggio:
3.6"Qual luce è questa sì serena, ed onde
3.7vien, che lei nulla asconde?
3.8Ma 'l Carro illustra e 'l pigro Arturo, e sgombra
3.9co 'l suo chiaro splendor l'orrore e l'ombra.
3.10Scesa è certo dal ciel, ch'a nullo è scarso
3.11de' suoi tesori e de le grazie eterne;
3.12angelo è certo e donator di pace,
3.13a cui simil di rado è in terra apparso.
3.14Passi il suo raggio a le mie parti interne,
3.15perch'io nulla paventi il fero Trace.
3.16O viva e santa face,
3.17al tuo splendor, chi può temenza averne,
3.18se piovi in noi tante virtù superne?"
4.1Così diss'ella: or che 'l valor e 'l nome
4.2non pur là sotto l'Orse è chiaro e grande,
4.3ma l'ali intorno spande
4.4più che non fé passando il duce mauro,
4.5e torna, Italia, a te, né pompa o lauro
4.6basta a' meriti suoi sì varii e tanti;
4.7bench'altri più si vanti
4.8di schiere ancise o pur d'oppresse e dome
4.9genti, ei non chiede a l'onorate chiome
4.10l'ostro, con mani ancor di sangue tinte,
4.11né porta spoglie d'or superbo a' tempi;
4.12ma paga è la virtù, senz'altra gloria.
4.13Ei pacifico, inerme, ha l'ire estinte,
4.14presi gli animi altrui, terrore a gli empi,
4.15e de' buoni è refugio: oh gran vittoria!
4.16Per qual nova memoria,
4.17a questi già turbati avari tempi
4.18lodiam più gloriosi e santi esempi?
5.1L'onor, che l'orme di virtute impresse
5.2sempre ricerca e 'ntorno a lei sol usa,
5.3che sovente il ricusa,
5.4lusingando girarsi, e quasi a forza,
5.5or perché non si move e non si sforza?
5.6Facciasi incontro a quel sublime ingegno,
5.7che fa l'onor più degno,
5.8e giunge merto a le virtuti istesse;
5.9là dove nobil vita un tempo elesse,
5.10perché no 'l trae da' foschi e verdi seggi
5.11Roma a' suoi colli ed a' suoi dolci fonti,
5.12e 'n quella luce che a lei sol risplende?
5.13Gli altari e i tempi e le romane leggi,
5.14il pregio omai de le più degne fronti,
5.15tutti chiedon per lui, ch'in alto intende;
5.16prega Italia e l'attende
5.17e i passi accusa al suo voler men pronti:
5.18a l'amico Annibal chi spiana i monti?
6.1Napoli ancor, mentre la gloria antica
6.2per volger d'anni e per girar di lustri
6.3fa gli avi suoi più illustri,
6.4l'aspetta a l'onorata e sacra verga
6.5la 've le gregge sue pasce ed alberga,
6.6e 'l proprio ovile a così nobil fama
6.7fortunato si chiama;
6.8e 'l fiume e 'l monte e quella piaggia aprica,
6.9cui mormorando il mar Tirreno implica,
6.10serbano al suo pastor mille corone,
6.11ch'ardore o ghiaccio non scolora e sfronda,
6.12come fior d'Elicona o di Parnaso;
6.13e del suo nome avvien ch'omai risuone
6.14non pur Sebeto e l'arenosa sponda,
6.15ma quanto già da noi lunge è rimaso
6.16fra Borea e 'l nero occaso;
6.17e dove più s'indura il gelo e l'onda
6.18par ch'il gelido mare al suon risponda.
7.1Taci, canzon mia roca, e frena i vanni;
7.2odi quel ch'al mio core omai rimbomba,
7.3o sia di sacra fama un novo canto,
7.4o suon d'acque lucenti abbiam d'appresso,
7.5o silenzio divin, cui chiara tromba
7.6non può agguagliarsi, e riverisci intanto
7.7del vicario di Cristo il fido messo
7.8quasi dal ciel promesso;
7.9e mentre a lui s'inostra il grave manto,
7.10si volga in umil prego altero canto.
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