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1513

Rime

PoeTree.it

1.1Giunt'era al segno in ciel formato e fisso
1.2il gran pianeta, al cui splendor s'aggiorna,
1.3scaldando il tergo a l'animal di Frisso,
1.4là 've pari a la notte il dì ritorna;
1.5Dio nel profondo suo divino abisso
1.6scelto l'avea per far la terra adorna,
1.7simile a quello in cui da mole informe
1.8il mondo uscì con più leggiadre forme;
2.1quando fuor venne a sentir caldo e gelo
2.2l'alma, già cinta di terrena veste,
2.3l'alma discesa da l'empireo cielo,
2.4che serba ancor la sua beltà celeste;
2.5e qual pittura in prezioso velo
2.6cela talor liete sembianze o meste,
2.7tal ne le dolci sue membra terrene
2.8forme ascondea vie più del ciel serene.
3.1E 'l divin Fabro, che di luce e d'oro
3.2creò le vaghe stelle, e 'n ciel distinse
3.3l'Orse, il Cigno, il Leone, 'l Drago e 'l Toro,
3.4e corone ed altari in lui dipinse,
3.5fé ne l'alma gentile il bel lavoro
3.6e di natura il magistero or vinse,
3.7e quel ch'adorna il suo mirabil tempio,
3.8in se stesso mirando il primo esempio.
4.1Fatta simil l'avea col vivo lume
4.2a l'alta idea de le superne menti,
4.3e di quel suo divino alto costume
4.4semi in lei sparsi, quai faville ardenti;
4.5quinci spiegando le dorate piume,
4.6lasciò 'l bel lume e i seggi alti e lucenti
4.7l'alma, che peregrina Iddio rassembra,
4.8e di tornar là sù tardi rimembra.
5.1Ma lei ch'altronde venne il mondo accoglie,
5.2quasi in ampia spelonca o 'n antro ombroso,
5.3e poi l'avvolge di sue care spoglie,
5.4peso prima gradito, alfin gravoso;
5.5e perché tutta del suo amor l'invoglie,
5.6né cerchi fuor di lui pace o riposo,
5.7o piacer che dal ciel l'inviti ed erga,
5.8fa che bea del suo Lete e i sensi asperga.
6.1Ma ne gli occhi al fanciullo omai fiammeggia,
6.2quasi dal puro ciel, celeste luce,
6.3e la gloria de gli avi e l'alta reggia
6.4scorta sarà nel suo ritorno e duce;
6.5e purché lei qua giù rimiri e veggia
6.6di sole in guisa che nel mar riluce,
6.7rimembrerà quel che nel cielo ei scerse,
6.8quando tante sue grazie in don gli offerse.
7.1Ché non è cosa onde a' celesti regni
7.2uom più somigli, anzi al suo Re superno,
7.3de la virtù, ch'innalza i chiari ingegni
7.4sovra le stelle, ov'è l'onore eterno;
7.5né più sereni o più lucenti segni
7.6trascorre il sol portando o state o verno,
7.7di que' che son dal Padre impressi e mostri,
7.8perch'egli ascenda a gli stellanti chiostri.
8.1Già preso ha il vello d'or lucida Parca,
8.2per cui prima s'armò l'antica nave,
8.3d'armi e di greci eroi gravosa e carca,
8.4che nulla in ciel tempesta o nembo or pave;
8.5e per sua vita il fila, e non è parca
8.6di trar lo stame a lui chiaro e soave:
8.7parte al petto ne fa monili e fregi,
8.8quai poscia ornaro i duci invitti e i regi.
9.1E forse al portator di Frisso e d'Elle
9.2via men dispiace averne ignudo il tergo
9.3e fiammeggiar con men lucenti stelle,
9.4quando il sol parte e lui si lascia a tergo,
9.5s'ei splenderà con le virtù novelle,
9.6a cui prepara il ciel sereno albergo;
9.7e la terra sublime ancor lo scelse,
9.8e già spoglie vi scorge e 'nsegne eccelse.
10.1Alto seggio, fanciullo, alta fortuna
10.2t'adorna e innalza, e grande onor ti serba;
10.3e spira odori a te la nobil cuna,
10.4germogliando a' tuoi piedi i fiori e l'erba;
10.5ombra ti fanno i cedri opaca e bruna
10.6con verdi rami a la stagione acerba;
10.7e dolce mormorando i fonti e i rivi
10.8ti lusingano il sonno a' giorni estivi.
11.1Senz'opra di cultore o di bifolco
11.2produrrà i frutti poi l'avara terra;
11.3altr'Argo in mar farà più lungo solco,
11.4gli eletti eroi portando a nobil guerra;
11.5e 'n altra parte, allor ch'in Lenno o 'n Colco,
11.6là dove al giorno il velo o s'apre o serra,
11.7spoglie avranno e trofei di preda ostile,
11.8e i gioghi sosterrà l'estrema Tile.
12.1Ma di più ferma età famose e conte
12.2fian col tuo re l'altere imprese e l'armi;
12.3Napoli ne' suoi lidi e 'n piaggia e 'n monte
12.4lieta gl'inalzerà metalli e marmi,
12.5e gran corona a l'onorata fronte;
12.6si canteran le rime e gli alti carmi
12.7al nipote di Carlo a suon di tromba,
12.8e già col suo gran nome il tuo rimbomba.
13.1Mira com'è turbato e vecchio il mondo
13.2là dove più s'infiamma e più s'agghiaccia,
13.3e come stanco dal suo proprio pondo,
13.4vacillando ruina alfin minaccia.
13.5Mira la terra e mira il mar profondo
13.6quasi allegrarsi in più serena faccia;
13.7e 'l ciel promette, variando i lustri,
13.8nove a la nova età vittorie illustri.
14.1Oh! se la vita che languisce e manca,
14.2potrò tanto schermir da' gravi affanni
14.3che sia degna di voi la penna stanca,
14.4almeno per virtù de gli ultimi anni
14.5vi sacrerò l'età canuta e bianca,
14.6sperando fare a morte illustri inganni,
14.7e con gli studi, in cui talor m'attempo,
14.8vincer il fato e trionfar del tempo.
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